Dio E’ Per Noi O Per Se’ Stesso?

Da Libri e Sermoni Biblici.

Risorse Correlate
Altro Di John Piper
L'Indice degli Autori
Altro su Gloria di Dio
L'Indice degli Argomenti
A proposito di questa traduzione
English: Is God for Us or for Himself?

© Desiring God

Condividi
La nostra missione
Questa risorsa è pubblicata da Gospel Translations, un ministero online il cui scopo è rendere libri e articoli che parlano del vangelo disponibili gratuitamente in ogni paese e lingua.

Per saperne di più (English).
Come puoi aiutarci
Se parli bene l’inglese, puoi aiutarci come traduttore volontario.

Per saperne di più (English).

Di John Piper su Gloria di Dio

Traduzione di Alessandro Celestino

Review Potete aiutarci a migliorare questa traduzione da rivedere per la precisione. Per saperne di più (English).


Alcuni anni fa sono stato alla crociera di Billy Graham ad Anaheim, California. Credo che ci fossero circa 50.000 persone lì intorno quella sera; io mi sono seduto nella gradinata in alto a sinistra e da lì ho potuto vedere la folla che copriva la pista al coperto. Quando abbiamo cantato “Com’è grande la tua opera” sono riuscito a cantare le prime note e poi non ce l’ho più fatta. Non avevo mai sentito niente del genere. Cinquantamila voci inneggianti Dio! Mi ha toccato così tanto che non sono più riuscito a dimenticarmi di questo momento. Mai nulla mi era sembrato migliore o più bello o più profondamente gioioso di 50.000 creature che cantassero insieme a Dio con tutto il loro cuore.

In verità penso di essere riuscito a vedere un pezzetto di cielo quella notte; il libro dell’Apocalissi 5:11-13 descrive così il cielo:

E guardai, e sentii la voce di molti angeli intorno al trono, e degli esseri viventi e degli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, migliaia di migliaia che dicevano a gran voce: l’Agnello che fu immolato è degno di ricevere il potere, la ricchezza, la saggezza, la forza, l’onore, la gloria e la lode. E ad ogni cosa creata che è nei cieli, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e a tutte le cose che dentro di essi si trovano, sentii dire: a Colui che è seduto sul trono, e all’Agnello, giungano la lode, l’onore, la gloria e il dominio per i secoli e nei secoli.

La visione del cielo è la visione di innumerevoli milioni di creature che lodano il Padre e il Figlio con tutta la loro forza. E coloro che hanno provato la gloria dell’Agnello non se la perderebbero per niente al mondo.


Dio cerca la propria lode

L’Agnello è degno. Dio Padre è degno. E per tanto dobbiamo lodarli e questo è ciò che faremo. La maggior parte dei credenti non ha dubbi su questa verità. Ma durante due settimane abbiamo visto nelle Scritture che Dio non si è comportato in questo modo soltanto per essere degno di lode, ma anche con l’obiettivo di ottenerla per sé. Dio non aspettava soltanto di essere lodato per il suo potere, il suo senso di giustizia, la sua misericordia. Dall’inizio dei tempi ha scelto di lodare il proprio nome sulla Terra e di dimostrare la propria gloria. Tutto ciò che Lui fa è motivato dal suo desiderio di essere glorificato. Isaia 48:11 porta l’attenzione su ogni atto divino:

per amore mio, lo farò per amore mio, perché come potrebbe venire profanato il mio nome? La mia gloria dunque non la cederò ad un altro.

Geremia 13:11 lo dice in questo modo:

“perché, come la cintura aderisce alla vita dell’uomo, allo stesso modo feci aderire a me tutta la casa di Israele e tutta la casa di Giuda” – dichiara il SIGNORE – “ allo scopo che fossero per me attraverso il popolo, l’essere rinomato, la lode e la gloria…”

L’obiettivo di tutto ciò che Dio fa è quello di ricevere lode per la gloria del suo nome.

E prima che si pensi che questa sia solo un’enfasi dell’Antico Testamento, leggiamo con attenzione il testo 1 degli Efesi. Che grande libro! – ha preghiere che non solo arrivano a contenere 11 versi di lunghezza ma toccano perfino il cielo in altezza. C’è una frase che si ripete tre volte nei versi 6, 12 e 14 che lascia ben intendere che Paolo pensa che sia l’obiettivo di Dio una volta salvatici dal peccato e per Sé stesso. Leggete i versi 5 e 6.

Ci predestinò attraverso l’adozione come suoi figli mediante Gesù Cristo, fedele al beneplacito della sua volontà, per la lode della gloria della sua grazia che gratuitamente ha impartito su di noi nell’Amato.

Poi al verso 12:

Perché noi, che fummo i primi a sperare in Cristo, siamo per la lode della sua gloria.

Infine il verso 14:

Lo Spirito Santo della promessa che ci è dato come garanzia della nostra eredità, con occhio alla redenzione del possesso acquisito di Dio, per la lode della sua gloria.

Dai decreti eterni di Dio nel passato, nella predestinazione fino alla futura gioia eterna della nostra eredità negli anni a seguire, il proposito e o scopo di Dio sono stati che la sua gloria fosse lodata, specialmente la gloria della sua grazia.

Che Dio sia degno di lode, che dobbiamo lodarlo, che lo loderemo – sono verità comuni tra i Cristiani e le possiamo affermare con allegria. Ma con meno frequenza ascoltiamo la verità che la lode della gloria di Dio non è semplicemente il risultato della sua azione ma anche la meta e lo scopo di quell’azione. Lui governa il mondo esattamente fino al punto in cui può essere ammirato, esaltato, lodato e in cui ci può vedere meravigliati da Lui. Cristo viene, Paolo afferma in Tessalonicesi 2 1:10 alla fine dei tempi “quando Lui venga per essere glorificato nei suoi santi in quel giorno e per essere ammirato tra tutti coloro che gli hanno creduto.” Tuttavia, la mia esperienza dimostra che la gente riceve questa verità in modo scomodo. Va bene che Dio venga lodato, ma non mi sembra corretto che Lui cerchi la sua lode. Non disse Gesù “Chi si innalzi sarà umiliato e chi si umili sarà innalzato? Tuttavia è ovvio che il proposito di Dio nelle Scritture è di innalzarsi davanti agli occhi dell’uomo.

Lo scopo di questo messaggio è dimostrare, nel miglior modo possibile, che la meta e lo sforzo di Dio per glorificarsi è totalmente buono, senza nessun tipo di mancanza ed è molto diverso dall’auto innalzamento umano perché è un’espressione di amore. Spero che si possa dunque affermare questa verità con allegria e ci si possa unire a Dio nella sue grande meta.

Due modi in cui si può confondere il fulcro di Dio in Dio

Penso che ci siano due ragioni per le quali potremmo dubitare dell’amore di Dio, visti la sua gloria e il suo fervore e dati gli uomini che lo lodano per tali ragioni. La prima è perché non ci piacciono le persone che si comportano in questo modo, l’altra è che la Bibbia sembra insegnare che le persone non dovrebbero cercare la propria gloria. In tal modo, la gente si offende di fronte all’auto esaltazione di Dio – sia per la propria esperienza sia per ciò che si dice nelle Scritture.

Non ci piace la gente che sembra essere innamorata delle proprie capacità, del proprio potere o dell’apparenza. Non ci piacciono gli accademici che ostentano le loro conoscenze specializzate o che ci recitano le loro pubblicazioni e le loro conferenze recenti. Non ci piacciono gli uomini d’affari che parlano solo di quanto hanno ben investito in enormi quantità di denaro e do come sono stati al top del mercato per poi cadere in basso prima e poi in grado di scalare di nuovo la vetta subito dopo. Non ci piacciono i bambini che giocano sempre ad essere superiori agli altri. E, a meno che non siamo uno di quelli, disapproviamo le persone che non si vestono in modo funzionale, semplice e inoffensivo, ma anzi cercano di essere all’ultima moda per sembrare geniali, o punk, o senza preoccupazioni, o qualunque cosa nel mondo vada di moda una certa settimana.

Perché non ci piace tutto questo? Credo perché tutte queste persone non sono autentiche. Sono quelli che Ayn Rand chiama “di seconda mano”. Non vivono con l’allegria come scopo di valorizzare sé stessi ma sono anzi di seconda mano, ossia vivono attraverso l’attenzione degli altri. E noi non ammiriamo la gente di seconda mano. Ammiriamo la gente che è sufficientemente sicura e serena che non ha bisogno di sostenere le sue debolezze e di compensare le sue mancanze reali trattando di ottenere tante attenzioni quanto le sia possibile.

Allora è comprensibile che qualunque insegnamento che si rifaccia a Dio nella categoria di quei qualcuno di seconda mano, risulti sospettoso per i Cristiani. E per molti, l’insegnamento che Dio sia alla ricerca di lode e ammirazione per il suo bene, in realtà sembrerebbe inserirlo in quella categoria. Perché dovrebbe essere così? Una cosa è sicura: Dio non è debole e non ha mancanze: “Perché da Lui, per Lui e attraverso di Lui vi sono tutte le cose. A Lui venga la gloria per sempre. Amen”. (Romani 11:36). Lui c’è sempre stato, e qualunque altro che vi sia deve a Lui la sua esistenza e pertanto non si può aggiungere nulla che non venga da Lui. Ciò in forma semplice è quello che significa essere Dio eterno e non una creatura. In tal modo, il fervore di Dio alla ricerca della propria gloria e della lode degli uomini non si può dovere alla sua necessità di sostenere una qualche debolezza o compensare qualche mancanza. Potrebbe sembrare, superficialmente, che Lui sia all’interno della categoria di quelli di seconda mano, però Lui non è come loro e la similitudine superficiale deve essere spiegata in altro modo. Deve esserci un altro motivo perché Lui cerchi la lode della sua gloria.

Secondo la nostra esperienza esiste un’altra ragione per la quale non ci piacciono quelli che cercano la propria gloria. La ragione non è solamente che essi non siano autentici e trattino di nascondere le debolezze o mancanze, ma che siano anche privi di amore. Sono così preoccupati per la propria immagine e il ricevere una lode che non si preoccupano di nulla di ciò che accade agli altri. Questa osservazione ci porta alla ragione biblica per cui sembra offensivo che Dio cerchi la propria gloria, 1 Corinzi 13:5 dice “L’amore non cerca il suo”. Bene, questo può portare a una crisi dato che secondo le Scritture, il principale obiettivo di Dio è quello di essere glorificato e lodato, come può Lui essere amorevole? Se l’ “amore non cerca il suo”. Durante tre settimane abbiamo visto che le Scritture insegnano che Dio è per sé stesso. “per amore mio, per amore mio, lo farò, perché come potrebbe essere profanato il mio nome? Perché la mia gloria, non la cederò ad un altro (Isaia 48:11). Però se Dio è un Dio di amore, dovrebbe essere per noi. Allora, è un Dio per sé stesso o per noi?


L’amore infinito di Dio nella ricerca della propria lode

Voglio cercare di persuaderti dal fatto che la seguente risposta corrisponda a verità: dato che Dio è unico ed è il più glorioso di tutti gli esseri oltre che assolutamente autosufficiente, deve essere per sé stesso, perché possa essere per noi. Se Lui abbandonasse l’obiettivo della propria lode, noi perderemmo. Il suo obiettivo di raggiungere lode per sé stesso e quello di portare gioia alla sua gente sono una cosa sola e non possono essere divisi. Credo che potremmo capirlo se ci facessimo la seguente domanda:

In vista della bellezza infinita e ammirabile di Dio e della sua saggezza, cosa ci sarebbe nel suo amore verso una creatura? Per dirlo in un altro modo, cosa potrebbe darci Dio per ottenere che dimostri meglio il suo amore? C’è solo una risposta possibile, non è vero? LUI STESSO! Se Dio ci da il meglio, quello che meglio ci soddisfa, ovvero, ci ama perfettamente, non ci offrirà niente meno che Sé stesso per la contemplazione e la comunione.

Precisamente questa è l’intenzione di Dio nel momento in cui ci manda suo Figlio. Efesi 2:18 afferma che Cristo venne “perché per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiano il loro accesso al Padre in uno stesso Spirito” e Pietro 1 3:18 dice “Perché anche Cristo morì per i peccati una sola volta, il giusto per gli ingiusti, per avvicinarci a Dio, morto nella carne però vivo nello spirito”. Dio concepì tutto il piano di redenzione nell’amore, per attrarre gli uomini nuovamente verso di Lui, come dice il salmista, “in tua presenza c’è totale gioia; alla tua destra, gioia per sempre”. (16:11). Dio dipende da noi per poterci dare il meglio – non prestigio, non ricchezza, né salute in questa vita, ma anzi una visione totale di Lui e della comunione con Lui.

Ma adesso siamo al bordo di quella che per me fu una grande scoperta e credo che sia anche la soluzione al nostro problema. Per essere totalmente amorevole Dio deve darci ciò che è meglio per noi e ci diletti maggiormente; deve darci a Lui stesso. Ma cosa facciamo quando ci viene dato o ci viene mostrato qualcosa di eccellente, qualcosa da cui trarre beneficio? Lo lodiamo. Lodiamo i neonati e le loro forme perfette; “oh, guarda quella meravigliosa testolina rotonda! E tutti quei capelli! E quelle manine, che grandi!” Elogiamo il viso di un essere amato dopo una lunga assenza. “I tuoi occhi sono come il cielo, i tuoi capelli sono come la seta, sei così bella per me”. Elogiamo un gran goal alla fine di una partita che stavamo pareggiando[1]. Elogiamo gli alberi lungo un fiume durante un viaggio in barca in autunno.
Ma la mia grande scoperta, con l’aiuto di C.S. Lewis, non è stata solo il fatto che lodiamo ciò che ci fa stare bene ma la lode è il climax del benessere in sé. Non si aggiunge niente dopo se non che ciò è parte della gioia. Ascoltate il modo in cui Lewis descrive questo punto di vista nel suo libro sui Salmi:

Ma la cosa più ovvia della lode- sia questa a Dio o a qualunque altra cosa- stranamente mi è sfuggita. L’ho visto in funzione di un complimento, una approvazione o di dare onore. Non mi ero accorto che tutto ciò di cui si beneficia sboccia in lode a meno che (a volte anche se) la timidezza o la paura di annoiare gli altri sia deliberatamente portata al confronto. Il mondo gira intorno alla lode – gli innamorati elogiano il proprio partner, i lettori il loro autore preferito, i camminatori il paesaggio, i giocatori il loro gioco preferito- si elogiano il clima, i vini, il mangiare, gli attori, i cavalli, le scuole, i paesi, i personaggi storici, i bambini, i fiori, le montagne, i francobolli rari, gli scarafaggi strani, compresi alle volte politici ed eruditi. La mia più grande e più generale difficoltà sulla lode a Dio dipendeva dalla mia assurda negazione, rispetto al supremamente Prezioso, di ciò che vogliamo fare, di ciò che non possiamo evitare di fare, con tutto il resto che valorizziamo.

Credo che ci piaccia lodare ciò che ci piace perché la lode non esprime soltanto ma addirittura completa la gioia. Nella sua consumazione totale. Quando gli innamorati si dicono uno all’altra che bello che sei, non si tratta solo di complimenti, la gioia non è completa finché non si esprime (Riflessioni sui salmi, pp. 93-96).

Quella è la chiave: lodiamo ciò che viviamo perché la gioia è incompleta finché non viene espressa sotto forma di lode. Se non ci venisse concesso di parlare di ciò che valorizziamo e di celebrare ciò che amiamo e di lodare ciò che ammiriamo, la nostra gioia non sarebbe completa. Quindi, se Dio è realmente per noi, se ci dà il meglio e fa sì che la nostra gioia sia completa, deve fare in modo che il suo proposito sia ottenere la nostra lode per sé stesso. Non perché abbia bisogno di segnalare una qualche debolezza in Lui, o compensare una qualche mancanza, ma perché Lui ci ama e cerca la nostra gioia totale, che si può trovare unicamente nel momento in cui lo si conosce e lo si loda, Lui, l’essere più bello di tutti gli esseri.

Dio è l’unico essere dell’universo per colui che alla ricerca della sua lode è essenzialmente il maggior atto d’amore. Per Lui, l’autoesaltazione è la maggiore virtù. Quando fa tutte le cose “per la lode della sua gloria” come dicono gli Efesi 1. si preserva per noi e ci offre l’unica cosa al mondo che possa soddisfare le nostre bramosie. Dio è per noi, e pertanto è stato, è e sarà per sé stesso. Lodato sia il Signore! Che tutto ciò che respira lodi il Signore.


1. ↑ Nota del traduttore: L’illustrazione originale era basata sul Baseball. Io ho fatto riferimento alla versione spagnola che fa riferimento al calcio, molto più semplice da capire per le nostre culture.