Vivere Nonostante La Tragedia

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English: Let Tragedy Find Us Living

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Di Greg Morse su Santificazione e Crescita

Traduzione di Helen Scalisi

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C’è una frase nel libro di Giobbe che ha attirato la mia attenzione: “Ciò che temevo mi è successo, e quel che temo, mi piomba addosso” (Giobbe 3:25). La sua più grande paura si è abbattuta su di lui. Quella paura che lo teneva sveglio la notte lo ha trovato. Il peggio che avesse mai potuto immaginare gli è realmente accaduto.

Di conseguenza, si lascia morire, ma questa tarda ad arrivare. Singhiozza e geme in angoscia, maledicendo il giorno della sua nascita (Giobbe 3:1). Ché le saette dell’Onnipotente mi trafiggano, lo spirito mio ne beve il veleno (Giobbe 6:4). Non riesce a riposare tra le macerie (Giobbe 7:4). Si sforza di trovare il buono nelle cose ma non ci riesce (Giobbe 7:7). Detesta la sua vita ed si consola sapendo che prima o poi morirà (Giobbe 7:16).

Poche cose possono davvero trascinarci così nelle tenebre.

Immagino il terrore che lo colse quando apprese la morte dei suoi dieci figli. Gli ultimi sguardi prima della sua miseria, leggiamo nel versetto la sua preoccupazione paterna verso di essi, con la continua offerta di sacrifici in loro nome. “Può darsi che i miei figliuoli abbian peccato ed abbiano rinnegato Iddio in cuor loro’” (Giobbe 1:5).

Forse aveva paura di tenere di più ai peccati dei i figli che i figli stessi. Forse adesso giaceva sepolto dal dolore perché erano morti senza fede. A prescindere da tutto ciò, questo padre ha perso i suoi 10 figli in un solo giorno, e questa tragedia gli ha completamente strappato via la voglia di vivere.

Indice

In Un Mondo Di Minacce

Cosa ti fa paura? Cosa dovrebbe accadere perché tu possa dire, “E successo ciò che temevo”? Perdere tua madre a causa del cancro? Non trovare una moglie? Scoprire che tua moglie ha commesso adulterio? Vedere i tuoi genitori divorziare? Il dottore che ti annuncia che tuo figlio non potrà più avere una vita normale? Assistere alla morte di un bambino?

Paure che non conoscevo, quando ero solo, ma che si sono col tempo insinuate dentro di me: perdere una moglie, o uno dei nostri figli. Solo ora in quanto padre di famiglia, comprendo quanto sono esposto alla sola possibilità di questi nuovi e immensi dolori. Adesso che il mio cuore è più vulnerabile, la disperazione e la tragedia hanno sempre più modi per raggiungermi.

Ciò che lega la mia vita e quella di Giobbe è che entrambe sono appese sul filo del rasoio. Le tragedie peggiori possono accadere in innumerevoli modi. Incidenti d’auto, malattia, una caduta, un incidente, un soffocamento, un singole commesso errore in una frazione di secondo. I ladri non hanno bisogno di saccheggiare e razziare; le raffiche di vento non hanno bisogno di abbattere le case per farci capire l’angoscia di Giobbe. Una semplice corsa, ricevere una chiamata dal dottore, una scivolata, un giocattolo in bocca, può cambiare la tua vita — in ogni momento, in ogni luogo e con qualsiasi mezzo.

Paralizzati Dal Pericolo

Prima Giobbe viveva nella sofferenza, viveva costantemente nella paura del “ Cosa succede se . . “Ciò che temevo mi è successo, e quel che temo, mi piomba addosso” (Giobbe 3:25) Aveva paura ancora prima che il male arrivasse, prima che la disgrazia si concretizzasse.

Non voglio inoltrarvi in questo mondo, soprattutto se non avete mai vissuto in questa ottica. Ma conosco persone che vivono in questo modo e una volta fui tentato a frequentarne con maggiore frequenza. Un mondo dove la catastrofe si annida; un mondo che ci trascina giù come nelle sabbie mobili: Se solo riuscissi a immaginare come la mia vita potrebbe sgretolarsi, penso a come potrei prevenire il male o almeno mi proteggo dal dolore.

La storia di Giobbe ci insegna che nessuno dei due metodi funziona.

Mentre è seduto, eliminandosi le pustole con i cocci di ceramica, la sua angoscia ci ricorda che per quanto cerchiamo di scongiurare e per quanto cerchiamo di preoccuparci delle nostre paure, niente potrà prevenirle. E immaginarle prima ancora che accadano non potrà dare sollievo alla pena che arriverà se dovessero davvero realizzarsi. L’ansia, l’agitazione e l’essere sempre in stato di allerta sono stati d’animo che non possono agire come spesso speriamo. Come Gesù disse, “E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita?” ( Matteo 6:27) — oppure, potrebbe aggiungere, un’ora sola alle vite di chi si ama?

Consigli Per I Più Ansiosi

Come facciamo a vivere e andare avanti in un mondo pieno di rischi e dove il pericolo si presenta ad ogni angolo? Grazie allo scrittore C.S. Lewis ho trovato tre risposte che ci possono essere utili per destreggiarci in questo mondo insidioso e imprevedibile.

Scrivendo durante la Seconda Guerra Mondiale Lewis scrive — in un periodo in cui le esplosioni distruggono le città e gli uomini sanno che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo —e si risponde a questa domanda, “Come possiamo vivere nell’era della bomba atomica?”

Vivere Come I Nostri Predecessori

Lewis inizia dicendo,

“Come possiamo vivere nell’era della bomba atomica?” Ero tentato a rispondere: “Perché, avresti voluto vivere nel XVI secolo quando ogni hanno si propagava la peste a Londra, oppure avresti voluto vivere nell’era dei Vichinghi quando gli invasori dalla Scandinavia arrivavano nel cuore della notte e tagliarti la gola in ogni momento; o ancora, come se non steste già vivendo nell’era del cancro, della sifilide, della paralisi, di raid aerei, di incidenti ferroviari e automobilistici. In altre parole, non esageriamo sul nuovo avvenimento della nostra situazione” (Essay Collection Other Short Pieces, 361)

Nella risposta di Lewis il primo punto importante è che non dobbiamo pensare alla nostra situazione come qualcosa di nuovo. Le carrozze trainate da cavalli possono essere fatali esattamente come le macchine e i bus di oggi. Le pandemie mondiali non è un novità (e se dobbiamo compararle rispetto a quelle precedenti, siamo stati risparmiati dalle piaghe più gravi). Gli scenari peggiori colpivano allora come oggi. Il mondo è sempre stato sotto minaccia.

Sapere questo non ci farà stare meglio, certo, ma riuscirà a farci avere un punto di vista diverso. Se veniamo al mondo per soffrire, sappiamo che ci uniamo a molti altri che hanno già sofferto. Madri che hanno perso i loro figli adorati, mariti che hanno perso le loro meravigliose mogli. Non siamo soli. Pietro lo ricorda cosi ai Cristiani feriti, scrivendo “Resistete [Satana], saldi con la vostra fede, consapevoli che le vostre pene sono state vissute dalla vostra fratellanza in tutto il mondo” (1 Pietro 5:9). Ricordati, anche se stai crollando, che la tua sofferenza non è solo tua.

Sapere Che La Morte è Cosa Certa

Nel secondo punto, ci rammenta quello che tutti noi sappiamo ma che spesso non consideriamo (specialmente in Occidente): La morte, in qualunque modo essa sia, arriverà.

Credetemi, signori e signore, voi e tutti quelli che amate sono già stati sentenziati dalla morte prima ancora che la bomba atomica fosse inventata: e un elevata percentuale di noi morirà in maniera spiacevole. Effettivamente, abbiamo un grande vantaggio rispetto ai nostri predecessori— gli anestetici; abbiamo almeno questo. E’ ridicolo andare ancora a piagnucolare e fare i musi lunghi solo perché gli scienziati hanno aggiunto un’ennesima possibilità di morte prematura e dolorosa ad un mondo che era già pieno di tali possibilità e in cui la morte stessa non era affatto una possibilità ma una certezza. (Ibid.)

Contro ogni spiegazione logica, gli uomini muoiono perché hanno peccato. Il prezzo del peccato è la morte (Romani 6:23). Il risultato dei nostri peccati, le nostre più grandi paure, ci colpiranno. Il peccato, non il destino, ci porterà alla morte. L'iniquità scava le nostre trame e crea il nostro elogio. Come parte della stirpe di Adamo, moriamo.

In quanto Cristiani sappiamo che ci aspettano delle sofferenze. La Bibbia non ci ha mai nascosto questo fatto. Noi siamo “eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere glorificati anche con lui ” (Romani 8:17). Le prove difficili non devono sorprenderci (1 Pietro 4:12). Siamo destinati alla sofferenza (1 Tessalonicesi 3:3). Dopo che Paolo viene lapidato così brutalmente che i suoi aggressori lo danno per morto, si rialza e torna in città, insanguinato e malconcio, “confermando gli animi dei discepoli, esortandoli a perseverare nella fede, e dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (Atti degli apostoli 14:22).

Le avversità cose sono certe in questa vita, ma ci facciamo coraggio. Sappiamo che né la vita né la morte, né le cose presenti né le cose future, nessun potere, né nessun’ altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore. (Romani 8:37).

Concentrarsi Sulla Vita

Il terzo punto che Lewis evince è che non dobbiamo smettere di vivere, persino in un mondo dove tante cose sono andate, possono andare e andranno storte.

Questo è il primo punto da sottolineare: la prima azione da compiere è rimettere insieme i pezzi e ricomporci. Se stiamo per essere distrutti dalla bomba atomica, lascia che quando la bomba ci raggiunga, ci trovi a compiere gesti umani e giudiziosi — pregare, lavorare, insegnare, leggere, ascoltare musica, fare il bagno ai nostri figli, giocare a tennis, chiacchierare con i nostri amici al bar giocando a freccette — non ammassati come pecore impaurite e preoccupandoci delle bombe. Possono frantumare in nostri corpi (un microbo può farlo) ma non devono dominare le nostre menti. (Ibid.)

Se una bomba atomica, i ladri o un tornado, la malattia o gli incidenti o ancora l’infortunio o il nostro peggior incubo ci trova, lasciate che ci trovi vivendo — non rannicchiati in un angolo su una poltrona. Lewis li chiama “gesti umani e giudiziosi.”

Se il nostro Padre onnipotente lo ritiene “necessario” (1 Pietro 1:6), lasciate che le calamità ci trovino pienamente vivi e colmi di speranza in Dio e di amore per le persone.

Ciò che temiamo di più potrebbe accaderci — nonostante la nostra preoccupazione. Ma in quanto Cristiani, non dobbiamo essere ansiosi o ossessionati per ogni possibile sciagura. Il nostro timore non corrisponde a quello del mondo (Isaia 8:12–13); piuttosto, temiamo Dio e in lui crediamo. Viviamo le nostre vite nell’era atomica— o in ogni qualsiasi altra era — affidiamoci a noi stessi, al nostro Creatore fedele mentre pratichiamo il bene e mentre lo testimoniamo.

Attraverso molti pericoli, fatiche e insidie, sono già passato;

è la grazia che mi ha portato al sicuro fin qui, e la grazia mi condurrà a casa.