Sentirsi adeguati

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Di Jerry Bridges su Santificazione e Crescita
Una parte della serie Tabletalk

Traduzione di Marzia Nicole Bucca

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Sono felice che l’apostolo Paolo abbia scritto di aver imparato ad essere contento dello stato in cui si trovava (Fil. 4:11). Questo tipo di grazia cristiana nel mio caso non si è manifestata in modo naturale. Un giorno mi sono piazzato davanti allo specchio della camera da letto e ho contato ben sette cose del mio corpo che non ‘andavano bene’ — cose delle quali spesso mi sono preoccupato troppo e delle quali mi sono lamentato. Alcune di esse erano puramente estetiche e riguardavano solo il mio aspetto, come per esempio la calvizie che ho da quando avevo venticinque anni.

Un certo numero di cose che erano (e sono tuttora) ‘sbagliate’ erano limitazioni funzionali ed è stato ancora più difficile riuscire ad esserne. Ricordo ancora quando da ragazzino, alle scuole elementari, cercavo di giocare a baseball. Non sapevo né battere né ricevere bene perché non riuscivo a prevedere dov’era la palla né a calcolare a che velocità sarebbe arrivata. Fu solo anni dopo che appresi che la mia incapacità di giocare a baseball era dovuta al fatto che ho la visione monoculare — che è l’incapacità di focalizzare con ambedue gli occhi contemporaneamente. La percezione della profondità, che è normale per la maggior parte delle persone, si basa sulla visione binoculare — la quale consente di focalizzare con ambedue gli occhi contemporaneamente permettendo una valutazione corretta della distanza.

Un’altra limitazione funzionale è la mia totale mancanza di udito da un orecchio, il che è spesso imbarazzante quando le persone mi parlano perché io non le sento e a loro sembra che le stia ignorando, o quando in un contesto sociale cerco di conversare con la persona che si trova dal lato dell’orecchio sordo. Anche il modo in cui percepiamo la direzione di un suono dipende da quella differenza, espressa in microsecondi, con cui un suono raggiunge le nostre orecchie ai lati della testa e, con un solo orecchio funzionante, a me manca completamente la percezione della direzione del suono. Per esempio, quando sono a casa e mia moglie mi chiama da un’altra stanza spesso devo chiederle “Dove sei?”.

Mi rendo conto che le mie limitazioni fisiche sono, al massimo, dei fastidi e non possono essere paragonati a forme di disabilità gravi come la cecità assoluta, la sordità o la paralisi. Tuttavia, con il passare degli anni sono state motivo di insoddisfazione. Infatti, quel giorno in cui mi sono piazzato davanti allo specchio e ho contato quei sette difetti, ero più che insoddisfatto. Stavo lottando contro la sindrome del “perché doveva capitare proprio a me?”.

Come ho imparato ad essere contento del mio stato in queste circostanze? Allo stesso modo in cui ci riesce chiunque altro abbia una limitazione maggiore o minore della mia: concentrandomi sulla meravigliosa verità che Dio mi ha fatto così. Nel Salmo 139:13 (Nuova Riveduta) si legge: “Sei tu che hai formato le mie reni; che mi hai intessuto nel seno di mia madre.” La Bibbia insegna che noi siamo come Dio ci ha creati. Questo non mette da parte dati oggettivi come l’ereditarietà genetica e i processi biologici, ma vuol dire che Dio ha il controllo su questi fattori tantoché la Bibbia può affermare con sicurezza che Dio ha formato ciascuno di noi individualmente dal seno delle nostre madri.

Ho dovuto imparare che sono fisicamente in questo modo perché questo Dio sovrano, che mi ama e che ha mandato suo Figlio sulla terra a morire per me, mi ha creato proprio così come sono — completo di tutti i miei problemi funzionali ed estetici. Sono stato fatto in modo stupendo e meraviglioso (Sal: 139:14). I miei tratti fisici — le verruche e tutto il resto — sono il risultato dell’attenta, intima e precisa opera creativa di Dio.

Ciò mi spinge verso un’altra verità che mi è stata utile per imparare ad accettarmi così come sono. Dio non solo mi ha fatto nel ventre di mia madre, ma ha anche pianificato i miei giorni per me. Il Salmo 139:16 dice: “E nel Tuo libro erano tutti scritti, i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” Dio ha creato singolarmente ognuno di noi per compiere il progetto che Egli ha per noi. Tale progetto non abbraccia soltanto il fatto che Egli ci abbia creati uno per uno, ma anche il contesto familiare e sociale in cui siamo nati.

Sono nato in una famiglia di status e reddito bassi. Entrambi i miei genitori hanno mollato la scuola dopo la terza media per andare a lavorare nelle fattorie dei loro genitori. Non avevano quasi nessun tipo di privilegio culturale o educativo da offrirmi ed io invidiavo quelli che potevano godere di questi vantaggi. È stato quando ho fatto mia la verità che questo era il percorso di vita che Dio, nella Sua infinita saggezza e infinito amore, aveva preparato per me che ho imparato ad essere contento.

Il progetto di Dio non comprende solo lo status economico e sociale nel quale nasciamo, ma anche tutti gli alti e bassi della vita — tutti quegli avvenimenti apparentemente fortuiti o casuali e tutta quella inaspettata serie di eventi, positivi e negativi, che capitano nelle nostre vite. Tutte queste situazioni e circostanze, sebbene a noi sembrino soltanto delle coincidenze, fanno parte del progetto che Dio ha per noi.

Quando la mia prima moglie stava morendo di cancro attraversavo regolarmente periodi di totale autocommiserazione. Un giorno, nel bel mezzo di uno di questi periodi, decisi di elencare tutte le cose brutte che mi erano capitate nella vita (come per esempio la morte di mia madre quando avevo solo quattordici anni). Ad essere sinceri, nella parte destra del foglio avevo elencato tutte le cose belle. Non deve sorprendervi apprendere che l’elenco delle cose brutte era quasi due volte più lungo di quello delle cose belle e nel mondo in rovina in cui viviamo, mi viene il sospetto che ciò sia abbastanza comune. Poi, con in mente il brano 8:28 della Lettera ai Romani, scrissi in fondo alla pagina: “E Dio ha causato tutte queste cose (sia belle che brutte) affinché esse cooperino per il mio bene.” Alcune di quelle cosidette cose brutte mi hanno infastidito per anni, ma quel giorno Dio ha donato al mio animo la capacità di esserne contento.

Poi c’è il tema della chiamata. Nonostante avessi studiato ingegneria all’università, subito dopo la laurea iniziai a pensare che Dio volesse da me che diventassi un missionario all’estero. Tuttavia non diventai mai un missionario, ma diventai amministratore in un’organizzazione missionaria. All’inizio pensavo a questo ruolo come ad una tappa di passaggio nel mio percorso verso il mondo delle missioni. Poi un giorno mi trovai di fronte al fatto che Dio mi aveva reso straordinariamente portato per fare l’amministratore e questo era ciò che Egli voleva che facessi. Come imparai ad accontentarmi di come stavano le cose quella volta? Accettai la verità secondo la quale Dio pone ciascuno di noi nel corpo di Cristo secondo la Sua volontà (vedi 1 Cor. 12:18).

Senza dubbio noterete un filo conduttore che attraversa tutte le esperienze da me fatte per imparare ad essere contento del mio stato: una fede forte nella saggia sovranità di Dio in tutti gli eventi della mia vita. C’è un’altra verità biblica però, che è ugualmente importante per me: la consapevolezza che tutto ciò che sono e tutto ciò che ho è per grazia di Dio. Non ho ricevuto ciò che merito, ovvero l’ira e la condanna divina, al contrario ho ricevuto ciò che non meritavo: il perdono dei miei peccati, il dono della vita eterna e tutte le benedizioni di questa vita. Sono convinto che queste due verità fondamentali — la sovranità e la grazia di Dio— mi abbiano aiutato ad imparare ad accontentarmi del mio stato.

Tuttavia, perfino la conoscenza di queste verità meravigliose non riesce, da sola, a renderci contenti. La famosa affermazione di Paolo nella Lettera ai Filippesi 4:13 “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica,” fu scritta in quel contesto in cui stava imparando ad accontentarsi. Io ho dovuto imparare, come ha fatto Paolo, che per quanto le mie circostanze possano essere difficili e frustranti Cristo, attraverso lo Spirito Santo, mi concede la capacità divina che mi aiuterà ad essere soddisfatto del mio stato. A proposito, soddisfazione è un termine relativo quando parlo di me. Non sono sempre soddisfatto né penso di essere sempre assolutamente soddisfatto. Ma sono migliorato tanto nell’imparare a sentirmi soddisfatto. E per questo ringrazio Dio.