Nessuno generato da Dio pratica il peccato

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English: No One Born of God Makes a Practice of Sinning

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Di John Piper su Santificazione e Crescita
Una parte della serie You Must Be Born Again

Traduzione di Francesca Macilletti

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1 Giovanni 3,1-10

Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 2 Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. 3 Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. 4 Chiunque commette il peccato, commette anche l'iniquità, perché il peccato è l'iniquità. 5 Voi sapete che egli si manifestò per togliere i peccati e che in lui non vi è peccato. 6 Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l'ha visto né l'ha conosciuto. 7 Figlioli, nessuno v'inganni. Chi pratica la giustizia è giusto come egli è giusto. 8 Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. 9 Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio. 10 In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello.

La questione che affronteremo oggi è come affrontano le persone che hanno sperimentato il miracolo della rinascita la loro condizione di peccato mentre cercano di vivere nella piena certezza della loro salvezza? Cioè, come affrontiamo il conflitto tra la realtà della rinascita e la nostra tendenza a peccare? Come possiamo bilanciare il pericolo di perdere la certezza della salvezza e quello di essere presuntuosi dicendo di essere rinati quando, in realtà, non è così? Come possiamo godere della certezza della rinascita e non prendere alla leggera la nostra tendenza al peccato che ci potrebbe impedire di rinascere?

La prima lettera di Giovanni, più di qualsiasi altro libro della Bibbia, sembra avere lo scopo di aiutarci in questa battaglia quotidiana. Leggiamo 1 Giovanni 5,13: “Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, coi che credete nel nome del Figlio di Dio”. Questo libro è stato scritto, ci dice, per aiutare i credenti ad avere la piena certezza di essere rinati – cioè di avere in loro una nuova vita spirituale che non morirà mai. Giovanni vuole che voi – e Dio con lui – utilizziate questa lettera per avere conferma del fatto che siete risorti a nuova vita.

1 Giovanni 3,14 dice: “Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita”. Gesù dice in Giovanni 5,24 “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”. Così Giovanni e Gesù sono gelosi del fatto che noi credenti sappiamo che il giudizio è lontano da noi così come la morte, perché siamo stati giudicati quando Gesù è stato giudicato al posto nostro, e la nostra morte è avvenuta quando Gesù è morto al posto nostro. Dunque, una nuova vita è in noi e questa vita non può perire e non ci può essere tolta. È eterna. Questa è quello di cui Giovanni e Gesù vogliono assicurarsi. “Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna” (1 Giovanni 5,13).

Indice

La follia dei falsi maestri

Ma sta accadendo qualcosa nelle chiese e Giovanni sta scrivendo le sue profonde preoccupazioni. Qualunque cosa sia, rischia di distruggere questa certezza. Ci sono falsi insegnanti che dicono cose che possono dare l'impressione di essere una buona novella e una forte garanzia, ma che hanno l'effetto opposto. Nel trattare questi falsi maestri, Giovanni ci illustra come gestire il nostro peccato in relazione alla lotta per la garanzia di una vita eterna. Cosa dicevano questi falsi maestri?

In primo luogo, dicevano che il preesistente Figlio di Dio, Gesù Cristo, non era venuto nella carne. Non credevano nella piena unione del preesistente Figlio di Dio con una natura umana fatta di carne come la nostra. Ecco ciò che Giovanni dice di loro in 1 Giovanni 4,1-3: “Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già venuto, nel mondo”.

Separare Cristo e la carne

C'è molto su cui potevamo discutere riguardo a questa eresia cristiana, ma voglio concentrarmi solo su una cosa. Questi falsi maestri hanno separato Cristo dalla carne. Possiamo vedere questo nel versetto 2: “Ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio”. A loro non piaceva l'idea di un Cristo preesistente unito con la carne umana.

Ora, ecco la ragione per cui questo è rilevante per la nostra questione di oggi. Questo punto di vista secondo cui la persona di Cristo non sia unita al fisico, al corporeo, alla carne, evidentemente ha avuto un effetto morale e pratico sulla visione che questi falsi maestri hanno della vita cristiana. Appena hanno separato la persona di Cristo dalla vita fisica ordinaria, hanno separato l'essere cristiano da essa.

Separare i cristiani dalla carne

Possiamo vedere chiaramente questo in 1 Giovanni 3,7. Giovanni dice: “Figlioli, nessuno vi inganni [fa riferimento ai falsi maestri]. Chi pratica la giustizia è giusto come egli è giusto”. Che cosa sta dicendo? Sta dicendo di fare attenzione ai falsi maestri, perché quello che dicono è che si può essere giusti senza praticare la giustizia. “Nessuno vi inganni. Chi pratica la giustizia è giusto”.

In altre parole, Giovanni si oppone non solo alla loro visione di Cristo, secondo cui lo separano dalla sua ordinaria vita, ma si oppone anche alla loro visione della vita cristiana quando ci separano dalla nostra vita ordinaria. “La carne non era un problema per Gesù; ciò che importava era che, in qualche modo, in un modo spirituale, egli era il Cristo e c'era una reale unione tra il Cristo preesistente e la sua persona fisica. E nemmeno la nostra carne ha molta importanza, ma in qualche modo, in un modo spirituale, siamo rinati, ma non c'è una reale unione tra quella nuova creazione e la nostra vita fisica che pratica la giustizia o il peccato”. Questo ha portato direttamente all'errore che Giovanni sottolinea in 1 Giovanni 3,7, che si può essere giusti in qualche modo spirituale, e tuttavia non esserlo nella vostra vita fisica.

Ora, Giovanni ha tre risposte a questo falso insegnamento.

L'incarnazione di Cristo dura per sempre

In primo luogo, egli insiste sul fatto che la carne di Gesù e la persona del Cristo preesistente sono inseparabili. 1 Giovanni 4,2: “In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio”. Notate che con la frase “venuto nella carne” non intende dire che l'unione con carne e ossa sia avvenuta per un tempo breve e che poi sia terminata. Egli dice “è venuto nella carne”.

Questa incarnazione dura per sempre. La seconda persona della Trinità sarà per sempre unita alla natura umana. Lo riconosceremo sempre come Gesù, uno come noi, e infinitamente al di sopra di noi – il primogenito tra molti fratelli (Romani 8,29). Dio non aveva – e non ha – disprezzato la creazione fisica che ha compiuto. Egli è venuto nella carne. E il Figlio di Dio rimane per sempre nella carne. Quindi, la prima risposta di Giovanni al falso insegnamento è quello d'impostare la loro visione di Cristo. La sua essenza fisica non è un miraggio, né secondaria. È importante. Il fatto che lui abbia un corpo, lo segna e lo identifica per sempre.

Azioni cristiane confermano l'esserlo

La seconda risposta di Giovanni al falso insegnamento è negare con forza il loro insegnamento secondo cui gli esseri spirituali possono essere separati dalle azioni fisiche. Giovanni, infatti, insiste sul fatto che gli esseri spirituali debbano essere convalidati da azioni fisiche, oppure che gli esseri spirituali non esistano. Questo è quello che abbiamo visto in 1 Giovanni 3,7: “Figlioli, nessuno vi inganni. Chi pratica la giustizia è giusto come egli è il giusto”. I tentatori dicevano: Potete essere giusti senza praticare la giustizia. Giovanni dice: Le uniche persone giuste sono quelle che praticano la giustizia. Le azioni confermano la personalità di ognuno di noi.

Questo è ciò che Giovanni dice più e più volte in questa lettera. Ad esempio, in 1 Giovanni 2,29, dice, “Se sapete che egli è giusti, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è stato generato da lui”. In altre parole, praticare la giustizia è la prova e la conferma della rinascita.

Nessuna pratica del peccato: prova della rinascita

Oppure si consideri 1 Giovanni 3,9: “Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio”. La pratica del peccato è prova e conferma del fatto che non siamo rinati da Dio. Non praticare il peccato è prova e conferma della rinascita.

E la ragione per cui la rinascita cambia inevitabilmente la vita di peccato, dice Giovanni, è che, quando rinasciamo, “il seme di Dio” dimora in noi, e noi “non possiamo continuare a peccare”. Questo è quanto reale sia il collegamento tra la rinascita e la quotidiana vita fisica. Il seme può essere lo Spirito di Dio o la Parola di Dio o la natura di Dio – o tutti e tre. Qualunque cosa sia in particolare, Dio stesso opera la rinascita così potentemente che non è possibile continuare a praticare il peccato. Il seme di Dio non può portare la pace se si continua ad avere un comportamento peccaminoso.

Questi falsi insegnanti che credono di poter separare la spiritualità dalla fisicità, non comprendono né l'incarnazione né la rigenerazione. Nell'incarnazione, il Cristo preesistente è realmente unito al corpo fisico. E nella rigenerazione, la nuova creazione in Cristo ha effetti reali e inevitabili sulla nostra vita fisica di obbedienza.

Rifiutare ogni nozione d'impossibilità di peccare nella rinascita

La terza risposta di Giovanni al falso insegnamento è di respingere qualsiasi nozione d'impossibilità di peccare per le persone rinate. Evidentemente, questo falso insegnamento, separando “l'essere giusti” da “praticare la giustizia” (3,7), li ha portati a dire: “Bene, anche se i vostri corpi compiono peccati, non si tratta proprio di voi. Il “voi” reale è il rinato; e quel vero voi è così al di sopra della vita fisica quotidiana che non è mai contaminata dal peccato”.

Quindi, questa separazione che i falsi maestri compiono tra chi siete e quello che fate, li aveva guidati nel dire che i cristiani non peccano mai veramente. Come potrebbero dire una cosa del genere? Sono nati da Dio. Sono creature nuove. Hanno il seme di Dio in loro. Così Giovanni richiama l'attenzione su questo errore per tre volte. È importante che li vediate.

1) Non ci sono cristiani senza peccato.

1 Giovanni 1,8: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi”. Noi! Noi cristiani rinati. In altre parole, non lasciate che l'inganno di questi falsi insegnanti diventi il vostro inganno. Non ci sono cristiani senza peccato.

2) Il rinato ha un Paràclito.

1 Giovanni 2,1: “Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto”. In altre parole, Giovanni non dice che, se peccate, non siete rinati. Dice che, se peccate, disponete di un Paràclito: Gesù Cristo. E solo coloro che sono rinati lo hanno.

3) C'è peccato che non conduce alla morte.

1 Giovanni 5,16-17: “Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita: a coloro, cioè, il cui peccato non conduce alla morte. C'è infatti un peccato che conduce alla morte; non dico di pregare riguardo a questo peccato. Ogni iniquità è peccato, ma c'è il peccato che non conduce alla morte”.

Si noti l'ultima parte: “C'è il peccato che non conduce alla morte”. Questo è il motivo per cui è possibile vedere il proprio fratello commettere peccato. Egli è vostro fratello, è rinato. E lui pecca. Come è possibile? Perché c'è il peccato che non conduce alla morte. Non credo che abbia particolari tipi di peccati in mente, piuttosto gradi di radicamento e persistenza abituale. C'è un momento in cui arriverete al punto di non ritorno e sarete come Esaù che cercava il pentimento e lo trovava (Ebrei 12,16-17).

Il rinato, come affronta il peccato?

Ora veniamo alla domanda che ci siamo posti all'inizio: come le persone che hanno sperimentato il miracolo della rinascita affrontano la propria condizione di peccato mentre cercano di vivere nella piena certezza della loro salvezza? La mia risposta è: La affrontano a seconda del modo in cui usate l'insegnamento di Giovanni. Egli mette in guardia contro l'ipocrisia (di quelli che dichiarano di essere rinati quando la loro condotta dice il contrario), e celebra la propiziazione di Cristo e la sua volontà di difendere i peccatori.

La domanda è: come usare queste due verità? Come usare l'avvertimento che potrebbe ingannare voi stessi? Come usare la promessa: “Se pecchiamo, abbiamo un Paràclito”? La prova della vostra rinascita la troviamo nel come queste due verità operano nella vostra vita.

Ecco il modo in cui operano se siete rinati:

1) Fuggire dalla presunzione, dirigersi verso il Paràclito

State scivolando in una tiepida, incurante presuntuosa struttura della mente circa la vostra condizione di peccato. State iniziando a non dar conto o ad essere completamente indifferenti al fatto di essere santi o terreni. Prestate meno attenzione ai cattivi atteggiamenti – e iniziate ad abituarvi ai modelli peccaminosi di comportamento.

Quando i rinati sperimenta questo, la verità di 1 Giovanni 3,9 (“Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato”), ha l'effetto, per mezzo dello Spirito Santo, di far riconoscere loro il pericolo della loro condizione in modo che si dirigano verso il loro Paràclito e la sua propiziazione per la misericordia, il perdono e la giustizia. Confessano i propri peccati, vengono purificati (1,9), il loro amore per Cristo si rinnova, la dolcezza del loro rapporto viene recuperato, l'odio del peccato viene ripristinato e la gioia del Signore diventa di nuovo la loro forza.

2) Fuggire la disperazione, dirigersi verso il Paràclito

Siete presi dalla paura, dallo scoraggiamento e anche dalla disperazione al pensiero che la vostra giustizia, il vostro amore per gli altri e la vostra lotta contro il peccato non siano abbastanza. La vostra coscienza vi condanna e le vostre azioni sembrano così imperfette ai vostri occhi da non sembrarvi quelle di una persona rinata.

Quando i rinati sperimentano questo, la verità di 1 Giovanni 2,1 ha l'effetto, per mezzo dello Spirito, di salvarlo dalla disperazione: “Figlioli miei [vuole essere dolce con le loro coscienze], vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto”.

L'ammonimento di Giovanni sull'ipocrisia vi salva dal precipizio della presunzione. La sua promessa di un Paràclito vi salva dal precipizio della disperazione.

Il potere redentore della parola di Dio

La rinascita vi permette di ascoltare le Scritture e utilizzarle per redimervi. La rinascita non utilizza la promessa “Abbiamo un Paràclito” per giustificare un atteggiamento d'indifferenza sprezzante al peccato.

La rinascita non utilizza l'avvertimento “Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato” per gettare benzina sul fuoco della disperazione. Il rinato ha un discernimento spirituale che intuisce come utilizzare l'insegnamento di Giovanni: Il rinato è castigato e reso sobrio dagli avvertimenti ed è entusiasta e reso più forte dalla promessa di un Paràclito e di propiziazione.

Possa il Signore confermare la vostra rinascita per entrambe le risposte alla Sua parola. Possa concedervi di abbracciare sia l'avvertimento che il conforto e di utilizzarli spiritualmente per preservare la piena certezza della vostra salvezza.