Come posso cambiare?/Nella trappola del divario
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di Robin Boisvert
su Santificazione e Crescita
Capitolo 3 del libro Come posso cambiare?
Traduzione di Tania Ricci
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« Tutti voi che lottate con rabbia, per favore, venite avanti. Vorremmo pregare per voi. »
Era una domenica mattina. Avevo appena finito una predica sulla rabbia e volevo dare allo Spirito Santo un'opportunità di lavorare nei cuori dei presenti. Non mi sarei mai immaginato la loro reazione.
Una ventina di persone avanzò per porsi di fronte ai fedeli – un gruppo assai grande per una chiesa delle nostre dimensioni. Eppure non fu il numero che attirò la mia attenzione, ma le persone stesse. Erano quasi tutte mamme di bambini piccoli! (Secondo la maggior parte delle madri che ho conosciuto, la rabbia fa parte dei rischi del mestiere).
In quanto loro pastore, sapevo che tutte queste donne erano cristiane serie e devote. Ciò che le spinse a presentarsi davanti a tutti fu la loro intensa frustrazione nell'essere state intrappolate nel divario – il divario tra la norma biblica di autocontrollo e il loro fallimento nell'essere all'altezza di un tale standard.
Che il problema sia la rabbia, la paura, l'inquietudine o qualcosa di più comune come la pigrizia, tutti noi abbiamo fatto l'esperienza del divario che esiste tra quello che siamo e quello che dovremmo essere. La Bibbia ci considera come creature nuove, come vincitori o dominatori. Non siamo solo conquistatori – siamo molto più di questo (Ro 8, 37). E a volte ci sentiamo proprio così. Molto più spesso, però, ci risulta difficile vedere aldilà dei nostri limiti e dei nostri continui fallimenti. E pare sempre che proprio in quei momenti della nostra vita emerga dalla nostra lettura biblica il versetto di Matteo 5, 48 : “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.”
Anche l'apostolo Paolo è finito nella trappola del divario (Romani 7, 21-25). Riesci ad identificarti alla sua frustrazione?
Questo modo di pensare, lo chiamo “la trappola del divario”. Ecco come funziona: in quanto cristiani, abbiamo una certa conoscenza di ciò che Dio si aspetta da noi. Ma realizziamo meno di ciò che sappiamo di dover realizzare. Qui esiste dunque un divario tra ciò che sappiamo essere richiesto e le nostre azioni reali. Se il divario tra ciò che sappiamo e il modo in cui viviamo si allarga troppo, possiamo giustamente chiamarci degli ipocriti.
-Jay Adams
Il divario è un fatto nella vita cristiana. Per la maggior parte di noi, non c'è bisogno che ci vengano enumerate le nostre inconsistenze, ne siamo fin troppo coscienti. Questo dovrebbe mantenerci umili e dipendenti da Dio al fine di ottenere successo. Il divario però proviene spesso dalla nostra ignoranza della dottrina di santificazione. Invece di riconoscere il fatto che esiste questo divario per spingerci avanti in un'ardente confidenza in Cristo, lo lasciamo condannarci e fermare la nostra progressione. Siamo intrappolati nel pensiero che siamo dei perdenti, dei falliti, dei buoni a nulla... e... forse anche il pensiero di non essere cristiani. Alcuni si lasciano andare all'inazione o alla disubbidienza. Coloro che si ritrovano rinchiusi in questa trappola (e in un certo senso, succede a tutti) vengono fatti soffrire inutilmente dallo scoraggiamento.
In quanto pastore, una delle mie principali responsabilità è quella di aiutare gli individui a liberarsi dalla trappola del divario. Spesso mi ritrovo a dire alla gente “Ci vorrà tempo, e sicuramente vi verrà richiesto uno sforzo intenso, ma uscire dalla trappola del divario non è difficile. E credetemi, ne varrà la pena!”
Forse vi siete già ritrovati intrappolati nel divario. Forse lo siete ora. Se così fosse, siamo convinti che questo libro potrà aiutarvi a restringere il divario tra ciò chedovreste essere in Cristo e ciò chesiete nella pratica.
Potreste immaginare una vita nella quale riuscireste a sbarazzarvi delle vostre abitudini di peccato e a fare veri progressi verso la santità? Una tale vite è possibile. E questo libro è stato scritto al fine di assistervi ed incoraggiarvi a far sì che quella vita diventi vostra.
Sommario 1. Tra l'"adesso" e il "non ancora" 2. A qualcuno serve il colluttorio? 3. Ne vale la pena 4. Come attingere alla perfezione 5. Sette ragioni di ridurre il divario 6. Discussioni di gruppo 7. Letture raccomandate 8. Note bibliografiche |
Tra l' “adesso” e il “non ancora”
Il regno di Dio è sia “adesso” che “non ancora”. E' al presente per certi aspetti e al futuro per altri. Il Nostro Signore è venuto proclamando e dimostrando che il regno (o la regola) di Dio avesse intersecato la storia umana : “Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio” (Luc 11, 20). Ciononostante, il regno di Dio non è giunto nella sua totalità. Ciò non avverrà prima del ritorno al potere di Gesù, quando si piegherà ogni ginocchio e quando ogni lingua confesserà che Egli è il Signore. Fino ad allora, senza negare la realtà presente del regno di Dio, preghiamo con fervore “Venga il tuo regno” (Mat 6, 10).
Visto in questo modo, il regno di Dio è paragonabile alle nostre singole vite. Dio, attraverso il suo meraviglioso lavoro di santificazione, ci ha dichiarati giusti. Il nostro stato legale davanti a lui è cambiato. La faccenda è stata risolta una volta per tutte nell'alta corte dei cieli. Ma da questa parte del cielo, però, la nostra trasformazione è un progetto in corso. Il processo di santificazione mi occupa personalmente come cristiano, ma in quanto pastore mi fornisce tantissimo lavoro.
Dunque, otteniamo la vittoria in Cristo, oppure no? Siamo vincitori o vinti? Oscar Cullman suggerisce un'analogia con la Seconda Guerre Mondiale che penso può aiutarci a capire la contraddizione apparente.
La storia ricorda due giorni importanti verso la fine della Seconda Guerra Mondiale : il D-Day e il Giorno della Vittoria in Europa. Il D-Day si riferiva al 6 giugno del 1944, quando le forze alleate atterrarono sulle spiagge della Normandia in Francia. Si trattò di un momento decisivo per la guerra; una volta l'atterraggio effettuato con successo, il destino di Hitler fu segnato. La guerra era essenzialmente finita. Eppure, la vittoria completa in Europa (Giorno della Vittoria) non arrivò prima del 7 maggio 1945, quando le forze tedesche si arresero a Berlino. Quest'intervallo di undici mesi viene ricordato come uno dei periodi più cruenti della guerra. Sorsero delle battaglie campali in Francia, in Belgio e in Germania. Sebbene sia stato ferito mortalmente il nemico, non soccombette immediatamente.
-John Piper
Se la teniamo a mente, questa distinzione può risparmiarci tanto sconforto. Se la battaglia fa furore, la guerra non è ancora stata vinta. Essere coscienti del lavoro portato in porto da Cristo per noi è essenziale per il morale nella nostra ricerca di santificazione. Dobbiamo studiare e meditare sulla grande dottrina di santificazione finché essa non sprofondi
Leggi 1Pietro 5, 8-9. Benché l'ultimo trionfo di Dio sia inevitabile, ci viene imposto di lottare con sano rispetto per il nostro avversario.
A qualcuno serve il collutorio?
Pur essendo pienamente giustificati in Cristo (D-Day), non siamo in nessun modo pienamente santificati (Giorno della Vittoria). Alcune persone non sono riuscite a capire questo fatto.
L'insegnante di religione Ern Baxter racconta di un incidente che è avvenuto durante il Movimento della Seconda Pioggia, alla fine degli anni quaranta. Un insegnamento eretico, chiamato “i figli manifesti di Dio” era emerso. Si trattava essenzialmente di una dottrina che prometteva una santificazione totale nel corso di questa vita. Nella sua forma estrema, vi era inclusa la credenza che un'élite spirituale avrebbe ricevuto dei corpi glorificati prima del ritorno di Cristo.
Alla fine di un'assemblea durante la quale predicò Baxter, diversi figli (e figlie) manifeste entrarono nel fondo della sala vestiti con abiti bianchi. Una volta terminata la predica di Baxter, avanzarono per porsi davanti al pubblico e tentarono di accaparrarsi dei discepoli per la loro dottrina di assoluta perfezione. Così racconta la storia : “La donna che faceva loro da capo aveva un gran bisogno di collutorio. Non è il tipo di perfezione alla quale aspiro.
Più comuni ancora del resoconto di Baxter sono le situazioni che risultano da una visione superficiale e semplicistica della santificazione.
-Non oltrepassare mai, neanche di un chilometro, il limite di velocità
-Parlare con gentilezza e amabilità ad ogni commerciante che ti chiama al telefono
-Evitare tutte le calorie inutili
-Alzarti subito quando suona la sveglia invece di lasciarla risuonare più volte
Leggi Mat 26, 41. Quando può essere lecito assumere che si è “giunti” alla santificazione?
-Adrian Rogers
I problemi di Greg includevano una comprensione incompleta, quindi incorretta, degli insegnamenti biblici sulla santificazione. Aveva fatto ciò che fanno tanti, si era concentrato unicamente sui testi della Scrittura a lui cari e che sembravano convalidare la sua esperienza personale.
La santificazione è sia definita (avviene durante la conversione), sia progressiva. Non è successa tutta in una sola esperienza del passato, ma non si deve nemmeno pensare come un avvenimento che avviene a gradi. Siamo stati cambiati e stiamo cambiando. Senza diminuire l'entusiasmo del successo del nostro atterraggio in Normandia, dobbiamo essere sobri e realistici mentre valutiamo l'opposizione esistente tra noi e Berlino. L'opzione di salire su un treno di santificazione non esiste per noi, come Greg affermava di aver fatto. Si tratta di una lotta ad ogni passo.
Ne vale la pena
Per molti, “santificazione” è un'altra di quelle lunghe parole teologiche che si sentono spesso ma che si capiscono di rado. Sembra scolastica e poco pratica. Eppure è intensamente pratica. La dottrina di santificazione risponde a delle domande che si pone ogni cristiano nella storia della Chiesa.
Come posso cambiare?
Come posso crescere?
Come posso diventare come Cristo?
Come posso uscire dalla trappola del divario?
Qualsiasi cosa capace di porre risposta a queste domande è degna di uno sforzo. L'appendice A (pagina 93) spiega come vari rami della Chiesa hanno gestito questo problema in passato, ma vediamo ora quello che possiamo imparare da questa dottrina essenziale quando si applica a noi oggi.
Il significato biblico della parola “santificare” è “distinguere; consacrare”. (Santità deriva dalla stessa radice greca). Può essere applicata ad una persona, un luogo, un'occasione o un oggetto. Quando qualcosa è santificato, non è più destinato ad un uso comune ma dedicato ad un uso speciale. Ad esempio, ai tempi di Mosè, il giorno dell'Espiazione era distinto (santificato) per un Dio santo. Quel giorno divenne un giorno santo. Una cosa santificata non diventa semplicemente santa perché è distinta; la sua santità deriva da ciò a cui è devota. Solo Dio può impartire la santità, in quanto Lui solo è santo.
Teologicamente, il termine “santificazione” è stato usato per descrivere il processo che avviene nel credente quando lo Spirito di Dio lavora in lui per farlo assomigliare a Cristo. Il processo inizia nel momento in cui rinasciamo e continua per tutta la vita. E' caratterizzato da un conflitto quotidiano dovuto al fatto che facciamo nostre la grazia e la forza di Dio al fine di sconfiggere il peccato che è in noi.
-J.C.Ryle
'Con la parola colpa intendiamo lo stato di meritare una condanna o di essere passibile di punizione perché la legge di Dio è stata violata. Nella giustificazione, che è un atto dichiarato di Dio, la colpa del nostro peccato è tolta sulla base del lavoro di espiazione di Gesù Cristo. Con la parola inquinamento, tuttavia, vogliamo significare la corruzione della nostra natura come risultato del peccato e che, a sua volta, produce ulteriore peccato. In seguito alla Caduta dei nostri primi genitori, siamo nati tutti in uno stato di corruzione; i peccati che commettiamo non derivano solo da quella corruzione, ma vi si aggiungono. Nella santificazione, l'inquinamento del peccato è in corso di eliminazione (anche se non verrà completamente rimosso prima della vita che verrà).
Realizzi quanto importante e benefico sia il timore del Signore? (Vedi Salmo 19, 9 e 25, 14; Proverbi 1, 7 e 9, 10; e 1Pietro 1, 17).
La santità richiede molto di più della semplice moralità o zelo. Sorge da un'unione con Cristo e da una passione al fine di onorarlo. Una persona devota desidera assomigliare al suo Signore per procurargli piacere. Vuole provare ciò che prova Dio, pensare i suoi pensieri e fare la sua volontà. In breve, desidera far sua la personalità di Dio per glorificarlo.
-J.I. Packer
Sia l'uomo, sia Dio giocano un ruolo chiave nel grazioso lavoro di santificazione. Dio, attraverso la sua grazia meravigliosa, inizia la nostra salvezza e impartisce il desiderio ed il potere di sconfiggere il peccato. In risposta alla sua grazia, e fiduciosi in essa, ubbidiamo al comandamento biblico di “attendere alla vostra salvezza con timore e tremore. E' Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni” (Fil 2, 12-13).
Il Nuovo Testamento rappresenta un percorso per una vita santa che è una via di mezzo (anzi, una via superiore) tra legalismo da una parte e permissività dall'altra. Quelle tradizioni religiose che si sono focalizzate troppo sul lavoro eseguito da Dio in noi, senza aspettarsi che quel lavoro risultasse in un desiderio crescente di santità, hanno deviato il loro percorso verso la permissività. “Perché molti, ve l'ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra.” (Fil 3, 18-19). D'altro canto, ci sono coloro che hanno enfatizzato così tanto la parte umana che elevano questa tecnica al di sopra della verità di Dio e finiscono nel legalismo. (Ci sono, ovviamente, diversi sfumature in queste deviazioni).
Come attingere alla perfezione
(Le risposte si trovano alla fine della pagina 9)
-La parola 'santificare' significa 'separare, dissacrare' V F
-La santificazione inizia nel momento in cui rinasci e continua per tutta la vita V F
-La colpa dei nostri peccati è stata assolta dalla giustificazione. V F
-La santità si riferisce esclusivamente alla moralità e allo zelo di una persona. V F
Molti sono stati spinti a seguire Dio per il loro desiderio di perfezione. Attraverso la storia umana, poeti e filosofi hanno espresso il desiderio di riconquistare l'innocenza e purezza perdute. I cantautori contemporanei Crosby, Stills e Nash hanno celebrato l'esperienza di Woodstock con una canzone che diceva “Siamo polvere di stelle, siamo fatti di oro, siamo intrappolati nel patto del diavolo. E dobbiamo ritornare al Giardino.”
-Sinclair Ferguson
R.A. Muller fa notare che la Scrittura ci dice chiaramente di essere perfetti, e ci dà allo stesso tempo la prova che la perfezione è irraggiungibile in questa vita. E' per noi un vero dilemma. Non siamo liberi di alzare le braccia ed ammettere la sconfitta. Ma non possiamo neppure adottare un comportamento troppo fiducioso nei confronti della perfezione, perché ciò si apparenterebbe di più ad un atteggiamento positivo che alla Bibbia. L'unico modo di risolvere questo dilemma è di comprendere che il Nuovo Testamento vede la perfezione in due maniere diverse.
Ciò che Paolo suggerisce ai Filippesi era maturità, non perfezione. Osservate come la Nuova Versione Internazionale traduce il suo commento alla chiesa filippesa : “Quanti dunque siamo maturi, dobbiamo avere questa visione delle cose”. “Perfetti” in questo senso può essere meglio descritto come “coloro che hanno effettuato progressi ragionevoli di crescita e stabilità spirituali.”
-Hugh Latimer
Sette ragioni per colmare il divario
In generale, la santità provoca un'impressione negativa. Viene spesso percepita come un'esistenza tetra, piena di difficoltà e priva di gioia. E' considerata come un'autodisciplina condiscendente, quand'è invece un'esperienza piena di felicità. Per concludere, rifiutiamo quest'idea, analizzando alcuni dei tanti benefici e benedizioni che otteniamo seguendo Cristo. Ecco i sette frutti della santificazione:
Dio è glorificato. Quando entriamo nella santità, accordiamo valore al fatto che Dio sia reale e magnifico, come lo affermiamo. Paolo ci spiega che le opere buone dei cristiani abbelliscono la dottrina di Cristo (Tit 2, 10). Coloro che negano Dio sono costretti anch'essi ad ammettere la sua esistenza quando il suo popolo segue le sue vie.
Comunione continua in questa vita con la Divinità. “Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.»” (Gio 14, 23). Percepire la presenza continua del Padre e del Figlio attraverso lo Spirito Santo è una gioia e un conforto straordinario. E Gesù indica che la sua presenza è pervasa da amore, non è né indifferente, né impersonale. Naturalmente, il suo potere segue la sua presenza, e ci permette di sopraffare gli ostacoli della vita.
-John Piper
Il Signore promette di darci dei compagni per accompagnarci sulla via della santificazione. Per quanto mi riguarda, ho capito che la verità di Dio abbinata all'esempio del suo popolo è assolutamente necessaria al mio sviluppo spirituale. E quando ho seguito le sue vie, ho sempre avuto entrambi. Per riuscire, abbiamo bisogno gli uni degli altri. La santità e la comunità cristiana sono strettamente legate.
Promessa di salvezza. Seppure la nostra salvezza non sia basata sulla nostra ricerca di santità, la promessa di salvezza vi è certamente legata. Nella sua seconda lettera, Paolo esorta i suoi lettori a fornire ogni sforzo per accumulare virtù spirituali, aggiungendo la bontà alla fede e la conoscenza alla bontà fino a quando la padronanza di sé, la perseveranza, la santità, la bontà fraterna e l'amore sono presenti in abbondanza (2Pi 1, 5-9). Ci avverte che quando queste virtù vengono a mancare, si potrebbe dimenticare...
..che si è stati purificati dagli antichi peccati. Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai. Così infatti vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo (2Pi 1, 9-11).
Evangelismo. Quand'ero giovane e ancora sotto l'impresa del peccato, ho tentato di trovare dei difetti nei cristiani al fine di poter rifiutare il loro messaggio e considerarli come degli ipocriti. Benché non fossero perfetti, non riuscivo tuttavia a trovare nessuna inconsistenza grave. La grande famiglia che venne verso di me con il vangelo mi impressionò non tanto per via delle sue parole, quanto per il suo stile di vita. Il marito amava la moglie, la moglie rispettava il marito, i figli ubbidivano ai loro genitori e erano tutti felici. Non avevo mai visto nulla di simile.
E' stato detto che se il mondo non segue la sua Bibbia, certamente segue i suoi cristiani. Dio usa le persone devote per raggiungere gli altri. Non perfette, ma devote.
Vedere Dio. La Scrittura ci dice: “Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore” (Ebr 12, 14). La piena comprensione di questo versetto rimane un mistero, ma la Scrittura ha molto da dire sulla “visione beata”, ovvero il fatto di vedere Dio. Ciò avverrà dopo il ritorno del Signore, quando ogni nemico sarà stato sconfitto e quando saremo completamente santificati. A quel punto, la nostra visione di Dio sarà continua ed intensa, senza la distrazione o la confusione provocata dal peccato. Allora avremo una vera conoscenza di noi stessi, come siamo realmente e come veniamo percepiti. La nostra conoscenza di Dio non sarà però mai completa, in quanto
-Gesù (Matteo 5, 8).
continuerà sempre a rivelarci gradualmente la sua persona infinita e magnifica.
“Beati i puri di cuore,”, dice Gesù, “perché vedranno Dio” (Mat 5, 8). Quest'illuminazione costante della sua grandezza e bontà è senz'altro la maggior meraviglia che possa derivare da una vita di santità.
Come potete vedere, ci sono moltissimi buoni motivi per richiudere il divario tra le aspettative di Dio e la nostra esperienza propria. Siamo stati creati per dividere la sua santità – non solo nei cieli, ma qui sulla terra. Piano piano, possiamo imparare a superare il peccato e vivere in un modo che rifletta progressivamente la gloria e la personalità di Dio.
In questo primo capitolo, abbiamo tentato di stimolare il vostro appetito per la santità. Con il capitolo Due, cercheremo di costruire la struttura biblica necessaria alla realizzazione di una vita santa – e felice.
Discussioni di gruppo
1.Che tipo di sintomi presenta colui che è imprigionato nella trappola del divario?
2.Un certo divario tra le aspettative di Dio e le nostre azioni è inevitabile. Ma se esso diventa troppo grande, diventiamo degli ipocriti. Dov'è il limite?
3.Come può la santificazione essere storia passata e allo stesso tempo speranza per il futuro?
4.Il timore del Signore, dice l'autore, è “un presupposto all'intimità con Dio”. (pagina 7) Che cosa intende?
5.In quale misura il cristiano maturo dev'essere libero dal peccato?
6.Adesso che avete finito questo capitolo, come spieghereste Matteo 5, 48 ad un cristiano appena convertito?
Letture consigliate
Come aiutare la gente a cambiare [How to Help People Change] di Jay E. Adams (Grand Rapids, MI: Zondervan Publishing House, 1986)
Salvati dalla Grazia [Saved by Grace] di Anthony A. Hoekema (Grand Rapids, MI: Eerdmans Publishing Co., 1989)
Note bibliografiche