Padre Nostro
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di R.C. Sproul
su Preghiera
Una parte della serie Article
Traduzione di Alessandro Celestino
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La mia prima lezione alla Free Univeristy di Amsterdam distrusse il mio compiacimento di studente. Fu uno shock culturale, una prova di contrasti che ebbe inizio quando il professore, il Dr. G.C. Berkouwer entrò in aula. Quando apparve attraverso la porta, tutti gli studenti si fermarono fissi, mentre lui risaliva i gradini del palco, apriva il suo quaderno degli appunti e in silenzio dava l’assenso agli studenti perché si sedessero. Quindi, cominciava a fare lezione e gli studenti, in un sacro silenzio, ascoltavano meticolosamente e prendevano appunti per un’ora. Mai nessuno arrivò al punto di interrompere o distrarre il professore rischiando di alzare la mano. La sessione era dominata da una sola voce: la voce a cui tutti facevamo attenzione. Al termine della lezione, il professore chiudeva il suo quaderno, scendeva dal palco e se ne andava di fretta, non prima che gli studenti si fossero alzati di nuovo in piedi in senso di rispetto. Non si faceva conversazione, non si prendevano appuntamenti per il dopo, non si chiacchierava di qualche notizia di gossip. Nessuno studente ebbe mai il coraggio di dirigersi al professore se non per gli esami orali privati che erano in programma.
Quando dovetti sostenere uno di questi esami ero terrorizzato. Andai a casa del professore certo di passare un calvario. Ma, a parte l’essere esigente, non avvenne nulla di ciò. Il dottor Berkouwer si mostrò gentile e amichevole. Come fosse mio zio, mi chiese della mia famiglia. Si mostrò molto interessato al fatto che stessi bene e mi pregò di chiedergli tutto ciò che avessi voluto. In un certo modo, questa esperienza fu come provare un piccolo pezzo del cielo. Naturalmente, il professore Berkouwer era mortale; ma era un uomo di un’intelligenza titanica con una conoscenza enciclopedica. Io non ero a casa sua per dargli una lezione o discutere con lui; lui era il professore e io lo studente. Forse non ci sarebbe stato nulla al mondo della teologia che lui avrebbe potuto imparare da me e nonostante ciò mi stava ascoltando come se davvero pensasse che io potessi insegnargli qualcosa. Prendeva molto sul serio le mie risposte di fronte alle sue sagaci domande. Era come se un tenero papà stesse facendo delle domande a suo figlio.
Questa situazione è la migliore analogia umana in cui possa pensare per rispondere all’antica domanda: se Dio è sovrano, perché dobbiamo pregare? Nonostante ciò, devo dire che questa analogia non può essere messa in relazione. Nonostante Berkouwer mi superasse con le sue conoscenze, queste non erano infinite ma limitate. In nessun caso era onnisciente.
Al contrario, quando parlo con Dio, non sto parlando soltanto con un Grande Professore nel Cielo. Sto parlando con qualcuno che possiede tutta la conoscenza, qualcuno che non imparerà niente da me di cui non sia già al corrente. Lui conosce tutto ciò che si può conoscere, tra cui tutto ciò che occupa la mia testa. Lui sa già tutto quello devo dirgli prima che glielo dica. Lui sa quello che farà ancora prima di farlo. La sua conoscenza è sovrana perché Lui è sovrano. La sua conoscenza è perfetta, inalterabile.
Sebbene a volte la Bibbia si limiti al linguaggio umano esprimendo l’idea che Dio cambi il suo parere, ceda o si penta dei Suoi piani, in latri casi ci ricorda che le forme di espressione umana sono questo e che Dio non è un uomo che si possa pentire. In Lui non c’è accenno al fatto che potrebbe pentirsi. Il suo consiglio rimane per sempre. Lui non ha un piano B. Un piano B è un piano “d’emergenza”, e nonostante Dio conosca tutte le situazioni di emergenza, per Lui stesso non ne esistono.
La gente si domanda: la preghiera cambia la volontà di Dio? Farsi quella domanda vuole già dire darle una risposta. Che tipo di Dio potrebbe essere influenzato dalle mie preghiere? Come potrebbero le mie preghiere cambiare i Suoi piani? Potrebbe accadere che io passi delle informazioni che Lui non abbia già? O potrei persuaderlo dal fare qualcosa in un modo più eccellente grazie alla mia sapienza superiore? Ma certo che no. Non potrei mai essere il mentore di Dio o il suo consigliere nel prendere le decisioni. Per tanto, la mia risposta è semplicemente che la preghiera non cambia la volontà di Dio. Ma supponiamo di vedere la relazione tra la sovranità di Dio e le nostre preghiere in modo leggermente diverso. Le preghiere cambiano le cose? La risposta allora diventa un energico “Sì!”. Le Scritture ci dicono che “La preghiera efficace del giusto può portare a tanto” (Santiago 5:16). Questo testo dichiara che la preghiera è effettiva, non è un blando esercizio di inutilità. Ciò che è inutile non porta a niente. Senza dubbio, la preghiera porta a tanto. Ciò che porta a tanto non è mai inutile.
A cosa porta la preghiera? Cosa cambia? In primo luogo, cambiano le mie preghiere. Lo scopo della preghiera non è di cambiare Dio. Lui non cambia perché non ha bisogno di cambiare, ma io sì. Come le domande del dottor Berkouwer non erano per il suo beneficio ma per il mio, il mio tempo con Dio è per la mia edificazione, non per la Sua. La preghiera è uno dei grandi privilegi che ci sono stati concessi insieme alla giustificazione. Una delle conseguenze della nostra giustificazione è che abbiamo accesso a Dio. Siamo stati adottati nella Sua famiglia e abbiamo ricevuto il diritto a dirigerci a Lui chiamandolo Padre. Siamo portati a sostenere la Sua presenza con fiducia (esiste senza dubbio una differenza tra fiducia e arroganza).
Ma anche la preghiera cambia le cose. In termini pratici, possiamo dire che la preghiera funziona. Ciò che è effettivo è ciò che provoca o produce effetti. In teologia, si distingue tra causalità primaria e secondaria. La causalità primaria è la fonte del potere di tutte le cause. Quando la Bibbia dice “perché in Lui viviamo, ci muoviamo e esistiamo” (atti 17:28), indica che senza la provvidenza di Dio che ci sostenta , non avremmo nessuna forza per vivere, muoverci ed esistere. Tutta la forza che abbiamo è secondaria; dipende sempre da Dio per la sua efficacia finale, però anche così, è reale. La preghiera è uno dei mezzi che usa Dio perché si faccia la volontà che Lui dispone. Questo vuole dire che Dio non dispone soltanto propositi, ma anche i mezzi che Lui usa perché si compiano i suoi propositi.
Dio non ha bisogno che predichiamo per salvare il Suo Popolo. Anche così, ha scelto di operare mediante la predicazione. Lui è colui che da il potere alla nostra predicazione umana mediante il Proprio potere. Lui da il potere alle nostre preghiere perché dopo la nostra preghiera possiamo appartarci e vedere come procede il Suo potere all’interno e per mezzo delle nostre preghiere. Preghiamo con speranza e fiducia non solo per la sovranità di Dio, ma anche a causa della stessa. Ciò che sarebbe una perdita di aria e di tempo sarebbe pregare a un dio che non fosse sovrano.