Tre verità riguardo la vostra irritazione
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di Jonathan Parnell su Paura e ansia
Traduzione di Francesca Macilletti
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Gli uomini tendono a irritarsi.
È un dato di fatto che siamo esseri derivati che non possono controllare il mondo intorno a loro. Ci chiediamo quello che avremmo dovuto fare, cosa sarebbe successo se avessimo fatto questo o quest'altro, e questo interrogarsi si trasforma in preoccupazione riguardo a quanto male una cosa si possa evolvere. Prima di accorgercene, siamo in preda all'ansia più assoluta. Inizia col buttarci a terra con venti d'uragano – ci ricorda le cose fatte e quelle desiderate, il caos di quelle andate male e la nostra incapacità a stabilire dei risultati. Cosa dovremmo fare?
Ricordare Dio. Ecco cosa dovremmo fare. Dobbiamo ricordare che queste preoccupazioni sono antiche quanto i nostri più remoti antenati e che Dio ha risposto a esse sin dal principio e, per di più, che il modo in cui vi risponde non è ignorandone la complessità ma entrando nello specifico. In breve, dovremmo sapere di non essere soli, che Dio ascolta e che lavora nel mezzo del nostro caos.
1. Non siete soli
I salmi sono perfetti per spiegare questo punto. Non solo ci mostrano più volte che Dio si preoccupa ma, in un certo senso, ci accompagnano per permetterci di provare ciò che proviamo. A volte dimentichiamo che i salmisti erano persone reali, proprio come noi, e che le loro situazioni erano esattamente come le nostre; non dovremmo tralasciarlo nella poesia. Quando Davide dice: “Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male” (Salmo 23,4), dovremmo ricordare che dei nemici reali stavano cercando di ucciderlo. Ora, questa è una bellissima metafora – la valle, l'ombra e tutto il resto – ma funziona solo perché la morte lo circondava realmente.
I salmi descrivono la vita vera ed è per questo che ci aiutano. In qualunque circostanza ci troviamo, per quanto possa essere diversa da quella in cui i salmisti si sono trovati tanti anni fa, è possibile scoprire meravigliose similitudini. Il salmo 37 spicca tra tutti.
Il salmo si apre così: “Non irritarti a causa dei malvagi, non invidiare i malfattori” (Salmo 37,1). E ancora “Non irritarti: non ne verrebbe che male” (Salmo 37,8). Il senso è che non dobbiamo preoccuparci. Certo, ci sono stati diversi motivi per cui il popolo di Dio avrebbe dovuto preoccuparsi nel corso dei secoli ma il comandamento non preoccuparti e il fondamento del non preoccuparsi sono la stessa cosa. Qualunque preoccupazione ci affligga, non siamo soli. I nostri fratelli e sorelle ci sono già passati.
2. Dio vi ascolta
Un salmista scrive riguardo l'irritazione: questo significa che è già successo prima. Ma ciò che il salmista fa è, più precisamente, dare consigli al popolo di Dio riguardo l'irritazione, il che significa che il Signore sa ciò che sta accadendo: Egli non è estraneo a tutto questo. Ha ascoltato il suo popolo in passato e lo sta facendo ancora adesso.
I salmi rendono questo punto molto chiaro e, addirittura, cruciale, come è possibile notare nei primi salmi. Ciò di cui ci accorgiamo immediatamente, quando leggiamo i primi versetti, è che Davide ha questa incessante sicurezza della vicinanza di Dio: che Dio lo ascolta e si preoccupa per lui. “A gran voce grido al Signore ed Egli mi risponde dalla Sua santa montagna” (Salmo 3,5); “Il Signore ha messo da parte il divino per sé stesso; il Signore mi ascolta quando lo invoco” (Salmo 4,1; 4,4); “Al mattino ascolta la mia voce, Signore” (Salmo 5,4); “Il Signore ascolta la voce del mio pianto. Il Signore ascolta la mia supplica, il Signore accoglie la mia preghiera” (Salmo 6,9-10).
La cosa importante da ricordare è che addirittura nelle più piccola delle preoccupazione, non troviamo mai un Dio “indifferente, non di aiuto o sorpreso”. E anche quando sembra che nessuno ascolti, che i nostri amici ci abbiano abbandonato, possiamo leggere al Salmo 38,10 “Signore, è davanti a te ogni mio desiderio e il mio gemito non ti è nascosto”. Dio ascolta, sempre.
3. Dio lavora per voi
Quello che Egli fa non è solo ascoltare ma, anche, rispondere. Le esortazioni del Samo 37 ci ricordano l'opera di Dio. È come se i salmisti ci chiamassero a uscire dalla nebbia per invitarci a vedere come Dio agisce. “[I malvagi] come l'erba presto appassiranno” (Salmo 37,2); “Perché i malvagi saranno eliminati” (Salmo 37,9); “Ancora un poco e il malvagio scompare” (Salmo 37,10). Infatti, “Il Signore ride del malvagio perché vede arrivare il suo giorno” (Salmo 37,13). Abbiamo bisogno della promessa di Dio riguardo al futuro per essere certi di poterci accorgere del Suo senso dell'umorismo.
Dio entra nella nostra complessità, nelle nostre domande, nelle nostre preoccupazioni. Come Davide ci ricorda, “Il Signore è il sostegno dei giusti” (Salmo 37,17); “Il Signore conosce i giorni degli uomini integri” (Salmo 37,18); “Il Signore tiene la loro mano” (Salmo 37,24); “Il Signore ama il diritto e non abbandona i suoi fedeli” (Salmo 37,28); “Il Signore non abbandona il giusto nelle mani del malvagio” (Salmo 37,33). “La salvezza dei giusti viene dal Signore: nel tempo dell'angoscia è loro fortezza” (Salmo 37,39).
E per renderlo più chiaro, per sbarazzarci dell'idea che si tratti solo di un mero sentimento, che abbiamo bisogno solo di credere intensamente, Dio non solo ha una buona parola da rivolgerci ma è Lui stesso la nostra Parola. Egli non si limita a dirci banalità spirituali, ma si è rimboccato le maniche, per così dire, ed è venuto da noi. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Giovanni 1,14). Gesù è vissuto per noi; è morto per noi; è resuscitato per noi. Egli ci ha mostrato Dio da vicino, pieno di grazia e verità.
E ha detto a noi, creature che soffrono, “Non sia turbato il vostro cuore” (Giovanni 14,1).