Ruth: il meglio deve ancora venire

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English: Ruth: The Best Is Yet to Come

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Di John Piper su Speranza
Una parte della serie Ruth: Sweet & Bitter Providence

Traduzione di Manola D'Alessandro

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Ruth 4

Giungendo alla fine della nostra serie sul libro di Ruth, la domanda principale che dovremmo porci è: “Qual è la lezione di questo libro? Quale altro insegnamento l’autore vuole che cogliamo dalla lettura di questa storia?”.

La lezione del libro di Ruth

Ecco la lezione principale che suggerirei:la vita del devoto non è una linea retta verso la gloria, ma alla fine ci arriva. La vita del devoto non è un’autostrada che corre dritta, ma una statale che attraversa le montagne. Ci sono frane, precipizi, nebbie fitte, orsi, curve sdrucciolevoli e tornanti che fanno andare all’indietro per poi poter proseguire. Ma lungo tutta questa strada, pericolosa e contorta, che non permette di vedere molto lontano, s'incontrano spesso cartelli che dicono: "Il meglio deve ancora venire". E nell'angolo in basso a destra, scritte da una mano inequivocabile, si trovano le parole: "Come io vivo, dice il Signore!".

Il libro di Ruth è uno di quei cartelli da leggere. È stato scritto e predicato per darvi incoraggiamento e speranza di mezza estate sul fatto che tutte le svolte inesplicabili nella vostra vita non sono alla fin fine strade senza uscita. In tutti gli ostacoli della vostra vita da credenti, Dio sta tramando per la vostra gioia.

Ostacoli, speranza e strategie di giustizia

La storia di Ruth è costituita da una serie di ostacoli. Nel capitolo 1 Naomi, il marito e i loro due figli, erano stati costretti a lasciare la loro patria in Giudea a causa della carestia. Poi il marito di Naomi muore. I suoi figli sposano donne moabite e per dieci anni le donne sembrano essere sterili. E poi anche i suoi figli muoiono, lasciando due vedove nella casa di Naomi. Anche se Ruth resta fedele a Naomi, il capitolo 1 termina con l’amaro lamento di Naomi: "Sono partita in abbondanza e il Signore mi ha riportata a casa priva di tutto… L’Onnipotente mi ha riempita di amarezza".

Nel capitolo 2 Naomi è piena di una nuova speranza perché Boaz appare sulla scena come possibile marito per Ruth. Ma egli non si propone a Ruth. Egli non fa alcuna mossa. Almeno così sembra in un primo momento. Quindi il capitolo si chiude traboccante di animata speranza, ma anche di grande suspense e incertezza su come tutto ciò potrà risolversi.

Nel capitolo 3 Naomi e Ruth arrischiano una mossa nel bel mezzo della notte. Ruth si reca da Boaz sull'aia e praticamente dice: "Voglio che tu spieghi la tua ala su di me come mio marito". Ma proprio quando la tragedia della vedovanza di Ruth sembra essersi risolta in una bella storia d'amore, un enorme macigno rotola sulla strada della vita di Ruth. C'è un altro uomo che, secondo l'usanza ebraica, può rivendicare per primo il matrimonio con Ruth. L'irreprensibilmente onesto Boaz non procederà senza dare a quest’uomo la sua opportunità legittima. Quindi, il capitolo 3 si conclude di nuovo nella suspense di un altro ostacolo.

(Capitolo 4)

1 E Boaz salì alla porta della città e là si mise a sedere. Ed ecco passare colui che aveva il diritto di riscatto e di cui Boaz aveva parlato. Così Boaz gli disse: “Avvicinati, amico; siediti qui”. Ed egli si avvicinò e si mise a sedere. 2 Boaz allora prese dieci uomini fra gli anziani della città e disse loro: “Sedete qui”. Essi si sedettero. 3 Poi Boaz disse a colui che aveva il diritto di riscatto: “Naomi, che è tornata dal paese di Moab, ha venduto la parte di terra che apparteneva al nostro fratello Elimelech. 4 Così ho pensato di informarti e di dirti: ‘Compralo alla presenza degli abitanti del luogo e degli anziani del mio popolo. Se vuoi riscattarlo, riscattalo; ma se non intendi riscattarlo dimmelo, affinché io lo sappia; poiché nessuno fuori di te ha il diritto di riscatto, e dopo di te vengo io’”. Ed egli rispose: “Farò valere il mio diritto”. 5 Allora Boaz disse: “Il giorno che acquisterai il campo dalla mano di Naomi, tu acquisterai anche Ruth, la Moabita, moglie del defunto, per far rivivere il nome del defunto nella sua eredità”. 6 Allora colui che aveva il diritto di riscatto rispose: “Io non posso riscattarlo per me perché rovinerei la mia propria eredità. Riscatta tu ciò che avrei dovuto riscattare io, perché io non posso riscattarlo”. 7 Ora questa era l'usanza dei tempi andati in Israele, in merito al diritto di riscatto e al cambio di proprietà: per confermare la trattativa, uno si toglieva il sandalo e lo dava all'altro e questo era il modo di attestare in Israele. 8 Così chi aveva il diritto di riscatto disse a Boaz: “Compralo tu stesso”, e si tolse il sandalo. 9 Allora Boaz disse agli anziani e a tutto il popolo: “Voi oggi siete testimoni che io ho acquistato dalle mani di Naomi tutto ciò che apparteneva a Elimelech, a Chilion e a Mahlon. 10 Inoltre ho acquistato per moglie Ruth, la Moabita, moglie di Mahlon, per far rivivere il nome del defunto nella sua eredità, perché il nome del defunto non si estingua tra i suoi fratelli e alla porta della sua città. Voi oggi ne siete testimoni”. 11 Allora tutto il popolo che si trovava alla porta e gli anziani risposero: “Ne siamo testimoni. Possa rendere il SIGNORE la donna che entra in casa tua come Rachele e come Lea, le due donne che edificarono la casa d'Israele. Possa tu ottenere potenza in Efrata e divenire famoso in Betlemme; 12 e possa la tua casa come la casa di Perez, che Tamar partorì in Giudea, a motivo della discendenza che il SIGNORE ti darà da questa giovane”. 13 Così Boaz prese Ruth, che divenne sua moglie. Egli entrò in lei e il SIGNORE le concesse di concepire, ed ella partorì un figlio.  14 Allora le donne dissero a Naomi: “Benedetto il SIGNORE, che oggi non ti ha lasciato senza un redentore. Possa il suo nome divenire famoso in Israele! 15 Possa egli ristabilire la tua vita ed essere il sostegno della tua vecchiaia, perché l’ha partorito tua nuora che ti ama e che vale per te più di sette figli”. 16 Naomi quindi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice. 17 Le vicine gli diedero un nome e dicevano: “È nato un figlio a Naomi!”. Lo chiamarono Obed. Egli fu padre di Jesse, padre di David. 18 Ora questi sono i discendenti di Perez: Perez generò Chezron; 19 Chezron generò Ram, Ram generò Amminadab; 20 Amminadab generò Nacson, Nacson generò Salmon; 21 Salmon generò Boaz; Boaz generò Obed;  22 Obed generò Jesse e Jesse generò David.

Più ostacoli sulla via della gloria

Dopo l'incontro avvenuto a mezzanotte nel capitolo 3, Boaz si reca alla porta della città dove si concludevano ufficialmente gli affari. Arriva il più vicino parente e Boaz gli espone la situazione. Naomi è disposta a rinunciare a quel poco di proprietà in suo possesso e il dovere del più vicino parente è quello di acquistarla, in modo che l'eredità resti in famiglia. Con nostra costernazione, il parente dice alla fine del versetto 4: "Farò valere il mio diritto". Noi non vogliamo che lo faccia lui. Vogliamo che sia Boaz a farlo. Così ancora una volta sembra esserci un ostacolo. E l'ironia di questo ostacolo è che è causato dalla giustizia. Il parente sta solo facendo il proprio dovere. A volte la strada è intasata, non da massi od orsi, ma da buoni operai che stanno solo facendo il proprio dovere. Le nostre frustrazioni non sono solo causate dal peccato, ma anche (evidentemente) da una giustizia inopportuna.

Proprio quando stiamo per dire: "Oh no! Fermate la storia! Non lasciate che questo tizio si prenda Ruth!", Boaz dice al parente: "Sai, vero, che Naomi ha una nuora? Così, quando farai la parte del parente redentore, dovrai anche prenderla in moglie per dare discendenti nel nome di suo marito Mahlon". Poi, con nostro grande sollievo, il parente dice nel versetto 6 che non può farlo. Forse lui è già sposato. Qualunque sia il motivo, ci rallegriamo di come Boaz passi attraverso la strettoia sulla statale e proceda a tutta velocità verso il banchetto di nozze con la bellissima e giovane Ruth al suo braccio. Ma c'è una nube su di loro. Ruth è sterile. O almeno sembra esserlo. In 1,4 ci era stato detto che era stata sposata dieci anni con Mahlon e non avevano avuto figli. Così, anche ora la suspense non è finita. Riuscite a capire ora perché ho detto che la lezione del libro di Ruth è che la vita del devoto non è una linea retta verso la gloria? La vita è una curva dopo l'altra. E non si sa mai che cosa stia per succedere. Ma il senso della storia è che il meglio deve ancora venire. Non importa dove voi siate. Se amate Dio, il meglio deve ancora venire.

Perché l’attenzione è su Naomi?

La nuvola sulle teste di Ruth e Boaz è piena di misericordia e si squarcia nella benedizione su di loro nel versetto 13: "Così Boaz prese Ruth, che divenne sua moglie. Egli entrò in lei e il Signore le concesse di concepire, ed ella partorì un figlio". Ma si noti come l’attenzione nei versetti 14-17 non sia affatto su Ruth, né su Boaz. L’attenzione è su Naomi e il bambino. Perché? Qualche anno fa, un fratello alquanto male in arnese si presentò in sagrestia in cerca di aiuto. Gli chiesi come si chiamava e lui mi rispose: "Tempi duri, questo è il mio nome, Tempi duri". Be', il nome di Naomi all'inizio di questo libro è stato Tempi duri... Naomi Tempi duri. Questo è il modo in cui l'autore del libro ha voluto che la incontrassimo. Perché il senso del libro è che la vita del devoto non è una linea retta verso la gloria, ma alla fine ci arriva. La storia comincia con la perdita di Naomi. Si conclude con un guadagno da parte sua. Inizia con la morte e si conclude con la nascita. Un figlio – ma per chi? Il versetto 17 rappresenta la meta ideale della strada lunga e contorta di Naomi. "E le donne del vicinato gli hanno dato un nome, dicendo: 'Un figlio è nato a Naomi'". Non a Ruth! Bensì a Naomi! Perché? Per dimostrare che non era vero quello che Naomi aveva detto in 1,21, e cioè che il Signore l’aveva riportata priva di tutto da Moab. E se solo imparassimo ad aspettare e a confidare in Dio, tutti i nostri reclami contro di Lui si rivelerebbero infondati.

Segnali dell'opera di grazia di Dio negli ostacoli impervi

Il libro di Ruth è stato scritto per aiutarci a scoprire i segnali della grazia di Dio nelle nostre vite e per aiutarci a confidare nella sua grazia anche quando le nubi sono così fitte che non riusciamo a vedere la strada e tanto meno i segnali lungo di essa. Facciamo un passo indietro e ricordiamo che è stato Dio ad agire e a trasformare ogni ostacolo in un trampolino di lancio verso la gioia, e che è Dio, in tutte le nostre amare provvidenze, a tramare per il nostro bene.

Il dono di Ruth

In primo luogo, quando tutta la vita di Naomi sembrava stesse per precipitare mentre era a Moab, è stato Dio a dare Ruth a Naomi. Lo sappiamo da due versetti. In 1,16 veniamo a sapere che alla base dell'impegno di Ruth verso Naomi c’è l'impegno di Ruth verso il Dio di Naomi: "Il tuo Dio sarà il mio Dio". Dio aveva conquistato la fedeltà di Ruth a Moab e così era a Dio che Naomi doveva l'amore sorprendente di sua nuora. Anche in 2,12 si dice che quando Ruth venne in Giudea con Naomi, era venuta a rifugiarsi sotto le ali di Dio. Quindi è grazie a Dio che Ruth ha lasciato la sua casa e la sua famiglia per seguire e servire Naomi. Fin dall’inizio è stato Dio a trasformare l’ostacolo di Naomi in gioia, anche quando lei era ignara della sua grazia.

La preparazione di Boaz

In secondo luogo, Naomi dà l'impressione nel capitolo 1 che non vi sia alcuna speranza sul fatto che Ruth possa sposarsi e avere figli per continuare la linea di famiglia (1,12). Ma nel frattempo Dio sta preparando un uomo ricco e pio di nome Boaz per fare proprio questo. Il motivo per cui sappiamo che ciò è opera di Dio è che Naomi stessa lo confessa in 2,20. Lei riconosce che dietro l'incontro "casuale" di Ruth e Boaz c’è la "bontà di Dio che non ha abbandonato i vivi o morti". In ogni perdita che il devoto sopporta, Dio sta già tramando per il suo guadagno.

L'apertura del ventre di Ruth

In terzo luogo, chi è stato a dare al grembo sterile di Ruth un figlio, così che le donne del vicinato potessero dire: "È nato un figlio a Naomi”? Dio ha donato il figlio. Osservate 4,11. La gente del paese prega per Boaz e Ruth. Sanno che Ruth era stata sposata per dieci anni senza figli. Così ricordano Rachele, il cui grembo il Signore aveva aperto molto tempo prima. E pregano Dio affinché renda Ruth come Rachele e Lia. E così l'autore rende molto chiaro nel versetto 13 chi ha permesso che questo figlio fosse concepito. "Boaz entrò in lei e il Signore le concesse di concepire".

Quindi, più volte in questo libro, Dio sta dietro gli ostacoli impervi di Naomi. Quando perde il marito e i figli, Dio le dona Ruth. Quando non riesce a pensare ad alcun parente che possa dare discendenti al nome di famiglia, Dio le dona Boaz. Quando la sterile Ruth sposa Boaz, Dio dona loro un figlio. Il senso della storia è racchiuso nella vita di Naomi. La vita del devoto non è una linea retta verso la gloria, ma Dio vede che infine ci arriva.

"Gloria" è una parola troppo forte?

Forse pensate che la parola gloria sia un po’ esagerata. Dopo tutto si tratta solo di un bambino. Una nonna che tiene un bambino dopo una lunga vita dura e piena di angoscia. Ah, ma questa non è la fine della storia.

Innalziamo i nostri occhi alla foresta e alle nevi perenni

Nel 1912, John Henry Jowett, allora pastore della Quinta Chiesa Presbiteriana a New York, tenne le Lezioni Yale sulla predicazione. C'è un passaggio in una di queste che descrive la grande predicazione e ci dà una visione di ciò che l'autore del libro di Ruth stava facendo quando finì la sua storia.

Jowett descrive un grande predicatore come chi sembra

guardare l'orizzonte piuttosto che un campo chiuso o un paesaggio locale. Egli [ha] un modo meraviglioso di collegare ogni soggetto all'eternità passata e quella a venire ... È come se voi steste guardando il legno intagliato di una finestra in un villaggio svizzero, e alzaste gli occhi e vedeste il bosco dove il legno fu nutrito e, ancora più in alto, le nevi perenni! Sì, questo era il modo di predicare di Binney, Dale, Bushnell, e Newman, e Spurgeon; erano sempre disposti a fermarsi alla finestra del villaggio, ma collegavano sempre le strade alle vette, e portavano le vostre anime a vagare sulle colline eterne di Dio (Il predicatore: vita e opere, p. 95).

Se la storia di Ruth finisse semplicemente in un piccolo villaggio della Giudea con una vecchia nonna che abbraccia un nuovo nipote, gloria sarebbe una parola troppo grande. Ma l'autore non si ferma lì. Innalza gli occhi verso i boschi e le nevi di montagna di una storia di redenzione. Nel versetto 17 dice molto semplicemente che il bambino Obed divenne il padre di Jesse, e Jesse divenne il padre di David. Tutto a un tratto ci accorgiamo che fin dall’inizio era imminente qualcosa di molto più grande di quanto si potesse immaginare. Dio non stava solo tramando per la benedizione temporale di qualche ebreo a Betlemme, ma stava preparando l'arrivo del più grande re che Israele avrebbe avuto, David. E il nome di David porta con sé la speranza del Messia, di una nuova epoca, pace, giustizia, libertà dal dolore, dal pianto, dalla sofferenza e dalla colpa. Questa semplice piccola storia si riversa come un torrente in un grande fiume di speranza.

Il male della banalità

Uno dei grandi mali del nostro tempo è la banalità. Le cose con cui la maggior parte delle persone occupa il proprio tempo sono del tutto banali. E ciò che le rende un male sta nel fatto che noi, creati a immagine di Dio, eravamo destinati a vivere per cause di grande valore. Nessuno di noi è veramente soddisfatto dalle occupazioni banali del mondo. La nostra anima non si accontenta di inezie. Perché sui giornali c'è un’intera sezione dedicata allo sport e quasi nulla dedicato alla più grande storia dell’universo - la crescita e la diffusione della chiesa di Gesù Cristo? È follia, pura follia, che giochi senza significato occupino un ruolo centrale nella nostra cultura. È semplicemente uno dei tanti segni che dimostrano che siamo schiavi della banalità. Viviamo nel paese svizzero, fissando le figurine di legno, ma raramente alziamo gli occhi verso i boschi e le nevi perenni. Viviamo in una lotta perpetua e senza speranza per soddisfare i nostri desideri di inezie. Così le nostre anime si inaridiscono. Le nostre vite sono banali. E la nostra capacità di grande devozione muore.


La gloriosa opera di Dio nella storia

Il libro di Ruth vuole insegnarci che lo scopo di Dio per la vita del suo popolo è quello di collegarci a qualcosa di molto più grande di noi stessi. Dio vuole che noi sappiamo che quando lo seguiamo, le nostre vite significano molto più di quanto pensiamo. Per il cristiano c'è sempre una connessione tra i fatti ordinari della vita e la straordinaria opera di Dio nella storia. Tutto ciò che facciamo in obbedienza a Dio, non importa quanto piccolo esso sia, è significativo. È parte di un mosaico cosmico che Dio sta costruendo per mostrare la grandezza della sua potenza e saggezza al mondo e ai principati e alle potestà nei luoghi celesti (Efesini 3,10). Il profondo appagamento della vita cristiana sta nel non abbandonarsi a sciocchezze. Offrire servigi a una suocera vedova, spigolare in un campo, innamorarsi, avere un bambino - per il cristiano queste cose sono tutte collegate all’eternità. Sono parte di qualcosa di molto più grande di quello che sembrano.

Così la parola gloria non è troppo forte. La vita del devoto non è una linea retta verso la gloria, ma infine ci arriva, è Dio a occuparsene. C'è speranza per noi, al di là di un bel bambino e di una nonna felice. Se non ci fosse, saremmo di tutti gli uomini i più miserabili. La storia ci porta a David. David ci porta a Gesù. E Gesù ci porta alla resurrezione dei nostri corpi mortali (Romani 8,23), quando "la morte non ci sarà più, non ci sarà più lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate" (Apocalisse 21,4).

Il meglio deve ancora venire. Questa è la verità incrollabile nella vita della donna e dell'uomo che seguono Cristo nell'obbedienza della fede. Lo dico ai giovani che sono forti e pieni di speranza e lo dico agli anziani, la cui natura esteriore si sta rapidamente consumando. Il meglio deve ancora venire.

Una parabola del Patto d’amore di Dio

L'ho visto in una parabola venerdì. Stavo visitando alcuni dei nostri anziani presso il Centro Caroline e ho preso l'ascensore con una donna sulla sedia a rotelle, vecchia, deforme e confusa. Scuoteva la testa insensatamente e biascicava suoni senza senso, con la bocca spalancata. Poi ho notato un uomo ben vestito, probabilmente oltre la sessantina, che spingeva la sua sedia. Mi sono chiesto chi fosse. Poi, mentre scendevamo dall'ascensore, ho sentito che le diceva: "Attenta ai piedi, cara".

Cara. Mentre andavo verso la macchina, pensavo... se il patto matrimoniale tra un uomo e una donna può produrre quel tipo di fedeltà e di impegno e di affetto in tali circostanze, allora sicuramente nei grandi e misericordiosi termini della nuova alleanza in Cristo, Dio non ha difficoltà a chiamare tutti, anche voi e me (malati come siamo!), "Cari". E se lo fa, non c'è verità più incrollabile in tutto il mondo di questa: per loro e per noi il meglio deve ancora venire. Amen.