Tolleranza, Verità, Violenza e la Legge

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English: Tolerance, Truth-Telling, Violence, and Law

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Di John Piper su Religioni del mondo

Traduzione di Benedetta Monti

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Principi su come I Cristiani si dovrebbero relazionare alle persone di altre fedi.

Dall’11 settembre del 2011, il problema su come i Cristiani e i Musulmani dovrebbero relazionarsi è diventato sempre più urgente. Questo problema fa parte di un questione maggiore su come i Cristiani siano chiamati a vivere in un modo pluralista. In modo più specifico, come dovremo pensare e agire, noi Cristiani Americani, riguardo alla libertà di religione in un contesto pluralistico definito dagli ideali della democrazia? In particolare, come dobbiamo testimoniare la supremazia di Cristo in un mondo in cui le culture che hanno potere e le religioni non condividono l’amore per la libertà o gli ideali di democrazia?

“Gli anziani della Chiesta Battista di Betlemme, il 26 agosto 2002, hanno approvato i seguenti 20 principi come linee guisa per i Cristiani. Li affidiamo per prima cosa alla chiesa che è sotto di cui ci curiamo perché siano una guida, poi alla comunità Cristiana perché li tenga in considerazione e ne tragga beneficio, e alle comunità non-Cristiane per la comprensione reciproca. Il nostro scopo principale è quello di aiutare i Cristiani ad amministrare l’unicità e la supremazia di Gesù Cristo con umiltà e coraggio così che gli altri possano onorarlo con la fede ed avere la vita eterna.”

1.  Dovremmo sostenere in modo grato e gioiosamente, sia che siamo approvati o disapprovati dagli altri, la vera comprensione Biblica di Dio e la via di salvazione che ci ha fornito, la vita di amore, purezza e giustizia che lo stesso Cristo ha creato ed insegnato. (I Lettera ai Corinzi 15:2, Ebrei 3:6, 4:14, 6:18, 10:23; Rivelazione 2:13, 25, 3:11).

2.  Sia nella chiesa e in tutto il mondo, dovremmo rendere chiaro ed esplicito che il consiglio di Dio rivelato attraverso le sue parole, la Bibbia – sia le parti approvate dai non-Cristiani e le parti che non approvano. Non dovremmo nascondere aspetti della nostra fede per evitare critiche o disapprovazione. (Matteo 10:27-28; Efesini 6:19-20; II Lettera ai Corinzi 4:2, Galizi 1:10).

3.  E’ lodevole richiamare l’attenzione sull’errore e il danno delle fedi che negano Cristo. Il danno non ha soltanto un effetto temporale, ma consiste in un dolore eterno causato dal rifiuto della verità di Cristo. Questo ammonimento dovrebbe essere dato con sincerità e desiderio di portare del bene alle persone che sono in pericolo di subire le conseguenze del non avere fede in Cristo. (Luca 6:31-32; Romani 13:10; 1 Timoteo 4:8; 2 Tessalonicesi 1:8-9; II Lettera ai Corinzi 5:20.

4.  Noi Cristiani dovremmo riconoscere i nostri peccati e il nostro bisogno disperato di salvazione da parte di un Salvatore crocefisso e risorto, di modo da non comportarci degni della salvazione come se avessimo un intelletto superiore, saggezza o bontà. Siamo mendicanti che hanno trovato, per grazia, il pane della verità che dà la vita, il perdono e la gioia. Desideriamo offrirlo a tutti, perché si uniscano a noi nell’ammirazione e nel piacere di godere per sempre della grandezza di Cristo. (I Lettera ai Corinzi 1:26-30; 4:7; 1 Pietro 5:6; Giacomo 4:8-10; Luca 18:13-14; Matteo 10:8b)

5.  Dovremmo presentare Cristo non come un trionfo di una discussione tra le religioni, ma come la persona più fidata, meravigliosa, importante e preziosa della storia, e che questa persone così amata e di cui abbiamo bisogno ci ha sostituito in due modi: 1) ha assorbito l’ira di Dio al nostro posto, con la sofferenza e la morte, e 2) è diventato la nostra onestà di fronte a Dio vivendo una vita senza peccato che è stata imputata a noi quando crediamo in Gesù. (I Lettera ai Corinzi 2:1-2; II Lettera ai Corinzi 4:4; 1 Pietro 2:6-7; Romani 3:24-26; 5:18-19; Galizi 3:13; II Lettera ai Corinzi 5:21)

6.  Dovremmo rendere chiaro che la fede Cristiania, che ci unisce a Cristo e ai benefici della salvazione, è una fede innocente e disperata nell’opera e nel valore di Cristo, non un qualcosa che ci siamo meritati. La nostra chiamata verso gli altri ad essere Cristiani non è una chiamata per operare per Dio o per guadagnarsi la sua approvazione con azioni oneste o amore. Chiamiamo le persone perché rinuncino alla loro fiducia in se stessi e contino interamente sulla vita per la salvazione e sulla morte di Gesù Cristo. (Efesini 2:8-9; Tito 3:5; Romani 4:4-5; Romani 10:1-4; Filippesi 3:9)

7.  Crediamo che sia una atto di amore richiamare l’attenzione pubblicamente sugli errori delle altre fedi, fino a che ciò sia fatto con prove sufficienti che le scritture sacre o i portavoce di tali fedi esprimano questi errori. È importante che ci adoperiamo per evitare di travisare le altre fedi, perché questo non solo è irrispettoso ma indebolisce anche la nostra credibilità ( Atti 6:8-7:53; Marco 12:24; Marco 8:33; Atti 3:15; 5:30; Esodo 20:16; Efesini 4:25)

8.  Mentre esponiamo gli errori delle altre religioni, dovremmo sentirci ed esprimere dolore e compassione per coloro che non abbracciano Cristo per essere salvati. (Luca 19:41-42; Filippesi 3:18; Romani 9:1-3; 10:1)

9.  Dovremmo rendere chiaro che siamo per prima cosa Cristiani e poi Americani. Siamo alieni ed esiliati nel mondo e la nostra vera e più profonda cittadinanza è il paradiso. Il nostro Signore e Capo è Gesù Cristo, non il presidente degli Stati Uniti. La nostra lealtà ci unisce con i Cristiani di tutte le nazionalità in modo più saldo che la nostra cittadinanza laica ci unisce agli altri Americani. Riguardo a i valori americani e ai comportamenti di alcuni dissentiamo. La cultura americana non è la Cristianità. Crediamo che non sia patriottico criticare aspetti della nostra cultura per la loro ingiustizia e irragionevolezza. (Filippesi 3:20; 1 Pietro 2:11; Matteo 22:21; Atti 5:29; 1 Timoteo 6:14-15; Rivelazione 17:14; Efesini 5:11)

10.  Non dovremmo aspettarci una “lotta giusta” nel mondo secolare che è ostile nei confronti di Dio e a disagio secondo la verità di Cristo. Perciò la nostra risposta agli abusi o alle distorsioni o alle infamie non dovrebbe essere risentimento collerico, ma una testimonianza paziente della verità, nella speranza e con la preghiera che un ritorno al bene dal male possa aprire i cuori alla verità. Dobbiamo riconoscere che la persecuzione in modi diversi è normale e che molta della protezione che abbiamo in America è anormale, sia da un punto di vista storico che nel mondo. La nostra testimonianza non sarà portata avanti sbuffando sui nostri diritti. Ma sarà portata avanti “soffrendo e sempre gioendo”, superando il male con il bene, e affermando e difendendo la verità in modo risoluto. (Matteo 5:43-45; Romani 12:17-21; I Lettera ai Corinzi :12-13; I Lettera ai Tessalonicesi 5:15; 2 Timoteo 3:12; 1 Pietro 2:15, 19-24; 3:9; 4:12)

11.  Dovremmo rinunciare a qualsiasi violenza come mezzo per divulgare la nostra fede. I Cristiani Biblici non cercano di divulgare la loro fede con l’uso della violenza politica o personale. I Cristiani divulgano la loro fede soffrendo, non causando sofferenza. La Cristianità Autentica non può essere imposta con la forza o con la manipolazione. (Luca 10:3; II Lettera ai Corinzi 5:11; Colossesi 2:24; 1 Pietro 2:19-24; Rivelazione 12:11; )

12.  Dovremmo riconoscere e proclamare che Cristo punirà coloro che lo hanno rifiutato, con la sua apparizione. Assegnerà loro il giudizio eterno nelle miserie dell’inferno. Tuttavia dobbiamo rendere chiaro che la violenza di Cristo alla fine dei tempi è il motivo per cui non dovremmo mai esercitare violenza contro gli altri a causa del loro credo. E’ un diritto di Cristo, non il nostro diritto.(Matteo 25:46; Romani 12:19; Tessalonicesi 1:7-9; 1 Pietro 2:20-23; Rivelazione 6:16).

13.  Nel presente prima della venuta di Cristo, le autorità civili non dovrebbero usare la forza fisica o altro mezzo di repressione, o trarre beneficio dal ricompensare o punire le persone a causa del loro credo. (Implicato nel modello biblico della fede volontaria cercata con il potere della persuasione e dell’esempio, e nella necessità di permettere alla grazia divina di convertire. II Lettera ai Corinzi 5:11; I Lettera ai Tessalonicesi 1:5-6; Efesini 2:8-9; Atti 6:14; Filippesi 1:29; 2 Timoteo 2:24-26)

14.  Nessuna forza fisica o altro mezzo di repressione, o beneficio tratto, dovrebbe essere usato dalle autorità civili per punire le persone a causa delle loro parole, dei loro scritti o della loro arte, a meno che ciò che è mostrato non riveli, attraverso i procedimenti legali, intenzioni di commettere crimini o aiutare alter persone a farlo. (Vedi supporto del punto #13)

15.  Crediamo che Dio abbia conferito ai governi civili, non agli individui né alla chiesa, il dovere di “portare la spada” per la giustizia e la sicurezza. (Matteo 26:52; Romani 13:1-4; Romani 12:17-21; 1 Pietro 2:20-23; 3:9, 14)

16.  Dovremmo distinguere tra una guerra giusta per difendersi da un’aggressione e una Guerra religiosa contro le persone a causa del loro credo. Dovremmo riconoscere che questa distinzione probabilmente non sarà riconosciuta da alcune religioni che definiscono il proprio credo includendo il diritto alla dominazione culturale attraverso la forza. Dovremmo però insistere su questa distinzione piuttosto che accettare l’affermazione dell’aggressore che la nostra resistenza verso i suoi atti è un attacco religioso contro la loro fede. Dovremmo puntualizzare che la base di tale difesa nazionale è il diritto civile alla libertà (di religione, di pensiero, di stampa e di assemblea), non la disapprovazione della religione che è alla base degli attacchi. Saremo profondamente in disaccordo con le atre religioni, ma tale disaccordo non è la base di una difesa armata della nazione. Dovremmo distinguere tra resistenza militare de facto contro una forza motivata dalla religione, da una parte, e il motive della nostra resistenza dall’altra, che non è un rifiuto per alter religioni ma la libertà per tutte le religioni di convertire tramite i mezzi non-violenti della persuasione e dell’attrazione. (Implicato nei principi precedenti)

17.  Dovremmo riconoscere che il credo e il comportamento non sono la stessa cosa di fronte alla legge. Nessun credo è punito dalle autorità civili, ma alcuni comportamenti che hanno radici nel credo possono essere fuori dalla legge e quindi punibili dalle autorità civili. Questi comportamenti possono includere l’uccisione di altre persone, aggressioni, furti, varie forme di discriminazione, ecc. Tali comportamenti sono proibiti dalla legge in una società basata sulla libertà di credo e di religione, saranno determinati in un procedimento di persuasione, dibattito e elezione dei legislatori, con controlli e bilanci forniti dalle sezioni esecutive e giudiziarie e dalla salvaguardia costituzionale per i diritti delle minoranze. Le ambiguità sono riconosciute. (Vedi supporto per il principio # 13 e le implicazioni dei precedenti principi)

18.  Dovremmo distinguere tra il diritto ad esprimere critiche su credi sbagliati e comportamenti deplorevoli, da una parte, e la deduzione errata che alcuni traggono da queste critiche per cui i fautori dei credi criticati possono quindi essere maltrattati legittimamente. Non dovremmo accettare l’affermazione che essere criticati o denunciati come essere in errore o peccatori è una forma di “maltrattamento”. Non è un crimine (crimine d’odio o di altro tipo) dichiarare pubblicamente che il credo di una persona è sbagliato e ingiurioso, o dichiarare il comportamento di qualcuno peccaminoso e distruttivo. Una parte di tutti i dibattiti in riguardo al credo, ai comportamenti e alle proposte ha come argomento il fatto che alcuni sono sbagliati, hanno basi sbagliate ed effetti deleteri. Il dibattito politico prosegue in questo modo, ma questo non è legittimo nella sfera della religione. Per esempio, se qualcuno assalisse un Senatore degli Stati Uniti per la strada, dopo che il Senatore è stato criticato in Senato perché la sua proposta di legge era imperfetta e basata su disinformazione, e porterebbe al danneggiamento delle persone povere, non biasimeremo il Senatore per l’aggressione violenta e lo accuseremo di incitare alla violenza. Quindi, dobbiamo distinguere tra il criticismo pubblico del credo e del comportamento, da una parte, e la deduzione illegittima che questo credo sbagliato e questi comportamenti peccaminosi autorizzano al maltrattamento. (Vedi supporto per i punti #3 e #7)

19.  Crediamo che i credi diversi cambino il significato di tutte le convinzioni e i comportamenti, ma non cambiano la forma di qualsiasi convinzione o comportamento. Quindi, per esempio, due persone possono avere credi diversi ma avere la stessa forma di convinzione e comportamento riguardo all’aborto. Desideriamo che tutte le persone condividano la fede il Cristo e abbiano convinzioni e comportamenti il cui significato è che Cristo è il Signore e il tesoro della nostra vita. Anche così, però, siamo grati quando la forma delle nostre convinzioni e dei nostri comportamenti sono condivisi da coloro che sono diversi da noi riguardo alla fede. Crediamo che sia possibile avere una causa comune con loro riguardo ai problemi sociali a condizione che queste azioni condivise non indeboliscano il fondamento e il significato della nostra convinzione di lodare Cristo. (I Lettera ai Corinzi 10:31; Colossesi 3:17; Romani 14:23)

20.  Crediamo che qualsiasi religione, opinione sul mondo o filosofia di vita possa tentare di influenzare e modellare la nostra cultura. Rinunciamo all’uso della forza, della corruzione o dell’inganno in questo tentativo di modellare la cultura. Affermiamo la predicazione del Vangelo, la pubblicazione della verità, il modello di amore e giustizia, il potere della preghiera, l’uso della persuasione e la partecipazione nel processo politico. Riconosciamo che tutte le leggi “impongono” alcune convinzioni comportamentali di alcuni gruppi su tutti. Tuttavia non è una critica dire che una legge che regola un certo comportamento sia sbagliata perché “impone la moralità di qualcuno” a tutta la società. Ciò nonostante, questo rende ancora più importante che noi supportiamo i principi, le leggi e le politiche che proteggono la libertà delle minoranze che non sono abbastanza numerose da influenzare i procedimenti legislativi. Il grado di tali libertà è determinate dai principi espressi, specialmente il #17. (Implicato nei principi e nei supporti precedenti).