Ruth: Dolce e Amara Provvidenza

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English: Ruth: Sweet and Bitter Providence

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Di John Piper su La sovranità di Dio
Una parte della serie Ruth: Sweet & Bitter Providence

Traduzione di Manola D'Alessandro

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Ruth – Capitolo 1

1 Al tempo in cui governavano i giudici, ci fu una carestia nel paese e un uomo di Betlemme di Giudea andò a vivere nel paese di Moab con la moglie e i suoi due figli. 2 L’uomo si chiamava Elimelech e sua moglie Naomi, e i suoi due figli Mahlon e Chilion; erano Efratei da Betlemme di Giudea. Essi andarono nel paese di Moab e rimasero lì. 3 Ma Elimelech, marito di Naomi, morì ed essa rimase sola con i suoi due figli. 4 Essi sposarono delle donne moabite; una di loro si chiamava Orpah e l’altra Ruth. Vissero lì per circa dieci anni. 5 Poi anche Mahlon e Kilion morirono, e così la donna rimase priva dei suoi due figli e del marito. 6 Poi decise di tornare nel paese di Moab insieme alle sue nuore, poiché aveva sentito che nel paese di Moab il Signore aveva visitato il suo popolo dandogli del pane. 7 Ella partì dunque con le sue due nuore dal luogo dove si trovava, e si mise in cammino per tornare nel paese di Giuda. 8 Ma Naomi disse alle sue due nuore: ” Andate e tornate ciascuna alla propria casa. Forse il Signore sarà buono con voi, come voi lo siete state con quelli che sono morti e con me! 9 Il Signore vi conceda di trovare riposo in casa del proprio marito!” Poi le baciò ed esse piansero ad alta voce, 10 e le dissero: ”No, noi torneremo con te al tuo popolo”. 11 Ma Naomi rispose: ”Tornate indietro, figlie mie, perché volete venire con me? Ho ancora figli in grembo che possano diventare vostri mariti? 12 Tornate indietro, figlie mie, andate per la vostra strada, poiché sono troppo vecchia per avere un marito. Anche se dovessi dire che ho speranza, anche se dovessi avere un marito questa notte e dovessi partorire figli, 13 aspettereste finché crescano? Vi asterreste dal maritarvi? No, figlie mie, la mia condizione è più amara della vostra poiché la mano del Signore si è stesa contro di me”. 14 Allora si lamentarono ancora e piansero; e Orpah baciò sua suocera, ma Ruth rimase stretta a lei. 15 E le disse: “Tua cognata è tornata al suo popolo e ai suoi dei; torna indietro anche tu come lei”. 16 Ma Ruth le rispose: “Non insistere perché io ti abbandoni e smetta di seguirti; poiché dove andrai io andrò, e dove ti fermerai io mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio il mio Dio; 17 dove morirai morirò anch’io, e lì sarò sepolta. Possa il Signore farmi questo e anche peggio se altro oltre la morte dovesse separarmi da te”. 18 E quando Naomi si rese conto che Ruth era decisa a seguirla, non disse più nulla. 19 Così continuarono il loro cammino fino a che giunsero a Betlemme. E quando arrivarono a Betlemme, l’intera città fu in agitazione per loro; e le donne dicevano, “È questa Naomi?” 20 E lei rispose loro: “ Non chiamatemi Naomi, chiamatemi Mara, poiché l’Onnipotente mi ha riempita di amarezza. 21 Sono partita in abbondanza, e il Signore mi ha riportata a casa priva di tutto. Perché chiamarmi Naomi, quando il Signore mi ha afflitto e l’Onnipotente ha portato infelicità su di me?” 22 Così Naomi tornò, e con lei sua nuora, Ruth la moabita, al paese di Moab. Ed esse giunsero a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo.


Il mio obiettivo è quello di predicare servendomi del libro di Ruth nelle prossime quattro domeniche – un capitolo ogni domenica. Un modo per rendere luglio un mese memorabile di riflessione e rinnovamento per se stessi è leggere questa bellissima storia una volta alla settimana. (Ci vogliono circa 25 minuti leggendo con calma.) È una storia che mostra come “Dio si muova in modo misterioso per compiere i suoi miracoli”. È una storia per coloro che si chiedono dove sia Dio quando non ci sono sogni, visioni o profeti; quando una tragedia dopo l’altra attacca la propria fede. È una storia per coloro che si chiedono se una vita di integrità in tempi difficili valga la pena di essere vissuta. Ed è una storia per coloro che non riescono a immaginare che niente di grande possa mai accadere nelle loro vite ordinarie di fede. È un libro che rinfresca e incoraggia e vorrei che voi foste rinfrescati e incoraggiati quest’estate.

L’opera di Dio in tempi bui

Secondo il versetto 1,1, la storia ha avuto luogo durante il tempo dei giudici, 400 anni dopo che Israele entrò nella terra promessa sotto Giosuè e prima ancora che ci fosse qualsiasi re in Israele (dal 1500 a.C al 1100 a.C. circa). Il libro dei Giudici viene poco prima di quello di Ruth nelle Bibbie inglesi e si può intuire sin dall’ultimo versetto che tipo di periodo sia stato. Giudici 21,25 dice: ” In quel tempo non c'era alcun re in Israele; ognuno faceva ciò che sembrava giusto ai suoi occhi”. Era un periodo molto cupo in Israele. La gente peccava, Dio mandava nemici contro di loro, la gente gridava aiuto e Dio inviava misericordiosamente un giudice a salvarli. Il popolo si ribellava più volte e, stando alle apparenze, gli obiettivi divini di giustizia e gloria in Israele erano venuti meno. E ciò che il libro di Ruth ci offre è proprio l’opera nascosta di Dio durante i periodi peggiori.

Facendo riferimento all’ultimo versetto di Ruth (4,22), il figlio nato da Ruth e Boaz durante il periodo dei giudici è Obed. Obed diventa il padre di Jesse e Jesse diventa il padre di David che guida Israele al suo massimo splendore di gloria. Uno dei messaggi principali di questo piccolo libro è che Dio è all’opera anche nei periodi peggiori. Persino malgrado i peccati del suo popolo egli può e continua a operare per la loro gloria. Ciò era vero a livello nazionale. E vedremo che è vero anche a livello personale, familiare. Dio è all’opera nei tempi peggiori. Quando pensate che sia distante da voi, o che vi si sia rivoltato contro, la verità è che egli sta ponendo le basi affinché ci sia una più grande felicità nella vostra vita.

Non giudicate il Signore secondo le apparenze Ma confidate in lui per la sua grazia. Dietro una provvidenza accigliata Egli nasconde un viso sorridente.

Penso che questo sia il messaggio di Ruth. Vediamo ora come questo autore ignoto, ispirato dallo Spirito Santo, ce lo insegna.

Aggiungendo lutto alla carestia

I versetti 1-5 descrivono la miseria di Naomi. All’inizio (1,1), c’è una carestia in Giudea dove Naomi e suo marito Elimelech e i loro figli Mahlon e Chilion vivono. Naomi sa molto bene chi provoca le carestie. È Dio a provocarle. Levitico 26,3-4 dice:

Se seguirete le mie leggi e osserverete i miei comandi e li metterete in pratica, io vi darò le piogge alla loro stagione, la terra darà prodotti e gli alberi della campagna daranno frutti. Quando non c’è pioggia, dietro c’è la severa mano di Dio.

Poi c’è la decisione di trasferirsi a Moab – una terra pagana con dèi stranieri (1,15; Giudici 10,6). Ciò vuol dire giocare col fuoco. Dio ha chiamato il suo popoloz  per separarlo dalle terre circostanti. Così, quando il marito di Naomi muore (1,13), che cosa può pensare, se non che il giudizio di Dio l’abbia seguita e abbia aggiunto dolore alla fame?

Poi (1,4), i suoi due figli prendono mogli Moabite, una di nome Orpah, e l’altra Ruth. E di nuovo la mano di Dio è su di lei. Il versetto 5 riassume la tragedia di Naomi dopo dieci anni di matrimonio senza figli: “Poi anche Mahlon e Kilion morirono entrambi, e così la donna rimase priva dei suoi due figli e del marito.” La fame, il trasferimento a Moab, terra pagana, la morte di suo marito, il matrimonio dei suoi figli con donne straniere e la morte dei suoi figli – colpo dopo colpo, tragedia su tragedia. Che altro ancora?

Tentativi di Naomi di far tornare indietro Orpah e Ruth

Nel versetto 6 Naomi prende parola e dice: “il Signore aveva visitato il suo popolo dandogli del pane”. Così decide di tornare in Giudea. Le sue due nuore, Ruth e Orpah, decidono di seguirla, ma poi nei versetti 8-19 c’è il tentativo di Ruth di persuaderle a tornare a casa. Penso che ci siano tre motivi per cui lo scrittore dedica tanto spazio allo sforzo di Naomi di far tornare indietro Ruth e Orpah.

La miseria di Naomi

In primo luogo, la scena enfatizza la miseria di Naomi. Per esempio, nel versetto 11: “Ma Naomi rispose: ”Tornate indietro, figlie mie, perché volete venire con me? Ho ancora figli in grembo che possano diventare vostri mariti? Tornate indietro, figlie mie, andate per la vostra strada, poiché sono troppo vecchia per avere un marito”. In altre parole, Naomi non ha niente da offrire loro. La sua condizione è peggiore della loro. Se provano a essere fedeli a lei e al nome dei loro mariti, troveranno solo dolore. Così conclude alla fine del versetto 13: “No, figlie mie, la mia condizione è più amara della vostra poiché la mano del Signore si è stesa contro di me”. Non venite con me perché Dio è contro di me. La vostra vita potrebbe essere amara quanto la mia.

Un’usanza israelita

Il secondo motivo, nei versetti 8-13, è quello di prepararci a un’usanza in Israele che cambierà tutto per Naomi nei capitoli seguenti. L’usanza è che quando un marito israelita muore, suo fratello o un parente vicino deve sposarne la vedova e continuarne così il nome (Deuteronomio 25,5-10). Naomi si riferisce a quest’usanza (nel versetto 11) quando dice che non ha figli da far sposare a Ruth e Orpah. Lei pensa che non ci sia speranza per Ruth e Orpah di rimanere legate al nome di famiglia. Non ricorda, evidentemente, che c’è un altro parente di nome Boaz che potrebbe compiere il dovere di un fratello.

C’è una lezione qui. Una volta stabilito che Dio è contro di noi, di solito esageriamo la nostra disperazione. Siamo così amareggiati che non riusciamo a vedere i raggi di luce penetrare tra le nuvole. Fu Dio a interrompere la carestia e aprire la strada di casa (1,6). Fu Dio a conservare un parente per continuare la dinastia di Naomi (2,20). E fu Dio a spingere Ruth a restare con Naomi. Ma Naomi era così amareggiata dalla dura provvidenza di Dio che non riusciva a vederne la misericordia all’opera nella sua vita.

La fedeltà di Ruth

Il terzo motivo, nei versetti 8-13, è quello di far apparire sorprendente la fedeltà di Ruth verso Naomi. Il versetto 14 dice che Orpah bacia Naomi e le dice addio, ma Ruth rimane stretta lei. Nemmeno l’altra supplica del versetto 15 fa sì che Ruth parta. Ed è ancora più sorprendente dopo la cupa descrizione di Naomi sul loro futuro con lei. Ruth rimane con lei nonostante l'aspetti chiaramente un futuro senza speranza di vedovanza e sterilità. Naomi dipinge il futuro nero e Ruth la prende per mano e vi cammina incontro insieme a lei. Le parole stupefacenti di Ruth si trovano nei versetti 1,16-17:

Non insistere perché io ti abbandoni e smetta di seguirti; poiché dove andrai io andrò, e dove ti fermerai io mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio il mio Dio; dove morirai morirò anch’io, e lì sarò sepolta. Possa il Signore farmi questo e anche peggio se altro oltre la morte dovesse separarmi da te.

La donna ideale di Dio

Più si medita su queste parole e più diventano sorprendenti. L’impegno di Ruth verso la suocera in miseria è semplicemente stupefacente. In primo luogo, significa lasciare la propria famiglia e la propria terra. In secondo luogo, significa, per quanto lei ne sappia, vivere una vita di vedovanza e sterilità, poiché Naomi non ha un uomo da offrirle, e anche se sposasse un non parente, l'impegno di Ruth verso la famiglia di Naomi andrebbe perduto. In terzo luogo, significa recarsi in una terra sconosciuta con gente nuova, nuovi costumi e una nuova lingua. In quarto luogo, il suo è un impegno ancora più radicale del matrimonio: ”Dove morirai morirò anch’io, e lì sarò sepolta” (v.17). In altre parole, non tornerà mai più a casa, anche se Naomi dovesse morire. Ma questo è l’impegno più sorprendente di tutto ciò: “E il tuo Dio sarà il mio Dio” (v.16). Naomi ha appena detto nel versetto 13: “La mano del Signore si è stesa contro di me”. L’esperienza che Naomi ha di Dio è piena di amarezza. Ma nonostante ciò, Ruth abbandona la propria religione e fa del Dio di Israele il proprio Dio. Forse aveva preso quell’impegno anni prima, quando il marito le parlava del grande amore di Dio verso Israele, del suo potere sul Mar Rosso e del suo fine glorioso di pace e giustizia. In un modo o nell’altro, Ruth è arrivata a confidare nel Dio di Naomi, nonostante le amare esperienze da lei vissute.

Qui abbiamo un’immagine della donna ideale di Dio. La fede in Dio che vede oltre l’ostacolo dell’amaro presente. La libertà dalle sicurezze e dai confort del mondo. Il coraggio di avventurarsi verso l’ignoto e l'estraneo. Impegno radicale nei rapporti nel nome di Dio. Avesse Betlemme generato questo tipo di donna!


Teologia di Naomi: bene e male

Così Ruth e Naomi tornano insieme a Betlemme di Giudea (versetto 19). Ma nel versetto 20 Naomi replica:

Non chiamatemi Naomi (cioè amabile o dolce), chiamatemi Mara (cioè amara), poiché l’Onnipotente mi ha riempita di amarezza. Sono partita in abbondanza, e il Signore mi ha riportata a casa priva di tutto. Perché chiamarmi Naomi, quando il Signore mi ha afflitto (cioè ha testimoniato contro di me) e l’Onnipotente ha portato infelicità su di me?

Che cosa fare della teologia di Naomi? Accoglierei la teologia di Naomi in ogni momento, invece delle stucchevoli visioni di Dio che oggi dominano le riviste e i libri evangelici. Naomi è risoluta e sicura di tre cose: Dio esiste; Dio è sovrano; Dio l’ha afflitta. Il problema di Naomi è che lei ha dimenticato la storia di Giuseppe, anch’egli trasferitosi in un paese straniero, venduto come schiavo, accusato da un’adultera e messo in prigione. Aveva tutte le ragioni per dire, come Naomi: “L’Onnipotente mi ha colpito amaramente”. Ma egli mantenne la sua fede e Dio la volse tutta al suo bene personale e al bene nazionale di Israele. La lezione chiave in Genesi 50,20 è questa: “Voi avete macchinato il male contro di me (Giuseppe dice ai suoi fratelli); ma Dio lo ha asservito al bene”. Naomi è nel giusto quando crede in un Dio sovrano e onnipotente che governa gli affari delle nazioni e delle famiglie e ogni giorno elargisce dolori e gioie. Ma lei ha bisogno di aprire gli occhi ai segni della sua opera misericordiosa.

Fu Dio a porre fine alla carestia e a mostrare la via di casa. Da notare il tocco delicato di speranza alla fine del versetto 22: “Ed esse giunsero a Betlemmequando si cominciava a mietere l’orzo”. Se Naomi avesse potuto capire ciò che questo significava. E non solo questo, Naomi avrebbe dovuto aprire gli occhi anche riguardo a Ruth. Che dono! Che benedizione! Eppure quando lei e Ruth si trovano davanti al popolo di Betlemme, Naomi dice nel versetto 21: “Il Signore mi ha riportata a casa priva di tutto”. Non è così, Naomi! Sei così stremata dalle avversità notturne che non riesci a vedere l’alba piena di gioia. Che cosa avrebbe detto Naomi se avesse visto che in Ruth sarebbe cresciuto un uomo-bambino, e che quest’uomo-bambino sarebbe diventato il nonno del più grande re di Israele, e che questo re di Israele avrebbe preannunziato il Re dei re, Gesù Cristo, il Signore dell’universo? Io penso che avrebbe detto:

Non giudicate il Signore secondo le apparenze Ma confidate in lui per la sua grazia. Dietro una provvidenza accigliata Egli nasconde un viso sorridente.

Quattro insegnamenti in sintesi

Vorrei concludere con quattro insegnamenti in sintesi.

1. La regola di Dio sovrano

Dio Onnipotente regna in tutti gli affari degli uomini. Governa le nazioni (Daniele 2,21) e governa le famiglie. La sua Provvidenza si estende dal Congresso degli Stati Uniti alla vostra casa. Cerchiamo di essere come le donne di fede nell’Antico Testamento. Di qualsiasi cosa dubitassero, non dubitavano mai del fatto che Dio fosse presente in ogni parte della loro vita e che nessuno potesse fermarne la mano (Daniele 4,35). Egli dà la pioggia e si prende la pioggia. Egli dà la vita e si prende la vita. In lui noi viviamo, ci muoviamo e siamo. Niente – da uno stuzzicadenti al Taj Mahal – è inteso nel giusto senso, se non in relazione a Dio. Egli è onnicomprensivo, realtà che tutto pervade. Naomi aveva ragione e noi dovremmo unirci a lei in questa convinzione. Dio l’Onnipotente regna in tutti gli affari degli uomini.

2. Misteriosa Provvidenza di Dio

La Provvidenza di Dio è qualche volta molto dura. Dio aveva trattato Naomi con amarezza – almeno, a tutta prima, si sarebbe potuta percepire soltanto come amarezza. Forse qualcuno dirà: “È tutto dovuto al peccato di essere andati a Moab e l’aver sposato mogli straniere”. Forse è così. Ma non necessariamente. Salmo 34,19 dice, “Molte sono le afflizioni del giusto; ma il Signore lo libera da tutte”. Né l’Antico Testamento né il Nuovo Testamento affermano che i credenti riusciranno a evitare la sofferenza in questa vita. Ma supponiamo che le calamità di Naomi dipendano della sua disobbedienza. Ciò rende la storia doppiamente incoraggiante, in quanto ci viene mostrato che Dio è disposto ed è in grado di trasformare persino i propri giudizi in gioie. Se Ruth fu portata nella famiglia dal peccato, è doppiamente sorprendente che divenga nonna di David e antenata di Gesù Cristo. Non pensate mai che il peccato del vostro passato significhi nessuna speranza per il futuro.


3. I buoni fini di Dio

Questo ci porta al terzo insegnamento. Non solo Dio regna in tutte le cose degli uomini, e non solo la sua Provvidenza è a volte dura, ma in tutte le sue opere egli tende al bene e alla felicità del suo popolo. Chi avrebbe immaginato che, nel peggiore di tutti i tempi - il periodo dei giudici - Dio si occupasse silenziosamente delle tragedie di una sola famiglia per preparare la via al più grande re di Israele? Ma non solo questo, Egli era all’opera per colmare Naomi, Ruth, Boaz e i loro amici di grande gioia. Se quest'estate è accaduto qualcosa nella vostra vita che vi fa credere in un futuro senza speranza, imparate da Ruth che Dio è all’opera per voi proprio in questo istante per darvi un avvenire e una speranza. Confidate in lui; aspettate pazientemente. Le nubi minacciose sono gravide di misericordia e riverseranno benedizioni sul vostro capo.


4. Libertà come quella di Ruth

Infine, abbiamo imparato che se vi affidate alla somma bontà e misericordia di Dio di perseguitarvi tutti i giorni della vostra vita, allora sarete liberi come Ruth. Se Dio vi chiama, potete lasciare la famiglia, il lavoro, il Minnesota, prendere impegni radicali e intraprendere nuove iniziative. Oppure potete trovare la libertà, il coraggio e la forza di mantenere un impegno già preso. Quando si crede nella sovranità di Dio e nel fatto che Egli ami operare con potenza per chi si affida a lui, ciò dà una libertà e una gioia che non possono essere scosse dai tempi duri. Il libro di Ruth ci fa gettare uno sguardo all'opera nascosta di Dio durante il peggiore dei tempi. E dunque, come tutte le altre Scritture, nelle parole di Paolo (Romani 15,4-13), il racconto di Ruth fu scritto così che noi potessimo essere pieni di speranza.