Come non Dissolverci

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English: Lest We Be Scattered

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Di R.C. Sproul su Superbia
Una parte della serie Right Now Counts Forever

Traduzione di Alessandro Celestino

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Uno dei versi biblici citati più frequentemente in modo equivoco è Proverbi 16:18: “Di fronte alla distruzione si pone l’orgoglio, e di fronte alla caduta, si pone la superbia dello spirito”. Una nota sbagliata minimizza il verso, affermando semplicemente, “L’orgoglio si pone di fronte alla caduta”. Nonostante questa nota non sia letteralmente corretta, coglie comunque la veridicità del proverbio. In effetti, l’orgoglio è il precursore di una caduta e l’inizio della distruzione.

Ciò si nota in modo drammatico nella narrazione biblica della Torre di Babele: “Tutta la terra parlava la stessa lingua e le stesse parole. Avvenne che andando verso oriente trovarono una pianura nella terra del Sinar e lì si stabilirono. E dissero gli uni con gli altri: Andiamo, fabbrichiamo dei mattoni e cuociamoli per bene. E usarono mattone al posto della pietra, asfalto al posto della malta. E dissero: Andiamo, edifichiamo una città e una torre la cui cuspide arrivi fino ai cieli e diamole un nome famoso per non dissolverci sulla faccia di tutta la terra. E il SIGNORE discese per vedere la città e la torre che avevano edificato i figli degli uomini. E disse: sono un solo popolo e hanno tutti la stessa lingua. Questo è ciò che hanno iniziato a fare e da questo momento per loro nulla sarà impossibile. Andiamo, scendiamo lì e confondiamo la loro lingua in modo che nessuno possa capire il linguaggio dell’altro (Gen 11:1-7).

La Torre di Babele è stato il primo grattacielo del mondo, probabilmente un’alta scala o ziggurat con connotazioni religiose. Come fece notare Martin Lutero nei suoi Sermoni sulla Genesi, nel Medioevo si sviluppò ogni tipo di mito e leggenda stravagante riguardo quella struttura. Alcuni sostennero che venne costruita come rifugio per le persone che avessero ignorato la promessa di Dio secondo cui non avrebbe mai più distrutto il mondo con un’inondazione. Altri sostennero che la struttura raggiungeva i 15 chilometri d’altezza, così alta che da lassù si sarebbero potuti udire i canti degli angeli nel cielo. Ma questi racconti sono speculativi e perdono di vista la chiave del discorso offrendo una visione poco sicura al riguardo.

Qualunque essa sia, la narrazione porta avanti il punto di vista secondo cui la Torre di Babele non venne realmente costruita per onorare la gloria di Dio. Era un monumento che rappresentava l’orgoglio umano. Lutero osservò: “Credo che le sue ragioni siano espresse nella parole, ‘Andiamo, edifichiamo una città e una torre’. Queste parole mettono in evidenzia dei cuori petulanti e vanitosi che si fidano delle cose di questo mondo senza fidarsi di Dio, e disprezzano la Chiesa perché manca di potere e di sontuosità”. In seguito aggiunse: “Non fu questo un orgoglio colossale e un grande disprezzo per Dio, ovvero senza chiedere Lui consiglio si presero il rischio di portare avanti un progetto tanto immenso sotto la propria responsabilità?”.

Il motivo dell’orgoglio si può vedere anche in modo più evidente nella dichiarazione “Diamole un nome famoso”. Nella Preghiera del Signore, il primo insegnamento che Gesù ci impartì fu quello di santificare il nome di Dio. Queste parole sono chiaramente relazionate con quelle che seguono- Venga il Tuo regno, si faccia la Tua volontà, come in cielo così in terra”. Il regno di Dio è chiaramente presente nei cieli. Lì sempre si fa la sua volontà e lì il suo nome viene santificato. Ma il suo regno non è presente e la sua volontà non si fa dove il suo nome non viene santificato. A Sinar, gli uomini cercavano di santificare ed esaltare i propri nomi. Questo era il ritorno dell’Eden dove si ripeté la tentazione di essere come un dio.

La costruzione di questa torre verso il cielo era un tentativo dell’apoteosi umana, l’auto-divinazione dei figli di dio e degli uomini. Questo mostra come pensa davvero la “Nuova Era”. Riflette quello che Paolo definisce il peccato universale dell’umanità; la negazione ad onorare Dio come Dio e di onorarlo (Rom 1:21). L’atto di costruire la Torre di Babele fu un atto di apostasia. Era mascherata da religione, come suole essere l’apostasia, ma quella religione è l’idolatria pagana che sempre cerca di adorare la creatura prima del Creatore. Implica la sostituzione di un dio falso con il Dio vero. Lutero commenta: “Non fu un peccato in sé stesso erigere una torre, dato che i santi fecero lo stesso…” In questo atto, la vera adorazione viene rimpiazzata da un’adorazione centrata verso l’uomo.

Genesi ci fa notare che in risposta a questo atto umano di arroganza eccessiva, “il SIGNORE discese per vedere la città e la torre che era stata edificata dai figli degli uomini”. Questo rimanda alla situazione dell’Eden quando Dio giunse al giardino provocando la fuga di Adamo ed Eva per coprirsi. Non era come se il Dio onnisciente ed onnipresente non fosse al corrente della situazione. Anzi, la narrazione indica una visita di Dio mediante la quale giunse a queste persone per giudicarle. L’orgoglio che anticipa la distruzione e lo spirito superbo che precede la caduta è una disposizione di sfida verso Dio. È una disposizione che considera Dio come incosciente di ciò che sta succedendo o qualora lo fosse, non abbastanza potente da potere dare una risposta. Il peccato senza il castigo evoca una mancanza di timore nel peccatore per la quale diventa anche peggiore nella sua sfida. Il peccatore confonde la pazienza e la sopportazione di Dio con impotenza e senza cura si trascina verso di sé l’ira che sarà ancora maggiore quanto più in là sarà il giorno del giudizio.

Il castigo che Dio assegnò a Babele fu la confusione del linguaggio umano e la disgregazione di un ordine mondiale unito. Questo giudizio colpì il cuore dell’impresa umana e pugnalò il nucleo dell’attività umana politica ed economica. Adesso le persone sono organizzate in ordini politici, mentre una lingua comune unisce una nazione contro un’altra. La barriera del linguaggio rappresenta anche un ostacolo maggiore per il commercio internazionale, aggravando ancora di più l’ostilità e dimostrando l’assioma secondo cui “se i beni e i servizi attraversano le frontiere, i soldati lo fanno raramente”.

La disintegrazione dell’armonia umana per mezzo della confusione delle lingue ha conseguenze che raggiungono molti ambiti e sono di lunga durata. Lutero considerava la confusione del linguaggio umano come un giudizio più severo dello stesso Diluvio. Come può essere? Dopotutto, il Diluvio distrusse l’intera popolazione mondiale ad eccezione di Noè e della sua famiglia. Il ragionamento di Lutero era il seguente: il Diluvio danneggiò solamente gli uomini vivi in quel momento, mentre la confusione delle lingue ha danneggiato l’umanità fino alla fine dei tempi. La ragione per cui Dio dette questo castigo fu in particolar modo perché qualunque atto peccaminoso che gli esseri umani si sarebbero proposti di mettere in atto sarebbe stato di difficile raggiungimento.

La storia umana è il registro delle creature che hanno cercato di costruire imperi per loro stesse. Nessun impero ha perdurato nel tempo. Questo è vero sia nel caso di imperi politici sia in caso di quelli economici. L’unico finale possibile per l’orgoglio è la distruzione. Gli orgogliosi possono sopportare una stagione, ma prima o poi sono destinati a cadere.

Oggi ci muoviamo inesorabilmente verso un popolo globale unificato. Il computer ci offre un linguaggio nuovo e universale. Ma cosa succederebbe se il linguaggio dei computer si sbagliasse? Cosa succederebbe se l’economia globale fallisse? Dove sarebbe allora il nostro orgoglio?