Preparazione al matrimonio: Aiuto per le coppie cristiane/L’obiettivo straordinario: un matrimonio vissuto per la gloria di Dio

Da Libri e Sermoni Biblici.

Risorse Correlate
Altro Di John Piper
L'Indice degli Autori
Altro su Matrimonio
L'Indice degli Argomenti
A proposito di questa traduzione
English: Preparing for Marriage: Help for Christian Couples/The Surpassing Goal: Marriage Lived for the Glory of God

© Desiring God

Condividi
La nostra missione
Questa risorsa è pubblicata da Gospel Translations, un ministero online il cui scopo è rendere libri e articoli che parlano del vangelo disponibili gratuitamente in ogni paese e lingua.

Per saperne di più (English).
Come puoi aiutarci
Se parli bene l’inglese, puoi aiutarci come traduttore volontario.

Per saperne di più (English).

Di John Piper su Matrimonio
Capitolo 3 del libro Preparazione al matrimonio: Aiuto per le coppie cristiane

Traduzione di Marta Casara

Review Potete aiutarci a migliorare questa traduzione da rivedere per la precisione. Per saperne di più (English).



L'argomento che tratterò in questo capitolo è "Un matrimonio vissuto per la gloria di Dio". La parola decisiva in questo titolo è la preposizione ‘per’. Vale a dire: "Un matrimonio vissuto per la gloria di Dio". L'argomento non è, dunque, "La gloria di Dio per la vita di un matrimonio" e neppure "Un matrimonio vissuto per mezzo della gloria di Dio", ma, lo ripeto ancora, "Un matrimonio vissuto per la gloria di Dio".

La parolina ‘per’ sta a indicare l'esistenza di un ordine di priorità. Esiste, cioè, un ordine che implica la presenza di un grado supremo. E quest’ordine è chiaro: è Dio a essere supremo, non il matrimonio. É Dio la Realtà più importante; il matrimonio lo è di meno - molto di meno, infinitamente di meno.

Il matrimonio esiste per accrescere la verità e il valore, la bellezza e la grandezza di Dio; e non è Dio a esistere per rendere più grande e importante il matrimonio. Finché quest’ordine non diverrà nitido e prezioso - finché non sarà compreso e gustato - il matrimonio non potrà essere vissuto come una rivelazione della gloria di Dio, ma come un rivale di essa.

Ritengo che il titolo del mio intervento, "Un matrimonio vissuto per la gloria di Dio", vada interpretato come una risposta alla domanda: il matrimonio, perché? Perché c'è il matrimonio? Perché esiste? Perché ci sposiamo?

Ma se vogliamo, l'argomento da me prescelto è parte di una domanda più grande: perché qualsiasi cosa esiste? Perché tu stesso esisti? Perché esiste il sesso? Perché esistono terra e sole, luna e stelle? Perché esistono animali e piante, oceani e montagne, atomi e galassie?

La risposta a tutte queste domande, compresa quella riguardante il matrimonio, è: tutto ciò che ho prima menzionato esiste a e per la gloria di Dio. Vale a dire, esiste per accrescere la verità e il valore, la bellezza e la grandezza di Dio. Accrescere non come fa il microscopio, ma come ingrandisce il telescopio. I microscopi ingrandiscono rendendo gli elementi osservati più ampi di quel che sono in realtà. I telescopi, invece, ingrandiscono facendo sì che gli elementi osservati, per loro natura enormi, appaiano per ciò che veramente sono. I microscopi spostano l'aspetto della dimensione lontano dalla realtà: i telescopi spostano l'aspetto della dimensione in direzione della realtà.

Quando sostengo che tutte le cose esistono per accrescere la verità e il valore, la bellezza e la grandezza di Dio, intendo dire che tutte le cose, e il matrimonio in particolare, esistono per collocare l'apparizione di Dio nelle menti delle persone in direzione della Realtà.

Dio è incredibilmente grande e infinitamente prezioso e insuperabile nella Sua bellezza. "L'Eterno è grande e degno di somma lode, e la sua grandezza è imperscrutabile." (Sal 145,3/ND). Tutto ciò che esiste ha lo scopo di accrescere quella Realtà. Dio grida attraverso il profeta Isaia (43,6-7/ND): "Fa' venire i miei figli da lontano e le mie figlie dalle estremità della terra, tutti quelli che si chiamano col mio nome, che ho creato per la mia gloria, che ho formato e anche fatto." (corsivo nostro). Siamo stati creati per rivelare la gloria di Dio. Paolo conclude i primi undici capitoli della sua importante lettera ai Romani con l'esaltazione di Dio come fonte e fine di tutte le cose: "Poiché da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen." (Ro 11,36/ND, corsivo nostro). Paolo rende questo concetto in modo ancora più chiaro in Colossesi 1,16, quando dichiara: "Poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, ... tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui." (corsivo nostro). E guai a noi se pensiamo che "per Lui" significhi "per il Suo bisogno", "per il Suo vantaggio" o "per la Sua valorizzazione". In Atti 17,25 Paolo ha espresso in modo chiarissimo che Dio non è "servito dalle mani di uomini come se avesse bisogno di qualcosa, essendo lui che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa" (ND). No, le espressioni "per la Sua gloria" e "per Lui" significano "per la manifestazione della Sua gloria" o "per la rappresentazione della Sua gloria" o "per l’accrescimento della Sua gloria".

Dobbiamo assimilare bene questo concetto. Un tempo vi era Dio e Dio solo. L'universo è creazione Sua e non è coeterno a Dio. Non è Dio. “Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio … Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui.” (Giov 1,1-3/ND). Tutte le cose. Tutto ciò che non è Dio è stato creato da Dio. Un tempo vi era, quindi, Dio solo.

È Dio pertanto la Realtà assoluta. Non noi. Non l’universo. Non il matrimonio. Noi siamo dei derivati. L’universo è di importanza secondaria, non primaria. La razza umana non è la realtà suprema, né il valore assoluto, né lo strumento di misura di ciò che è bene o di ciò che è vero o di ciò che è bello. Dio lo è. Dio è l’assoluto più grande che esista. Ogni altra cosa è da Lui e attraverso di Lui e per Lui.

Questo è il punto di partenza per capire il matrimonio. Se comprendiamo in modo sbagliato questo concetto, tutto ne risulterà conseguentemente sbagliato. Ma se lo intendiamo nel modo giusto - giusto nella nostra testa e nel nostro cuore - allora il matrimonio ne emergerà trasformato. Il matrimonio diventerà ciò per cui è stato creato da Dio, ossia una rappresentazione della verità e del valore, della bellezza e della grandezza di Dio.

Tutto ciò conduce a una conclusione molto semplice, così semplice e al tempo stesso di così vasto respiro. Se desideriamo che il matrimonio abbia il posto che gli spetta nel mondo e nella Chiesa, ossia se vogliamo che la vita coniugale glorifichi la verità e il valore, la bellezza e la grandezza di Dio, allora dobbiamo ammaestrare e predicare molto meno sul matrimonio e molto più su Dio.

Oggi la maggior parte dei giovani non introduce nel corteggiamento e nel matrimonio una profonda visione di Dio, una riflessione su chi Egli è, su come è fatto e su come agisce. Nel contesto laico non c'è, anzi, quasi nessuna visione di Dio. Egli non è nemmeno incluso nella lista degli invitati: è semplicemente e incredibilmente omesso. E nel contesto religioso la visione di Dio che le giovani coppie introducono nel loro rapporto è così piccola anziché vasta e così periferica anziché centrale e così indistinta anziché chiara e così impotente anziché vigorosa e così mediocre anziché affascinante, che quando queste coppie si sposano il pensiero di vivere un matrimonio per la gloria di Dio appare senza senso e senza contenuto.

Cosa mai potrebbe significare l’espressione “gloria di Dio” per una giovane moglie o per un novello marito che non dedicano quasi un attimo della loro vita o un singolo pensiero a conoscere la gloria di Dio o la gloria di Gesù Cristo, il Suo figliolo divino?

Chiaramente non è pensabile che si viva un’esistenza in cui i matrimoni riflettono la verità e il valore, la bellezza e la grandezza della gloria di Dio, se le persone quasi non dedicano energia o tempo a conoscere e ad avere cara questa gloria.

Potete forse comprendere perché negli ultimi trent'anni di ministero pastorale sono giunto a interpretare la mia missione di vita e la missione della nostra Chiesa in termini alquanto semplici: vale a dire, io esisto – noi esistiamo – allo scopo di diffondere, per la gioia di tutte le genti, un amore intenso per il primato di Dio in tutte le cose. È questo ciò che riteniamo necessario. Fino a quando nei cuori degli sposi non ci sarà un amore intenso per il primato e la gloria di Dio, il matrimonio non verrà vissuto per la gloria dell’Eterno.

E non ci sarà un amore intenso per il primato e la gloria di Dio nei cuori degli sposi, fino a quando Dio Stesso, nelle Sue molteplici glorie, non verrà conosciuto. Ed Egli non verrà conosciuto nelle Sue molteplici glorie fino a quando pastori e insegnanti non parleranno di Lui instancabilmente e costantemente e profondamente e biblicamente e fedelmente e distintamente e accuratamente e appassionatamente. Un matrimonio vissuto per la gloria di Dio sarà il risultato di Chiese permeate, colmate dalla gloria di Dio.

Perciò, e di nuovo, se desideriamo che il matrimonio glorifichi la verità e il valore, la bellezza e la grandezza di Dio, è necessario che ammaestriamo e predichiamo meno sul matrimonio e più su Dio. Il fatto non è che catechizziamo troppo sul matrimonio, ma che ci dedichiamo troppo poco a Dio, il quale non riveste un ruolo di centralità assoluta nelle vite della maggior parte dei nostri confratelli e consorelle. Egli non è il sole attorno al quale ruotano le orbite dei pianeti, che rappresentano le nostre esistenze quotidiane e che nel loro moto trovano il posto esatto stabilito per loro da Dio. Dio assomiglia più alla luna, che sorge e tramonta, e possono trascorrere intere notti prima che pensiamo a Lui.

Nell’esistenza della maggior parte dei nostri confratelli e consorelle, Dio riveste un ruolo marginale ed esiste almeno un centinaio di cose buone che usurpano il Suo posto. Ipotizzare che la vita coniugale di queste persone indifferenti potrebbe essere vissuta per la gloria di Dio, solo perché nei corsi di preparazione al matrimonio impartiamo insegnamenti relativi alle dinamiche relazionali di coppia, quando la gloria di Dio è invece così periferica nelle loro vite, è come aspettarsi che l'occhio umano glorifichi le stelle senza guardare il cielo notturno o senza aver mai usato un telescopio.

Conoscere Dio, quindi, e amarlo e tenere la Sua gloria in considerazione più di ogni altra cosa, compreso il vostro coniuge, è la sola chiave per vivere un matrimonio per la gloria di Dio. E ciò è vero nel matrimonio, come in ogni altra relazione: Dio è più glorificato in noi, quanto più fortemente ci saziamo in Lui.

È questa la chiave che apre mille e mille porte. Un appagamento assoluto in Dio sopra tutte le cose terrene, compreso il vostro coniuge e la vostra salute e la vostra stessa vita (Salmo 63,3/ND, "la tua benignità vale più della vita") è fonte di una grande capacità di comprensione, senza la quale i mariti non potrebbero amare come Cristo e le mogli non potrebbero obbedire come la sposa di Cristo, la Chiesa. La Lettera agli Efesini ai versi 5,22-25 stabilisce con chiarezza che i mariti traggono la propria guida e il proprio amore da Cristo, mentre le mogli ricavano il proprio ruolo sottomesso e il proprio amore dalla devozione della Chiesa per la quale Egli è morto. Ed entrambi questi atti complementari di amore - guidare ed essere sottomessi – sono insostenibili per la gloria di Dio senza un appagamento assoluto in tutto ciò che Dio è per noi in Cristo.

Permettetemi di chiarire questo concetto in un altro modo. Ci sono due livelli ai quali la gloria di Dio può risplendere da un matrimonio cristiano: uno è un livello strutturale, che si ha quando entrambi gli sposi adempiono i ruoli che Dio ha disegnato per loro - l’uomo come guida alla maniera di Cristo, la moglie come sostenitrice e servitrice di quella guida. Quando questi ruoli si concretizzano, la gloria dell’amore e della sapienza di Dio in Cristo si mostra al mondo.

Ma c’è un altro livello, più profondo, più basilare, in cui la gloria di Dio deve rifulgere per mantenere questi ruoli così come sono stati progettati da Dio. L’energia e l’impulso necessari per continuare con abnegazione per lunghi giorni, mesi e anni ad amare una moglie imperfetta e a rispettare un imperfetto marito devono provenire da un enorme appagamento in Dio, un appagamento che dà speranza e che sostiene l’anima. Non credo che il nostro amore per le nostre spose, o il loro verso di noi, verrà a glorificare Dio, fino a quando esso non scorrerà da un cuore che prova gioia in Dio più che nel matrimonio.

Il matrimonio sarà dunque inteso per la gloria di Dio e per la gloria di Dio sarà plasmato, se questa diverrà più preziosa per noi del matrimonio stesso. Quando, con l'apostolo Paolo (Filippesi 3,8), potremo affermare, riguardo a nostro marito o a nostra moglie, "Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore" (ND), allora il nostro matrimonio sarà vissuto per la gloria di Dio. Termino questa mia perorazione provando a esprimere questo concetto in un’altra forma, vale a dire con una poesia che ho scritto in occasione delle nozze di mio figlio.

Amala di meno, per amarla di più

Per Karsten Luke Piper

In occasione delle sue nozze

con Rochelle Ann Orvis

29 maggio 1995

Il Dio che abbiamo amato e in

cui abbiamo vissuto, il Dio che è stato

la nostra roccia in questi ventidue buoni anni

trascorsi con te, ora ci invita, tra dolci lacrime,

a lasciarti andare: “Un uomo deve allontanarsi

da suo padre e da sua madre, deve esser fedele

d’ora innanzi alla moglie sua e divenire

con lei senza vergogna una sola carne, e libero."

Questa è oggi la parola di Dio,

e noi siamo felici di osservarla.

Perché Dio ti ha dato una sposa

la quale, ancor prima che conoscessimo

il suo nome, risponde a ogni preghiera

invocata per te per oltre venti anni, a ogni nostra richiesta.

 

E ora mi chiedi di scrivere

una poesia - attività rischiosa, alla luce

di ciò che sai: cioè, che io sono più

predicatore che poeta o

artista. Ma sono onorato dalla

tua audacia e ti ubbidisco.

Non affronto controvoglia i dolci confini

di rime e di versi, di ritmo e di accenti.

Essi sono vecchi amici. E amano

che chieda ancora una volta il loro aiuto

per dare ai sentimenti una forma,

e renderli durevoli e caldi.

Così ci siamo incontrati in giorni recenti

e siamo riusciti a far scorrere entro le sponde dell’arte

amore ed elogi

e consigli dal cuore di un padre.

Eccoti una parte di questo flusso di pensieri,

figlio mio: un poema-sermone. Il suo fulcro:

una doppia regola d’amore che sbalordisce;

un insegnamento in un paradosso:

se intendi ora rendere felice tua moglie,

allora amala di meno, per amarla di più.

 

Se negli anni a venire, per qualche

strana Provvidenza di Dio, giungerai

a possedere gli agi di questo mondo

e con levità accanto a tua moglie attraverserai

a gran passi la scena della vita, assicurati in salute

di amare la tua sposa, di amarla più della ricchezza.

 

E se la tua vita è tutta intrecciata di

tante amicizie e intessi

con i tuoi dolci affetti, grandi e piccoli,

un tessuto festoso

accertati, senza badare a quanto ciò laceri la stoffa,

di amare la tua sposa, di amarla più degli amici.

 

E se giungi a un punto in cui

sei stanco e la pietà ti sussurra: “Fai

un favore a te stesso. Vieni, sii libero;

abbraccia qui con me le comodità.”

Sappilo! Tua moglie è migliore di ciò:

ama la tua sposa, quindi, amala più della tranquillità.

 

E quando il tuo letto matrimoniale è puro

e non vi è la minima lusinga

di concupiscenza per altre che per tua moglie,

e tutto nella tua vita è intenso piacere,

un segreto protegge tutto ciò:

ama la tua sposa, amala più del sesso.

 

E se il tuo gusto diviene raffinato,

e sei colpito da ciò che la mente

di un uomo può realizzare e affascinato dalla

sua maestria, ricorda che il ‘perché’

di quest’opera dimora nel cuore;

per cui ama la tua sposa, amala più dell’arte.

 

E se la tua stessa maestria dovesse un giorno

essere considerata da tutti i critici

degna della più grande stima,

e le tue vendite eccedessero i sogni più arditi,

sii cosciente dei pericoli dell’avere un nome.

E ama la tua sposa, amala più della fama.

 

E se, con tua sorpresa, non mia,

Dio ti chiamasse per qualche strano disegno

a rischiare la tua vita per una grande causa,

non lasciare che timore o amore ti fermino,

e quando incontrerai la porta della morte,

allora ama la tua sposa, amala più del respiro.

 

Sì, ama la tua sposa, amala più della vita;

oh, ama la donna che chiami moglie.

Amala come ciò che di meglio puoi avere su questa terra.

Oltre quest’avventura, però, no. Ma perché

il tuo amore non appaia come l’azione di uno sciocco,

assicurati di amarla meno, meno di Dio.

 

Non è saggio o buono chiamare

un idolo con paroline dolci e inginocchiarsi

umilmente davanti

a un fantoccio del tuo Dio. Adora,

ben più di colei che ami su questa terra,

Dio, il solo che può darle valore.

E lei, al secondo posto, saprà

 

che il tuo grande amore è anche grazia

e che i tuoi sentimenti più profondi

fluiscono senza riserve da un impegno

che sta dietro a queste promesse, in primo luogo fatte

a te da Dio. Né il tuo amore sbiadirà

perché affonda le proprie radici nel flusso

della Gioia Celeste, che tieni in considerazione

e hai cara più del respiro e della vita,

e che a tua moglie puoi dare.

 

Il più grande regalo che offri alla tua compagna

è amare Dio più della sua stessa vita.

Ma desidero ora porgerti la mia benedizione:

ama la tua sposa di meno, per amarla di più.