Che cos'è il Vangelo cristiano?
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di John Piper
su Vangelo
Una parte della serie Taste & See
Traduzione di Anna Falaschi
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Il Vangelo non è semplicemente una serie di passi (come per esempio le «Quattro Leggi» del Campus Crusade o le «Sei Verità Bibliche» della Ricerca della Gioia). Questi sono ben necessari, ma ciò che rende il Vangelo la «buona novella» è il fatto che unisce una persona alle «impenetrabili ricchezze di Cristo.»
Non c'è niente che renda il «perdono dei peccati» di per sé una buona novella. Se il fatto di essere perdonati sia una buona novella dipende da ciò a cui conduce. Potresti uscire da un'aula giudiziaria innocente di un crimine e poi morire ucciso per la strada. Il perdono può portare alla gioia oppure no. Perfino sfuggire all'inferno non rappresenta di per sé la buona novella a cui aspiriamo, non se vediamo il paradiso come un'immensa noia.
Né la giustificazione in se stessa è una buona novella. Dove conduce? Questa è la domanda. Se la giustificazione sarà la buona novella, dipende dalla ricompensa che riceviamo grazie alla nostra rettitudine. Cosa riceviamo perchè siamo ritenuti retti in Cristo? La risposta è la fratellanza con Gesù.
Il perdono dei peccati e la giustificazione sono delle buone novelle perchè rimuovono gli ostacoli per arrivare all'unica eterna fonte di gioia infinita: Gesù Cristo. Gesù Cristo non è soltanto il tramite della nostra salvezza dalla dannazione; Lui è la meta della nostra salvezza. Se lo stare con Lui non ci soddisfa, allora non c'è nessuna salvezza. Lui non è soltanto una semplice corda che ci tiene a galla dalle onde minacciose; Lui è la spiaggia solida sotto i nostri piedi, e l'aria nei nostri polmoni, ed il battito del nostro cuore, ed il sole tiepido sulla nostra pelle, e la canzone nelle nostre orecchie, e le braccia dell'amato.
Ecco perchè il Nuovo Testamento spesso definisce il Vangelo semplicemente come il Cristo. Il Vangelo è il «Vangelo di Cristo» (Romani 15:19; 1 Corinzi 9:12; 2 Corinzi 2:12; 9:13; 10:14; Galati 1:7; Filippesi 1:27; ecc.). Oppure, più specificamente, il Vangelo è «il Vangelo della gloria di Cristo.» (2 Corinzi 4:4). E Paolo, in un modo forse ancora più meraviglioso, dice che la predicazione del Vangelo è la predicazione delle «impenetrabili ricchezze di Cristo » (Efesini 3:8).
Quindi, credere al Vangelo non significa solo accettare le stupende verità: 1) Dio è santo, 2) siamo degli incorreggibili peccatori, 3) Cristo è morto ed è risorto per i peccatori, e 4) questa magnifica salvezza si ottiene per la fede in Cristo, ma credere al Vangelo significa anche considerare Gesù Cristo come le tue ricchezze impenetrabili. Ciò che rende il Vangelo tale è il fatto che porta una persona alla gioia eterna ed inestinguibile di Gesù Cristo.
Le parole che Gesù pronuncerà quando arriveremo in paradiso saranno: «Vieni a partecipare alla gioia del tuo Signore» (Matteo 25:21). La preghiera che ha pregato per noi finiva così : «Padre, voglio che dove sono io siano anche quelli che tu mi hai dato, perchè contemplino la gloria che tu mi hai dato» (Giovanni 17:24). La gloria che vuole che contempliamo sono le «impenetrabili ricchezze di Cristo»; è «la ricchezza sovrabbondante di [Dio] per bontà verso di noi in Cristo Gesù» (Efesini 2:7).
Gli aggettivi con valore di superlativo «impenetrabile» e «sovrabbondante» significano che non ci sarà fine alla nostra capacità di scoprire ed alla nostra gioia. Non ci sarà noia. Ogni giorno apporterà cose nuove ed incredibili su Cristo gettando una nuova luce sulle meraviglie di ieri, cosí che non ci saranno solo nuove visioni di gloria ogni giorno, ma la gloria accumulata diverrà più gloriosa con ogni nuova rivelazione.
Il Vangelo è la buona novella che l'eterna ed inestinguibile gioia di questo Cristo, mai noioso e sempre soddisfacente, è nostra, gratuitamente e per sempre, per fede nella morte, per il perdono dei peccati e nella resurrezione di Gesù Cristo, che apporta speranza.
Che Dio vi doni la «forza di poter comprendere, insieme con tutti i santi, qual'è l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità e cioè di conoscere l'amore di Cristo che è più grande di ogni conoscenza» (Efesini 3:18-19).
Pregustando ed in attesa di tutto ciò,
Pastore John