L'attesa è la parte più difficile

Da Libri e Sermoni Biblici.

Risorse Correlate
Altro Di David Mathis
L'Indice degli Autori
Altro su Santificazione e Crescita
L'Indice degli Argomenti
A proposito di questa traduzione
English: The Waiting Is the Hardest Part

© Desiring God

Condividi
La nostra missione
Questa risorsa è pubblicata da Gospel Translations, un ministero online il cui scopo è rendere libri e articoli che parlano del vangelo disponibili gratuitamente in ogni paese e lingua.

Per saperne di più (English).
Come puoi aiutarci
Se parli bene l’inglese, puoi aiutarci come traduttore volontario.

Per saperne di più (English).

Di David Mathis su Santificazione e Crescita

Traduzione di Francesca Macilletti

Review Potete aiutarci a migliorare questa traduzione da rivedere per la precisione. Per saperne di più (English).



Tom Petty ha fiuto per testi senza tempo richiesti in tutto il mondo.

Circa 30 anni dopo la sua pubblicazione nel 1981, la canzone “The Waiting” (L'Attesa) colpisce gli ascoltatori più che mai. Che sia aspettare in coda o nel traffico, aspettare perché ci servano il cibo o aspettare il matrimonio, attendere il nostro momento è più contro-culturale che mai. Inoltre, la sua definizione di “parte più difficile” riecheggia nel profondo. Siamo stati condizionati ad avere tutto a modo nostro e immediatamente. Prima i fast food e il caffè solubile poi, tutto il resto.

Ma il nostro disprezzo per l'attesa non è solo il prodotto di tendenze sociali e spostamenti generazionali; è l'espressione di qualcosa di profondamente umano.

I nostri gemelli di 4 anni riescono già a capirlo. Hanno ascoltato il ritornello di Petty rimanendone colpiti e lo ascoltano molto più spesso rispetto al resto dell'album dei suoi più grandi successi. Ora lo cantano per calmarsi quando sono inspazientiti dall'attesa.

E i dolori dell'attesa sembrano anche più pronunciati nei genitori. Sin dalla gestazione, fare i genitori ha sfidato la nostra pazienza e mostrato quanta poca se ne possa avere, con imbarazzante frequenza e intensità.

Indice

La cristianità sta aspettando

La nostra percezione dell'attesa è forse uno dei più forti modi con cui la nostra società si allontana dalla visione biblica del mondo. Non che l'attesa fosse facile per i nostri avi, ma erano molto più in pace con essa e più pronti a capire la sua utilità e potenzialità.

Nel Vecchio Testamento, il salmista celebra l'attesa paziente per il Signore (Salmo 40,1) e Isaia promette che “coloro i quali sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (Isaia 40,31).

Servire Dio è un ritornello regolare nella vita di fede. Si tratta di un'espressione del desiderio del cuore santo: “Oh Signore, noi speriamo in Te; al Tuo nome e al Tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio” (Isaia 26,8). Ed è l'eco dell'impareggiabile potere e grazia di Dio, “quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie” (Isaia 64,4)

Con tutti quei secoli di attesa per il Messia, potreste pensare che l'attesa sarebbe terminata una volta arrivato Gesù. Ma adesso, nell'era della Chiesa, aspettiamo più che mai, chiamati a vivere all'ombra del Suo ritorno. “Aspettiamo la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Corinzi 1,7); siamo un popolo “nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo” (Tito 2,13). La Chiesa è quella comunità che si è “convertita dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio” (1 Tessalonicesi 1,9-10), sapendo che quando apparirà, verrà “per salvare coloro che l'aspettano per la loro salvezza” (Ebrei 9,28).

La chiesa ha sopportato due millenni di prolungata attesa. Noi “gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Romani 8,23), e puntiamo a vivere “nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettiamo e affrettiamo la venuta del giorno di Dio … aspettiamo nuovi cieli e una nuova terra nei quali abita la giustizia” (2 Pietro 3,11-13). E mentre aspettiamo il nostro momento in questo mondo, “ci conserviamo nell'amore di Dio, aspettando la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna” (Giuda 21).

La pazienza è una virtù

Quindi, l'illusoria virtù che corrisponde a questa temuta condizione, è la pazienza. È la prima cosa che Paolo celebra parlando dell'amore in 1 Corinzi 13 - “l'amore è paziente” (1 Corinzi 13,4) – e una delle esortazioni più ripetute alle guide della Chiesa (1 Tessalonicesi 5,14; 2 Timoteo 2,24; 4,2). La vita eterna è in possesso di “coloro che, perseverando nelle opere di bene, cercano gloria, onore, incorruttibilità” (Romani 2,7). E la pazienza è una virtù così rara e divina che, per due volte, Paolo la utilizza come difesa del suo apostolato (2 Corinzi 6,4-6; 12,12).

La pazienza è compagna dell'umiltà e nemica dell'orgoglio. “Meglio un uomo paziente che uno presuntuoso” (Ecclesiaste 7,8). È il corretto atteggiamento della persona abbastanza saggia da dire, “Dio è il Re, non io”. E non è la nostra personale produzione ma “il frutto dello Spirito” (Galati 5,22; 5,5).

Tre vie per coltivare la pazienza

Il momento in cui pratichiamo la pazienza è quello in cui ci sentiamo maggiormente santificati e percepiamo i gemiti interiori dello Spirito (Romani 8,23). A volte può sembrare di esserci adeguati quasi senza sforzo a Gesù, il vento dello Spirito sulle nostre vele, mentre alimentiamo il nutrimento della dimenticanza di sé. Ma parte dell'attesa è il disagio cosciente. Assaggiamo l'amara pillola della pazienza e la sentiamo scendere molto lentamente giù per la gola. Non si tratta di pazienza quando siamo magicamente inconsapevoli dell'attesa. Quindi, quando ne sentiamo il peso, abbiamo bisogno di ricordare promesse divine che ci sono state fatte e di un piano d'attacco. Qui ci sono tre percorsi biblici per coltivare la pazienza nell'attesa.

1) Rinnovate la fede e la speranza

Quando sentite la prima ostilità, lasciate che questa serva a ricordarvi di dirigervi verso Dio. Ricalibrate il centro della vostra fede, spostate il peso della vostra fiducia fuori da voi stessi, dove ritorna sempre a gravitare, e riorientatelo consciamente verso Dio. Che si tratti semplicemente di tempo libero o giorni apparentemente interminabili, l'attesa non è uno spreco nell'economia di Dio. È nei ritardi e nelle pause ed è nel prendere coscienza della nostra mancanza di pazienza che Lui lavora per salvarci dall'eccessiva fiducia in noi stessi e rivitalizzare la nostra fede e speranza in Lui.

La pazienza viene con la fede (2 Timoteo 3,10; Ebrei 6,12) – per il momento la fede, la speranza verrà col tempo. La fede alimenta la speranza e quando “speriamo ciò che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza” (Romani 8,25).

2) Pregare e rendere grazie

In secondo luogo, lasciate che l'attesa vi induca a pregare. La citazione “essere forti nella tribolazione” è seguita dal promemoria “perseverare nella preghiera” (Romani 12,12). Una sana vita di preghiera, non necessita ore ed ore, ogni giorno, nel segreto, ma occhi per riconoscere le opportunità e un cuore per cogliere al volo i momenti inaspettati e le stagioni dell'attesa.

E c'è un compito notevole per ringraziare nel coltivare “la pazienza con gioia”. Paolo prega per i cristiani: “Resi forti di ogni fortezza secondo la potenza della sua gloria, per essere perseveranti e magnanimi in tutto, ringraziare con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce” (Colossesi 1,11-12).

Come “praticare ... la pazienza”(Colossesi 3,12)? Gli apostoli ci consigliano di rendere grazie non una o due volte, bensì tre:

Rendete grazie: “La parola di Cristo abiti tra voi nella Sua ricchezza. Con ogni speranza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzi di Lui a Dio Padre” (Colossesi 3,15-17).

Poche cose faranno passare il tempo così efficacemente e pienamente come pensare alle cose positive che avete e renderne grazie a Dio.

3) Ricordate la pazienza di Dio

Per ultimo, il dolore dell'attesa può rivolgere i nostri cuori alla pazienza salvatrice di Dio. Tutto quello che abbiamo lo dobbiamo alla sua gentilezza e pazienza con noi. “Disprezzi la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?'” (Romani 2,4).

Lui è stato paziente quando il primo uomo e la prima donna hanno peccato. “Pazientava nei giorni di Noè” (1 Pietro 3,20). È stato paziente con Abramo e con Israele. Ha mostrato la sua pazienza attraverso i suoi profeti (Giacomo 5,10). E se è paziente anche con “la gente meritevole di collera pronta alla perdizione”, quanto maggiormente lo sarà con noi facendoci conoscere “la ricchezza della sua gloria verso gente meritevole di misericordia, da Lui predisposta alla gloria”(Romani 9,22-23)?

Lo stesso Gesù è la dimostrazione della perfetta pazienza di Dio nei confronti dei peccatori (1 Timoteo 1,16). Lui è “magnanimo con voi perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2 Pietro 3,9). “Considerate la magnanimità del Signore come salvezza” (2 Pietro 3,15) e fate affidamento sulle sue promesse in tutta la vostra attesa per “essere sostenuti sino alla fine” (1 Corinzi 1,8).

Forse Tom Petty è al corrente di qualcosa migliore di quanto non sappia quando canta dell'attesa “Accettala con fede, accettala nel cuore”. Le sgradite intrusioni dell'attesa nelle nostre vite, che siano pesanti o apparentemente banali, offrono straordinarie possibilità di accogliere Dio in ogni momento e mantenere i nostri cuori rinnovati in Lui.