Il Matrimonio è per fare figli...Discepoli di Gesù, Seconda Parte

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English: Marriage Is Meant for Making Children...Disciples of Jesus, Part 2

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Di John Piper su Genitori
Una parte della serie Marriage, Christ, and Covenant: One Flesh for the Glory of God

Traduzione di Ihiri Haswani

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La conquista della rabbia di un padre, verso se stesso e verso i suoi figli

Efesini 6:1-4

Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto. “Onora tuo padre e tua madre”, questo è il primo comandamento con una promessa: “affinché tu stia bene e abbia lunga vita sopra la terra”. E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell'ammonizione del Signore.

Il significato e lo scopo fondamentale del matrimonio sono di drammatizzare sulla terra l'amore che deriva dal tener fede all’alleanza tra Cristo e la Sua Chiesa. Ciò che abbiamo visto l'ultima volta è che questo dramma di carne e sangue sull'amore tra Cristo e la Chiesa è l’ambientazione progettata da Dio per fare figli e renderli dei discepoli di Gesù. Questi sono due scopi del matrimonio dove lo scopo principale crea l'ambiente ordinato da Dio per l'altro scopo. In definitiva, il matrimonio è un dramma di carne e sangue su come Cristo (drammatizzato dal marito) ama la Sua Chiesa, e su come la Chiesa (drammatizzata dalla moglie) è dedicata a Cristo. Questo dramma di carne e sangue crea l'ambientazione, il nido fisico, emozionale, morale e spirituale, per l'altro scopo del matrimonio: far venire al mondo i bambini e portarli a Gesù.

Indice

Nidi vuoti

Nella lettera di preghiera missionaria che ho letto questa settimana, Steve e Kim Blewett, una delle nostre famiglie missionarie veterane in Papua Nuova Guinea, ci informano che entrambi i loro figli, Matthew e Merilee, sono ora sposati. Così, sotto la foto di Steve e Kim, c’erano le parole “nidi vuoti”. Tutti conosciamo il significato del termine “nido vuoto” nella nostra cultura. L’ipotesi dal quale deriva è che uno dei significati del matrimonio è quello di essere un nido per gli uccellini più piccoli fino a quando non possono volare, trovare vermi e costruirsi i loro nidi. Se siamo cristiani, diciamo che l'essenza di quel nido è il dramma di carne e sangue creato da un marito e da una moglie che vivono, mostrano e insegnano l’amore-alleanza tra Cristo e la Sua Chiesa. Tale attività è l'essenza del nido.

L’attenzione sui padri

La domanda di oggi è la seguente: cosa dovrebbe succedere ai bambini in questo dramma? Cosa dovrebbe succedere ai bambini che Dio mette in questa parabola di carne e sangue sull’amore di Suo figlio e sulla devozione della Chiesa? Cosa succede in questo nido a beneficio degli uccellini più piccoli? Sono due le ragioni per le quali mi concentrerò sui padri nel rispondere a questa domanda. Il motivo meno importante è la Festa del papà, mentre il più importante è che Paolo inizia facendo riferimento ai genitori nel versetto 1 per poi spostare l'attenzione sui padri nel versetto 4.

Notate il versetto 1: “Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori”. Chiaramente, entrambi i genitori forniscono indicazioni e istruzioni che possono essere osservate, perché ai bambini viene detto di obbedire ai propri genitori, sia alla madre che al padre. In questo nido, padre e madre insegnano, modellano, guidano e disciplinano.

Ma prestate attenzione a ciò che succede nel versetto 4. Ci si potrebbe aspettare che Paolo continui con un’attenzione unita sui genitori e dica: “Genitori, non provocate ad ira i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell'ammonizione del Signore”. Ma non è questo ciò che dice. “E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell'ammonizione del Signore”. La volta scorsa ho sottolineato come, nel matrimonio e in questo nido creato dal matrimonio, i padri hanno la responsabilità principale nel crescere i figli. Non si tratta di una responsabilità totale, ma di una responsabilità che è principale. Il modo in cui mi piace dirlo è che se c'è un problema con i bambini nella famiglia Piper e Gesù bussa alla porta, se Noel va ad aprire Gesù dice: “Ciao, Noel, è a casa il padre di famiglia? Dobbiamo parlare”. Ciò non significa che Noel non abbia alcuna responsabilità, ma che io ho la responsabilità principale nel far crescere i bambini nella disciplina e nell’ammonizione del Signore.

La responsabilità principale estesa alla crescita dei figli

Questa responsabilità principale nel crescere i figli è semplicemente la naturale continuazione della responsabilità principale in relazione alla moglie. Tornando alla lettera agli Efesini 5:23, 25, Paolo dice: “il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa” . . . “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei”. Dio non crea il marito come leader in relazione alla moglie per poi creare la moglie come leader in relazione ai bambini. Noi mariti abbiamo la responsabilità in entrambe le direzioni. Se fosse altrimenti, i bambini sarebbero molto confusi. Oggi milioni di bambini sono confusi, e possiamo probabilmente ricondurre una miriade di problemi personali e sociali a tale confusione.

Quando nel versetto 4 Paolo dice: “E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell'ammonizione del Signore”, estende semplicemente le implicazioni della leadership in relazione alle nostre mogli alla responsabilità principale nella crescita dei nostri figli. Ecco cosa significa essere un uomo sposato: una leadership sacrificale e amorevole in relazione alla moglie e una leadership ferma e affettuosa in relazione all'attività unita di crescere i figli nel Signore. Questo è il tema sul quale vogliamo riflettere oggi. Cosa è chiamato a fare un padre in base a Efesini 6:4? Forse un giorno faremo tutta una serie di messaggi sulla genitorialità. Ma non è questo il caso. Voglio concentrarmi solo su una parte del versetto 4: la responsabilità di non provocare ad ira i nostri figli.

Perché l’ira?

In Efesini 6:4, Paolo inizia dicendo che i padri non dovrebbero fare una certa cosa. “E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli”. Tra tutte le cose che Paolo avrebbe potuto incoraggiare i padri a non fare, sceglie questa. Incredibile. Perché questa? Perché non scegliere “non scoraggiateli”? O “non viziateli”? O “non tentateli a desiderare, mentire o rubare”? O perché no, “non abusate di loro”? O “non trascurateli”? O “non date loro il cattivo esempio”? O “non manipolateli”? Tra tutte le cose dalle quali avrebbe potuto mettere in guardia i padri, perché questa: “E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli”.

L’ira emerge contro l'autorità

Non ci dice perché. Fatemi quindi ipotizzare a partire da quello che conosco della Scrittura e della vita. Suggerisco due motivi. In primo luogo, Paolo mette in guardia contro la provocazione all’ira perché è l'emozione più comune del cuore peccaminoso quando si confronta con l’autorità. Il papà incarna l'autorità. Oltre a Cristo, il figlio incarna la volontà propria. E quando i due si incontrano, l’ira erompe. Un bambino di due anni fa i capricci mentre un adolescente sbatte la porta o peggio.

Penso quindi che Paolo dica che l’ira sarà presente anche tra i migliori genitori, e che si compia quindi ogni sforzo, senza compromettere la propria autorità, verità o santità, per evitare di provocarla. Essere consapevolmente presenti per il bambino con autorità, verità e santità, in modi che cercano di ridurre al minimo una risposta d’ira. Torneremo sul come farlo.

L’ira divora le altre emozioni

La seconda ragione per la quale Paolo si concentra sul non provocare ira nei figli può essere perché questa emozione divora quasi tutte le altre emozioni positive. Devitalizza l'anima. Anestetizza il cuore da gioia, gratitudine, speranza, tenerezza, compassione e gentilezza. Paolo sa quindi che se un padre può aiutare un bambino a non essere sopraffatto dall’ira, può sbloccare il suo cuore a tante altre emozioni preziose che rendono possibile la venerazione e addolciscono le relazioni. Paolo cerca di aiutare i padri a fare ciò che egli aveva dovuto fare con i suoi figli spirituali. Fate attenzione alla lingua del cuore di 2 Corinzi 6:11-13: “La nostra bocca vi ha parlato apertamente, o Corinzi, il nostro cuore si è allargato. Voi non state allo stretto in noi, ma è nei vostri cuori che siete allo stretto. Ora in contraccambio, parlo come a figli, allargate il cuore”.

Cosa diremo quindi ai papà su questa questione dell’ira nei figli? In primo luogo, che questo versetto non può essere utilizzato come ricatto emotivo da parte dei bambini: “io sono arrabbiato, papà, quindi tu hai torto”. Alcune persone non crescono mai da questo puerile egocentrismo: “le mie emozioni sono la misura del tuo amore, quindi se sono infelice tu non mi ami”. Abbiamo tutti sperimentato questo tipo di manipolazione. Sappiamo che Paolo non intende questo, poiché Gesù stesso ha fatto arrabbiare molte persone, senza però mai peccare o fallire nell’amare in modo perfetto. Poiché tutti i bambini sono peccatori, anche l'uso migliore, più affettuoso e tenero dell’autorità provoca a volte l’ira in alcuni di loro.

Evitare l’ira legittima nei figli

Il punto del versetto 4 bis non è quindi che ogni volta che un bambino è arrabbiato un padre ha peccato. Il punto è quello di mettere in guardia i padri dalla grande tentazione di dire, fare e trascurare cose che causeranno un’ira legittimamente evitabile nei figli. La maggior parte di noi è consapevole delle azioni ovvie da evitare: urlare, punire ingiustamente ed eccessivamente, essere ipocriti, insultare, ecc. Ma ciò che è ancora più importante di evitare gli evidenti colpevoli è che noi padri dovremmo pensare a che tipo di azioni preventive possiamo compiere, non solo per evitare l’ira, ma per eliminarla. È questa la vera sfida.

Pensate a quanto segue: Dio non ha mai fatto nulla per causare un’ira legittima in uno dei Suoi figli. Non siamo mai autorizzati ad arrabbiarci con Dio. Mai. Succede. E dovremmo ammetterlo, tremare, pentirci e tornare all’umile fiducia nella Sua bontà sovrana. Ma anche se Dio non ha mai fatto nulla che provochi legittimamente la nostra ira verso di Lui, cosa ha fatto sulla crisi nel nostro rapporto con Lui? Ha preso iniziative per guarirlo. Iniziative che erano per Lui infinitamente costose.

Superare l’ira attraverso la morte di Gesù

Analizziamo nuovamente ciò che Paolo dice riguardo al superamento dell’ira in relazione alla paternità di Dio. Questo testo è un modello per noi padri su una delle strategie più cruciali per superare l’ira nei nostri figli. Leggiamo Efesini 4:31-5:2. Si potrebbe dire che qui Dio parla ai Suoi figli: “Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia. Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda. . .”. Finora, si tratta solo di un ordine: non siate arrabbiati; siate indulgenti. Gli ordini sono però impotenti di per sé stessi. Ciò che segue è potente: “. . .come anche Dio vi ha perdonato in Cristo”. Qui è il nostro Padre celeste che manda Suo figlio (“Dio vi ha perdonato in Cristo”) a pagare il prezzo della nostra ira peccaminosa. Nostro Padre non dice solo di non essere adirati, ma a caro prezzo per Sé stesso supera la Sua e la nostra ira nella morte di Gesù.

Nel versetto successivo, Efesini 5:1, dice esplicitamente che in questo Egli svolge il ruolo di padre: “Siate dunque imitatori di Dio, come figli carissimi”. Siamo figli di Dio se siamo uniti a Cristo mediante la fede. Egli è nostro Padre. Ha preso iniziative molto dolorose per superare la sua ira e il nostro peccato: la nostra ira. Siamo infinitamente amati da Dio in Cristo. Quindi, padri, imitate il vostro Padre celeste.

Sostituire l’ira con la gioia

Il punto che sto sottolineando è questo: quando Paolo, in Efesini 6:4, dice “E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli”, non smettete solo di fare cose che provocano rabbia, ma iniziate a fare cose che la eliminano e la superano, che risvegliano nel cuore di un bambino altre emozioni meravigliose affinché esse non vengano divorate dall’ira, la grande divoratrice delle emozioni.

Il compito principale in tutto questo è che superiate la vostra ira e la sostituiate con tenera gioia, una gioia che si riversa sopra ai vostri figli. Quando la bocca del papà è per lo più adirata, le tenere emozioni del bambino vengono consumate. In altre parole, essere il tipo di padre che Dio ci chiama a essere significa essere il tipo di cristiano e di marito che Dio ci chiama a essere.

Il Vangelo è la chiave

Essere un cristiano significa ricevere il perdono liberamente da Dio per tutti i nostri fallimenti e per tutta la nostra ira. Significa lasciare che il sorriso di Dio in Cristo sciolga le decadi d’ira indurita, paralizzante e priva di emozioni. E lasciare poi che la guarigione fluisca verso gli altri. “Sia rimossa da voi ogni. . .ira. . . Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo”. Dio vi ha perdonato. Dio ha mostrato gentilezza nei vostri confronti. Dio ha avuto con voi il cuore tenero. Tutto grazie a Cristo. Pertanto, padri, possiamo farlo in Cristo, mediante lo Spirito. Possiamo rimuovere l’ira, perdonare, provare e risvegliare nei nostri figli la misericordia con tutta una serie di preziose emozioni che possono essere state divorate dall’ira. Tali emozioni possono vivere nuovamente. In voi. E nei vostri figli.

“E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli”. Siate come Dio nei loro confronti. È stato molto costoso. Egli non ha risparmiato il proprio Figlio divino per salvare altri figli dalla Sua ira e dalla loro rabbia ribelle. Dio non ci chiama a farlo prima di farlo per noi. Questo è il Vangelo. Prima di comandarci di amare come Lui ama (5:1), ci perdona tutti i nostri fallimenti nell’amare. È questo da capire, padri! Non vi sto chiamando ad amare i vostri figli in questo modo per avere un Padre in cielo che è dalla vostra parte. È il contrario. Vi sto dicendo che Dio, attraverso il sacrificio e l'obbedienza di Suo figlio Gesù, mediante la fede soltanto, è già completamente dalla vostra parte. “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Romani 8:31).

Dio vi ha perdonato

Ora, dopo essere diventato quel tipo di Padre indulgente, sostenitore, affettuoso e sacrificale per noi padri, ci chiama: “Siate dunque imitatori di Dio, come figli carissimi”. (Efesini 5:1). Provate la pienezza delle emozioni tenere e difficili di Dio. Egli ha superato la Sua ira. Ha perdonato i nostri peccati. E in Lui, se l’avrete, c'è guarigione per i decenni di rabbia autodistruttiva.

Ciò di cui i nostri figli hanno bisogno da noi è che proviamo la pienezza dell'offerta di guarigione di Dio. Ecco la dinamica della paternità: come Dio vi ha perdonato, perdonate le vostre mogli e i vostri figli (Efesini 4:32). Recidete la radice di tutto il ciclo dell’ira assaporando nella profondità della vostra anima la preziosità del perdono di Dio. Non provocate ad ira i vostri figli. Mostrate loro, nella vostra anima, come l’ira può essere sostituita con una gioia misericordiosa.