La soddisfazione più grande

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English: There is No Greater Satisfaction

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Di John Piper su Missioni

Traduzione di Marzia Nicole Bucca

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Fare il proprio dovere è giusto, ma fare ciò che piace è meglio. Immaginatemi mentre torno a casa da mia moglie con un mazzo di rose per il nostro anniversario di matrimonio; gliele consegno sull’uscio di casa, lei mi sorride e mi dice: "Oh Johnny, sono meravigliose, ma non dovevi disturbarti!". Supponiamo ora che io, facendo con la mano un gesto di modestia, le risponda: "È mio dovere."

Allora cosa c’è che non va? Il dovere è una brutta cosa? No, non è una brutta cosa, ma può esservi utile solo fino ad un certo punto. Il romanticismo non si ottiene facendo il proprio dovere. La risposta giusta alla domanda di mia moglie fa così: "Non ho saputo resistere. Mi è sfuggita di mano la felicità. Anzi, per rendere questa giornata davvero indimenticabile, mi piacerebbe moltissimo portarti fuori stasera."

La straordinarietà di questa risposta è che vediamo realizzate due cose che secondo molti non possono coesistere: esprimere la mia felicità e far sì che mia moglie si senta onorata. Tanti pensano che quando si fa qualcosa perché essa ci rende felici, non si può rendere onore ad un’altra persona. Invece sì che si può! Perché? Perché trovare la propria gioia in un’altra persona è un grandissimo complimento. Quando vi rallegrate negli altri, accadono due cose: voi proverete gioia, loro saranno glorificati. La gioia è l’unità di misura del vostro tesoro.

Questa è un’intuizione rivoluzionaria per quanto riguarda Dio. Il suo significato è questo: Dio è tanto più glorificato in voi quando voi siete più soddisfatti di Lui. Questa è una scoperta che cambia la vita radicalmente e significa che la ricerca della gloria di Dio e la ricerca della vostra gioia non sono contrastanti, ma sono, infatti, un’unica cosa.

Il fine principale dell’uomo è glorificare Dio rallegrandosi della SUA presenza per sempre. Non rallegrarsi del denaro, del lusso, del prestigio, del potere e del successo, ma gioire di LUI, Dio! E di ogni altra cosa buona concessa da Dio. Così pregava Sant’Agostino: "Ti ama meno chi ama con te qualcosa che non ama per te." L’ammonimento biblico: "Cerca la gioia nel Signore," (Salmi 37:4) è un altro modo per dire: "Fate tutto per la gloria di Dio" (1 Corinzi, 10:31). Dio è più glorificato in voi quando voi siete più soddisfatti di Lui.

E il più grande desiderio nel cuore di Dio è essere glorificato. Egli ci ha creati per la sua gloria (Isaia 43:7); ha detto "mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria" (Isaia 49:3); Gesù è vissuto (Giovanni 17:4), è morto (Giovanni 12:27-28; Romani 3:25-26), è risorto (Romani 6:4) e regna (Filippesi 2:11) per la gloria di Dio; ci ha scelti prima della creazione del mondo per la sua gloria (Efesini 1:4-6); ci perdona per la sua gloria (Salmi 25:11; Isaia 43:25); compie la sua opera per mezzo di noi per la sua gloria (1 Pietro 4:11); ci chiama a fare tutto per la sua gloria (1 Corinzi 10:31); il suo obiettivo è che la terra sarà ripiena della conoscenza della sua gloria, come le acque coprono il fondo del mare (Habakkuk 2:14), e nel tempo che verrà la gloria di Dio sarà l’unica magnifica luce nei giorni eterni (Apocalisse 21:23).

Se il desiderio più grande nel cuore di Dio è la sua gloria, allora essa dovrebbe essere anche il nostro più grande desiderio. E se Dio si sente più glorificato in noi quando noi siamo più soddisfatti di Lui, allora non dovremmo lasciare nulla d’intentato per garantirci il raggiungimento della massima gioia in Lui. Ma dove si trova questa gioia immensa? Beh, l’abbiamo già detto: in Dio! Certo, qui però rischiamo di commettere un errore tanto impercettibile quanto devastante. Fate attenzione.

C’è qualcosa d’inquieto nella natura della gioia vera. Perché la gioia di sua natura è espansiva. Deve manifestarsi. Immaginatevi questa scena: sono alla partita del campionato di calcio di mio figlio e mi si dice: "Ti è concesso gioire quanto vuoi nel guardare tuo figlio giocare, ma non puoi esprimere questa gioia né a gesti né a parole." Sarebbe una gioia completa la mia? No. C’è qualcosa nella gioia che si realizza esprimendola. La gioia cresce quando raggiunge gli altri. La gioia cresce quando si manifesta. La gioia cresce quando la manifestiamo agli altri. La mia gioia cresce quando diventa anche la vostra gioia.

Ciò significa che la ricerca della gioia porta dritti al cuore missionario di Dio. Potete già accorgervene, ma riassumiamolo così: Dio è la fonte della gioia perché è estremamente glorioso e infinitamente degno, incredibilmente bello, grandioso nella sua Potenza e imperscrutabile nella sua saggezza, infinito nella sua conoscenza e tenero nella sua misericordia, e terribile nella sua ira, e la fonte e il fondamento di tutta la verità, bontà e bellezza. Quando vediamo la vera natura di Dio e abbandoniamo tutte le cisterne screpolate che non possono soddisfarci (Geremia 2:13), troviamo "gioia indicibile e gloriosa" (1 Pietro 1:8).

Ma questa gioia, come tutte le gioie, vuole manifestarsi. Vuole esprimersi. Deve espandersi e straripare, altrimenti inizierà a stagnare. C’è qualcosa in Dio che non si può contenere. E contenere la gioia in Dio significa perdere la gioia in Dio. E perdere la gioia in Dio significa disonorare Dio—sarebbe proprio come mia moglie che si sentirebbe disonorata se le dicessi "Ho fatto il mio dovere," invece di "è un piacere [portarti i fiori]." Dio è più glorificato in noi quando noi siamo più soddisfatti di Lui.

Quindi la nostra gioia deve manifestarsi—per il bene di Dio e per il nostro bene. Dio vuole che la sua gloria si rifletta nella gioia dei redenti di ogni nazione, razza, popolo e lingua (Apocalisse 7:9). Desidera essere lodato dal mondo intero. Quindi l’evangelizzazione del mondo è la via che conduce al culmine della gioia e dell’adorazione di Dio.

Il fine ultimo della chiesa non sono le Missioni. Il fine ultimo della chiesa è la gloria di Dio—perché esso è il fine ultimo di Dio. Il fine ultimo di tutte le cose è che Dio sia adorato con passione bruciante da una comunità di redenti formata da una moltitudine di uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione(Apocalisse 5:9; 7:9).

Le Missioni esistono perché manca l’adorazione. Quando il regno verrà nella sua gloria, le Missioni finiranno. Le Missioni sono il penultimo fine; l’adorazione è il fine ultimo. Se ce ne dimentichiamo e invertiamo i loro ruoli, si riducono la passione e la potenza di entrambi.

J. Campbell White, segretario de Movimento Missionario Laico, scriveva nel 1909:

La maggior parte degli uomini non è soddisfatta dai risultati costanti della loro vita. Niente può soddisfare pienamente la vita di Cristo tra i suoi seguaci tranne l’accettare quel progetto divino di salvezza per il mondo. La fama, il piacere e le ricchezze sono piccole cose senza valore se messe a confronto con l’eterna ed infinita gioia di poter lavorare insieme a Dio per il compimento del suo progetto per l’eternità. Gli uomini che investono tutto nel progetto di Cristo ricevono dalla vita le ricompense più dolci e più preziose.

Questa è in pratica la testimonianza di tutti i grandi missionari nella storia della chiesa. Offrire la loro vita ha ridato loro la vita. Sono stati prova continua delle parole del Signore: "Chi perderà la sua vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Marco 8:38). In altre parole, la gioia in Dio cresce quando raggiunge gli altri. Gesù disse a Pietro: "non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto — in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni — e la vita eterna nel tempo che verrà." (Marco 10:28-30). Nessuno può darti più di Dio.

Il 4 dicembre 1857 David Livingstone, grande missionario ed esploratore in Africa, fece un entusiasmante appello agli studenti dell’Università di Cambridge, mostrando loro quello che negli anni aveva imparato da queste parole di Gesù:

Per quanto mi riguarda, non ho mai cessato di rallegrarmi del fatto che Dio mi abbia assegnato tale compito. La gente parla del mio essermi sacrificato trascorrendo gran parte della mia vita in Africa.... Ma si può chiamare sacrificio qualcosa che ti offre come sua più grande ricompensa lo svolgere un’attività sana e la consapevolezza di fare del bene, la tranquillità e la luminosa speranza di un destino glorioso nell’aldilà? Voglio ribadirlo, non è un sacrificio. Direi piuttosto che è un privilegio. Di tanto in tanto l’ansia e le malattie, la sofferenza e il pericolo, precedute dalle comodità e da quello che la vita normalmente ci offre, possono farci esitare, far sì che lo spirito esiti e l’anima si disperi; ma è solo un attimo. Tutto questo non è niente in confronto alla gloria che sarà rivelata a noi e per noi. Io non mi sono mai sacrificato.

Con queste parole Livingstone non poteva rendere omaggio più grande a Dio. Non si è trattato di mero senso del dovere, ma di una gioia profonda —che va oltre qualsiasi altra cosa che il mondo può offrire. Dio si è glorificato in Livingstone perché lui era soddisfatto di Dio. E la sua soddisfazione non trova compimento nelle comodità di una vita agiata in Inghilterra, ma nell’idea di ampio respiro di offrire la propria vita e la propria gioia in quei luoghi remoti e selvaggi.

Ecco. Questa è la motivazione teocentrica più profonda, mi fa battere il cuore più forte ogni volta che ci penso. Oh, che Dio possa darci occhi per vedere dove possiamo trovare la vera soddisfazione —per la gloria di Dio!