Le cose di Dio

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English: The Things of God

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Di R.C. Sproul su Santificazione e Crescita

Traduzione di Porzia Persio

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Uno studente in disaccordo con il proprio insegnante è una cosa, ma cosa del tutto diversa è lo studente che sgridi l'insegnante per i suoi insegnamenti. Eppure è precisamente quel che fece l'apostolo Pietro, che ebbe l'insolenza di discutere il Verbo incarnato di Dio, l'Unico che incarni tutta la verità, e sgridarLo per quel che stava insegnando (Marco 8,32).

A peggiorare le cose, la parola greca tradotta come "sgridare" viene usata nella Bibbia relativamente alla condanna dei demoni. Quando Gesù mise a tacere i demoni, li sgridò, ritenendoli passibili di condanna (Matteo 17,18; Marco 1,25 e 9,25; Luca 4,35 e 9,42). È chiaro che le proteste di Pietro non erano blande; egli confrontò Gesù in aperta ostilità. L'apostolo che aveva dichiarato: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente", e aveva udito Gesù replicare: "Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona" (Matteo 16,16-17a), ritenne di dover correggere e riprendere il proprio Maestro.

Qual era la natura del rimprovero di Pietro? Egli disse: "Signore, Dio te ne liberi! Questo non ti avverrà mai" (versetto 22b). Pietro stava affermando che tutto ciò che Gesù aveva predetto (il Suo tradimento ed esecuzione) sicuramente non Gli sarebbero occorsi. Perché? Perché Pietro era preparato a evitare che ciò accadesse, o almeno così pensava.

La risposta di Gesù fu altrettanto tagliente. Marco narra: "Ma egli, voltatosi e riguardando i suoi discepoli, sgridò Pietro, dicendo: «Vattene lontano da me, Satana, perché tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini»" (8,33). Di nuovo qui troviamo la parola greca che gli evangelisti usano per descrivere come Gesù parlò ai demoni. Ora Marco la usa per descrivere quel che Gesù replicò a Pietro e le parole di Gesù esprimono la severità di tale correzione, in quanto il Signore definì il Proprio discepolo "Satana".

Perché Gesù paragonò Pietro al Diavolo? Penso che fosse perché Pietro offrì la stessa tentazione che il Diavolo aveva presentato a Gesù nel deserto all'inizio del Suo ministero. Nella sua cronaca della tentazione finale di Gesù, Matteo (4,8-10) scrive:

Di nuovo il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Io ti darò tutte queste cose se, prostrandoti a terra, mi adori». Allora Gesù gli disse: «Vattene Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo”».

Satana chiese a Gesù di prostrarsi innanzi a lui. "Nessuno lo vedrà", suggerì, "Se lo farai, ti darò tutti i regni di questo mondo. Non dovrai percorrere la Via Dolorosa. Non vi sarà la croce; non vi sarà la coppa dell'ira; non vi sarà sofferenza". La promessa di questa tentazione era l'acquisizione di un trono senza dover sopportare dolore e sofferenza.

Nostro Signore resisté alla tentazione così come aveva resistito a tutte le profferte di Satana. Luca tuttavia narra che Satana "si allontanò da lui fino a un certo tempo" (4,13b). Vi è qui un presagio, un suggerimento che Satana non aveva finito con la propria tentazione.

Chi avrebbe potuto prevedere che il "certo tempo" avrebbe calcato le orme della più alta confessione di fede tra i discepoli? Chi avrebbe potuto prevedere che Satana avrebbe parlato tramite il portavoce dei discepoli, l'uomo che aveva dichiarato: "Tu sei il Cristo"? Gesù tuttavia riconobbe l'opera di Satana immediatamente.

Gesù replicò a Pietro: "Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini" (Marco 8,33). Pietro non guardava al Messia dal punto di vista divino, ma pensava al Messia come a un capopopolo politico che avrebbe liberato gli ebrei dal giogo romano. Secondo Pietro, era inconcepibile che il Messia dovesse soffrire, anche se l'Antico Testamento affermava che sarebbe accaduto.

Gesù dimostrò a Pietro che vi sono due modi di guardare alle cose, il modo di Dio e quello degli uomini. Questo è il solco divisorio tra pietà ed empietà. L'uomo pio è profondamente interessato alle cose di Dio, ma l'empio non ha interesse per le cose di Dio, si preoccupa invece delle cose mondane.

Dobbiamo valutare noi stessi secondo tali criteri, di tanto in tanto. Dobbiamo chiederci: "Dov'è il mio cuore? Qual è la mia maggiore preoccupazione? Sono le cose del mondo o il mio cuore batte per le cose di Dio? Cerco innanzitutto il regno di Dio e la Sua giustizia? O vi è qualche altra priorità, qualche ambizione, qualche obiettivo in cui riverso tutte le mie energie?".

Dobbiamo rivolgerci tali domande soprattutto se riteniamo che l'insegnamento di Gesù ci offenda e ci porti a discutere con Lui o persino a sgridarLo. Auguriamoci di non essere mai tanto temerari.