Il digiuno per acque che non vengono mai meno, parte I
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di John Piper
su Il Digiuno
Una parte della serie A Hunger for God
Traduzione di Porzia Persio
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Isaia 58,1-12
1 Grida a squarciagola, non risparmiarti; alza la tua voce come una tromba e dichiara al mio popolo le sue trasgressioni e alla casa di Giacobbe i suoi peccati. 2 Mi cercano ogni giorno e desiderano conoscere le mie vie, come una nazione che pratichi la giustizia e non abbandoni la legge del suo Dio, mi chiedono dei giudizi giusti e desiderano avvicinarsi a Dio. 3 Essi dicono: “Perché abbiamo digiunato, e tu non l’hai visto? Perché abbiamo afflitto le nostre anime, e tu non l’hai notato?”. Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate ciò che vi piace e costringete a un duro lavoro i vostri operai. 4 Ecco, voi digiunate per liti e dispute, e per percuotere empiamente col pugno. Digiunando come fate oggi, non fate udire la vostra voce in alto. 5 È questo il digiuno di cui mi compiaccio, il giorno in cui l’uomo affligge la sua anima? Piegare la testa come un giunco e distendersi su un letto di sacco e di cenere? Chiami forse questo un digiuno e un giorno gradito all’Eterno? 6 Il digiuno di cui mi compiaccio non è forse questo: spezzare le catene della malvagità, sciogliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi, spezzare ogni giogo? 7 Non consiste forse nel rompere il tuo pane con chi ha fame, nel portare a casa tua i poveri senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza trascurare quelli della tua stessa carne? 8 Allora la tua luce irromperà come l’aurora e la tua guarigione germoglierà prontamente, la tua giustizia ti precederà e la gloria dell’Eterno sarà la tua retroguardia. 9 Allora chiamerai e l’Eterno ti risponderà, griderai ed egli dirà: Eccomi! Se togli di mezzo a te il giogo, il puntare il dito e il parlare iniquo. 10 Se provvedi ai bisogni dell’affamato e sazi l’anima afflitta, allora la tua luce sorgerà nelle tenebre e la tua oscurità sarà come il mezzogiorno. 11 L’Eterno ti guiderà del continuo, sazierà la tua anima nei luoghi aridi e darà vigore alle tue ossa, tu sarai come un giardino annaffiato e come una sorgente d’acqua le cui acque non vengono meno. 12 I tuoi riedificheranno le antiche rovine, e tu rialzerai le fondamenta di molte generazioni passate; così sarai chiamato il riparatore di brecce, il restauratore dei sentieri che conducono al paese in cui stabilirsi.
Giovanni Crisostomo
Uno dei più grandi predicatori nei primi mille anni della chiesa cristiana fu Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli nel IV secolo. Ne faccio menzione perché ci ha lasciato una delle affermazioni più radicali riguardo al valore del digiuno. Egli era noto in Costantinopoli per essere un asceta in un'epoca di lussi e il suo modo di vivere irritava l'imperore Arcadio e sua moglie Eudossia a tal punto che venne bandito e morì nel 407 DC. Sul digiuno scrisse:
Il digiuno è, quanto più sincero in noi, imitazione degli angeli, disprezzo delle cose presenti, scuola di preghiera, cibo per l'anima, briglia per la bocca, soppressione della concupiscenza: tempera la rabbia, raffrena la collera, calma le tempeste della natura, stimola la ragione, schiarisce la mente, libera la carne dai suoi fardelli, fa cessare le polluzioni notturne, guarisce il mal di testa. Digiunando, l'uomo arriva a comportarsi con sobrietà, a parlare con chiarezza, a occupare la mente in pensieri degni.
Non tutti questi riconoscimenti sono veri per tutti in ogni momento del digiuno, per esempio a qualcuno il digiuno provoca il mal di testa, invece di farglielo passare, ma voglio che prestiate ascolto a Crisostomo e alle migliaia di santi che hanno avvalorato la profezia del Signore: verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto e allora i discepoli digiuneranno (Matteo 9,15).
Tuttavia, la volta scorsa abbiamo cominciato a vedere che c'è del pericolo nel digiunare. Non intendo dire un pericolo fisico, questo si può prevenire attenendosi a semplici linee guida (vedi il foglio informativo), quel che intendo sono i pericoli spirituali. Si può digiunare in un modo che risulta molto sgradito al Signore e spiritualmente distruttivo per sé.
La volta scorsa abbiamo udito Gesù avvertirci che era così. Se, per esempio, digiunate per farvi notare dagli altri, avrete la vostra ricompensa da loro e otterrete la risposta del Padre. Per provare il nostro cuore egli disse che dovremmo far in modo di non esser visti dagli altri, ma solo da Dio: pettinatevi i capelli, lavatevi la faccia e non mettete su un'aria contrita. Allora, se i vostri motivi sono puri, il Padre vostro che vede in segreto vi ricompenserà.
Questa volta, così come la prossima, udiremo un altro avvertimento del profeta Isaia o, più precisamente, di Dio attraverso Isaia. Questo capitolo è colmo di ricche associazioni per me. Lo ritengo non soltanto la conclusione più adeguata alla nostra serie sul digiuno, ma un testo associato ad alcune esperienze di grande potenza nella vita di alcune persone, e ritengo inoltre che rivesta un ruolo molto significativo nella lotta di pianificazione di quel che le nostre priorità e obiettivi dovrebbero essere in quanto chiesa per il resto del decennio.
Bill Leslie
Una delle esperienze di cui parlavo è quella di Bill Leslie, ex pastore della chiesa di LaSalle Street a Chicago, morto poco tempo fa dopo un lungo e straordinario ministero, come quello descritto in Isaia 58. Era passato dalle Twin Cities (Città gemelle) una volta e mi aveva raccontato di esser stato vicino ad avere un tracollo nervoso e di come un mentore spirituale lo avesse diretto a quel capitolo. Diceva che i versetti 10-11 lo avevano salvato da un vicolo cieco di sfinimento e depressione.
Se provvedi ai bisogni dell’affamato e sazi l’anima afflitta, allora la tua luce sorgerà nelle tenebre e la tua oscurità sarà come il mezzogiorno. L’Eterno ti guiderà del continuo, sazierà la tua anima nei luoghi aridi [come la Chicago metropolitana] e darà vigore alle tue ossa, tu sarai come un giardino annaffiato e come una sorgente d’acqua le cui acque non vengono meno.
Ciò che colpì il pastore Leslie con tale potenza era il fatto che, se noi ci riversiamo per gli altri, Dio promette di renderci come un giardino annaffiato, ovvero riceveremo l'acqua necessaria a venir rinfrescati. E persino di più: saremo quindi una sorgente d'acqua che non viene mai meno per gli altri, per il ministero esigente, spossante, logorante dell'offerta di sé nella metropoli. Ciò gli fornì un modello di vita divina che gli fece superare la crisi e lo sostenne per molti altri anni. Questa settimana e la prossima, voglio che vediate che questo è il digiuno che Dio vuole insegnarci.
Doug Nichols
L'altra esperienza che rende questo capitolo ricco per me è il collegamento che ha con Doug Nichols, presidente dei Ministeri per l'Azione Internazionale. Doug è l'uomo che scrisse al pastore Tom Steller qualche estate fa, proponendo che la nostra chiesa prendesse un aeroplano e portasse qualche centinaia di persone in Rwanda per aiutare a seppellire i morti e permettere così a medici e infermieri di lavorare, cioè quel che erano stati chiamati a fare. Doug ha parlato alla nostra Conferenza dei Pastori un paio di settimane fa e ha pronunciato il discorso più entusiasmante che abbia udito da molto tempo. Azione Internazionale è specializzata nell'occuparsi dei bambini di strada in tutto il mondo.
Per mostrarvi che tipo di persona sia, la settimana scorsa mi ha scritto per ringraziarmi della conferenza e, come post scriptum al termine della lettera, ha aggiunto:
Nel minuto che forse le ci è voluto per leggere questa lettera, 28 bambini sono morti di malnutrizione e malattie facilmente prevenibili. 1.667 muoiono ogni ora, 40.000 bambini ogni giorno! La invito a pregare con ACTION perché molti più missionari portino il vangelo a questi bambini.
A Doug venne diagnosticato un cancro al colon nell'aprile del 1993. Gli fu data una probabilità del 30% di sopravvivere all'operazione chirurgica, alla colostomia e alla radioterapia. Lo scorso autunno salì su un aereo e volò in Rwanda con il nostro dottor Mike Anderson e altre persone. Il suo oncologo non cristiano gli aveva detto che sarebbe morto in Rwanda, Doug aveva replicato che non gli sarebbe dispiaciuto, perché sarebbe andato in paradiso. L'oncologo aveva chiamato il chirurgo per chiedergli di non lasciar partire Doug per il Rwanda. Il chirurgo è un cristiano e aveva risposto: "Va bene così, Doug è pronto a morire e andare in paradiso".
Ci giunse notizia che Doug stava partendo, con il cancro e la colostomia, per il Rwanda. Ricordo di essermi raccolto in preghiera con il nostro personale e in particolare di essere giunto a Isaia 58,7-8 proprio per Doug:
Non consiste [il digiuno di cui mi compiaccio] forse nel rompere il tuo pane con chi ha fame, nel portare a casa tua i poveri senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza trascurare quelli della tua stessa carne? Allora la tua luce irromperà come l’aurora e la tua guarigione [ovvero la tua cura] germoglierà prontamente.
Pregammo specificamente che nutrire gli affamati e dare un tetto ai poveri in Rwanda non uccidesse, bensì guarisse Doug Nichols.
Doug telefonò dal Rwanda al suo oncologo ebreo e gli comunicò di non essere morto. E al suo ritorno si sottopose a tutta una serie di test che diedero come risultato: senza segni di malattia. Se resiste fino ad aprile, il limite dei due anni, senza ricorrenza del tumore, i medici gli dànno una buona probabilità di vivere per un periodo di tempo indeterminato. Doug ha 53 anni.
Isaia 58: vicino al cuore di Gesù
Potete insomma vedere che Isaia 58 ha molte associazioni significative nella mia vita. E prego perché possiamo udire il messaggio di questo capitolo nella nostra chiesa, la nostra visione pianificatrice per i prossimi cinque anni e oltre. C'è qualcosa di molto vicino al cuore di Gesù in questo capitolo. Potete sentirlo risuonare nelle sue parole in Luca 4,18 ("Lo Spirito del Signore è sopra di me, perché mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi"), e in Matteo 25,36 ("Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste, fui ignudo e mi rivestiste, fui infermo e mi visitaste, fui in prigione e veniste a trovarmi"), e Giovanni 7,38 ("Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva"). Una relazione basata sulla fiducia con Gesù è il modo in cui adempiere alle parole in Isaia 58 nella vostra vita. Il peso di questo capitolo permea il ministero di Gesù, e sempre e sempre più io credo debba permeare anche il vostro.
Entriamo in esso e spingiamoci più in là che possiamo oggi e poi torniamoci sopra di nuovo la prossima domenica, a Dio piacendo, e vediamo che cosa Dio ha da dirci riguardo a come digiunare e a come non farlo.
Il digiuno: il pericolo di sostituire il fervore religioso alla vita virtuosa
Nei primi tre versetti Dio lancia un'accusa contro il proprio popolo. Egli dice a Isaia di gridare a gran voce e proclamare alla casa di Giacobbe i suoi peccati, peccati che però sono ammantati da una sorprendente facciata di fervore religioso. Questo è ciò che tanto ci meraviglia e fa riflettere. Versetto 2:
Mi cercano ogni giorno e desiderano conoscere le mie vie, come [ovvero come se fossero] una nazione che pratichi la giustizia e non abbandoni la legge del suo Dio.
In altre parole, essi venerano Dio come se fossero un popolo virtuoso e obbediente e si sono convinti da sé che davvero desiderano conoscere Dio e le sue vie. Vivere in una tale illusione è terribile.
Continua verso la fine del versetto 2:
Mi chiedono dei giudizi giusti e desiderano avvicinarsi al Dio.
Dunque essi vogliono che Dio intervenga per loro con giudizi giusti. Si mette male, come vedremo subito, ma essi non vedono il vero problema. Essi amano venire ad adorare Dio. Parlano la lingua della vicinanza con Dio. Possono persino avere commoventi esperienze religiose ed estetiche nei loro sforzi di avvicinarsi a Dio, ma qualcosa non funziona. Esprimono la propria frustrazione nel versetto 3, eppure non sanno di che cosa si tratti.
Nel versetto 3 essi si rivolgono a Dio,
Essi dicono: “Perché abbiamo digiunato, e tu non l’hai visto? Perché abbiamo afflitto [oppure: mortificato] le nostre anime, e tu non l’hai notato?”.
Dunque c'è qualcosa di sbagliato ed essi digiunano per ristabilire il giusto, però non funziona, dunque qualcosa è doppiamente sbagliato. Vi è un totale di cinque azioni religiose menzionate nei versetti 2-3 che essi stanno compiendo, tutte invano. Nel versetto 2 si dice
1. stanno "cercando Dio", e
2. desiderano conoscere le vie di Dio; e
3. "chiedono a Dio giudizi giusti", e
4. "desiderano avvicinarsi a Dio", e
5. nel versetto 3 digiunano, si mortificano o si affliggono.
Malgrado tutto questo, Dio ordina a Isaia di parlare a gran voce, non con calma o pacatezza, ma a gran voce e proclamare al suo popolo i loro peccati.
Questo è dunque un digiuno che non è gradito al Signore. Questa è adorazione che non è gradita al Signore. È il tipo di adorazione che non vogliamo qui a Bethlehem. Eppure, che male c'è nel cercare Dio, nel desiderare di conoscerne le vie, chiedergli giusti giudizi, desiderare avvicinarsi a lui, digiunare e affliggersi dinnanzi a lui? Che cosa c'è di sbagliato? Suona proprio nello stesso modo in cui parliamo di adorazione! Non ci fa forse riflettere? Non vi fa tremare? Non vi fa voler fare sul serio con Dio, tanto da non poter mai venir sorpresi dal Signore in questo modo, con le vostre più zelanti pratiche religiose, e persino desideri, esposti come finzioni?
Che cosa c'è di sbagliato nella loro adorazione?
Dio risponde nel mezzo del versetto 3:
Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate ciò che vi piace e costringete a un duro lavoro i vostri operai. 4 Ecco, voi digiunate per liti e dispute, e per percuotere empiamente col pugno. Digiunando come fate oggi, non fate udire la vostra voce in alto. 5 È questo il digiuno di cui mi compiaccio, il giorno in cui l’uomo affligge [oppure: mortifica] la sua anima? Piegare la testa come un giunco e distendersi su un letto di sacco e di cenere? Chiami forse questo un digiuno e un giorno gradito all’Eterno?
Allora è questo il problema. Ciò che accompagna il digiuno, o l'adorazione in generale, dal punto di vista etico, pratico, di relazione è il vero test di autenticità del digiuno e dell'adorazione. Lunedì è la prova della domenica. Dio elenca le forme religiose del digiuno e dell'adorazione: mortificare o affliggere se stessi (niente cibo), piegare la testa come un giunco, distendersi su un giaciglio di sacco e cenere (vedi Salmo 35,13). Poi egli elenca l'accompagnamento etico a questo digiuno: fate ciò che vi piace (in altri modi oltre il cibo), costringete a un duro lavoro i vostri operai, divenite litigiosi e polemici e cercate la disputa e arrivate addirittura alla rissa. E Dio chiede: "È questo il digiuno di cui mi compiaccio?". La risposta è "No".
Un altro test di autenticità
Abbiamo dunque un altro test di autenticità. Gesù dice: se digiunate per essere visti dagli altri, avrete la vostra ricompensa. Tutto qui. Isaia dice: se il vostro digiuno vi porta ad autogratificarvi in altri modi, a essere duri contro i vostri sottoposti, irritabili e irascibili, allora il vostro digiuno non è gradito a Dio. Non è ciò di cui egli si compiace. Dio ci avverte misericordiosamente contro il pericolo di sostituire con il fervore religioso una vita virtuosa.
Riflettete e pregate su questo durante la settimana, così che quando tornerete la prossima domenica sarete pronti a udire l'alternativa di bellezza, potere e libertà divine a questo tipo d'ipocrisia. Riflettetevi per le implicazioni a lungo termine che ha nell'adorazione nella vostra vita e in questa chiesa. Nessun'adorazione, nessun sermone, nessun canto, nessun suonare di strumenti, nessuna preghiera, nessun digiuno, per quanto intensi o splendidi - che ci portino a essere duri con i nostri operai di lunedì, o litigiosi con i nostri familiari a casa, o a gratificarci in altri modi, o tanto incolleriti da colpire qualcuno - nessun'adorazione o digiuno che ci lascino così è quell'autentica adorazione gradita a Dio.
Non commettete errori qui: un autentico digiuno può essere un mezzo benedetto da Dio per superare l'eccessiva rigidità al lavoro, la litigiosità a casa, l'autoindulgenza e la collera. Tuttavia, se il digiuno divenisse un mantello religioso per minimizzare o nascondere quelle azioni e lasciare che continuino, allora esso diventa ipocrisia e offesa verso Dio.
I nostri gruppi di preghiera vorrebbero pregare questa mattina con quelli di voi che sentono un particolare peso nel pregare per qualcosa che minaccia di rendere la loro esperienza di adorazione o digiuno non autentica. Naturalmente, quel che la renderebbe più falsa di tutto è il non credere. Vi spingo perciò a cercare seriamente una vita autentica questa mattina e poi tornare la settimana prossima a vedere come appare rispetto a Isaia 58.