Fratelli, Magnificate il Significato del Battesimo

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English: Brothers, Magnify the Meaning of Baptism

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Di John Piper su Il Ministero Pastorale

Traduzione di Alessandro F. Villa

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Rammento un bel giorno del 1973. Il professor Leonhard Goppelt mi aveva invitato al suo seminario universitario sul battesimo in un eremo a sud di Monaco di Baviera, sulle colline delle Alpi Bavaresi. Lui era luterano e io ero l’Americano isolato – e battista. Ci incontrammo in un monastero e per diverse ore dibattemmo la questione del battesimo dei neonati rispetto al battesimo del credente. Era come uno show con due protagonisti, una sorta di affare Davide e Golia. Mancavano solo Israeliti battisti a incitarmi. Né il professor Goppelt cadde. Ma ancora oggi io ritengo che il percorso delle mie pietre fosse giusto e che solo l’impenetrabile autorità di una tradizione del 17mo secolo abbia protetto il bastione del battesimo dei neonati.
Adesso, tuttavia, sono giunto a rendermi conto che la “battaglia della Baviera” era stata combattuta ad un livello errato. Da quando sono arrivato alla Chiesa Battista di Betlemme, Minneapolis, ho insegnato a circa dieci membership class della durata di quattro settimane. Quasi ogni volta vi sono luterani, cattolici, presbiteriani, covenanter eccetera che sono stati “battezzati” da bambini ma vogliono unirsi alla nostra chiesa. Mese dopo mese, la mia comprensione del motivo per il quale io accetto il battesimo del credente è aumentata. E adesso vedo che in Baviera non ero mai andato alla radice del problema.

Ecco il modo nel quale ha proceduto il mio pensiero: vi sono state tre fasi (non diversamente da infanzia, adolescenza e maturità).

Innanzitutto mi sono reso conto che ogni battesimo registrato nella Bibbia era il battesimo di un adulto che aveva professato la propria fede in Cristo. In nessun passo delle Scritture si trova un esempio di un bambino che venga battezzato. I “battesimi di famiglie” (dei quali si fa menzione in Atti 16:15,33 e nella prima lettera ai Corinti 1:16) fanno eccezione solo se si presuppone che “famiglia” includa bambini. In realtà però, Luca ci allontana da tale presupposto in atti 16:32 dicendo che Paolo prima “annunziò la Parola del Signore … a tutti quelli che erano nella sua casa [del carceriere]”, e poi li battezzò.

Al di là dell’assenza di battesimi di bambini nelle Scritture, rilevo anche (come ben sa qualunque battista) che l’ordine, nel comando di Pietro, era “Fate penitenza, e siate battezzati” (Atti 2:38). Non ho mai trovato motivi per invertire l’ordine.

Per gradi però, son giunto a rendermi conto che queste osservazioni erano sì suggestive, ma non convincenti. Il fatto che non siano riportati battesimi di bambini non prova che non ve ne siano stati. E se Pietro disse “Fate penitenza, e siate battezzati” ad un pubblico adulto, questo non esclude la possibilità che egli abbia detto qualcosa di diverso a proposito dei bambini. Crebbi così verso la mia seconda fase e decisi: “È meglio che mi allontani dagli esempi di battesimo e mi rivolga all’insegnamento sul battesimo”. Forse il significato del racconto di Luca sarebbe stato chiarito dall’esposizione di Pietro e Paolo.

Naturalmente venne alla mente la lettera ai Romani, 6:1-11. Ma questa era l’arma preferita del professor Goppelt, poiché non contiene una parola sulla fede o su qualsivoglia risposta consapevole a Dio fino al verso 11; e ivi la risposta arriva dopo il battesimo. Egli adduce dunque la lettera ai Romani, 6, come la classica difesa del battesimo dei neonati. In un caso e nell’altro per me è l’isolamento.

Tuttavia, Colossesi 2:12 e Pietro 1, 3:21 mi apparvero rovinose per i sostenitori del battesimo dei neonati. Paolo confronta battesimo e circoncisione e dice: “Con Lui siete stati sepolti mediante il battesimo, e con Lui siete pure risorti per la fede nella potenza di Dio, che Lo ha risuscitato dai morti”. Qui si afferma chiaramente: nel battesimo siamo risorti per opera della fede. Il battesimo è efficace quale espressione di fede. Non vedevo come un bambino potesse adeguatamente accettare tale segno di fede.

Poi, Pietro (prima lettera, 3:21) disse: “Il battesimo … vi fa salvi, non lavando le sozzure del corpo, ma chiedendo per voi a Dio una buona coscienza, per la resurrezione di Gesù Cristo.” Questo testo mette in fuga molti battisti poiché sembra avvicinarsi alla nozione cattolica, luterana e anglicana secondo la quale il rito salva in se stesso e di per se stesso. Al contrario, fuggendo da questo testo gettiamo via un potente argomento a favore del battesimo del credente. Perché, come afferma J.D.G. Dunn, questa è la cosa più vicina che possediamo ad una definizione che includa fede. Il battesimo è “un richiamo a Dio”. Cioè il battesimo è il grido di fede a Dio. In quel senso e a quel livello, esso è parte dei mezzi di salvezza di Dio. Ciò non dovrebbe metterci in fuga per lo spavento più della frase “Se confessi con le tue labbra che Gesù è il Signore … sarai salvato”. Il movimento delle labbra nell’aria e quello del corpo nell’acqua salvano solo nel senso che esprimono il richiamo e la fede del cuore verso Dio.

Mi sembrò quindi che Colossesi 2:12 e Pietro 1 3:21 chiudessero in maniera soddisfacente la questione del battesimo dei neonati, i quali non potrebbero ancora credere in Cristo o invocare Dio.

Ma è qui che si interruppe la mia battaglia bavarese. Da allora, una lunga serie di argomentazioni nelle mie membership class mi ha dimostrato che anche questi testi lasciano aperta la [remota!] possibilità che un neonato venga battezzato in forza della fede dei genitori e nella speranza della sua propria “confermazione” finale. Esattamente come è possibile che questi passaggi abbiano rilevanza solo per il missionario che si cali laddove adulti siano in fase di conversione e di ricevere il battesimo. Se Pietro e Paolo avessero rivolto la questione di nuovi neonati nelle case cristiane, forse ne sarebbero usciti come buoni presbiteriani.

Ne dubito. Poiché vi è adesso una terza fase di riflessione in favore del battesimo del credente. Vi è una grandiosa risposta biblica e battista al catechismo di Heidelberg, il quale afferma che i neonati di genitori cristiani “appartengono al patto e al popolo di Dio … essi inoltre debbono essere battezzati quale segno del patto, per esser inseriti nella chiesa cristiana e distinti dai bambini dei non credenti, come fu fatto nel Vecchio Testamento con la circoncisione, in luogo della quale nel Nuovo Testamento viene designato il battesimo”. In altre parole, la giustificazione del battesimo dei neonati nelle chiese riformate dipende dall’essere il battesimo nel Nuovo Testamento l’equivalente della circoncisione.

Effettivamente esiste una significativa continuità tra i segni della circoncisione e del battesimo, ma i rappresentanti presbiteriani della teologia riformata hanno sottovalutato la discontinuità. Questa è la differenza di fondo tra battisti e presbiteriani sul battesimo. Io sono battista poiché ritengo che a questo proposito noi onoriamo la continuità e la discontinuità fra Israele e la chiesa e tra i loro rispettivi segni di alleanza.

La continuità è espressa in questo modo: proprio come la circoncisione era dispensata a tutti i figli fisici di Abramo che costituirono l’Israele fisica, così il battesimo dovrebbe essere amministrato a tutti i figli spirituali di Abramo che formano l’Israele spirituale, la chiesa. Ma chi sono tali figli spirituali di Abramo che costituiscono il popolo di Dio nel nostro tempo?

In Galati 3:7 si afferma: “Sappiate, dunque, che i veri figli di Abramo sono quelli che hanno la fede”. La cosa nuova, dalla venuta di Gesù, è che il popolo dell’alleanza di Dio non è più una nazione politico-etnica ma un corpo di credenti.

Giovanni Battista ha inaugurato tale cambiamento e ha introdotto il nuovo segno del battesimo. Chiamando tutti i Giudei a pentirsi e a farsi battezzare, Giovanni dichiarò vigorosamente e aggressivamente che la discendenza fisica non rende parte della famiglia di Dio e che la circoncisione, che significa un legame fisico, sarebbe stata ormai sostituita dal battesimo, che significa una relazione spirituale. L’apostolo Paolo raccoglie questa nuova enfasi, specialmente in Romani 9, e afferma: “Né tutti i discendenti di Abramo sono suoi figli … non i figli della carne sono i figli di Dio” (vs. 7-8).

Si è verificato dunque un importantissimo cambiamento nella storia della redenzione. Vi sono discontinuità e continuità allo stesso tempo.

Zwingli e Calvino e i loro eredi hanno considerato i segni del patto come se con la venuta di Cristo non avessero avuto luogo cambiamenti significativi. Invece Dio oggi forma il Suo popolo in modo diverso da quando Egli si impegnò con un popolo-etnico chiamato Israele. Il popolo di Dio non è più formato attraverso la parentela naturale, bensì per conversione sovrannaturale alla fede in Cristo.

Con la venuta di Giovanni Battista e Gesù e gli apostoli, si sottolinea oggi che la condizione spirituale dei vostri genitori non determina la vostra appartenenza alla comunità del patto. I beneficiari delle benedizioni di Abramo sono coloro che hanno la fede di Abramo. Queste sono le persone che appartengono alla comunità dell’alleanza.

E questi sono coloro che dovrebbero ricevere il segno del patto: battesimo del credente. Quindi, se io potessi tornare indietro e “rifare la Baviera”, andrei di corsa alla radice, dove la nostra “difesa e confermazione” sarà vinta o perduta. Ma il Signore ci conduce attraverso infanzia, adolescenza e maturità per una ragione. Ogni fase del ragionamento è utile. Conoscete il vostro pubblico, fratelli, e magnificate il significato del battesimo.