La Domanda

Da Libri e Sermoni Biblici.

Risorse Correlate
Altro Di Jonathan Parnell
L'Indice degli Autori
Altro su Santificazione e Crescita
L'Indice degli Argomenti
A proposito di questa traduzione
English: The Question

© Desiring God

Condividi
La nostra missione
Questa risorsa è pubblicata da Gospel Translations, un ministero online il cui scopo è rendere libri e articoli che parlano del vangelo disponibili gratuitamente in ogni paese e lingua.

Per saperne di più (English).
Come puoi aiutarci
Se parli bene l’inglese, puoi aiutarci come traduttore volontario.

Per saperne di più (English).

Di Jonathan Parnell su Santificazione e Crescita

Traduzione di Isabella Intelisano

Review Potete aiutarci a migliorare questa traduzione da rivedere per la precisione. Per saperne di più (English).



Ogni cristiano è un ministro di Dio. Che sia grande o piccolo, con esperienza o alle prime armi, con una chiamata particolare o senza – ogni cristiano ha un determinato ministero datogli da Dio.

Tutti abbiamo la chiamata nella nostra vita - anche se legata a capacità diverse - ad essere testimoni della grazia di Gesù seguendo il suo esempio al servizio degli altri (Giovanni 13:15). Alcuni non sono sicuri di quale sia la loro chiamata nel dettaglio; altri lo sanno senza alcun dubbio. Alcuni vengono sollecitati a scoprire le indicazioni di Dio; altri si stanno già preparando al passo successivo. E in qualunque posizione noi ci collochiamo tra questi “alcuni” e “altri”, c'è una domanda che dobbiamo assolutamente ascoltare prima di ogni cosa.

Oltre la Nostra Moderna Sapienza

Ora, certamente, ci sono molte domande che dovremmo porci a riguardo: infiniti dettagli sui doni dello Spirito Santo e sulle competenze che possediamo, se siamo portati per questo ruolo o per quello, o se i punti di forza che possiamo trovare attraverso le tattiche di Strength Finder combaciano con le descrizioni del lavoro pianificato. Ci sono intere strategie che esistono per aiutarci a capire quali domande porci e quali qualità valutare, ma nessuna è più importante di una.

Per conoscere questa domanda, la più determinante di tutte, dovremmo guardare oltre la nostra moderna sapienza, al tempo antico, dobbiamo andare oltre le strategie dei guru del Mar di Galilea, alla spiaggia di Tiberiade, dove un giorno era seduto un leader, molti giorni prima di assistere al più efficiente lancio di ministero della storia del mondo.

Il giorno di Pentecoste era prossimo. Fu il giorno in cui lo Spirito discese e attraverso questo Spirito un uomo imperfetto, si alzò in piedi (Atti 2:14; 1:15). Un maldestro peccatore emerse divenendo un santo senza vergogna, uno sul quale la chiesa verrà costruita (Matteo 16:18).

Ma prima, la domanda.

Come si preparerà?

Tornando a quella spiaggia, ecco che i discepoli si accalcavano attorno a un fuoco mattutino - un fuoco fatto con carbone, diverso da quello di Pentecoste – e facevano colazione con Cristo risorto (Giovanni 21). Al di fuori di quel gruppo che si era riunito, avremmo mai supposto che Pietro sarebbe stato il primo-candidato a portavoce apostolico? Avremmo mai scelto lui per quel ruolo che troviamo negli Atti dato ciò che si racconta di lui nei vangeli?

Voglio dire, questo è il Pietro di cui stiamo parlando: quella tuta-blu che fa continuamente gaffe, questo Pietro lingua-lunga-fermati-e-ascolta.

Contrariamente a ciò che potremmo pensare - presumibilmente lontano dagli indicatori di personalità di Meyer-Briggs - a questa colazione ben poco sapevano tutti (tranne Gesù) di come Pietro si sarebbe presto fatto avanti nel guidare la nascente missione di avanzamento del vangelo. Pietro avrebbe avuto i suoi giorni più duri in seguito - dispute alle quali non si sarebbe mai sognato di assistere, lotte che non avrebbe mai voluto, frutti che non avrebbe mai immaginato di vedere. Come avrebbe dovuto prepararsi a tutto questo? Non sapeva cosa lo aspettava dietro l'angolo. Cosa lo avrebbe preparato?

La risposta sta proprio in quella domanda fondamentale.

Molto più centrale

La domanda che gli viene fatta non è su quali siano i suoi obiettivi per i prossimi cinque anni, per quanto tali progetti siano buoni. Non è una domanda sulla sua strategia di finanziamento o sull'intento dei suoi viaggi, o sul budget delle ore di una settimana tipica – per quanto tutte queste cose siano utili. Non è una domanda sull'esperienza di gestione, sebbene io sia sicuro che l'attività del pescatore gli avesse procurato un certo sesto senso per l'amministrazione. Non è un test sulle sue capacità comunicative, sebbene avrebbe dovuto parlare parecchio. Non si trattava di un briefing preparatorio o di sfide imminenti, sebbene ne avrebbe visto un giusto profitto.

La domanda era molto più centrale, è quel tipo di domanda che cambia le cose, che lascia il panorama del nostro cuore desolato, nel senso buono. È come una brezza delicata seguita da un risveglio bramoso, una domanda che capovolge le strutture e fa a pezzi le radici dei nostri presupposti artificiali. É la domanda senza la quale, anche se avessimo tutto il resto su questo pianeta, andrebbe tutto perso. E se eseguissimo i nostri compiti con capacità raffinate, se guadagnassimo il rispetto del mondo, se ricevessimo i risultati più positivi, escludere questa domanda renderebbe tutto vano.

E' la domanda che tutti sanno essere importante ma che ancora rimane secondaria. E' così cruciale che in effetti potrebbe essere tranquillamente considerata la sola “autorizzazione” a scendere in campo. “Certo, certo, importa, ma.. andiamo avanti” qualcuno potrebbe dire. Ma no! Non possiamo! Non dobbiamo! Se la domanda iniziale è lasciata ai margini, la sua priorità diminuirà nella nostra preparazione, se la sua presenza è data per scontata ci troviamo altre cose per occupare il nostro tempo. Ma nulla dovrebbe occupare il nostro tempo più di questa domanda; nulla della nostra vita dovrebbe avere più significato del nostro realizzare questa realtà e condividerne il suo miracolo.

Dio ci ha chiamato tutti a qualcosa – qualche ruolo, qualche ministero, qualche compito – e questa è la domanda che abbiamo bisogno di sentire, questa sopra tutte le altre, la domanda attorno alla quale le nostre intere vite devono orientarsi, qualunque sforzo intraprendiamo lungo il cammino. Questa è la domanda che dobbiamo lasciar echeggiare e mettere a posto le complessità delle nostre vite. E' la domanda di cui non si può mai fare a meno, quella che quando non c'è la chiediamo più – quando non è più lei a muoverci – è il segno sicuro di un naufragio spirituale. E' la domanda che dobbiamo farci nel profondo nelle nostre anime, impetuosamente nelle nostre menti, che deve venire prima dei nostri affetti. E' la domanda le cui parole lasciamo che ricadano fresche nei nostri cuori come se le avessimo avute dalla voce di Gesù stesso, come se anche noi fossimo lì su quella spiaggia, come se quando Gesù chiese a Pietro, lo chiese anche a noi:

“Mi ami tu?”