Esultiamo in Dio attraverso il Signore Nostro Gesù Cristo

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English: We Exult in God Through Our Lord Jesus Christ

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Di John Piper su Gioia
Una parte della serie Romans: The Greatest Letter Ever Written

Traduzione di Elisabetta Bigon

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Lettera ai Romani 5:9-11

A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di Lui. 10 Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio, per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 11 Non solo, ma ci glorieremo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale abbiamo ottenuto la riconciliazione.

La Riconciliazione con Dio è un dono da Dio

Oggi ci concentreremo esclusivamente sul verso 11. Cominciamo questa mattina con il commento di Natale su questo verso. Il commento di Natale è sulla parola “ottenuto”. “Ora abbiamo ottenuto la riconciliazione”. La parola “ottenuto” significa che questa riconciliazione è un dono e noi lo otteniamo. Quello è ciò che conferisce l’aspetto natalizio. Dio conferisce un dono e noi lo otteniamo.

Questo significa che, un tempo, voi ed io eravamo in disaccordo con Dio: avevamo peccato e lui era in collera. Lo abbiamo visto in modo chiaro la settimana scorsa dal verso 9 al verso 10. Il verso 9 parla del fatto di essere salvati dalla collera di Dio; il verso 10 parla invece di un tempo in cui eravamo tutti nemici di Dio. Tuttavia qualcosa è accaduto e la situazione è cambiata.

Il verso 10 dice esattamente ciò che accadde. “Siamo stati riconciliati con Dio, per mezzo della morte del Figlio suo.” La morte di Cristo è un fatto che accadde, e quando il Figlio di Dio morì per i nostri peccati, egli assorbì, nell’atto di morire, tutta l’inimicizia che Dio aveva verso il suo popolo. La morte di Cristo, quindi, è il fondamento obiettivo, storico, immutabile, solido come una roccia, della nostra riconciliazione con Dio.

Non tralasciate questo grande fatto. Dio realizzò la riconciliazione, ovvero Egli fornì le basi della riconciliazione – acquisisce il privilegio della riconciliazione – esternamente a noi. Prima che entrassimo in scena o avessimo fatto qualcosa per aiutare, l’opera decisiva per la riconciliazione era stata fatta. Dove c’è peccato deve esserci punizione. Dove noi abbiamo svilito la gloria di Dio, la colpa deve essere lavata e lo svilimento di Dio deve essere mostrato tanto orribile quanto realmente è. Questo è ciò che fece la morte di Cristo. Egli lo face senza il nostro aiuto o collaborazione.

Questo principio di giustizia è alla base delle questioni legali ordinarie dei nostri giorni. Supponiamo che infrangiate la legge, ad esempio andando a 70 miglia all’ora in una zona a 55 miglia orarie. A questo punto lo stato vi è contro. Avete spezzato la sua fiducia, offeso l’autorità e il suo diritto di porre limiti sulla vostra vita per il bene comune. Lo stato quindi esige un pagamento affinché ci sia una riconciliazione con voi. Potrebbe capitare che perdiate la multa e dimentichiate l’offesa, tuttavia lo stato non dimentica e vi invia un’ingiunzione a comparire in tribunale. Non è amichevole. C’è un’offesa che deve essere regolata e ci sarà una punizione. Questo è quello che la legge richiede per ripristinare il diritto dello stato. Allo stesso modo è tra Dio e noi. Abbiamo infranto le sue leggi. Abbiamo svilito la sua gloria. Abbiamo trascurato la sua amicizia. Abbiamo spezzato la fiducia conferitaci per mezzo dalle sue promesse. Abbiamo rifiutato il suo diritto e la sua autorità a guidarci. Noi siamo dei ribelli e ci siamo allontanati.

Tuttavia, molto prima che comparissimo sulla scena, agendo in questo modo, Dio aveva ottenuto la nostra riconciliazione. Le infinite multe per eccesso di velocità di tutta la gente appartenente al popolo di Dio furono interamente pagate, ancor prima che venissimo al mondo. Paolo in seguito, al verso 11, dice che tutto ciò che ci è concesso fare nella riconciliazione con Dio è “ottenere la riconciliazione”. È una frase gloriosa. “Ottenere la riconciliazione”. Non compierla, non guadagnarla, non operare per essa, non soffrire per essa, non pagare per essa. Ottenerla.

Ecco il grande commento di Natale sul verso 11. La riconciliazione con Dio è un dono da Dio.

Per chi è il Dono?

Se ora vi chiedete per chi sia il dono, la risposta è la seguente: il dono è per chiunque lo otterrà. Questo alza di molto la posta in gioco nella comprensione di ciò che l’atto di ricevere realmente significa. Meditiamo su questa cosa per un momento e poi volgiamoci al resto del verso.

Il verso 11 dice: “Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione”. Il focus di questo verso è che i Cristiani esultano in Dio, cioè gioiamo, ci vantiamo e gloriamo in Dio attraverso Cristo.

A cosa rinvia l’inizio del verso “Non solo…”? Mi sembra che Paolo ci voglia far vedere il verso 11 come anticipato dai versi 2 e 3, poiché lì è usato lo stesso linguaggio di glorificazione. Il verso 2b dice, “Noi esultiamo nella speranza della gloria di Dio”. La stessa parola per “esultiamo” è utilizzata qui, come nel verso 11. L’enfasi nel verso 2 sta nel fatto che la gloria di Dio non è completamente presente in noi. È futura. Noi la speriamo ed in quella speranza noi esultiamo, gioiamo, ci vantiamo e gloriamo.

Nel verso 3 Paolo utilizza proprio la stessa frase usata nel verso 11 per dimostrare che c’è qualcos’altro per il quale noi esultiamo oltre la speranza nella gloria di Dio. Il verso 3 dice: “E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche delle nostre tribolazioni”. Paolo vuole quindi assicurarsi che la nostra esultanza non sia solo nella speranza, ma anche nel dolore e nell’afflizione che mettono alla prova la nostra fede e ci rendono più fiduciosi sul fatto che noi siamo i veri beneficiari della speranza nella gloria di Dio. Il dolore produce pazienza, e la pazienza produce fede, provata, raffinata, dura come l’acciaio, la quale ci dà la speranza che noi, realmente, siamo Cristiani e che riceveremo in eredità la gloria di Dio.

Paolo, nei versi 6-10, fatica al fine di darci l’assicurazione che noi realmente saremo salvati dalla collera e riceveremo in eredità la gloria di Dio. In seguito, nel verso 11 egli dice la stessa cosa espressa al verso 3, con lo scopo di portare la nostra esultanza ad un nuovo livello. Egli dice, “Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. Cosa c’è di nuovo in questa esultanza? Di nuovo c’è che essa è qualcosa di presente e molto personale.

Il verso 2b dice, “Noi esultiamo nella speranza della gloria di Dio”.

Al verso 3 esultiamo per le nostre tribolazioni che raffinano la nostra fede e ci aiutano a sperare pienamente nella gloria che verrà.


Il Dono di Dio, Riconciliato

Nel verso 11, tuttavia, non c’è più un’esultanza nella speranza, ma un’esultanza attuale in Dio stesso. Non solo questo, non solo esultiamo nella speranza e nelle tribolazioni, ma ora esultiamo in Dio stesso. Notate che egli non dice che questo è un qualche tipo di Cristianità di secondo livello, o qualche speciale esperienza per Cristiani molto maturi. “Esultiamo in Dio”. Quello è ciò che noi Cristiani facciamo.

A questo punto ci vuole un lungo percorso al fine di rispondere alla domanda su cosa realmente significhi “ottenere la riconciliazione”. Ottenere la riconciliazione significa esperire Dio in quanto riconciliato, amichevole, personale, attuale, utile e soddisfacente. Il dono della riconciliazione con Dio è il dono di Dio riconciliato. Per cui “Ottenere la riconciliazione” significa ricevere Dio riconciliato. Siate sicuri di porre l’accento biblico: ricevere Dio, riconciliato. Ecco la questione di cui al verso 11a: “Esultiamo in Dio”. Non è solo la speranza della gloria di Dio, non le tribolazioni che rafforzano quella speranza. Esultiamo in Dio. Il tempo è giunto. Colui che è soddisfatto è Dio.

Contrapponete questo tipo di azione di ricevere con un altro tipo, e mettete alla prova voi stessi per vedere se avete ottenuto la riconciliazione. Supponete che qualcuno molto saggio, molto amorevole e molto carismatico, impacchetti un dono molto prezioso per voi e ve lo dia con la promessa, “ Se riceverai questo dono, tutto andrà bene, sarai soddisfatto e ne gioirai.”. Voi prendete il regalo, ma invece di aprirlo e cercarvi gioia e appagamento, lo mettete in uno scaffale in soffitta, ancora impacchettato. Ogni tanto voi pensate alla promessa che se riceverete il regalo le cose andranno meglio, che sarete soddisfatti e felici, e vi adagiate sul fatto che avete effettivamente ricevuto il dono. Il dono è lì, nella soffitta, e credete che le cose siano un po’ meglio rispetto a prima, ma non ne siete sicuri. Vi struggete con i dubbi, chiedendovi se la promessa sia vera.

È questo ciò che significa “ottenere la riconciliazione” al verso 11? Paolo intende “Prendete il dono della riconciliazione di Dio, ascoltate la promessa che se lo otterrete i vostri peccati saranno perdonati, voi avrete la vita eterna e Dio agirà affinché tutto concorra per il nostro bene”? Diremo quindi “Questa è una cosa buona?” Chi non lo vorrebbe? Quindi, prendete il dono della riconciliazione e ponetelo su di uno scaffale nella soffitta della vostra mente – “Lì, io ho ottenuto la riconciliazione”. È questo ciò che Paolo intende con “ottenere la riconciliazione?”

Non penso. Non è Cristianesimo, è magia. E se c’è una cosa che il Cristianesimo non è, è magia.

Cambiamo un po’ l’esempio. Persino quando aprite il pacchetto la riconciliazione non è come la maggior parte degli altri doni. Diciamo si tratti del dono di una scatola di fusibili. Ricevete una scatola di fusibili, ed è possibile ne siate veramente riconoscenti, visto che essi sono assolutamente essenziali per avere l’elettricità a casa vostra. Tutti vogliono l’elettricità. Siete quindi felici per questo regalo molto utile. Fissate quelli che vi servono al momento in modo che tutti i vostri amati elettrodomestici funzionino e rimettete gli altri nella scatola, dimenticandoveli completamente fino al momento in cui qualcosa non funziona più. Ecco che vi sentite nuovamente riconoscenti per il dono, andate giù e sistemate un nuovo fusibile, dimenticandovi ancora gli altri.

Ricevere il Dono della Riconciliazione

Per molte persone nella chiesa, questo è ciò che viene chiamato Cristianesimo. Questo è ciò che essi pensano significhi essere salvati ed essere sulla strada per il paradiso. Ma non è ciò che Paolo intende con il ricevere il dono della riconciliazione. Egli intende «riceverlo in modo tale che ciò che si trova nel pacchetto vi faccia esultare». E ciò che il pacchetto contiene è Dio riconciliato.

Il dono della riconciliazione non è il dono di Dio che sta predisponendo le cose per noi. Si potrebbe dire che il dono della salvezza è il dono di Dio che fa in modo che le cose operino per noi, salvandoci dal peccato, dalla colpa e dall’inferno. Si potrebbe dire che il dono della “giustificazione” è il dono di Dio che sta facendo questo per voi, perdonando i vostri peccati e annoverandovi come virtuosi per amore di Cristo. Ma il dono della riconciliazione è diverso. È Dio che sta offrendo sé stesso.

A quale scopo? Per metterlo in soffitta? Per essere messo in uno dei nostri elettrodomestici? Per diventare il poderoso grasso che fa girare le ruote delle nostre vite terrene in modo che le cose vadano meglio come veramente ci piacerebbe? No, Paolo chiarisce veramente, in questo verso, il motivo per il quale Dio dona se stesso riconciliato. La risposta è che noi potremmo esultare in lui. In Lui. Non, soprattutto, nel suo dono. Non, soprattutto, nei suoi effetti. In Lui. “Esultiamo in Dio”.

È la prova del fatto di aver ricevuto o meno la riconciliazione. Avete aperto il dono? Vi piace ciò che è dentro al dono della riconciliazione? Il dono piace veramente. È Dio.

In pratica, come fate questa cosa?

Attraverso il Signore Nostro Gesù Cristo

La soluzione è che noi riceviamo la riconciliazione attraverso Gesù Cristo ed esultiamo in Dio attraverso Gesù Cristo.

Assolutamente cruciale in questi primi 12 versi della Lettera ai Romani 5 è il risultato dell’azione di Gesù Cristo per farci esperire Dio. Lo abbiamo visto la settimana scorsa: l’operato passato di Dio era attraverso Gesù Cristo. L’operato futuro di Dio sarà attraverso Gesù Cristo. Potete vederlo se tornate ai versi 1 e 2: noi abbiamo la pace con Dio attraverso il Signore Nostro Gesù Cristo, e attraverso lui abbiamo accesso alla grazia in cui ci troviamo.

Eccolo ancora qui, al verso 11, su due differenti livelli: “Ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore Nostro Gesù Cristo [ecco il primo livello], attraverso il quale abbiamo ottenuto la riconciliazione [ecco un altro livello]”.

Quindi ecco una risposta alle domande “In pratica, come otteniamo la riconciliazione ed esultiamo in Dio? Lo facciamo attraverso Gesù Cristo? Quali mezzi vengono utilizzati per ritrarre Gesù nella Bibbia, per ritrarne il suo operato e le sue parole descritti nel Nuovo Testamento, per farne il contenuto essenziale per il giubilo che giunge a Dio? Il giubilo senza il concetto di Cristo non onora Cristo.

Nella Seconda Lettera ai Corinzi 4:4-6, Paolo descrive la conversione in due modi. Nel verso 4 egli dice che si vede “La gloria di Cristo che è l’immagine di Dio.” Nel verso 6 egli dice che si vede “La gloria di Dio sul volto di Cristo”. In entrambi i casi voi vedete qual è il fulcro della questione. Abbiamo Cristo immagine di Dio, e abbiamo Dio volto di Cristo.

In pratica, per esultare in Dio, voi esultate in ciò che vedete e conoscete di Dio, nel ritratto di Gesù Cristo. Questo giunge dalla sua più completa esperienza quando l’amore di Dio sgorga nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo, come dice il verso 5.

Ascoltate la chiusura del significato del Natale. Non solo Dio ha ottenuto la nostra riconciliazione attraverso la morte del Signore Gesù Cristo (verso 10); non solo Dio ci ha permesso di ricevere quella riconciliazione attraverso il Signore Gesù Cristo (verso 11b), ma persino ora, al verso 11b si dice di esultare in Dio stesso attraverso il Signore Nostro Gesù Cristo.

In questo Natale guardate Gesù. Ricevete la riconciliazione che egli ha ottenuto con il sacrificio. Non mettete il pacchetto chiuso su di uno scaffale, non aprendolo e facendo in modo che sia veicolo per altri piaceri. Apritelo e godetevelo. Esultate in lui. Fate in modo che egli sia il vostro piacere. Fate in modo che egli sia il vostro tesoro.