Siete fatti per spostare le montagne

Da Libri e Sermoni Biblici.

Risorse Correlate
Altro Di Jon Bloom
L'Indice degli Autori
Altro su Fede
L'Indice degli Argomenti
A proposito di questa traduzione
English: You Are Meant to Move Mountains

© Desiring God

Condividi
La nostra missione
Questa risorsa è pubblicata da Gospel Translations, un ministero online il cui scopo è rendere libri e articoli che parlano del vangelo disponibili gratuitamente in ogni paese e lingua.

Per saperne di più (English).
Come puoi aiutarci
Se parli bene l’inglese, puoi aiutarci come traduttore volontario.

Per saperne di più (English).

Di Jon Bloom su Fede

Traduzione di Ihiri Haswani

Review Potete aiutarci a migliorare questa traduzione da rivedere per la precisione. Per saperne di più (English).



Gesù manifestò la Sua gloria divina a Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte. I quattro si erano appena uniti al resto dei discepoli e alla folla clamorosa e curiosa, sempre presente e costantemente bisognosa, quando un padre disperato si gettò davanti a Gesù supplicando:

“Signore, abbi pietà di mio figlio, perché è epilettico e soffre grandemente; egli cade spesso nel fuoco ed anche nell'acqua. Or io l'ho presentato ai tuoi discepoli, ma essi non l'hanno potuto guarire”. (Matteo 17:15-16)

La risposta di Gesù deve aver colto tutti di sorpresa:

“E Gesù, rispondendo, disse: “O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me””. (Matteo 17:17)

Queste sono dure parole. Possiamo quasi vedere i discepoli impotenti e umiliati che si lanciano occhiate pentite. Il ragazzo afflitto fu portato da Gesù, la cui parola onnipotente scacciò presto sia il demone che la malattia.

La santa esasperazione di un Dio in lutto

Chi era che Gesù chiamava incredulo e perverso? Queste parole erano rivolte ai discepoli, alla folla, a Israele, al mondo e a noi. Tutti sono avvolti nella parola greca geneá (generazione): un gruppo, una nazione o un’era intera.

Nell’esclamazione di Gesù intravediamo la profonda angoscia e il dolore che Egli ha vissuto durante il suo soggiorno sulla terra. Questo non era lo sfogo impaziente di un uomo stanco. Questa fu una rivelazione attenta e misurata, e semmai molto sobria e trattenuta, dell’esasperazione del Santo nel portare pazienza con le persone malvagie (Luca 11:13) che non sanno realmente di esserlo (Giovanni 2:24-25).

Come deve essere stato per Gesù l’aver creato e amato in modo unico ciascuna di queste persone che, a causa della loro perversione, non lo conobbero, non credettero in Lui o non lo ricevettero (Giovanni 1:3, 10-11)? Certo, molti amavano essere guariti, nutriti ed entusiasmati dai Suoi miracoli. Ma, come loro Creatore, colui al quale avrebbero in ultima analisi reso conto del loro peccato (Giovanni 5:22; Romani 14:12), lo disprezzavano e rigettavano (Isaia 53:3). Erano increduli e perversi, e Gesù, che era fedele e verace (Apocalisse 3:14), dimorava in mezzo a loro. La Sua sopportazione fu più difficile di ciò che loro potevano immaginare.

La poca fede porta al fallimento del ministero

E i discepoli, in quel momento, furono inclusi tra gli increduli e i perversi. Così lo possiamo essere anche noi. La nostra mancanza di fede è la parte peggiore della nostra perversione (Matteo 17:17). Più precisamente, la nostra mancanza di fede in Dio è la radice di tutta la nostra perversione.

Ma i discepoli erano davvero senza fede? Dopo tutto, avevano cercato di scacciare il demone e la malattia. Quella non era fede? Forse. Ma qualunque fede fosse presente, anche se apparentemente ben intenzionata, non produsse alcun risultato. Essa non mise in mostra la gloria e la potenza di Dio, non annunciò la venuta del regno di Dio e non aiutò il ragazzo o il padre. Ecco perché Gesù non apprezzò il loro impegno e rimproverò invece il loro fallimento.

Più tardi, quando i discepoli chiesero in privato a Gesù perché avessero fallito, la Sua spiegazione fu succinta: “Per la vostra incredulità” (Matteo 17:20). Questa fu una risposta snervante. Gesù non parlò della misteriosa e imperscrutabile volontà di Dio nel scegliere di non rispondere quando i discepoli lo chiesero. Gesù attribuì la colpa direttamente ai discepoli. Il fallimento del loro ministero era dovuto alla loro poca fede.

Questo resoconto è incluso nel Canone delle Scritture anche per farci sentire in imbarazzo e farci porre la stessa domanda da esame di coscienza sui nostri fallimenti ministeriali che i discepoli sono stati costretti a porre: «Perché non abbiamo potuto ____?"

Naturalmente, non ogni preghiera di guarigione, conversione, ecc. è il risultato di poca fede. Ma non dobbiamo lasciar perdere troppo presto quando vediamo preghiere non risposte o quando i nostri sforzi ministeriali falliscono. Essere calvinista non significa dover sempre fare appello alla imperscrutabilità misteriosa di Dio. Sì, Dio è sovrano. E in questo resoconto, il Dio sovrano fa una dichiarazione chiara: la poca fede porta al fallimento del ministero.

E se nulla vi fosse impossibile?

Ma come tutti i rimproveri di Gesù ai suoi discepoli, il Suo rimprovero non è destinato a condannarci ma ad esortarci a continuare. Se ora abbiamo poca fede, possiamo averne di più. Se abbiamo fallito ieri o oggi, non siamo costretti a continuare a fallire. “Poca fede” non è una etichetta permanente. Gesù la intende come un catalizzatore per la nostra trasformazione, poiché questo è ciò che segue:

“Perché io vi dico in verità che, se avete fede quanto un granel di senape, direte a questo monte: “spostati da qui a là” ed esso si sposterà; e niente vi sarà impossibile” (Matteo 17:20).

Se il rimprovero di Gesù sulla nostra poca fede ci fa abbassar la testa, la Sua promessa ci dovrebbe far rimanere a bocca aperta: “Niente vi sarà impossibile”. Queste non sono parole vuote. Questa frase è un assegno da incassare.

In che modo diverso vivreste se credeste realmente che nulla vi sia impossibile?

Non lasciate che il cinismo zittisca questa domanda. La nostra incredulità, veloce e potente come un fulmine, non è lodevole. È perversa. E ci deruba di più di quanto pensiamo. Quando pensiamo a questa domanda, possiamo essere tentati a puntare subito il dito agli errori del Movimento della Fede e a ribadire che non andremo a cadere in quella trappola. Ma non dobbiamo. Questo però non ci esime dal vivere in pace con la poca fede e l’impotenza nel ministero del regno.

Siamo fatti per spostare le montagne, per vedere verificarsi l'impossibile attraverso l'esercizio della fede nelle promesse onnipotenti del nostro Sovrano Signore. Se non vediamo le montagne muoversi, stiamo vivendo al di sotto dei nostri mezzi. Viviamo come poveri quando abbiamo milioni nel nostro conto in banca celeste. Gesù non raccomanda questo. Lo rimprovera.

La fede del popolo di Dio è il canale attraverso il quale Dio sceglie di manifestare la gran parte della Sua gloria che si traduce nella conversione degli infedeli. Quindi, se abbiamo poca fede, si vedrà poca gloria attraverso di noi. Non dobbiamo accontentarci di questo.

Se ci rendiamo conto di avere poca fede, pentiamoci oggi stesso e uniamoci ai discepoli nella supplica: “Accresci a noi la fede” (Luca 17:5), e non lasciamo andare Dio fino a quando non ci benedice con una risposta. Si tratta di una richiesta che ama concedere.

Gesù intendeva veramente che spostassimo le montagne. Egli vuole che viviamo nella gioia audace di sapere che nulla ci è impossibile.