Non mangiare il pane della fatica
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di John Piper
su Lavoro e Vocazione
Una parte della serie Summer Psalms
Traduzione di Francesca Macilletti
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Salmi estivi
Messaggio della domenica sera
- Salmo 127
Dovunque ci sono persone i cui cuori non sono irritabili, ansiosi o in una indignata frenesia ma, al contrario, sono tranquilli e si trovano in una sorta di placido abbandono nel quale si preoccupano per gli altri invece di essere presi da loro stessi – dovunque ci siano persone così, il mondo si siede e prende nota. E giustamente, perché con ogni probabilità qualcosa fuori da questo mondo è al lavoro, qualcosa di cui la gente di tutto il mondo è affamata – anche se non sono sicuri di casa essa sia. Il mondo è pieno di persone ansiose: studenti preoccupati se la gente riderà delle loro nuove scarpe, di avere buoni voti, di recensire un libro di fronte la classe; adulti preoccupati di impressionare il capo, perdere un cliente, finire un resoconto in tempo, uscire da un investimento incosciente, uno strano dolore al petto. Di tanto in tanto si posa su ognuno di noi quella scura, grigia e pesante coperta di depressiva ansia che in un solo momento riesce a far sembrare tutto nero e sembra impossibile liberarsene. L'esperienza è così comune che coloro i quali vivono in pace, libertà e gioia brillano come stelle nell'oscurità. Quelli che hanno trovato il modo di obbedire al comandamento di Gesù “Non essere in ansia per nulla ...” sono il sale della terra e la luce del mondo. Portano sapore e luce nei luoghi in cui l'insidiosa grigia nebbia dell'ansia ha reso tutto insapore e buio.
Non siate ansiosi
L'anno scorso, un testo in particolare ha schiarito la nebbia e l'ho usato ripetutamente. Ricordo di essere uscito dalla porta del mio ufficio per tenere delle lezioni sulla prima lettera di Pietro e i versetti 9-11 di quella ai Romani con una catasta di libri e appunti sotto il mio braccio dicendo: “Padre, a meno che Tu non tenga la lezione, tutta la mia preparazione è vana.” E avrei confortato il mio cuore con la buona notizia che sostanzialmente era Dio a rendermi o no i frutti per i miei sforzi.
Il testo è Salmo 127,1-2: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella. Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate il pane della fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno.” Credo che il punto principale di questi tre versetti sia: “Non mangiate il pane della fatica”. Significa esattamente la stessa cosa che intendeva Gesù nel dire “Non siate ansiosi riguardo a ciò che dovrete mangiare”. Quando cresciamo, dobbiamo lavorare per guadagnarci il pane. E possiamo sia lavorare nervosamente, preoccupandoci di quello che gli uomini penseranno di noi – e quindi mangiare il pane della fatica. Oppure possiamo lavorare con serenità nel nostro cuore, servendo Cristo e non gli uomini – e quindi mangiare il pane della pace. Il volere di Dio per i suoi figli, o piuttosto il segno che siamo dei figli oppure no, è che non mangiamo il pane della fatica. Dio non detta specifiche regole per quanto presto ci alziamo per lavorare e quanto tardi torniamo a casa la sera. Ma ha dettato questo principio per i suoi amati: Non alzatevi presto e non andate a riposare privi di ansia, paura e irritabilità, se la gioia di un lavoro fruttuoso vi induce a lavorare 12 ore al giorno, che sia così. Ma badate non stiate davvero ingannando voi stessi e, in realtà, non siate guidati dall'ansia o dalla sua gemella, l'ambizione egoistica. I cristiani lavoreranno sodo, ma lavoreranno di più per la gioia di tutto il bene che il loro lavoro potrà portare agli altri al punto da non temere quello che gli uomini potrebbero pensare se fallissero. Quindi,
Siate diligenti poiché Dio può guidarvi
E mangiate il pane che vi siete guadagnati
Ma non preoccupatevi riguardo a cosa avete bisogno
E non permettete che la preoccupazione arda.
Cinque modi per lavorare invano
Questo è il punto principale, credo: i figli di Dio non devono intraprendere il proprio lavoro in modo irritato. Poi, oltre al punto principale, vedo due ragioni per cui è senza senso, non necessario e inoltre sbagliato per i figli di Dio mangiare il pane della fatica. Il primo motivo è dato nel versetto 1: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affacciano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella”. Cosa vorrà significare costruire invano e vigilare una città invano? Come gli sforzi di un uomo per costruirsi una casa potrebbero dimostrarsi improduttivi, vuoti e vani? Riesco a pensare a quattro modi:
1) Se Dio non è con voi
Per prima cosa, se Dio non è con voi nell'edificio, semplicemente non sarete in grado di finirlo. Ricordate certamente i costruttori della torre di Babele in Genesi 11. Costruirono l'edificio ma Dio non era con loro e, quindi, i loro sforzi furono vani – non gli permise di finirlo. Questo è il primo modo per i nostri sforzi di dimostrarsi vani quando Dio non è nell'edificio.
2) Se l'edificio crolla in un anno
Il secondo modo è che l'edificio può, per la provvidenza divina, essere completato e dopo crollare a causa di povere fondamenta. “L'uomo stolto costruì la sua casa sulla sabbia: venne la pioggia a dirotto, i fiumi strariparono, soffiarono i venti e si abbatterono su essa, cadde e grande fu la sua caduta”. Dio potrebbe sostenerci e permetterci di costruire rimanendo totalmente ignari del suo segreto supporto. Poi, quando saremo fieri e cammineremo a testa alta, le fondamenta si potrebbero frantumare e potremo cadere giù. Fiduciosamente, impareremo la lezione prima che sia troppo tardi: a meno che non si conti su Dio, si lavora invano.
3) Se morite prima di entrare nell'edificio
Ma c'è un terzo modo per cui la mia fatica potrebbe essere vana. Il progetto è completato senza interruzioni, il risultato è sicuro e di lunga durata. Ma nell'istante preciso in cui entro nell'edificio, muoio a causa di un infarto. Salomone era dolorosamente consapevole di ciò che scrisse in Ecclesiaste 2,20:
Sono giunto al punto di disperare in cuor mio per tutta la fatica che avevo sostenuto sotto il sole, perché chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
La vita e la morte sono nelle mani del Signore e nessuno di noi può prolungare la propria vita un cubito oltre il proprio tempo.
Ma qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire: il Salmo dice che i nostri lavori sono vani solo se il Signore non ne è presente, ma le persone muoiono anche quando il Signore lo è. È possibile che anche loro abbiano faticato invano nonostante avessero contato su Dio per essere aiutati nella loro costruzione? La mia risposta è: no di certo, in quanto la morte non è la fine per i figli di Dio. Per essere chiari, quando questi muoiono non portano con loro la casa, gli affari o la famiglia, ma tutto il loro lavoro fatto affidandosi a Dio va via con loro e testimonia la loro fede dinanzi a Dio. Come viene detto in Apocalisse 14,13: “Beati i morti che muoiono nel Signore. Sì – dice lo Spirito – essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono”. E come scrisse Paolo in 1 Corinzi 15,58: “Rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore”.
Eppure, per quelli che faticano in questa vita senza contare sul Signore, il terzo modo che mostra quanto questo sia vano è che, quando il risultato è completato e pronto all'uso, potrebbero morire e non ricavare dalla loro opera nessun piacere.
4) Se diventa una casa della tragedia
Il quarto modo per cui il nostro lavoro potrebbe essere vano se Dio non ne è presente è questo. Il palazzo può essere completato senza problemi: potrebbe essere un buon lavoro e di lunga durata e, per la divina provvidenza, ci potrebbe essere concesso di entrarvici e viverci solo per scoprire che è diventata una casa della tragedia – un matrimonio fallito, figli ribelli, immersi da un'abbondanza di inutili gingilli su scaffali di marmo. Vuoto, futilità e vanità perché Dio non ha costruito la casa.
Mi sembra che il punto del versetto 1 è che non importa quando si è lavorato duro per ottenere qualcosa, la sua realizzazione e il suo appagante piacere dipende decisamente da Dio. Se non confidiamo in Dio con tutto il nostro cuore ma invece ci fidiamo della nostra intuizione, poi potremmo, se è questo il Suo volere, costruire un monumento, ma alla fine avremmo solo un monumento alla futilità.
Ho detto che il versetto 1 era il primo delle due ragioni per cui i figli di Dio non dovrebbero essere ansiosi nel loro lavoro. Come è possibile, allora, aiutarci a superare l'ansia? Ha funzionato in questo modo per me. Nel momento in cui sono uscito dal mio ufficio per recarmi a lezione, ho pensato che i miei più alti sforzi sarebbero stati solo inutili senza lo speciale aiuto di Dio e il successo o fallimento di questa lezione dipendeva essenzialmente da Lui, non da me. E con questo è stato tolto dal mio cuore un peso che non ero destinato a portare, ossia la responsabilità ultima per il successo o il fallimento di ogni avventura. A volte la verità mi solleva così tanto da sentirmi leggero come una farfalla. Non posso portare il peso del fatto che questa lezione potrebbe o no piacermi oggi, Signore. Non posso portare il peso del fatto che possano chiedermi qualcosa che va oltre le mie competenze, Signore. Non posso portare il peso di aprire i loro cuori per farli credere alla dottrina della tua sovranità, Signore. Questi pesi sono troppo pesanti! Sono Tuoi! E io ho scoperto che Dio non solo è pronto, ma desideroso di prendere l'onere della responsabilità finale perché la casa sia costruita e la città sia salvata. E per me questo è un buon motivo per non essere ansioso nel mio lavoro.
Il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno
La seconda ragione è data nel versetto 2: Non mangiare il pane della fatica perché “Dio ne darà ai suoi amici nel sonno”. Alcune traduzioni dicono: “Egli dà sonno ai suoi amici”. Entrambe sono delle possibili traduzioni dall'ebraico. Una implica che Dio aiuta una persona a riposare la notte, l'altra che la persona si riposa mentre Dio lavora attivamente nel mondo per benedirlo. Cosa si inserisce meglio nel contesto?
La prima metà del versetto 2 dice che è vano alzarsi presto e andare a riposare tardi, ma come potrebbe scoraggiare una persona dall'alzarsi presto e andare a letto tardi la semplice affermazione che Dio dà il sonno? Lui non è interessato al suo sonno; è preoccupato – e vuole esserlo – riguardo al suo lavoro. Ma se Salomone intendeva, come penso, “Dio ne darà ai suoi amici nel sonno”, allora c'è una motivazione straordinariamente forte per smettere di essere ansiosi e diminuire il nostro sonno. La motivazione è questa: Dio può compiere molta più bontà per quelli che confidano in Lui mentre questi dormono rispetto a quello che possono compiere per loro stessi mediante un lavoro ansioso mentre sono svegli. Potete pensare a una ragione migliore per non alzarsi presto e non andare al letto tardi mangiando il pane della fatica?
Vi siete mai chiesti perché Dio ci avesse fatti in modo tale da passare un terzo della nostra vita a dormire? Avrebbe potuto progettare un essere umano che fosse sempre fresco e riposato, che non avesse bisogno di dormire. Perché ha decretato che il sonno fosse una parte dell'esperienza umana? Vi darò la mia opinione. Voleva donare un promemoria universale all'umanità che non siamo che bambini e dobbiamo ammetterlo. Siamo così fragili che dobbiamo diventare indifesi, inconsci, ciechi e deboli ogni giorno per vivere appieno. Dormire è una esperienza che rende estremamente umili. Non siamo mai così deboli e innocenti che quando dormiamo avendo fede. “Il mio potere si fa perfetto nella debolezza”! E, “A meno che non vi voltiate e diventiate come bambini, non entrerete nel regno di Dio”.
Se il potere di Dio si fa perfetto nella debolezza, allora sicuramente potremmo credere in questo Salmo che dice che quando doniamo le nostre ansie a Dio e ci riposiamo in pace, Egli lavora con tutte le sue forze per tutta la notte per nostro conto.
La grande prova di fede è credere che quando possiamo vedere di una situazione solo un risultato desolante e che niente di buono ne viene, Dio l'Altissimo può – e lo farà – creare dal nulla, per così dire, un colpo di scena o atteggiamenti che portano grande benedizione. E può farlo mentre dormiamo! Attenti a non cercare di capire il Suo lavoro troppo frettolosamente; potrebbe non essere quello che vi aspettavate e Lui potrebbe non aver finito. William Cowper scrisse un importante inno che mi ha aiutato molto in questo periodo
Non giudicate il Signore con senso debole
Ma fidatevi di Lui per la sua grazia
Dietro una provvidenza accigliata
Egli nasconde un volto sorridente,
i Suoi scopi muteranno velocemente
Svolgendosi ogni ora.
Il bocciolo potrebbe avere un sapore amaro
Ma il fiore sarà dolce. Il cieco scetticismo sbaglia certamente
Ed esaminare il Suo lavoro è vano.
Dio è l'interprete di sé stesso
E lo renderà semplice
Chiudo con un'esperienza personale. Ricordo un tempo, qualche anno fa, quando ho passato alcune settimane senza riuscire a dormire. Anche il mio ragionamento del perché era futile essere ansiosi mi faceva restare sveglio. La soluzione arrivò finalmente sotto forma di una scena che avevo davanti agli occhi ogni notte.
Ero su una barca in un mare in tempesta e l'equipaggio stava lavorando con frenesia per tenere la prua nel vento e mettere in sicurezza tutto il carico. Mentre scendevo nella piccola stiva della nave c'era Gesù addormentato sulla branda. Non c'era tensione sul Suo volto e la Sua testa dondolava avanti e indietro con le onde. Mi avvicinai e gli toccai la spalla: “Gesù, non riesco a dormire. Ti prego, aiutami”. Si alzò lentamente, si spostò a un'estremità della branda e si sedette. Mi fece cenno di sdraiarmi e poggiare la mia testa sul Suo grembo. Poi, con la Sua mano sulla mia spalla disse: “Stanotte mi prendo cura di te, non preoccuparti. Sono sicuro tu sia preparato per la lezione di domani.”
Non posso dirvi quante notti sono andato a dormire in quella posizione. Ma c'era nessun altro. E vado ancora lì quando il sonno non viene. In quanto Lui dona il sonno ai suoi figli.
Quindi non mangiate il pane della fatica, perché non importa quanto duramente lavorate per ottenere qualcosa, Dio ha tolto dalle vostre spalle la responsabilità finale per il successo e può compiere più cose buone per quelli che confidano in lui mentre questi dormono rispetto a quelle che possono attenere con un lavoro ansioso mentre sono svegli.
Testi supplementari:
1 Cor 3,7; 15,10; Fil 2,13; 1 Pt 5,7; 4,19
Chi è "l'amato"? cit. Sal 146,8 (Sal 32,8-11); Gv 16,27
1 Re 3,3–15— Il ricevimento di Salomone promesso nel suo sogno
Is 43,13— Lavoro e chi può impedirlo
Sal 60,11; 108,12— Vana è la salvezza dell'uomo
Ger 46,11— Invano hai usato rimedi