Fratelli, Stati attenti ai Sostituti Sacri
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di John Piper su Il Ministero Pastorale
Traduzione di Maria Dilena
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Il ministero è il peggior nemico di se stesso. Non è distrutto dal grosso lupo cattivo del mondo. Si distrugge se stesso. Questo punto è chiaro in Atti 6:2-4: I dodici, convocata la moltitudine dei discepoli, dissero: Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense. Pertanto, fratelli, cercate di trovare fra di voi sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza, di quali affideremo questo incarico. Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola”.
Senza la preghiera estesa e consacrata, il ministero della Parola appassa e non produce risultati. I dodici apostolici perseveravano concordi nella preghiera (Atti 1:14) quando lo Spirito si è fatto vedere e ci ha dato enunciazione con 3.000 prodigi. Anche questi prodigi perseveravono concordi nella preghiera (Atti 2:42), iodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati (Atti 2:43,47). Pietro e i suoi amici pregavano quando il luogo dove erano riunite tremò, e tutti furono riempiti dello Spirito Santo, e annunciavano la Parola di Dio con franchezza (Atti 4:31). Paolo si fidava sulla preghiera per darlo l’enunciazione di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il ministero del Vangelo (Efesini 6:19).
Senza la preghiera estesa e consacrata, il ministero della Parola appassa. Quando il ministero della Parola diminuisce, la credenza alla predicazione (Romani 10:17, Galati 3:25) e la sanità (Giovanni 17:17) diminuiscono. L’attività potrebbe continuare, ma la vita, la potenza e i risultati passano. In questo modo, qualunque cosa contraria alla preghiera, opporre il lavoro intero del ministero.
E che cosa opporre la vita di preghiera del potere più di ogni altra cosa? Il ministero. La spesa, le riparazioni di macchina, il lavoro sui campi o la malattia non sono le ragioni per cui ci dobbiamo incastrare la preghiera affrettata. Le ragioni includano: il piano finanziario, le riunioni di personale, le visite e consulenza, rispondere al mail, fare i rapporti e leggere le riviste, e rispondere al telefono.
L’impegno di soddisfare i bisogni è il nemico della preghiera. Letteralmente, Atti 6:3 dice: “Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, di quali affideremo quest’incarico”. La cura delle vedove era un bisogno reale, ed era precisamente questo bisogno che ha minacciato la preghiera apostolica.
Ma, gli apostolici non cedevano alla tentazione; vale dire che la preghiera richiede un periodo di tempo di qualità significativo. Se pensavano alla preghiera come qualcosa che si può fare mentre lavare i piatti o cucinare (o guidando fra ospedali), non riguardavano servire alla mensa come una minaccia. Ci si mette molto tempo alla preghiera, lasciando provvisorio gli altri compiti.
Hanno imparato di Jacobo e di Gesù che si può passare la notte in preghiera se necessario (Genesi: 32:24, Luca 6:12). Nel ambiente del ministero, dobbiamo “ritrarci in luoghi solitari a pregare” (Luca 5:16). Prima di incontri pastorali importanti, dobbiamo trovare un luogo appartato a pregare (Luca 9:18). Per Gesù e gli apostolici, il lavoro della preghiera richiedeva solitudine per gran parte: “Al mattino si alzò quando era buio e, uscito di casa, si ritrò in un luogo deserto e là pregava”. (Marco 1:35).
Gli apostolici hanno detto, “Ci dedicheremo alla preghiera” (Atti 6:4). La parola tradotta “ci dedicheremo” (proskartereo) sottolinea l’impegno inflessibile dei apostolici di preservare il tempo per la preghiera. Vuol dire “preservare in” e “rimanere fedele”. Quest’espressione è utilizzata in Atti 10:7 in riferimento alla lealtà di alcuni soldati attraverso Cornelio. L’idea è di essere forte, persistente e risoluto in riferimento al compito in questione.
Allora, gli apostolici dicevano: Non importa l’urgenza della pressione per passare il nostro tempo facendo le opere, non abbandoniamo il nostro compito principale. Persistemmo nel fare questo compito. Non esitiamo o rinunciamo il lavoro della preghiera.
Questa parola (proskartereo) è certamente allegata al ministero della preghiera nella prima chiesa. In Atti 1:14, i discepoli “si sono concordi nella preghiera”, e in Atti 2:42 “nelle preghiere”. Allora, nella epistola di Paolo, questo esercizio e diventato un ordine: “Siate perseveranti nella preghiera” (Romani 12:12), “Perseverate nella preghiera e vegliate in essa” (Colossesi 4:2) “Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso e ai fedeli in Cristo Gesù”. (Efesini 6:18).
Il più occupato si trova nel lottare la potenza del peccato, il più forte il senso di necessità di passare molto tempo in preghiera. Dunque, gli apostolici uniscono “la preghiera” e il “ministero di Parola” e si liberano delle opere che necessitano molto tempo.
L’importanza della preghiera cresce in corrispondenza all’importanza delle cose che dobbiamo denunciare in modo che possiamo pregare. Se il compito che dobbiamo lasciare è un lavoro che necessita una grande profondità e potenza spirituale, dobbiamo pensare fino a che punto il lavoro di preghiera è cruciale ed esigente. È questo è evidente in Atti 6:3.
l testo non dice “Gli apostolici devono completare il lavoro spirituale della preghiera e lasciare il servizio della mensa alla gente ordinaria”. Infatti, dice “Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza”. (I fiduciari non devono essere finanzieri materialisti. Devono essere pieni dello Spirito e la saggezza). Non sono i bisogni gabbiosi del pastorato che minacciano la nostra vita di preghiera. La preghiera è anche minacciata delle opportunità per il ministero che necessitano la pienezza dello Spirito e della saggezza. Anche questo dobbiamo rinunciare affinché ci dedicassimo alla preghiera.
Fratelli, stati attenti ai sostituti sacri. Dedicatevi alla preghiera e al ministero della Parola.