Il Piacere Del Dare Con Gioia

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English: The Grace of Cheerful Giving

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Di Frank Cavalli su Il Dare
Una parte della serie Tabletalk

Traduzione di Susanna Castaldini

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Negli ultimi anni, l'economia degli Stati Uniti ha affrontato la piú grande crisi economica dalla grande depressione, e gli americani non ne sono ancora del tutto usciti. Questo disastro finanziario, alimentato dalle fallite ipoteche, ha aggrinzito ogni settore dell'economia. I valori delle case e degli investimenti sono crollati bruscamente. La fiducia dei clienti si è abbassata come non mai. Milioni di persone sono rimaste disoccupate e si chiedono come riusciranno a tirare fino alla fine del mese. Visto che il dare in beneficienza é una delle prime aree dove si é registrata una depressione economica, anche le chiese hanno risentito di questo momento critico e molte sono state costrette a tagliare le spese e ha licenziare personale. Sicuramente stiamo vivendo momenti difficili ma per ogni sfida si apre un'opportunitá.

Attraverso questa crisi, quando gli idoli di una cultura materialistica giaciono in frantumi sul pavimento, proprio come Dagon davanti all'arca dell'allenanza del Signore, ed il senso di sicurezza della nazione é in pericolo, Dio da alla chiesa l'opportunitá di dimostrare al mondo che la fedeltá a Cristo risulta in una serie distinta di valori e prioritá. Visto che troviamo la nostra gioa e ricchezza in Cristo, siamo liberi da paure debilitanti sui soldi e da una schiavitú insidiosa alle cose. In Adamo adoriamo e serviamo “la creatura al posto del Creatore” (Rom. 1:25). In Cristo i nostri cuori sono al posto giusto. La nostra percezione e la nostra risposta a questa liquefazione economica globale devono essere diverse perché siamo un popolo particolare, un popolo che non appartiene piú a questo mondo ma a Dio. Gesú ci ha insegnato che se amiamo solo quelli che ci amano e non i nostri nemici, allora non siamo migliori dei pagani. Allo stesso modo, se siamo generosi e diamo di buon grado solo quando tutta va bene ed i nostri conti correnti sono sani, allora come facciamo ad essere diversi dal resto del mondo? I cristiani in Occidente hanno goduto di un periodo protratto di abbondanza. In questo periodo di necessitá, forse Dio vuole insegnare al Suo popolo una nuova lezione sul piacere del dare.

Nella seconda lettera ai Corinzi, l'apostolo Paolo esorta la chiesa a dare altruisticamente e gioiosamente, ispirato dalla magnaminitá dei macedoni e dello stello Cristo. Nel capitolo 9 ci offre questa frase riassuntiva: “Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierá e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierá. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso di dare nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene.”(vv. 6–8). Sono lo scetticismo e la paura della perdita che limitano la nostra generositá, ma qui Paolo paragona il dare con il seminare. Il seme seminato nel terreno sembra perso, ma il contadino sa che la stagione del raccolto arriverá presto. Se seminiamo con abbondanza e con fede nella benevolenza di Dio, non solo possima aspettarci di mietere un cospiquo raccolto di benedizioni terrestri, ma accumuliamo per noi stessi una buona base per il futuro eterno (1 Tim. 6:19).

In un certo senso, come diamo puó essere piú importante di che cosa diamo. Dobbiamo essere a conoscenza di come il nostro dare appare agli occhi di Dio, perché a Lui piace chi da con gioia. Dare con gioia significa dare senza accorarsi – dare con serenitá, spontaneitá, e piacere. Bisogna onorare Dio con i nostri tributi e le nostre offerte, tuttavia senza sacrificarci perché il sacrificio non piace a Dio, a meno che non sia volontario. Il Padre Nostro desidera un'obbedienza gioiosa dei Suoi figli.

Paolo cita i cristiani macedoni come un esempio di questo spirito. Malgrado la loro povertá e le loro afflizioni, la loro gioia in Cristo risultava in una ricca generositá. “Nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertá si sono tramutate nella ricchezza della loro generositá” (2 Cor. 8:2). Dura afflizione ed estrema povertá generalmente non finiscono col creare un'abbondanza di generositá. Simili circostanze sembrano poter giustificazione il trattenere qualsiasi risorsa ad uno sia rimasta nell'interesse della preservazione di se stesso. Ma la loro gioia in Cristo era talmente abbondante che non poteva essere contenuta. La gioia, come la gratitudine, cerca la sua espressione. La domanda per i macedoni non era “Quanto poco?” ma “Quanto tanto?”. Se la benevolenza di Dio ha sinceramente colpito i nostri cuori, allora non staremo a calcolare il minimo che possiamo offrire, ma il massimo che possiamo dare a Cristo e alla Sua chiesa. Le persone che danno con gioia desiderano di poter dare di piú. La nostra tendenza oggi é di spendere oltre le nostre possibilitá, ma i macedoni davano oltre le proprie possibilitá: “Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di lá dei loro mezzi. Spontaneamente, domandandoci con insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a favore dei santi.” (vv. 3–4). Le suppliche dal pulpito ed i disperati appelli dei diaconi sono stati inutili. Il popolo di Dio implora di aiutare i loro fratelli a Gerusalemme. Questo non é qualcosa che si sente molto spesso.

Come possiamo spiegare questa munificienza fuori dal comune? Paolo lo attribuiva alla benevolenza di Dio (v. 1). Dare in modo sacrificale con gioia non é naturale; é soprannaturale e richiede la presenza ed il suggerimento dello Spirito Santo. Dare é un atto di adorazione e un lavoro di grazia.