Il piacere di Dio nell’Elezione
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di John Piper
su Predestinazione e Elezione
Una parte della serie The Pleasures of God
Traduzione di Mafalda Giudice
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Deuteronomio 10: 14-15 Ecco, all’Eterno, al tuo Dio, appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e tutto quanto essa contiene; ma soltanto ne’ tuoi padri l’Eterno pose affezione, e li amò; e, dopo loro, fra tutti i popoli, scelse la loro progenie, cioè voi, come oggi si vede.
Un riassunto della serie finora.
Nel nostro studio sul piacere di Dio abbiamo visto che, fin dall’eternità, Dio è stato sommamente felice di essere nella confraternita della Trinità. Si è dilettato nel lanciare uno sguardo, per così dire, sull’infinito panorama delle sue perfezioni riflesse nel volto di suo Figlio. Fin dall’eternità, tra Dio il Padre e Dio il Figlio sono corsi un amore e una gioia così piena e completa, così carica dell’essenza di Dio, che si è mantenuta nel tempo, come una sola Persona in tutto e per tutto, lo Spirito Santo stesso.
Se si potesse prendere l’energia dei miliardi di galassie nell’universo e misurarla, si otterrebbe una risposta che è semplicemente una vaga riverberazione dell’energia della gioia e dell’amore che aumenta, fluisce e s’innalza nel cuore uno e trino di Dio. Prima di esserci qualcosa all’infuori di Dio, Egli era sommamente felice nel suo singolo.
In secondo luogo abbiamo visto che Dio era, quindi, indipendente e libero. Egli non ha alcuna necessità e per questo non può essere corrotto; Egli non ha alcuna imperfezione e quindi non può essere ricattato; Egli non ha imperfezioni e quindi non può essere obbligato o forzato. In altre parole, Egli è assolutamente libero e agisce come vuole per il suo buon piacere. “Il nostro Dio è nei cieli; Egli fa tutto ciò che gli piace”. (Salmo 115:3)
In terzo luogo, abbiamo visto che la creazione di questo spettacolare universo è lo sgorgare della generosità gaia di Dio. Egli non ha creato il mondo per compensare i propri difetti, bensì l’ha creato perché lo sgorgare è la vera natura della pienezza e il diffondersi è la natura dell’immensa gioia. Dio, quindi, ha gioito nel creare l’universo come conseguenza del piacere traboccante nella sua gloria.
La settimana scorsa abbiamo visto che nel mondo che Dio ha creato, la grande passione del suo cuore è di diffondere la sua reputazione. Più volte leggiamo nelle Scritture che Egli agisce per il bene del suo nome e il suo grande obiettivo è di ingrandire la sua fama, la rinomanza e l’onore del suo nome in tutto quello che Egli fa.
Se ci si ferma a pensare, questa è la cosa più affettuosa che Dio possa aver fatto, perché la grazia più grande che l’essere umano possa ricevere è conoscere e condividere nella gloria del Signore. Pertanto, quando Dio mira a rendere il suo glorioso nome conosciuto, ammirato, lodato e apprezzato tra tutte le persone, lingue, tribù e nazioni, Egli agisce nella grazia e nell’amore traboccante, perché questo, e solo questo, va a soddisfare i desideri del cuore umano.
Un popolo per lodare e proclamare Dio
Oggi portiamo il nostro studio un passo in avanti e scopriamo che il modo in cui Dio si propone di nominare la sua grazia gloriosa in tutto il mondo è di scegliere un popolo. Come Geremia afferma: “Poiché, come la cintura aderisce ai fianchi dell’uomo, così io avevo strettamente unita a me tutta la casa d’Israele e tutta la casa di Giuda, dice l’Eterno, perché fossero mio popolo, mia fama, mia lode, mia gloria; ma essi non han voluto dare ascolto”(Geremia 13:11). In altre parole, per ampliare il piacere che Dio possiede nel suo stesso nome, Egli nomina un popolo per apprezzare, lodare e proclamare quel nome. La Bibbia chiama queste persone “gli eletti” e stamattina vogliamo guardare a questo, il piacere di Dio nell’elezione.
L’Elezione d’Israele
Inizieremo con l’elezione di Israele nel Vecchio Testamento per poi passare al Nuovo Testamento e vedere se la Chiesa gode di una simile stima.
Nel Deuteronomio 10: 14-15 si descrive il piacere che ha Dio nell’aver scelto Israele tra tutte le persone sulla Terra.
14) Ecco, all’Eterno, al tuo Dio, appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e tutto quanto essa contiene; 15) ma soltanto ne’ tuoi padri l’Eterno pose affezione, e li amò; e, dopo loro, fra tutti i popoli, scelse la loro progenie, cioè voi, come oggi si vede.
Ci sono due cose da notare.
La completa libertà di Dio
Per primo, si noti il contrasto tra i versi 14 e 15: perché Mosè descrive l’elezione d’Israele sullo sfondo della proprietà del mondo intero da parte di Dio? Il verso 14 dice: A Dio appartiene tutto in cielo e in terra, poi il verso 15 dice: Ma Egli scelse voi come propria progenie.
Non è il caso di dissipare ogni nozione per la quale Dio era in qualche modo intrappolato nel dover scegliere questo popolo? Non è il caso di demolire il mito secondo il quale ogni popolo ha il suo Dio e questo Dio ha il diritto solo al proprio popolo e nient’altro?
Quindi il punto di Mosè quando dice “A Dio appartiene tutto in cielo e in terra, assolutamente tutto, tuttavia ha scelto voi” è di chiarire agli Israeliti che Dio non era stato costretto a eleggerli. Egli aveva i diritti e i privilegi di scegliere appieno qualsiasi popolo sulla faccia della terra per i suoi scopi redentori. Quindi, quando Egli chiama se stesso “il loro Dio”, non vuole dire di essere alla pari delle divinità egizie o di Canaan, perché è a Lui che appartengono tali divinità e i loro popoli. Inoltre, se gli fosse piaciuto, avrebbe potuto scegliere un popolo totalmente differente per compiere i suoi propositi. Il motivo per cui i versi 14 e 15 sono insieme è di accentuare la libertà e i diritti universali e l’autorità di Dio.
Il modo in cui Dio esercita la sua libertà
La seconda cosa da notare è nel versetto 15: il modo in cui Dio esercita la propria libertà è di “porre affezione nei suoi padri”. Questo significa che Dio sceglie liberamente di rendere Abramo, Isacco e Giacobbe gli oggetti del suo amore e della sua gioia. L’amore di Dio per i padri d’Israele era libero e misericordioso e non era obbligato dal fatto che i padri fossero ebrei o dalla loro virtù. Uno dei modi in cui Dio chiarisce ciò è la scelta di Isacco; Abramo ha due figli, Ismaele e Isacco, ma Dio sceglie solo uno di loro. Allo stesso modo, quando Isacco ha due figli, Giacobbe e Isaia, ancor prima che nascessero, Dio sceglie Giacobbe per continuare la linea dei suoi prescelti.
Nella lettera ai Romani 9:10-13, Paolo accentua che la ragione di ciò è di mostrare che l’elezione di Dio è libera incondizionata. Non si basa su l’essere ebreo, sulla virtù o la fede; è libera e quindi completamente misericordiosa e magnanima.
Perché Dio amò Israele e lo scelse?
Il Deuteronomio 7: 6-8 accentua tale punto e Mosè descrive così l’elezione d’Israele:
6)Poiché tu sei un popolo consacrato all’Eterno, ch’è l’Iddio tuo; l’Eterno, l’Iddio tuo, ti ha scelto per essere il suo tesoro particolare fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra. 7) L’Eterno ha riposto in voi la sua affezione [letteralmente: gioia] e vi ha scelti, non perché foste più numerosi di tutti gli altri popoli, ché anzi siete meno numerosi d’ogni altro popolo; 8) ma perché l’Eterno vi ama, perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, l’Eterno vi ha tratti fuori con mano potente e vi ha redenti dalla casa di schiavitù, dalla mano di Faraone, re d’Egitto.
Questo passaggio insegna nuovamente la libertà della grazia divina nell’amare e nello scegliere Israele. Si noti la domanda posta nel verso 7: Perché Dio “ha riposto in voi la sua affezione ( o gioia) e vi ha scelti?” Il verso 7 dice che non era per la loro grandezza; erano infatti molto piccoli, improbabili candidati nella scelta di Dio. Pertanto, perché Dio ha riposto in loro la sua affezione e li ha scelti?
Perché li amò
Il verso 8 ci dà due risposte. La prima: “È perché il signore vi ama”. Ci s ricordi adesso qual era la domanda nel verso 7. La domanda era: Perché il Signore ha riposto in voi la sua affezione? E la prima risposta d’Israele è: “Perché vi ama”. Egli vi ama perché vi ama. Questo è quello che voglio dire quando parlo della libertà di Dio e la libertà dell’amore che sceglie. Egli non ha riposto in loro affezione perché sono qualificati per avere il suo amore. Egli ama perché ama.
Per il giuramento fatto ai padri
La seconda ragione è data de Mosè nel verso 8: perché Dio amò Israele e li ha scelti e li ha tirati fuori dall’Egitto? Egli afferma che Dio “ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri” Ciò significa che, dopo tutto, la scelta di Dio di amare e salvare non era libera? Era destinato a salvarli? Non credo.
Il giuramento della benedizione (cui si fa riferimento nel verso 8) è stato donato ad Abramo in libertà divina. Fu confermato in libertà a Isacco e non Ismaele; e fu confermato in libertà a Giacobbe e non Isaia. Allo stesso modo Dio fu libero di scegliere di salvare, nel Mar Rosso, quella generazione ribelle o di lasciarli giustamente essere distrutti dal Faraone (Salmo 106: 7-8). La scelta di Dio di salvare Israele nel Mar Rosso e renderli un popolo terreno per il suo nome fu libera, misericordiosa e magnanima! Fu semplicemente un’estensione e la parziale realizzazione di quel primo e libero giuramento che Dio fece ad Abramo, Isacco e Giacobbe.
Il proposito divino nella propria glorificazione nell’elezione d’Israele
Concludo, quindi, dal Deuteronomio 10: 14-15 e 7: 6-8 che il modo in cui Egli decise di fare un nome per la sua grazia gloriosa nel Vecchio Testamento fu di scegliere un popolo tra tutte le genti della terra e rendere quel popolo la teca del suo lavoro redentore. Si legge, quindi, in Isaia che Dio creò Israele “per la sua gloria” (43:7) e che li ha plasmati “per celebrare le [sue] lodi”. In altre parole, per aumentare il piacere che Dio ha nel suo stesso nome, egli sceglie un popolo per amare, apprezzare e proclamare quel nome. Dio ha quindi piacere nell’elezione.
L’elezione degli individui nella Chiesa
Che cosa succede ora nel Nuovo Testamento con la venuta del Cristo? Dio continua a gioire nell’elezione ma ci spostiamo in un periodo nel quale Israele, come popolo, non è più al centro del lavoro di Dio. Si rivolge ora ai Gentili e inizia a radunare un nuovo popolo, chiamato la Chiesa. Il suo lavoro con Israele non è finito, ma per adesso il punto centrale è quello della riunione delle nazioni.
Dato che la Chiesa non è un gruppo etnico, come lo era Israele, Dio non elegge un’intera nazione per scopi terreni, come ha fatto con Israele nel Mar Rosso. Il Nuovo Testamento, invece, parla dell’elezione come la scelta divina d’individui che credano e che diventino parte del popolo redento di Dio.
La gioia della Trinità
Guardiamo prima a Luca 10:12. La ragione per cui ho scelto questo verso è perché è uno dei due passi del Nuovo Testamento dove si dice che Gesù gioisce, e il tema di oggi è il piacere o la gioia di Dio nell’elezione. I settanta discepoli sono appena tornati dal predicare e riferiscono il loro successo a Gesù. Nel versetto 21 Luca dice:
In quella stessa ora, Gesù giubilò per lo Spirito Santo, e disse, “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai savi e agl’intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli! Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto”[letteralmente: per questo ti fu ben gradito].
È da notare che qui gioiscono tutti e tre i membri della Trinità: Gesù sta godendo nello Spirito Santo e credo significhi che lo Spirito Santo lo riempi e lo porti a gioire. Poi, alla fine del verso, è descritto il piacere di Dio il Padre: “Si, o Padre, perché così ti è piaciuto”.
Ora, cos’è che tiene la Trinità insieme in tripudio in questo luogo? È il libero amore elettivo di Dio di nascondere le cose all’élite intellettuale e rivelarle ai bambini. Che cos’è che il Padre nasconde ad alcuni e rivela ad altri? Il verso 22 dà la risposta: “Nessuno conosce chi è il Figliuolo, se non il Padre; né chi è il Padre, se non il Figliuolo e colui al quale il Figliuolo voglia rivelarlo”.
Quando i settanta discepoli ritornarono dalla loro missione evangelista e fecero la cronaca a Gesù, Egli e lo Spirito Santo godono del fatto che Dio il Padre ha scelto, secondo il suo piacere e aprirà gli occhi sulla realtà spirituale del Figlio (cfr. v. 23). Sono felici che Dio abbia preso l'iniziativa di scegliere un popolo e che dipende fondamentalmente dal suo buon piacere. Dio il Padre e Dio lo Spirito Santo sono così desiderosi di esaltare il Padre che gioiscono quando Egli esercita la sua saggezza, potere e grazia nello scegliere un popolo in un modo che confonderà tutte le aspettative del mondo concentrate nel genero umano.
I saggi sono ignorati nella sua arroganza e i bambini, i deboli e gli indifesi, sono sorpresi con favore divino.
Le cose sono differenti da quello che il mondo spera: la saggezza dell'uomo è denigrata e la libertà della grazia di Dio è esaltata quando i primi candidati del mondo sono scavalcati e Dio sorprende tutti scegliendo i bambini. Questo è quello che fa gioire Gesù e lo Spirito Santo, l'umiliazione dell'arroganza umana e l'esaltazione delle libertà e della grazia di Dio.
I due obbiettivi di Dio nell'elezione
Questo è esattamente ciò che accentua Paolo quando descrive l'elezione di Dio nella formazione della Chiesa nella prima lettera ai Corinzi 1: 26-31. Si ascolti attentamente: Cos’è che viene opposto e cosa è promosso nell'elezione descritta in questi versi?
Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione[!]: non ci son tra voi molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i savi; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo, e le cose sprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono affinché nessuna carne si glori nel cospetto di Dio. E a lui voi dovete d’essere in Cristo Gesù, il quale ci è stato fatto da Dio sapienza, e giustizia, e santificazione, e redenzione, affinché, com’è scritto: Chi si gloria, si glori nel Signore.
L'idea è simile a quella di Luca, 10:21. Dio sceglie liberamente chi apparterrà al proprio popolo, e lo fa in modo da ottenere due cose, che sono i due lati della stessa moneta. Nel verso 29, l'obiettivo dell'elezione è che "nessuno debba ostentare innanzi a Dio". L'obiettivo di Dio è di eliminare tutta l'arroganza umana, la totale autosufficienza, e la totale ostentazione nell'essere umano.
Il secondo obiettivo di Dio nell'elezione e l'altro lato della moneta, si legge nel versetto 31: " Chi si gloria, si glori nel Signore". In altre parole, l'obiettivo è di lasciare tutta la vanagloria all'uomo e centrare tutta la gloria in Dio, di umiliare l'uomo e di esaltare Dio, di far vedere all'uomo la sua dipendenza assoluta dalla misericordia di Dio e ingrandire la gloria della grazia libera. Questa è la ragione per la quale Dio ha piacere nell'elezione: perché ingrandisce il suo nome!
L’atto d’amore più prezioso dell’universo
Si noti che chi sa di essere peccatori, irreligiosi, deboli e incapaci di salvare se stessi valuteranno la grazia elettiva di Dio come l’atto d’amore più prezioso dell’universo; essi sono coloro che hanno visto in Gesù un Salvatore autosufficiente, e per grazia divina sono stati portati a deporre in lui la propria vita, speranza e l’hanno seguito. Essi diranno con l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani 8: “Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto?… Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”.