Tre cose che dovremmo sapere su Dio

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English: Three Things We Should Know About God

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Di Jonathan Parnell su Trinità

Traduzione di Sara Adinolfi

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È noto che A.W. Tozer ha detto che qualunque cosa ci venga in mente quanto pensiamo a Dio allora pensiamo alla cosa più importante su noi stessi. Quando si sente menzionare “Dio” cosa diresti? Qual è l’immagine che si manifesta nel tuo cuore e nella tua mente quando pensi a Dio?

La domanda è fondamentale perché ciascuno di noi ha una risposta. Ognuno ha una propria idea riguardo Dio. Quello che vogliamo è che quella immagine sia vera, formata da ciò che Dio dice di sé, non dai dettami della nostra esperienza.

Ecco un tentativo di rendere giusta questa immagine, così come affermato nella Bibbia. Ecco quali sono almeno tre cose che dovremmo sapere su Dio.

1. Dio è il Padre.

Michael Reeves dice: “La cosa più rilevante riguardante Dio, non è una qualità astratta, ma il fatto che Lui è il Padre.” Nel suo libro Delighting in the Trinity, Reeves inizia con questo fatto importante, ma spesso dimenticato, che Dio è il Padre, come le Sacre Scritture attestano e come la teologia Cristiana richiede.

Molti di noi, messi alle strette pensano a Dio come il Creatore. Lo consideriamo forte e onnipotente e l’origine di tutto ciò che esiste. Ed è vero. Ma ciò non è sufficiente a comprendere chi è Dio.

Reeves affronta in modo magistrale questo argomento nel primo capitolo, intitolato “Cosa faceva Dio prima della Creazione?” Se Dio fosse solo un Creatore, allora lui esisterebbe in funzione della sua creazione. La stessa cosa vale se pensiamo a Dio come un Sovrano o un Giudice. Questi titolo servono a descrivere accuratamente Dio, ma non riescono a mostrarci la sua essenza. Ognuno di questi dipende da qualcos’atro. Dobbiamo chiederci chi è Dio. Chi è Dio lasciando da parte tutto il resto?

La risposta è: il Padre. La Bibbia ce lo dice (Isaia 63:16, 64:8; Deuteronomio 32:6). La rivelazione biblica della Trinità inizia a far chiarezza su questo miracolo. Dio ha bisogno solo di se stesso affinchè ciò sia vero. Prima di ogni altra cosa, c’era Dio, il Padre eterno, che ha amato suo Figlio in una fratellanza incessante dello Spirito. Questo è Dio.

2. Dio è Gioia.

John Piper inizia il primo capitolo di The Pleasures of God citando una frase importante presente in 1 Timoteo 1:11, “il vangelo della gloria di Dio benedetto.” Piper pone l’attenzione sull’origine greca della parola “benedetto” che è la stessa parola usata per “gioia”. L’apostolo Paolo definisce Dio “il Dio della gioia.”

Per cui non è sufficiente per noi pensare a Dio come il Padre. Lui è il Padre della gioia.

Quando pensi a Dio, pensi alla gioia o alla severità? Purtroppo è uso comune pensare a Dio come una sua caricatura negativa. Pensi alla sua espressione preoccupata? Che ribollisce di rabbia come un despota capriccioso? Oppure pensi a Lui felice, felice nella gloria di suo Figlio e la comunione che dividono? Lo vediamo come il Padre, che ha detto di Gesù, senza esitare “Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto” (Matteo 3:17)? Lo vediamo come il Padre che si è compiaciuto di darci il regno (Luca 12:32)? Lo vediamo come il Dio che si riempie di gioia quando un peccatore si ravvede (Luca 15:7)?

Da quando esiste il peccato, sente l’indignazione ogni giorno (Salmi 7:11). Ma nel cuore, che è lui stesso, Dio è felice. Per cogliere questa felicità la verità farà miracoli nelle nostre anime.

3. Dio ama.

Dio è un Padre felice che da sempre ama suo Figlio nella fratellanza incessante dello Spirito. Ciò significa che nella sua vera natura, Dio ama. Però non significa che Dio non si arrabbia mai. Si arrabbia per il nostro peccato e per l’iniquità che si prende gioco del suo amore. La collera di dio è una risposta a qualcosa di esterno a Lui. In questa natura, nel suo cuore, Dio ama. Infatti, Dio è amore (1 Giovanni 4:8).

“Prima di ogni altra cosa,” spiega Reeves, “per tutta l’eternità, Dio ha amato, dando la vita e compiace dosi di suo Figlio”(26). Perciò Dio è socievole. Come una fontana, come Jonathan Edwards ha detto, o come la luce (1 Giovanni 1:15). Dio, per natura, risplende. Trabocca. E così creò il mondo, a suo gusto, dal suo grande amore, perché è ciò che è.

Come potremmo non adorare questo Dio? Come potremmo non andare in maniera entusiasta verso Dio? Perché il peccato corrompe la fratellanza a cui siamo stati destinati. L’amore paterno di Dio è una verità che ci vizia sufficientemente per odiare poiché rende irrazionale la nostra ostilità nei suoi confronti. Ad essere onesti, nel nostro peccato saremmo più a nostro agio con una divinità irata e impersonale. Ma Dio che è un Padre felice che ama in eterno con gioia vitale, è difficile essere arrabbiati con un Dio così. Ciò fa sembrare la nostra ribellione insensata.

La ribellione insensata era la nostra storia, è la nostra storia, finché la verità del vangelo aprirà un varco. Il Padre ha mandato il Figlio a vivere e morire per noi, a soffrire la collera che noi meritiamo, in modo che possiamo essere accolti nelle braccia amorevoli di Dio. Questo angelo non è stato scritto con impulso.

Il vangelo non è il tentativo di Dio di bilanciare la sua rabbia. Al contrario, il vangelo rivela il cuore puro di Dio. Dio ci mostra il suo amore, Paolo dice, non in seguito alla morte di Gesù ma attraverso la morte di Gesù (Romani 5:8), noi dovremmo essere i suoi figli che godono del suo amore eterno lo stesso che ha verso il Figlio grazie allo Spirito per tutta l’eternità (Giovanni 17:24-26).

Dio, un Padre felice che ama.