Lo Scopo Dell’Amore Di Dio Può Non Essere Quello Che Credi

Da Libri e Sermoni Biblici.

Risorse Correlate
Altro Di John Piper
L'Indice degli Autori
Altro su l'Amore di Dio
L'Indice degli Argomenti
A proposito di questa traduzione
English: The Goal of God's Love May Not Be What You Think It Is

© Desiring God

Condividi
La nostra missione
Questa risorsa è pubblicata da Gospel Translations, un ministero online il cui scopo è rendere libri e articoli che parlano del vangelo disponibili gratuitamente in ogni paese e lingua.

Per saperne di più (English).
Come puoi aiutarci
Se parli bene l’inglese, puoi aiutarci come traduttore volontario.

Per saperne di più (English).

Di John Piper su l'Amore di Dio

Traduzione di Ilaria Feltre

Review Potete aiutarci a migliorare questa traduzione da rivedere per la precisione. Per saperne di più (English).


La gente va a vedere il Grand Canyon per incrementare la propria autostima? Probabilmente no. Questo è, come minimo, un indizio che nella vita le più grandi gioie non provengono dall’assaporare il proprio essere, bensì dal contemplare lo splendore. Ed alla fin fine non basterà neppure il Grand Canyon. Noi siamo fatti per provare piacere in Dio.

Siamo tutti propensi a credere di essere al centro dell’universo. Come possiamo guarire da questa malattia devastante per la gioia? Magari ascoltando di nuovo quanto la realtà secondo la Bibbia sia radicalmente incentrata su Dio.

Sia l’Antico che il Nuovo Testamento ci dicono che, nell’amarci, Dio ci fornisce un mezzo per glorificarlo. “Cristo divenne un servo … Così i pagani glorificano Dio per la sua misericordia” (Romani 15:8-9, La Parola È Vita). Dio è stato misericordioso con noi, affinché noi lo magnificassimo. Lo notiamo nuovamente nelle parole: “Nell’amore, avendoci [Dio] predestinati ad essere adottati … a lode della gloria della sua grazia” (Efesini 1:4-6). In altre parole, lo scopo che Dio ha nell’amarci è far sì che noi lo lodiamo. Ancora un esempio, dal Salmo 86:12-13: “Glorificherò il tuo nome in eterno. Perché grande è la tua benignità verso di me”. L’amore di Dio è il motivo. La sua gloria è lo scopo.

Ciò è scioccante. L’amore di Dio non è Dio che dà grande importanza a noi, bensì Dio che ci salva dall’egocentrismo, affinché noi possiamo per sempre avere il piacere di dare grande importanza a lui. Ed il nostro amore verso gli altri non è il nostro dar loro grande importanza, bensì l’aiutarli a trovare appagamento nel dare grande importanza a Dio. Il vero amore ha come scopo l’appagare la gente nella gloria di Dio. Qualsiasi amore che si conclude con l’uomo è, col tempo, distruttivo. Non porta la gente all’unica gioia duratura, ovvero Dio. L’amore deve essere incentrato su Dio, altrimenti non è vero amore; lascia la gente priva dell’ultima speranza di gioia.

Prendete, ad esempio, la croce di Cristo. La morte di Gesú Cristo è la massima espressione dell’amore divino: “Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8). Eppure la Bibbia dice anche che lo scopo della morte di Cristo era di “dimostrare così la sua [di Dio] giustizia per il perdono dei peccati, che sono stati precedentemente commessi durante il tempo della pazienza di Dio” (Romani 3:25). Il perdono dei peccati crea un enorme problema per la giustizia di Dio. Lo fa sembrare un giudice che lascia liberi i criminali senza alcuna punizione. In altre parole, la misericordia di Dio mette a rischio la giustizia di Dio.

Quindi, per rivendicare la propria giustizia, fa l’impensabile – mette a morte suo Figlio, come pena sostitutiva per i nostri peccati. La croce rende palese a tutti che Dio non nasconde il male sotto il tappeto dell’universo. Lo punisce in Gesú, per coloro che credono.

Ma notate che questo atto fondalmente d’amore ha al suo centro la rivendicazione della giustizia di Dio. L’amore del Venerdì Santo è un amore che glorifica Dio. Dio esalta Dio sulla croce. Se non lo facesse, non potrebbe essere giusto e salvarci dal peccato. Tuttavia, è un errore dire: “Bene, se lo scopo era la nostra salvezza, allora siamo noi il fine ultimo della croce”. No, noi siamo stati salvati dal peccato, al fine di poter contemplare ed assaporare la gloria di Dio. È questo fondamentalmente il misericordioso obiettivo della morte di Cristo. Egli non è morto per dare grande importanza a noi, ma per darci la libertà del piacere di dare eternamente grande importanza a Dio.

È profondamente sbagliato tramutare la croce nella prova che l’autostima è alla base della salute mentale. Se mi trovo di fronte all’amore di Dio e non provo una salutare, saziante, gioia liberatrice se non tramutando quell’amore nell’eco della mia autostima, allora sono come uno che, davanti al Grand Canyon, non prova alcuna appagante meraviglia fino a quando non fa del canyon un caso a favore della sua stessa importanza. Questa non è presenza di salute mentale, bensì schiavitù verso il proprio essere.

Il rimedio a tale schiavitù è capire che Dio è l’unico essere nell’universo per cui l’auto innalzamento è il più grande gesto d’amore. Nell’auto innalzarsi – tipo Grand Canyon – a lui va la gloria, e a noi la gioia. La più bella notizia del mondo è che non vi è un conflitto finale tra la mia passione per la gioia e la passione di Dio per la sua gloria. Il nodo che le lega assieme è il veritiero fatto che Dio viene glorificato in noi quanto più noi siamo appagati in lui. Gesú Cristo è morto e risorto per perdonare il tradimento delle nostre anime, che dall’assaporare Dio sono passate all’assaporare sé stesse. Nella croce di Cristo, Dio ci salva dal labirinto degli specchi, e ci conduce verso le montagne ed i canyon della sua maestà. Nessuna cosa ci appaga – o lo glorifica – maggiormente.