Il Nostro Dio Ci Ascolta
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di David Mathis su Preghiera
Traduzione di Helen Scalisi
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Sei stato invitato a parlare con il Dio dell'universo, l'Onnipotente. Non solo il più potente, ma l'onnipotente. Tutto il potere è suo e sotto il suo controllo. Ed è lui che ti ha creato e che ti sostiene nella tua esistenza.
Questo Dio, l'unico Dio - onnipotente, creatore, salvatore - ci parla per rivelarsi a noi, affinché possiamo conoscerlo realmente, ma non ci parla soltanto. Una delle grandi meraviglie di tutto il mondo e della storia è che questo Dio ci ascolta. Prima parla e poi ci invita a rispondere. Poi si ferma. Si china. Tende l'orecchio verso il suo popolo. Infine ci ascolta in questa meraviglia, che così spesso diamo per scontata, e che con tanta leggerezza chiamiamo preghiera.
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Cosa Viene Prima Della Preghiera
Prima di iniziare a “chiamare” il Dio del cielo, bisogna rendersi conto che la meraviglia della preghiera potrebbe indurci ad non considerare una realtà essenziale. C'è un ordine nel suo parlare e ascoltare, e nel nostro interagire con Lui. Lui è Dio, noi no. Ricordiamolo bene ogni giorno, e per sempre. Prima parla lui, poi ci ascolta. Noi prima ascoltiamo e poi parliamo.
La preghiera non è una conversazione che cominciamo noi. Piuttosto, Dio prende l'iniziativa. Prima ha parlato Lui. Si è rivelato a noi nel suo mondo, nella sua parola e nel Verbo. E attraverso la sua parola, illuminata dal suo Spirito, continua a parlare. " Guardate di non rifiutare colui che parla " (Ebrei 12:25). La sua parola non è morta e sepolta, ma "è vivente e attiva, più affilata di qualunque spada a due tagli, che penetra fino alla divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, e percepisce i pensieri e le intenzioni del cuore" (Ebrei 4:12).
E nella sua parola, e per mezzo del Verbo, ci fa questa offerta stupefacente: essere ascoltati da Lui.
Lo Scettro D'oro
Quando Ester venne a sapere del complotto di Haman per distruggere gli ebrei, un grande dilemma si pose davanti a lei. Mardocheo le consigliò di "andare dal re per implorare il suo favore e supplicarlo in nome del suo popolo" (Ester 4:8).
Più facile a dirsi che a farsi.
Ester sapeva che si trattava di una questione di vita o di morte, non solo per gli ebrei, ma anche per lei: "Se un uomo o una donna entra nel cortile interno del re senza essere stato chiamato, per una legge ch’è la stessa per tutti, esso dev’esser messo a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo scettro d’oro". E lei conosceva la minaccia che la attendeva: "Ma quanto a me, in questi trenta giorni non sono stata chiamata a presentarmi dal re" (Ester 4,11). Eppure alla fine, con fede e coraggio, decise: "Andrò dal re, anche se è contro la legge, e se muoio, muoio" (Ester 4:16).
Non si può semplicemente decidere di recarsi al cospetto di un grande re "senza essere chiamati”, tantomeno con Dio Onnipotente. Non semplicemente perché è un grande rischio, come con un re, ma perché con Dio non è possibile nemmeno fisicamente. Non si parla di un re in carne ed ossa, dove si prova ad oltrepassare le guardie del palazzo e avvicinarsi a lui. Egli è assolutamente inavvicinabile - "senza essere stato chiamato".
Eppure, in Cristo, il trono del cielo ha preso l'iniziativa e ora tiene in mano lo scettro d'oro.
Perché Possiamo Avvicinarci
Due avvenimenti significativi (4:14-16; 10:19-25) nel cuore dell'epistola agli Ebrei(capitoli 5-10) chiariscono perché possiamo avvicinarci e come.
Il testo degli Ebrei presenta la storia della prima alleanza di Dio con il suo popolo, attraverso Mosè. Ciò che i testi dell'Esodo, del Levitico e dei Numeri dicono sull'"avvicinarsi" o "andare vicino" a Dio ci fa riflettere. Per prima cosa, il tabernacolo e l'intero sistema di culto dato sul Monte Sinai, insegnò al popolo la loro posizione nei confronti di Dio, vi era una separazione, a causa del loro peccato. Il popolo deve stare a distanza, per evitare che la collera giusta di Dio si scateni contro il loro peccato (Esodo 19:22, 24).
Al principio solo a Mosè è permesso di avvicinarsi (Esodo 24:2), poi al fratello di Mosè, Aronne, e suoi figli in veste di sacerdoti (Esodo 28:43; 30:20). Nessun estraneo può avvicinarsi (Numeri 1:51; 3:10), né alcun sacerdote con deformità (Levitico 21:18, 21). Solo i sacerdoti designati possono "avvicinarsi all'altare" per fare espiazione dei propri peccati e di quelli del popolo (Levitico 9:7) - e solo nel modo che Dio ha comandato, come ci viene ricordato nei terribili episodi di Nadab e Abihu (Levitico 10) e nella ribellione di Korah (Numeri 16; e anche 17:13; 18:3-4, 7, 22).
Ma ora, con Cristo, "abbiamo un grande sommo sacerdote che ha attraversato i cieli, Gesù, il Figlio di Dio" (Ebrei 4:14). In lui, "abbiamo un grande sacerdote nella casa di Dio", un sacerdote che troviamo attraverso la fede, e così noi "entriamo nel santuario in virtù del sangue di Gesù, per la via nuova e vivente che egli ha aperto per noi attraverso la cortina, cioè attraverso la sua carne" (Ebrei 10:19-21). Non solo Cristo ci accompagna al cospetto di Dio, ma ci accoglie nella sua risurrezione. Egli è il nostro pioniere, che traccia il nostro sentiero. Ora possiamo "avvicinarci" a Dio, "avvicinarci" al trono della grazia del cielo, in virtù delle opere compiute da Cristo per noi, nella sua vita, morte e risurrezione.
Come Possiamo Avvicinarci
Infine, per aggiungere un miracolo al miracolo, non solo ci avviciniamo a Dio stesso per mezzo di Cristo, ma siamo invitati, anzi attesi, a partecipare con fiducia - con audacia e piena sicurezza. Poiché abbiamo un sommo sacerdote come Cristo, "Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per esser soccorsi al momento opportuno." (Ebrei 4:16).
In lui, "abbiamo fiducia di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù" (Ebrei 10:19). Non per il nostro valore, status o per i nostri successi, ma grazie a Lui. Noi "ci avviciniamo con cuore sincero in piena convinzione di fede" (Ebrei 10:22), una fede che va oltre noi stessi non per chiedere "Sono degno?" di avvicinarmi al trono di Dio, ma invece "Gesù ne vale la pena?"
Non Aspettare Oltre
È quasi troppo bello per essere vero - quasi - che abbiamo accesso a Dio (Efesini 2:18) e "accostarci con piena fiducia" (Efesini 3:12). In Cristo, il Re dell'universo tiene lo scettro d'oro. La domanda non è più se avvicinarci, ma se lo faremo e quanto spesso?
Abbiamo la possibilità di entrare. Dio ci aspetta, attende che ci aggrappiamo a suo Figlio per mezzo della fede e che ci avviciniamo al suo trono con fiducia. Il nostro Dio ci ascolta. Ascolta le nostre preghiere.
Cosa stai aspettando?