La più prodiga promessa di Dio?
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di John Piper su Santificazione e Crescita
Traduzione di Susanna Giubileo
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Gioia Incommensurabile nei Tempi che Verranno
Dall'eternità del passato all'eternità futura, lo scopo della creazione e della Provvidenza è stata e sarà per sempre la manifestazione della gloria di Cristo. "Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui" (Lettera ai Colossesi, 1:16). Tale scopo (ossia l'esaltazione di Cristo nella Creazione) non finirà con la nuova Creazione. La Provvidenza di Dio non svanirà nei tempi che verranno. E il suo disegno Ultimo non cambierà: "per ottenere (Egli) il primato su tutte le cose." (Lettera ai Colossesi, 1:18).
In ogni momento della Storia (e anche prima), l'Universo è stato creato secondo la saggezza del Signore, e governato dalla Sua Provvidenza: questo perché esso divenisse teatro della gloria di Dio, e potesse dunque manifestarsi perfettamente nella gloria della sua Grazia. Essa è a sua volta emanata dalla gloria di Dio, che brilla con maggiore intensità nel suo sacrificio per noi immeritevoli ribelli.
La più prodiga promessa di Dio?
Questa è stata la finalità, sin dal Principio. Lo scopo ultimo per l'eternità futura. Paolo esulta nell'esprimere questo concetto nella Scrittura:
[Dio] ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. (Lettera agli Efesini, 2:6--7)
Questo glorioso Verbo si intensifica sempre di più. Ci vorranno "tempi eterni" perché Dio esaurisca la dimostrazione della propria "ricchezza" per coloro che sono in Cristo. Perché tale ricchezza è "straordinaria." Ed è anche "ricchezza (...) della sua grazia." E a meno di non pensare a essa in termini troppo vaghi, Paolo afferma che tale ricchezza sia "nella sua bontà." E a meno di non pensare a quest'ultima in termini generici, Paolo precisa anche che questa bontà è "verso di noi." E a meno di non pensare che questa ricchezza venga dal Padre e non dal Figlio, Paolo conclude che quest'ultima giunge a noi dal Padre "in Cristo Gesù." In lui sono tutte le ricchezze. Ciò significa che Dio, in Cristo, aumenterà nella gloria con il passare degli anni e dell'eternità, e noi saremo tanto più ricompensati quanto più aumenterà la sua bontà.
Ogni giorno, per l'eternità (senza pause e senza fine) la ricchezza della gloria di Dio in Cristo diverrà sempre più grande e meravigliosa nella nostra percezione della stessa. Noi siamo limitati. La ricchezza di Dio è "incommensurabile"; infinita. Per questa ragione, non possiamo comprenderla sino in fondo. Rifletteteci un momento: Ce ne sarà sempre in abbondanza. Un'abbondanza gloriosa. In eterno. Soltanto un Essere infinito può comprendere del tutto una ricchezza altrettanto infinita. Ma noi possiamo passare un'eternità accogliendo quella ricchezza in modo sempre maggiore (e lo faremo!). Esiste una correlazione necessaria tra esistenza infinita e infinita benedizione. Bisogna ottenere la prima per fare esperienza della seconda. La vita eterna è essenziale per godere dell'incommensurabile ricchezza della Grazia di Dio.
Esperienza è in questo caso una parola assolutamente essenziale: è necessaria la prima per fare esperienza della seconda. Paolo aveva già affermato nel capitolo precedente della Lettera agli Efesini che, prima della Creazione, Dio aveva già in programma di fare dell'Universo (inclusa la nuova Creazione e i tempi che verranno) il palcoscenico non solo della dimostrazione della "straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù" (lettera agli Efesini, 2:7), ma anche della meravigliosa "lode dello splendore della sua grazia" (Lettera agli Efesini, 1:6, 12, 14, la mia traduzione). Questa è l'esperienza promessa nel secondo capitolo della Lettera agli Efesini (2:7). Cosa vuol dire, per quanto riguarda la nostra esperienza, la promessa di Dio di elargire per sempre su di noi "la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù"? Vuol dire eterna gioia. Per citare l'apostolo Paolo, si tratta di una gioia "indicibile e gloriosa" (Prima lettera di Pietro, 1:8, la mia traduzione).
Prendete Parte alla Gioia del Vostro Padrone
Non si tratta di un tipo di gioia ordinario, che possiamo provare ogni giorno; nemmeno quando ci sentiamo al meglio. Durante la sua missione sulla Terra, Gesù disse, a proposito dei propri insegnamenti: "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Vangelo secondo Giovanni, 15:11). Tutto questo è sorprendente. Gesù non desidera che noi proviamo semplicemente gioia; neppure semplicemente la gioia in lui. Il suo commovente desiderio (il desiderio del Figlio di Dio) è che noi possiamo provare la gioia di Gesù stesso. Il suo desiderio è che noi possiamo provare la stessa felicità del Figlio di Dio.
E quando Gesù considerò il futuro, il Giudizio Universale che sarebbe seguito alla sua seconda venuta, immaginò tutti i credenti che avevano dato ascolto alle parole di Cristo: "prendi parte alla gioia del tuo padrone" (Vangelo secondo Matteo, 25:21). Ancora una volta, è importante notare come non stia semplicemente dicendo: "Da oggi in poi le vostre lacrime saranno asciugate e sarete felici." Dice al contrario: "Prendi parte alla mia gioia. Condividi la mia gioia." Ci sta rassicurando che non saremo abbandonati nella nostra limitata capacità di provare gioia.
Voglio soffermarmi su questo punto in parte perché so che quando predico o scrivo riguardo all'incommensurabile magnificenza della gioia che avremo per sempre in Cristo, il mio uditorio spesso teme di non riuscire mai a provare ciò che provo a descrivere. Mettono in questione la propria personalità, con tutte le sue limitazioni emotive, ed esclamano: "Anche al mio meglio, provare quello che dici tu mi è inimmaginabile." Mi sono spesso sentito così anch'io.
Ma Gesù prega che noi possiamo provare non solo le nostre emozioni al loro meglio, ma lo stesso amore di Dio (Vangelo secondo Giovanni, 17:26). Ci invita non solo a provare grande gioia, ma a provare la sua gioia (Vangelo secondo Giovanni, 15:11). Ci invita non solo a fare esperienza della felicità in Paradiso, ma a prendere parte all'esperienza della Sua stessa felicità. Saremo talmente trasformati dal suo secondo avvento che godremo della gloria di Cristo tanto quanto è concesso alle creature terrene, attraverso la gioia di Dio stesso.
Questa sarà l'opera eterna dello Spirito Santo: prendere la gioia del Padre e del Figlio e la gioia del Figlio nel Padre e farne la nostra gioia, rivelandoci la gloria del Padre e del Figlio in misura sempre crescente. Questa sarà l'esperienza della "straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù."; e sarà appagante, inneggiante al Signore e dipendente dallo Spirito Santo.
L'eterna letizia di Dio
L'esperienza della gioia sempre crescente in Dio e di tutto ciò che egli è per noi in Cristo sarà l'essenza dell'eterna glorificazione di Dio nei tempi che verranno. I cieli di sicuro ne gioiranno. Il sole, la luna e tutte le stelle del cielo loderanno il Signore. La Terra esulterà. Gli oceani romberanno nella lode di Dio. I fiumi applaudiranno. Le colline canteranno di gioia. I campi e quanto contengono esulteranno. Gli alberi della foresta canteranno la loro lode. Il deserto fiorirà come la rosa (Libro dei Salmi, 96:11--13; 98:7--9; 148:3; dal Libro del Profeta Isaia, 35:1). Il mondo che Dio ha creato, una volta liberato dalla schiavitù del peccato (Lettera ai Romani, 8:21), non cesserà mai di narrare la gloria di Dio (Libro dei Salmi, 19:1; Lettera ai Romani, 1:20).
Cionondimeno, tutta la bellezza della Natura, che si rivela in Dio e ne canta la lode, non si compirà in tutto il proprio potenziale finché non si troverà riflessa nei nostri cuori; nell'esperienza nella libertà della gloria dei figli di Dio (Lettera ai Romani, 8:21). La gloria di Dio sarà la luce che pervade ogni angolo della nuova Nazione, ma la torcia di tale gloria sarà l'Agnello (rivelazioni; 21:23): il martirio mai dimenticato, l'eterno spettacolo.
Il perfetto palcoscenico della Creazione sarà raggiante nella gloria di Dio. Ma sarà la tragedia (l'esperienza umana di Dio in Cristo), e non il palcoscenico, che amplificherà più di ogni altra cosa il Dio dell'onnipresente Provvidenza. E la bellezza e il valore senza paragoni dell'Agnello che è stato sacrificato saranno la melodia predominante dell'eternità. E la gioia dei figli di Dio sarà l'eco dell'infinita ricchezza di Dio, nonché il fulcro della Sua eterna letizia.