Se pensate ancora di essere arrivati

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Versione delle 13:35, 2 apr 2015, autore: Pcain (Discussione | contributi)
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English: If You Still Think You've Arrived

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Di Paul Tripp su Il Ministero Pastorale

Traduzione di Francesca Macilletti

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Annotazione degli editori: La scorsa settimana Paul Tripp ci ha offerto quattro segni che indicano se un pastore si sente arrivato:

Questa settimana, conclude con ulteriori cinque segni di difficoltà e notizie di un grande Liberatore.

_____

Non sentire il bisogno della quotidiana comunione meditativa con Cristo.

L'adorazione personale non riguarda, in primo luogo, quanto abbiate letto la Bibbia. Non riguarda neanche lavorare attraverso la vostra funzione religiosa o un commento preferito. Non riguarda il ritornare sulle annotazioni del vostro sermone. Tutte queste cose devono essere viste e usate come sostegni per una cosa molto più importante: l'umile, giornaliera, personale, meditativa, gioiosa adorazione di Dio. Riguarda piuttosto iniziare e finire il vostro giorno con la comunione in Cristo. È consuetudine regolare “guardare la bellezza del Signore”.

La comunione in Cristo è alimentata dall'umiltà, dalla tristezza e dalla celebrazione. La comunione in Cristo è mossa da una precisa consapevolezza di chi siete, ciò di cui avete bisogno e dalla celebrazione di Colui che ve lo dona. La consapevolezza del peccato e la promessa della salvezza vi guida quotidianamente verso Cristo, a non avere fretta a finire un passaggio della Sua Parola e dire una preghiera veloce, ma sedersi ai Suoi piedi e addolorarsi per il peccato e dire una preghiera per la grazia che viene incontro. Le valutazioni dell'arrivo schiacciano l'adorazione personale.

Prendere i meriti per un successo che solo la grazia può produrre.

Diamo ai pastori troppi meriti per quello che solo una grazia potente, divina e sovrana ha il potere di compiere. Inoltre, avendo dato troppi meriti allo strumento, ci rechiamo alle conferenze o compriamo un libro in modo da poter fare quello che il nostro pastore eroe ha fatto.

Possiamo imparare dagli altri? Certamente. Le caratteristiche di un sano ministero possono essere identificate? Si. Dovremmo essere riconoscenti per gli attenti servi del Signore ed esprimere i nostri ringraziamenti? Sarebbe sbagliato il contrario. Ma dobbiamo riservare la nostra adorazione (che si tratti di quella personale o quella degli altri) per il Signore. Potremmo non ricordare che senza la Sua presenza, il Suo potere e la Sua grazia, i nostri ministri sarebbero niente.

Sentire di avere il diritto di avere quello che non potrete mai guadagnare od ottenere.

Il diritto sembra sempre seguire l'orgoglio. Se pensate di aver guadagnato ____, allora penserete di meritare ____. Ora, divulgando non solo l'orgoglio, ma anche il diritto, tenderete a trasformare le benedizioni in richieste e i doni della grazia in qualcosa di previsto. Non dobbiamo mai dimenticare che non abbiamo guadagnato né il nostro posto con il Signore, né il nostro posto nel ministero. Ogni momento in cui Lui ci accetta e ogni situazione in cui ci usa, è il risultato di una cosa e una sola: la grazia.

Non abbiamo alcun diritto dinanzi a Dio o agli altri di innalzarci rispetto a loro. Abbiamo diritto solo alla Sua rabbia; solo la grazia ci autorizza al suo amore. L'aspettativa compiaciuta della benedizione vi farà non solo mettere in discussione l'apprezzamento della gente intorno a voi, ma anche la bontà di Dio.

Siate meno vigili e protettivi quando si tratta di tentazione e di peccato.

Sentirsi arrivati vi porta a essere troppo sicuri di voi stessi; questo vi porta a prendere scelte stupide; tali scelte vi espongono alle tentazioni e al peccato; l'orgoglio vi porta a pensare di poter affrontare questa esposizione e prima che ve ne rendiate conto, siete caduti in tentazione. Sentirsi arrivati vi porta a dimenticare la quotidiana battaglia nel vostro cuore, e di vivere con una mente serena. Siccome pensate di essere più importanti di quello che siete, non utilizzate precauzioni nel vostro stile di vita spirituale.

Vivete nel mezzo dei “già” e “non ancora”. La tentazione è dappertutto. Trovandoci in questa posizione intermedia siamo ancora suscettibili al suo tiro. Qui, c'è ancora un nemico in agguato alla ricerca del suo prossimo pasto. Qui, possiamo ingannare noi stessi e siamo capaci di illusioni personali, abbiamo ancora bisogno di essere salvati da noi stessi, dobbiamo sempre vivere la vita umilmente, preoccupandoci e proteggendola. Qui, abbiamo costantemente bisogno del soccorso della grazia.

Aggiungete carichi al vostro ministero più di quanto possiate responsabilmente gestire.

L'orgoglio ci fa accettare più responsabilità di quante se ne possano gestire. Sentirsi arrivati vi permette di assegnare più lavoro ministeriale a voi stessi di quanto possiate realmente realizzare. La gloria personale vi fa pensare di essere essenziali, più necessari di quanto non siate. È l'orgoglio, non l'umiltà, che vi rende difficile dire di “no”, che vi rende difficile vivere nei limiti del vostro vero carattere e della vostra vera forza.

Sono convinto che gran parte della tensione tra le famiglie e il ministero sia causata dal sentirsi arrivati. Sappiamo che Dio non ci chiamerà a rispettare un comandamento se questo richiede infrangerne un altro. Quindi, se nel lungo tragitto, la nostra famiglia soffre l'abbandono a causa del nostro ministero, è perché stiamo facendo cose che non dovremmo fare in quanto sosteniamo, erroneamente, di poter gestire più di quanto in realtà possiamo.

E voi? Esistono prove del risultato di arrivo nel vostro ministero? Lasciate che questo articolo diviso in due parti generi un'umile autovalutazione. Voi e io siamo ancora un po' allo sbando. Si, per grazia spesso capiamo bene, ma spesso capiamo in modo completamente sbagliato. A volte celebriamo il Signore in modo esuberante e, a volte, siamo pieni di noi stessi. A volte siamo profondamente grati, ma altre sentiamo di avere diritto a determinate cose e siamo esigenti. A volte gestiamo tutto con cuore pastorale, e altre abbiamo paura, siamo egoisti e ci occupiamo di politica. A volte, essendo persone ferite, incontriamo altri che vivono una rottura col Vangelo, ma altre, in preda all'orgoglio, vogliamo solo che questi stiano su di morale esattamente come facciamo noi. A volte viviamo e lavoriamo in vista del regno di Dio, ma altre amiamo noi stessi e facciamo un piano meraviglioso per la nostra vita.

La grande guerra spirituale non infuria solo fuori di noi. Ogni giorno viene ampiamente provato che questa lotta infuria anche dentro di noi. Il ministero guidato dal Vangelo e centrato in Cristo, quello che dona grazia a quelli che ascoltano, non ha inizio con la conoscenza teologica; ha inizio con un cuore umile, con il riconoscere i propri bisogni e capire che sia voi che io somigliamo molto alle persone alle quali Dio ci ha chiamati a officiare. E per questo, abbiamo la grazia di Gesù.