Gesù sa cosa vuol dire sentirsi soli

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English: Jesus Understands Loneliness

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Di Jon Bloom su Speranza

Traduzione di Sara Adinolfi

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“Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo di dolori, conoscitore della sofferenza.” (Isaia 53:3)

Ci capita spesso di sentirci soli al mondo. Gesù comprende bene questo stato d’animo. In un senso strettamente umano, lui era solo. Immaginate cosa volesse dire per Gesù vivere in un mondo come questo. Uomo senza peccati. (Ebrei 4:15) Potrebbe sembrare una semplice questione di cui parlare, ma non lo è. Credo che fosse un tormentato. Pietro descrive l’esperienza peccaminosa di Lot a Sodoma come un essere tormentato giorno dopo giorno “dalle opere malvagie che aveva visto e udito.” (Pietro 2:8) Cosa sarebbe stato peggio per un uomo puro come Gesù che vivere in un mondo di peccato?

Basta pensare alla sua infanzia. Deve essersi sentito diverso, distinguendosi dagli altri per la sua moralità, sentendosi sempre a disagio perfino con la sua famiglia. Nemmeno i suoi cari genitori lo hanno mai capito fino in fondo. Non sono stati nemmeno in grado di proteggerlo dai rimproveri pungenti e dagli insulti crudeli a causa della sua immacolata unicità.

Mi domando quanto siano stati fondamentali i suoi affetti? I suoi fratelli e le sue sorelle (Matteo 13:55 – 56) accanto a lui, sarebbero diventati sempre più imbarazzati, consapevoli del loro comportamento peccaminoso e del loro narcisismo, mentre invece sembrava che Gesù non esibisse niente di se. Quali risentimenti si sono accumulati. Tutto ciò non era giusto perché proprio i fratelli di Gesù non credevano in lui (Giovanni 7:5) forse fino alla sua resurrezione. (Atti 1:14).

Gesù era un uomo puro circondato da genitori peccaminosi, parenti peccaminosi, amici e vicini peccaminosi. Nessuno al mondo può identificarsi con lui. Nessun uomo lo avrebbe abbracciato e gli avrebbe detto mentre era in lacrime, “So esattamente cosa stai provando.” Il suo dolore e la sua tristezza (Isaia 53:3) aprirono la strada per il Getsemani.

Tuttavia la solitudine di Gesù toccò il suo apice nel momento in cui divenne peccato per noi (2 Corinzi 5:21) sulla croce e fu abbandonato dal Padre (Matteo 27.46). Dapprima fu alienato dal peccato e dall’essere il peccato. Gesù ha conosciuto il rifiuto supremo e la solitudine suprema. Ciò però ha fatto in modo che potesse perfettamente capire i nostri. È l’alto sacerdote che può comprendere questa debolezza. (Ebrei 4:15).

Gesù, non solo comprende a fondo la nostra solitudine, ma la distrugge anche. Perché è morto per noi, non siamo più estranei o alieni, ma siamo cittadini assieme ai santi e membri della famiglia di Dio (Efesini 2:19). Poiché Gesù fu allontanato da Dio e dagli uomini, noi facciamo parte dell’intera famiglia di Dio e dei suoi santi redenti per sempre.

Figlio di Dio, la tua solitudine sta svanendo. Si avvicina il giorno in cui conoscerai proprio come sei stato conosciuto (1 Corinzi 13:12). E la solitudine evanescente che senti Gesù la capirà.

Perciò, “con fiducia accostiamoci al trono della grazia, affinché riceviamo misericordia e troviamo la grazia per ricevere aiuto” nel momento del bisogno. (Ebrei 4:16)