Amore Meraviglioso
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di John Piper su Espiazione
Traduzione di Elisabetta Bigon
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L'amore di Cristo per noi nell'atto di morire fu cosciente come la sua sofferenza fu intenzionale. “Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi" (Prima Lettera di Giovanni 3:16). Se egli avesse avuto intenzione di donare la sua vita, questo fu per noi. Era amore. “... Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano al mondo, li amò sino alla fine” (Giovanni 13:1). Ogni passo sulla strada del Calvario significava, “Vi amo."
Perciò, sentire l'amore di Cristo nella sua ultima ora, aiuta a vedere quanto tutto questo fosse assolutamente intenzionale. Considerate i seguenti cinque modi di vedere l'intenzionalità di Cristo nell'atto di morire per noi. In primo luogo, notate cosa disse Cristo subito dopo che Pietro tentò di spaccare il cranio del servo ma ne tagliò solo l'orecchio.
Allora Gesù gli disse: “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che metteranno mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?” (Matteo 26:52 - 54).
Una cosa è da dire, cioè che i dettagli della morte di Gesù erano profetizzati nel Vecchio Testamento; questo è molto più che non dire che Gesù stesso stava facendo le proprie scelte per fare in modo che le Scritture si compissero.
Questo è ciò che Gesù disse di stare facendo in Matteo 26:54: “Potrei fuggire da questa miseria, ma allora, come si compirebbero le Scritture?” Non sto scegliendo una via d'uscita che potrei prendere perché conosco le Scritture. Conosco ciò che deve avvenire. È una mia scelta l’adempiere a tutto ciò che è stato profetizzato su di me nella Parola di Dio.
Un secondo modo di vedere questa intenzionalità sta nelle espressioni ripetute di andare a Gerusalemme - proprio nelle fauci del leone: “Prendendo in disparte i Dodici cominciò a dir loro quello che sarebbe accaduto: «Ecco, noi saliremo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani. Essi lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno. Ma dopo tre giorni risusciterà» (Vangelo secondo Marco 10:32-34).
Gesù ha avuto un obiettivo su tutti: morire secondo le Scritture. Egli sapeva quando il tempo era vicino e il Suo volto divenne duro come la pietra: “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme” (Vangelo Secondo Luca 9:51).
Un terzo modo in cui possiamo vedere l'intenzionalità di Gesù a soffrire per noi è nelle parole che egli pronuncia attraverso la bocca del profeta Isaia: “Ho presentato il dorso ai flagellatori, la barba a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi” (Isaia 50:6).
Devo lavorare sodo con la mia immaginazione per ricordare quanta fermezza questo abbia richiesto. Gli esseri umani rifuggono dalla sofferenza. Rifuggiamo centinaia di volte di più quando la sofferenza è causata da persone ingiuste, abbiette, false, disoneste, arroganti. In ogni momento di dolore e umiliazione, Gesù scelse di non fare ciò che sarebbe stato immediatamente giusto. Egli ha presentato la schiena ai flagellatori. Ha presentato la sua guancia perché fosse schiaffeggiata. Ha presentato la sua barba affinché gliela strappassero. Ha offerto il suo visto affinché gli sputassero addosso. Ed egli face tutto questo per tutti coloro che gli procuravano dolore.
Un quarto modo per vedere l'intenzionalità della sofferenza di Gesù è il modo in cui Pietro spiega come questo sia stato possibile. Egli disse: “Oltraggiato, non rispondeva agli oltraggi; e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia” (Prima Lettera di Pietro 2:23).
Gesù non gestì l'ingiustizia di tutto questo dicendo, "L'ingiustizia non conta," ma rimettendo la sua causa a colui che giudica con giustizia. “Dio avrebbe visto che giustizia era stata fatta. Quella non era la chiamata di Gesù al Calvario e non è neppure la nostra chiamata più alta: "'A me la vendetta, sono io che ricambierò', dice il Signore" (Lettera ai Romani 12:19).
La quinta e forse la più chiara dichiarazione che Gesù fa per quanto riguarda la propria intenzione a morire si trova nel Vangelo secondo Giovanni 10:17-18: “Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita per poi riprenderla di nuovo.
Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso. Ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio.”
La singolarità delle parole di Gesù sta nel fatto che egli sta agendo di sua spontanea volontà. Nessun semplice essere umano gli impone dei vincoli. Le circostanze non lo hanno raggiunto. Non è stato spazzato via dell'ingiustizia del momento. Ha il controllo della situazione.
Quindi, quando Giovanni dice, “ Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi” (Prima Lettera di Giovanni 3:16), dovremmo sentire l'intensità del suo amore per noi al punto tale da vedere la propria intenzione a soffrire e morire. Io prego affinché voi lo sentiate profondamente. E possa questa profonda esperienza di essere amati da Cristo avere i suoi effetti su di voi: “L'amore di Dio ci spinge... egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per sé stessi ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (Seconda Lettera ai Corinzi 5:14–15).