Il flusso e riflusso della felicità cristiana
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di David Mathis su Gioia
Traduzione di Ihiri Haswani
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Perché una “grande gioia” non è ancora normale
Dio ha progettato che la nostra gioia, per ora, non sia sempre una grande gioia.
La parola gioia appare più di 200 volte nella Bibbia in lingua inglese, e più di sessanta nel Nuovo Testamento. La gioia non è una nota periferica nella parola di Dio, ma un tema enorme e inevitabile. Delle sessanta menzioni del Nuovo Testamento, però, sentiamo parlare di “grande gioia” solamente quattro volte. Una particolare attenzione alla parola grande può aiutare a chiarire la confusione per alcuni, e alleviare inutili colpe per altri.
Alcuni di noi sono inclini a confondere la gioia quotidiana della vita cristiana in questa era, in tutta la sua profondità, potenza e dolcezza, con la “grande gioia”, che è per ora occasionale e che arriverà in tutta la sua pienezza in futuro. Altri invece trascurano la preziosità della gioia che Dio ci dona in questo tempo, perché non è ancora la grande gioia che arriverà in futuro.
Gesù è venuto affinché abbiamo la vita e l'abbiamo in abbondanza (Giovanni 10:10), ma ora non l’abbiamo tutta. È venuto affinché abbiamo la gioia, una gioia vera, una gioia meravigliosa, “una gioia ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8), eppure c’è una “grande gioia” che per ora proviamo solamente, e che sperimenteremo senza interruzioni nell'era a venire.
Quattro assaggi della grande gioia
LA NASCITA DEL MESSIA
Sia Matteo che Luca raccontano della “grande gioia” alla prima venuta di Gesù. Innanzitutto, i magi: “Quando essi videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia” (Matteo 2:10). Poi, come annunciarono angeli araldici a certi pastori: “Non temete, perché vi annunzio una grande gioia che tutto il popolo avrà” (Luca 2:10).
Infine, il Messia promesso da Israele arrivò, e non solo il discendente consacrato del re Davide, ma Dio stesso nella persona di suo Figlio. Ha preso la nostra carne e il nostro sangue ed è venuto a salvarci. In questi momenti, la gioia ordinaria non è sufficiente. Questa è un'occasione di grande gioia.
IL SIGNORE È RISORTO
E ancor di più, poi, quando l'oscurità della sua tortura e crocifissione passò, e iniziò a diffondersi la notizia che fosse vivo.
Matteo e Luca parlano nuovamente di grande gioia. “Esse dunque si allontanarono in fretta dal sepolcro con spavento e con grande gioia; e corsero a darne la notizia ai suoi discepoli” (Matteo 28:8). “Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia. E stavano continuamente nel tempio, lodando e benedicendo Dio” (Luca 24:52-53). La gioia della risurrezione non è una gioia quotidiana.
IL VANGELO VA ALLE NAZIONI
Inoltre, quando la notizia si diffonde nella chiesa primitiva, i Gentili (anche i Gentili!) ricevono il Messia ebraico come loro Signore. “Essi dunque, scortati per un tratto dalla chiesa, attraversarono la Fenicia e la Samaria, raccontando la conversione dei gentili e arrecando grande gioia a tutti i fratelli” (Atti 15:3).
Se c'è gioia presso gli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede (Luca 15:10), come può l’esplosione del Vangelo dai Giudei alle nazioni non essere un'occasione di grande gioia?
FINALMENTE IN SUA PRESENZA
I primi tre sono eventi passati, ma la possente dossologia di Giuda ci dà uno sguardo futuro di ciò che ci aspetta con la grande gioia finale: “Or a colui che può salvaguardarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria irreprensibili e con grande gioia” (Giuda 24).
Il giorno in cui saremo di fronte al nostro Dio e vedremo Gesù faccia a faccia, non sarà un giorno qualsiasi. Questa non sarà una gioia comune. Questo sarà un giorno di grande gioia che aprirà un'eternità di gioia grande e sempre crescente.
Una gioia più profonda del dolore
Per ora, però, la gioia cristiana è intrappolata nella tensione del già e del non ancora. Cristo è già venuto la prima volta. Ha già pagato per i nostri peccati ed è risorto come nostra speranza vivente. È già seduto nella gloria al fianco di Suo Padre e ci ha dato il suo Spirito. Dio ci ha già fatto rinascere, assaporare e vedere la Sua bontà, sperimentare in Lui una gioia, in questa vita, più profonda e duratura di tutto ciò che il mondo ha da offrire.
Ma non siamo ancora a casa. C'è “abbondanza di gioia” alla Sua presenza (Salmo 16:11), alla quale ascendiamo per mezzo della fede, attraverso lo Spirito, ma non siamo ancora pienamente e finalmente lì. Viviamo con “le sofferenze del tempo presente” (Romani 8:18), devastanti come lo possono essere. E resistiamo non solo nella gioia che abbiamo, ma alla luce della grande gioia che ci è stata promessa. Infatti, la grande gioia che ci viene promessa è essenziale per la gioia che abbiamo. Le sofferenze che sopportiamo ora “non sono affatto da eguagliarsi alla gloria che sarà manifestata in noi” (Romani 8:18). Non solo il nostro mondo geme sotto la maledizione del peccato, ma “anche noi stessi, che abbiamo le primizie dello Spirito noi stessi, dico, soffriamo in noi stessi, aspettando intensamente l'adozione, la redenzione del nostro corpo” (Romani 8:23).
In questo tempo, la nostra gioia raramente sfugge al peso dei dolori ordinari, alcuni dei quali grandi. Ma la gioia e il dolore non sono uguali. Anche la nostra gioia non ancora provata è più profonda delle nostre sofferenze attuali, e più duratura dei nostri molti dolori. Siamo “contristati, eppure sempre allegri” (2 Corinzi 6:10).
Cupa, mista, reale
Quando Gesù ci invita nella gioia, non promette né si aspetta una grande gioia in ogni momento. Non ancora. E non vuole che ci aspettiamo euforia quotidiana ed esultanza. Avremo i nostri momenti di grande gioia. Dio ci dà occasioni che riecheggiano la gioia esplosiva che venne con la nascita e la risurrezione di Suo Figlio e che anticipano il nostro futuro, quando compariremo davanti a Lui faccia a faccia. Queste occasioni sono meravigliose; che Dio le accresca.
Eppure, “grande gioia” non è l'esperienza o la richiesta della vita cristiana quotidiana in questo tempo. La nostra sorte, per ora, non è l'estasi quotidiana. Non siamo ancora giunti alla beatitudine finale. La nostra gioia, per ora, è cupa. È mista. Non è semplice. Non è senza limiti, incontaminata, pura. Eppure è reale. Ed è potente, per dimostrare il valore e l'eccellenza di Dio, perché la nostra gioia è sfidata dall'interno e dall’esterno da così tanti ostacoli.
La grande gioia che verrà glorificherà davvero Cristo, ma parte del motivo per cui sarà così potente è perché segue la gioia reale ma “aggredita” che viviamo qui. La gioia e la grande gioia hanno entrambe il loro posto nell'amplificare il valore di Dio. Prima una, poi l'altra. Una senza l'altra non sarebbe glorificante per Dio, e infine soddisfacente per le nostre anime, come le due insieme nel loro tempo opportuno.