Conversione a Cristo: la creazione di un cristiano edonista

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English: Conversion to Christ: The Making of a Christian Hedonist

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Di John Piper su l'edonismo cristiano
Una parte della serie Desiring God

Traduzione di Isabella Intelisano

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Matteo 13:44-46

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo. Il regno dei cieli è anche simile a un mercante che va in cerca di belle perle; e, trovata una perla di gran valore, se n'è andato, ha venduto tutto quello che aveva, e l'ha comperata.

La volta scorsa abbiamo visto che l'infinita e traboccante felicità di Dio è il fondamento dell'edonismo cristiano. Dio è felice perché prova una perfetta gioia nell'eccellenza della sua stessa gloria, specialmente se questa si riflette nel Suo figlio divino. Dio è felice perché è sovrano e perciò può abbattere ogni ostacolo alla Sua gioia. E la felicità di Dio è il fondamento dell'edonismo cristiano perché fa traboccare la sua misericordia su di noi. Quando Dio chiama uomini e donne a sé, non è perché ha bisogno di colmare una carenza, ma perché ama condividere una pienezza. Abbiamo concluso la scorsa volta dicendo che non tutti hanno parte eterna alla gioia di Dio, perché c'è una condizione che dev'essere realizzata. La condizione è che noi obbediamo al comandamento: Trova la tua gioia nel Signore, ed egli appagherà i desideri del tuo cuore (Salmo 37:4). Ma molta gente trova più gioia nelle ricchezze, nella rivincita e nello svago di quanto non ne trovi in Dio. E pertanto essi non hanno parte nella misericordia salvifica di Dio; sono perduti. Ciò di cui hanno bisogno è la conversione a Cristo – che non è niente di più che la creazione di un cristiano edonista. Questo è quello di cui voglio parlare adesso.

Qualcuno potrebbe chiedere: “se il nostro scopo è la conversione, perché non possiamo semplicemente dire "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato”? Perché introdurre questa nuova terminologia, “Edonismo Cristiano”? E' una bella domanda. Ecco la mia risposta. Viviamo in una società superficialmente cristianizzata dove migliaia di persone perdute pensano di credere in Gesù. Nella maggior parte delle mie testimonianze ai non credenti e ai cristiani nominali, il comandamento “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato” è virtualmente senza senso. Gli ubriachi sulle strade dicono di crederci. Le coppie non sposate che dormono insieme dicono di crederci. Gli anziani che non ricercano la lode a Dio e la comunione con i fratelli da quarant'anni dicono di crederci. Ogni genere di amante del mondo che frequenta la chiesa dice di crederci. La mia responsa­bilità come predicatore del vangelo e ammaestratore della chiesa non è solo quella di ripetere frasi preziose della Bibbia ma quella di dire la verità di queste frasi in un modo che punga la coscienza dell'ascoltatore e ti aiuti a capire il bisogno che hai di Cristo. Ciò che sto cercando di fare è di prendere un insegnamento della Scrittura trascurato ma essenziale e renderlo più affilato possibile nella speranza che qualche cuore sia “pugnalato da sveglio”, come disse un poeta. E perciò io dico: quando una persona si converte a Gesù Cristo, quella persona viene trasformata in un cristiano edonista. Se un uomo non è nato di nuovo divenendo una nuova creatura, un cristiano edonista, non può vedere il regno di Dio. Questo è ciò che voglio provare a mostrarvi nelle Scritture.

Creati da Dio

Prima di concentraci sulla conversione abbiamo bisogno di ripassare le grandi verità a proposito delle realtà che rendono necessaria la conversione. La prima verità che dobbiamo affrontare come esseri umani è che Dio è il nostro creatore al quale dobbiamo la nostra gratitudine di cuore per tutto ciò che abbiamo. La miglior prova di tutto ciò è nel tuo cuore e nella tua vita stessa. Come mai avviene che un sentimento di giudizio nel tuo cuore istintivamente emette una sentenza su una persona che ti ignora dopo che gli hai fatto un favore? Riteniamo una persona automaticamente colpevole se questa non ha riconoscenza verso qualcuno che gli ha usato una grande gentilezza. Perché? Sapete, sarebbe del tutto insoddisfacente la risposta "io personalmente la percepisco così perché sono stato schiaffeg­giato da piccolo per non aver detto “grazie”. Non la facciamo passare liscia così facilmente alla gente. La velocità con cui il nostro cuore giudica sconsiderate le persone rende testimonianza della nostra effettiva convinzione: gli ingrati sono colpe­voli

La vera ragione per cui i nostri cuori rispondono in questo modo è che siamo stati creati a immagine di Dio. Il tuo sentimento di giudizio, che automatica­mente mi ritiene colpevole se ti ignoro dopo che hai salvato mio figlio dall'annegare, è la voce di Dio in te. Un aspetto dell'immagine di Dio in te è che tu inconsapevolmente ritieni le persone colpevoli di ingratitudine. Perciò tu sai in cuor tuo che c'è un Dio al quale dobbiamo sincera gratitudine. Sareb­be assolutamente da ipocriti pensare che Dio si aspetti da te meno gratitudine per i suoi doni di quanto tu non faccia con i doni che fai agli altri. “Celebrate il Signore, perch'egli è buono, perché la sua bontà dura in eterno“ (Salmo 107:1). Perciò se tu semplicemente ammetti la tua responsa­bilità per le leggi morali che auto­matica­mente applichi al tuo prossimo, non potrai negare il fatto che la legge di Dio è scritta sul tuo cuore e dice: una creatura deve al suo Creatore un sentimento affettuoso di gratitudi­ne proporzionale a quanto egli dipenda da Dio e alla bontà di Dio stesso.

Il Peccato dell'Essere Mancanti

E questo ci porta alla seconda grande verità con cui gli esseri umani devono fare i conti: noi non abbiamo sentito, né sentiamo, né sentiremo domani la profondità, l'intensità e la consistenza della gratitudine che dobbiamo a Dio quale nostro creatore. E nemmeno abbiamo bisogno che la Bibbia ci dica che siamo colpevoli. Sappiamo che non abbiamo reso a Dio ciò che noi stessi richiediamo al nostro prossimo. Sappiamo che il sentimento di giudizio nel nostro cuore, quello che ritiene gli altri colpevoli di ingratitudine, testimonia nitidamente che Dio ci ritiene colpevoli per la nostra impareggiabile ingratitudine verso di Lui. E se anche dovessimo sopprimere questa testimo­nianza nei nostri cuori, le Scritture ce lo rendono lampante, Romani 1:18-21:

L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità ...perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.

Quando ogni essere umano starà di fronte a Dio per rendergli conto della sua vita, Dio non dovrà usare una frase delle Scritture per mostrare alla gente la loro colpa e l' adeguatezza della condanna. Farà loro semplicemente tre domande: 1) Non era abbastanza chiaro nella natura che tutto ciò che hai avuto era un dono, che come mia creatura dipendevi da me per la vita, per il respiro e tutto il resto? 2) Il sentimento di giudizio nel tuo cuore non faceva sì che tu ritenessi sempre gli altri colpevoli quando mancava­no di quella gratitudine che avrebbero dovu­to avere in risposta a una grande gentilezza ricevuta? 3) La tua vita è stata riempita di gioia e gratitu­dine verso di me in propor­zione alla mia gentilezza verso di te? Il ca­so è chiuso.

Sotto l'Ira di Dio

E dunque la terza grande verità che dobbiamo affrontare è che l'ira di Dio è su di noi a causa della nostra ingratitudine. Il nostro stesso sentimento di giudizio richiede che ci sia una resa dei conti morale nell'universo). Noi non permettiamo che alcun affronto contro la nostra dignità possa essere spazzato via e nascosto sotto un tappetto. Quantomeno Dio lo permette! La giustezza di Dio comporta che Egli debba preservare la sua meritata gloria. Quando noi, con la nostra ingratitudine, minimizziamo la gloria dovuta a Dio, giustizia deve esser fatta. Un uomo è più “degno” di un gatto. Perciò si può andare in prigione per aver diffamato la dignità di un uomo, ma nessuno è mai stato in galera per aver calunniato un gatto. E Dio è più degno di un uomo – infinita­mente di più – dunque la diffamazione della sua dignità, fatta attraverso svariate evidenze della nostra ingratitudine, conduce a una sentenza di eterna distruzione. Il salario del peccato è la morte (eterna) (Romani 6:23).

Cristo: l'Assorbi-Ira

La notizia più terrificante del mondo è che siamo caduti sotto la condanna del nostro creatore e che Egli è tenuto, per il suo stesso carattere di giustizia, a preservare la dignità della sua gloria facendo ricadere la sua ira sul peccato della nostra ingratitudine. Ma c'è una quarta grande verità che nessuno può mai imparare dalla natura o dalla propria coscienza, una verità che deve essere raccontata al prossimo, predicata alle chiese e portata avanti dai missionari: e cioè la buona notizia che Dio ha decretato un modo per soddisfare la sua esigenza di giustizia senza condannare l'intera razza umana. Lui ha preso su di sé questa condanna, indipendentemente da ogni merito in noi, per compiere la nostra salvezza. La sapienza di Dio ha sancito un modo per l'amore di Dio di liberarci dall'ira di Dio senza compromet­tere la giustizia di Dio. E cos'è questa sapienza?

Noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio. (1 Corinzi1:23-24).

Gesù Cristo, il Figlio di Dio, crocifisso è la Sapienza di Dio, attraverso la quale l'amore di Dio può salvare i peccatori dall'ira di Dio, e da sempre e per sempre conferma e dimostra la giustizia di Dio.

Romani 3:25-26:

Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesú.

Come può Dio assolvere i peccatori che sono stati irriconoscenti verso la sua gloria e dimostrare ugualmente la sua giustizia e l'impegno immutabile alla sua gloria? Risposta:

Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui. (2 Corinzi 5:21)

Mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne. (Romani 8:3)

Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce. (1Pietro 2:24)

Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito. (1 Pietro 3:18).

Se la più terrificante notizia del mondo è che siamo caduti sotto la condanna del giudizio del nostro Creatore e che lui è tenuto dal suo stesso carattere giusto a preservare la dignità della sua gloria facendo ricadere la sua ira sul peccato della nostra ingratitudine, allora la più bella notizia del mondo (il vangelo!) è che Dio ha voluto condannare suo Figlio al posto nostro (Galati 3:13), dimostrando così la sua giusta lealtà alla sua gloria e ancora salvare i peccatori come me e te!

Cosa devo fare per essere salvato?

Salvare i peccatori, sì, ma non tutti i peccatori. Nessuno è salvato dall'ira di Dio solo perché Cristo è morto per i peccatori. E questa è la quinta grande verità che abbiamo bisogno di sentire: c'è un requisito da possedere per essere salvati. E voglio provare a mostrare come mio ultimo punto che diventare un cristiano edonista è una parte essenziale di questa requisito.

“Cosa devo fare per essere salvato?” è probabilmente la domanda più importante che ogni essere umano possa fare. Guardiamo per un momento i diversi modi in cui Dio risponde a questa domanda nella Sua Parola. La risposta in Atti 16:31 è "Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato". La risposta in Giovanni 1:12 è che dobbiamo ricevere Cristo: “a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio”. La risposta in Atti 3:19 è 'Pentiti!' vale a dire, abbandona il peccato. “Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati”. La risposta in Ebrei 5:9 è ubbidienza a Cristo. “[Gesù] divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna. Gesù stesso rispose a questa domanda in diversi modi. Per esempio, in Matteo 18:3 disse che l'innocenza dei bambini è la condizione per essere salvati:

In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.

In Marco 8.34-35 la condizione è la negazione di se stessi, la volontà di perdere la propria vita per Cristo:

Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà.

In Matteo 10:37 Gesù dice che la condizione è amare Lui più di ogni altra cosa:

Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. (Vedi 1 Corinzi 16:22; 2 Timoteo 4:8).

E in Luca 14:33 la condizione per la salvezza è che noi ci liberiamo dall'amore per ciò che possediamo: “Così dunque ognuno di voi, che non rinunzia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo.”

Questi sono alcuni dei requisiti che il Nuovo Testamento dice che dobbiamo avere se vogliamo beneficiare della morte di Cristo ed essere salvati. Dobbiamo credere in Lui, ricevere Lui, abbandonare i nostri peccati, ubbidire a Lui, umiliare noi stessi come piccoli fanciulli e amare Lui più di quanto non amiamo la nostra famiglia, i nostri beni e la nostra propria vita. Questo è ciò che vuol dire convertirsi a Cristo. E questa sola è la via della vita eterna.

Una sola condizione per la Salvezza

Ma cos'è che tiene tutte queste condizioni insieme? Cosa le unisce? Cos'è quell'unica cosa che spinge una persona ad averle tutte? Credo che la risposta ci è data in una piccola parabola in Matteo 13:44.

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo.

Questa parabola descrive come una persona si converte ed entra nel regno dei cieli. Egli scopre un tesoro ed è spinto dalla gioia a vendere tutto ciò che ha per avere questo tesoro. Ti sei convertito a Cristo quando Cristo diventa per te un scrigno con dentro un tesoro di santa gioia. La nuova nascita di questo santo amore è la radice comune di tutte le condizioni della salvezza. Siamo nati di nuovo – convertiti – quando Cristo diventa un tesoro nel quale troviamo così tanto diletto che il confidare in Lui, l'ubbidire a Lui e l'abbandonare tutto ciò che lo sminuisce diventa la nostra normale abitudine.

Qualcuno potrebbe dire contro l'Edonismo Cristiano: “E' possibile prendere una decisione per Cristo senza l'incentivo della gioia”. Ne dubito parecchio. Ma la questione adesso non è: “Puoi prendere una decisione per Cristo senza l'incentivo della gioia?” piuttosto, il punto è: “Dovresti?” Ti gioverebbe in qualche modo se potessi? C'è qualche prova nelle Scritture che Dio accetterà persone che vengono a Lui per motivi che non siano il desiderio della gioia in Lui? Qualcuno dirà: “Il nostro obiettivo di vita dovrebbe essere compiacere Dio e non noi stessi. Ma cosa compiace Dio? Ebrei 11:6

Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.

Non puoi piacere a Dio se non vai a Lui in cerca di ricompensa.

Ciò disse Gesù a Pietro quando Pietro concentrandosi sul suo sacrificio di abnegazione disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che ne avremo dunque?" (Matteo 19:27) Gesù vide i semi dell'orgoglio: “Abbiamo preso la decisione eroica di sacrificarci per Gesù.” E come fece a cacciare quell'orgoglio dal cuore di Pietro? Disse:

Io vi dico in verità che non v'è alcuno che abbia lasciato tutto per amor di me, il quale non ne riceva cento volte tanto.. ora, in questo tempo, e nel secolo a venire, la vita eterna. (Marco 10:29-30)

In altre parole, Pietro se tu non vieni a me perché io sono un tesoro più grande di tutte quelle cose che hai lasciato, allora non venire proprio a me. Sei ancora innamorato della tua autosufficienza. Non sei diventato come un piccolo fanciullo che si diletta nella benevolenza di suo Padre. E' l'orgoglio che vuol essere più di un neonato che succhia pace, giustizia e gioia da Cristo, la vite. La condizione per la salvezza è che tu venga a Cristo in cerca di ricompensa e che tu trovi in Lui un tesoro di santa gioia.

Per riassumere: Ci sono cinque grandi verità davanti alle quali ogni essere umano dovrebbe prendersi la propria responsabilità. Primo: Dio è il nostro Creatore al quale dobbiamo sincera gratitudine per tutto ciò che abbiamo. Secondo: nessuno di noi sente la profondità, l'intensità, la consistenza della gratitudine che dobbiamo al nostro Creatore. Terzo: siamo perciò sotto la condanna della giustizia di Dio. Il nostro stesso sentimento di giudizio ci dimostra che siamo colpevoli. Quarto: nella morte di Gesù Cristo per i nostri peccati Dio ha ideato un modo per soddisfare la domanda della sua giustizia e ancora compiere la salvezza per la sua gente. Infine, il requisito che dobbiamo avere per beneficiare della sua salvezza è che noi siamo convertiti a Cristo – e la conversione a Cristo è ciò che succede quando Cristo diventa per te uno scrigno ripieno di un tesoro di santa gioia. Ogni invito biblico nel vangelo è radicato nella promessa di un ricco tesoro. Cristo stesso è l'abbondante ricompensa per ogni sacrificio. L'invito del vangelo è indiscutibilmente edonistico:

O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte! Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti! Porgete l'orecchio e venite a me; ascoltate e voi vivrete. (Isaia 55:1-3)