Ambasciatori di Gloria per una Chiesa impoverita

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English: Ambassadors of Glory for a Beaten-Down Church

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Di Paul Tripp su Il Ministero Pastorale

Traduzione di Marzia Nicole Bucca

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Il Pastore usciva di corsa da un pranzo di lavoro con i membri della sua chiesa. Spesso dopo le conferenze del fine settimana m’incontro con i dirigenti ed i volontari delle chiese, presento una relazione e rispondo ai loro quesiti. Erano quasi le 14:30 ed il Pastore aveva fretta di andarsene perché incombeva sulla sua testa il pensiero di dover preparare il sermone per il giorno seguente. Aveva delle commissioni da fare, doveva cenare con la sua famiglia e poi, ad un certo punto nel corso della serata, si sarebbe dovuto rinchiudere nello studio per cercare di mettere insieme il messaggio evangelico per il giorno seguente. Non importava cosa gli fosse capitato quel giorno o quanto tempo fosse stato effettivamente in grado di dedicare allo studio dei sermoni, non importava se la sua preparazione fosse andata bene oppure o no né quanto si sentisse preparato ad affrontare il testo che si trovava davanti; il Pastore sapeva che il giorno dopo si sarebbe alzato davanti ai fedeli e avrebbe dovuto dire qualcosa.

Mi chiedo quanti Pastori si trovino nella medesima situazione e abbiano assunto le stesse abitudini per quanto concerne il ministero pastorale. Mi chiedo quanti di loro buttino giù qualcosa all’ultimo momento; quanti sermoni vengano preparati senza che sia stato dato loro il tempo necessario per comunicare ciò che deve essere trasmesso. Mi chiedo quante congregazioni nel mondo siano, diciamolo chiaro e tondo, malnutrite da Pastori impreparati. Mi chiedo quanti sermoni finiscano con l’essere noiose ripetizioni di riflessioni sul Vangelo o poco più di letture teologiche impersonali e mal presentate.

Non ho più bisogno di pormi questi quesiti. Avendo tenuto sermoni in centinaia di chiese in tutto il mondo, posso dire che con il sermone di questo sabato pomeriggio ho rivissuto uno scenario che mi si ripresenta continuamente e che ha lasciato dentro di me un senso di tristezza e di rabbia. Non c’è da meravigliarsi se le persone non mostrano alcun entusiasmo per il Vangelo e non aspettano entusiasti e trepidanti la domenica mattina. Non c’è da meravigliarsi se queste persone non credono più che la Bibbia parli di quelle emozioni e di quelle passioni che dobbiamo affrontare quotidianamente. Non c’è da meravigliarsi se queste persone smettono di pensare che il loro Pastore sia in grado di relazionarsi con quanto avviene nelle loro vite e che riesca a rispondere ai quesiti che li tormentano. Non c’è da meravigliarsi se tra i fedeli che siedono tra i banchi della chiesa ce ne siano molti con la mente che vaga ed il cuore altrove. Non c’è da meravigliarsi se viene loro difficile dimenticarsi dei problemi della settimana precedente e delle incombenze del giorno dopo mentre siedono lì tra i banchi la domenica mattina.

Questa tollerata mediocrità della domenica mattina mi preoccupa molto e sono convinto che non si tratti primariamente di disorganizzazione o di pigrizia. Sono convinto che si tratti di un problema teologico. Gli standard che vi siete prefissati per voi stessi e per il vostro ministero sono direttamente legati all’immagine che avete di Dio. Se nutrite ogni giorno la vostra anima con la grazia e la gloria divina e adorate con timore reverenziale la Sua libertà e il Suo potere, se il Suo amore e la Sua fedeltà affascinano il vostro spirito e se ogni giorno vi sentite motivati dalla Sua presenza e dalle Sue promesse, allora avrete voglia di fare qualunque cosa pur di fare vostra quella gloria divina e mostrarla alle persone che Dio vi ha affidato. Il vostro compito, come Pastori, è trasmettere quella gloria alle generazioni future ed è impossibile che ci riusciate se non vi sentite, voi stessi, colpiti da questo timore misto a stupore verso la gloria di Dio.

Alta posta in gioco

La posta in gioco è alta. Potreste controbattere che ogni servizio di culto sia poco più di una guerra per la gloria. Il grande quesito di ogni riunione è: "I cuori delle persone qui riunite saranno conquistati dall’unica vera gloria o dalle glorie effimere di questo mondo?" In qualità di Pastore voglio far sì che tutte le mie azioni siano strumento divino affinché i cuori delle persone qui riunite siano conquistati dalla gloria salvifica della grazia di Dio, affinché siano conquistati dalla gloria rivelatrice della saggezza di Dio, dalla gloria foriera di speranza del Suo amore, dalla gloria potente della Sua presenza che dona forza, dalla gloria della Sua sovranità che dona riposo e dalla gloria salvifica di Suo Figlio. Tuttavia so che si tratta di una lotta. Sto parlando a quelle persone che hanno il cuore incostante e che si distraggono facilmente. Sto parlando a quelli che si lasciano sedurre da altre glorie. Sto parlando a quelle persone che, pur vivendo ogni giorno illuminati dalla gloria divina riescono ad esser ciechi di fronte al Suo splendore.

Mi rivolgo in particolare a quella donna che tiene molto all’affetto di un certo giovane che, lei pensa, potrà trasmetterle quella felicità che brama da tempo. Seduta di fronte a me c’è quell’adolescente che non riesce a pensare ad altro se non alle glorie di Facebook, di Twitter e del videogioco Portal 2. Nella congregazione c’è anche l’uomo di mezza età il cui cuore è conquistato dalla gloria di poter, in un certo senso, trovare un modo per recuperare la giovinezza perduta. La moglie che si domanda se sarà mai in grado di provare la gloria di quel tipo di matrimonio che ha sempre sognato, quel matrimonio che, lei sa, altri hanno. Un uomo siede tra la folla sapendo che quasi ogni giorno la sua anima si nutre delle glorie oscure e distorte della pornografia ed è diventato abile nel cambiare la rotta del proprio cammino spirituale. Tra chi ascolta c’è chi si ci si entusiasma per quel vestito nuovo, chi per quella casa nuova, per quella macchina nuova, per quel nuovo apparecchio elettronico[1], per il nuovo prato all’inglese, per quel nuovo ristorante, per quella nuova meta per le vacanze o per quella promozione più di quanto non faccia per la buona novella del Vangelo di Gesù Cristo.

Durante queste riunioni della domenica mattina alcuni sono distratti dal dolore e dalla rabbia, dallo sconforto e dalla solitudine, dall’invidia, dalla frustrazione, dalla disperazione e dall’abbattimento perché quelle glorie nelle quali avevano riposto la loro fiducia per trovare un senso, uno scopo ed una felicità interiore li hanno delusi ancora una volta, gli si sono ritorte contro o sono scivolate via come sabbia tra le dita. E anche quando si trattava di esperienze meravigliose, in realtà non hanno lasciato nei loro cuori alcun senso di appagamento. L’eccitazione è stata breve e il senso di appagamento sfuggevole. Così siedono lì, vuoti, feriti, arrabbiati e confusi.

Vengono al culto e probabilmente non sanno neppure di trovarsi nel bel mezzo di una guerra; una guerra per la fedeltà e per il culto dei loro cuori. Attraverso modi probabilmente incomprensibili anche per loro, hanno continuato a chiedere al creato di dare loro quello che solo il Creatore può donare. Hanno cercato in basso ciò che può solo venire dall’alto. Hanno chiesto a persone, situazioni, luoghi ed esperienze di essere ciò che non potranno mai essere: il loro Salvatore. Hanno sperato di poter trovare vita, sicurezza, identità e speranza in queste cose terrene. Hanno chiesto a tali cose di guarire i loro cuori infranti. Hanno sperato che il possesso delle cose terrene li avrebbe resi delle persone migliori. Così infuria la guerra e davanti a te siedono dei soldati feriti. È una guerra per la gloria: una battaglia che deciderà quale tipo di gloria governerà i loro cuori e, di conseguenza, cosa controllerà le loro scelte, le loro parole ed il loro modo di agire.

Il vero nemico

Il Nemico, ricorrendo a menzogne, seduzioni, distrazioni ed inganni, farà tutto quanto gli è possibile per far sì che il mio cuore non si concentri su quella gloria per la quale mi è stata donata la vita. Dunque è un compito altissimo e sacro porsi al centro di questa battaglia per la gloria con il compito di diventare fondamentale strumento nelle mani di Dio per riconquistare i cuori erranti di questi soldati segnati dalle battaglie e sfiancati dalle lotte.

Per molti seguire questo Dio della gloria sembrava un percorso fatto solo di beatitudine. Si aspettavano gioia e benedizioni e hanno ricevuto dolore, tristezza e tribolazioni. Per loro sta diventando sempre più difficile poter credere a quelle meravigliose verità che annunciano che Dio è vicino ---che Egli ascolta e si preoccupa, che è fedele e saggio, che esercita il Suo potere per il bene dei Suoi figli, che è amorevole e gentile, compassionevole e paziente. Si sentono abbandonati. Si sentono puniti. Sono tentati di giungere alla conclusione che, dopotutto, ciò che è stato loro insegnato non era vero e si domandano perché non gli vengano risparmiate le sofferenze. Si chiedono perché, nonostante le loro preghiere, sembra che non cambi nulla. Hanno smesso di leggere la Bibbia perché non sembra essergli utile e pensano che nei brani che si cantano la domenica mattina si descriva una realtà molto differente da quella che stanno vivendo. Quando partecipano ai gruppi di preghiera non chiedono più che si preghi sempre per gli stessi motivi perché ciò li fa sentire dei perdenti. Sentono che questa gloria che si trova dinanzi a loro li ha completamente ignorati e non sanno che farci. Così, senza che se ne rendano conto, hanno iniziato ad offrire i loro cuori ad altri tipi di gloria, sperando che in un modo o nell’altro siano appagati.

Pastore, l’eccessiva pratica ti ha fatto forse accontentare della mediocrità e settimana dopo settimana dopo settimana ti trattiene dal porre la gloria luminosa di Dio al di sopra della sua assenza? Sei stato chiamato ad essere un ambasciatore di Gloria per tutti coloro i quali ne sono privi. Sei stato chiamato per salvare tutti coloro i quali si sentono scoraggiati e confusi di fronte a questo timore misto a stupore. Sei chiamato a rappresentare Colui il quale è l’unica gloria per queste persone che, attraverso la sofferenza e il disappunto, si pongono di fronte ad essa con cinismo. Sei stato chiamato ad essere la voce di Dio che li riconquisterà. Sei stato mandato nelle loro vite per essere uno strumento divino al fine di soccorrerli, sanarli e cicatrizzare le loro ferite. Sei stato chiamato nella loro confusione per annunciare la chiarezza e l’autorità del Vangelo. Sei stato chiamato per portare quella speranza permeata della gloria divina a chi è disperato. Sei stato chiamato per parlare della forza liberatrice delle verità del Vangelo a chi è stato ingannato. Sei stato chiamato per convincere questi figli infedeli a riconciliarsi ancora una volta con il loro Padre che è nei cieli. Sei stato chiamato per offrire una ragione di gloria a chi si è arreso. Sei stato chiamato per far risplendere la luce della gloria di Dio in quei cuori che sono stati resi di tenebra dalla ricerca della vita nei posti sbagliati. Sei stato chiamato per offrire la gloria della grazia divina che sazierà chi adesso si sente svuotato e malnutrito. Sei stato chiamato a rappresentare un Re glorioso, l’unico che è capace di soccorrere, salvare, trasformare, liberare dal male e saziare. È per questo che sei stato chiamato.

  1. Nota del traduttore: nel testo originale si legge ‘Some listening are more excited about […] a new shotgun’ Tenendo conto delle sostanziali differenze tra l’America e l’Italia per quanto concerne il possesso di armi da fuoco, si è deciso di sostituire l’immagine del fucile (shotgun) con quella di un ‘apparecchio elettronico’.