Il matrimonio: modello divino del patto di grazia

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Versione delle 15:12, 27 lug 2011, autore: Steffmahr (Discussione | contributi)
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English: Marriage: God's Showcase of Covenant-Keeping Grace

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Di John Piper su Matrimonio
Una parte della serie Marriage, Christ, and Covenant: One Flesh for the Glory of God

Traduzione di Porzia Persio

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Colossesi 2,13-15; 3,12-19

“E con lui Dio ha vivificato voi, che eravate morti nei peccati e nell’incirconcisione della carne, perdonandovi tutti i peccati. (14) Egli ha annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci era nemico, e l’ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; (15) avendo quindi spogliato le potestà e i principati, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro in lui... (3,12) Vestitevi dunque come eletti di Dio santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza, (13) sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi, se uno ha qualche lamentela contro l’altro, e come Cristo vi ha perdonati, così fate pure voi. (14) E sopra tutte queste cose, rivestitevi dell’amore, che è il vincolo della perfezione. (15) E la pace di Dio, alla quale siete stati chiamati in un sol corpo, regni nei vostri cuori e siate riconoscenti. (16) La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza, istruendovi ed esortandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore. (17) E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui. (18) Mogli, siate sottomesse ai mariti come si conviene nel Signore. (19) Mariti, amate le mogli e non v’inasprite contro di loro”.

Quello di cui abbiamo parlato ultimamente riguardo alla definizione principale e fondamentale del matrimonio ci dice che esso è il farsi di Dio, e la cosa più definitiva che si possa dirne è che esso rappresenta il mostrarsi di Dio. Mosè lo afferma in Genesi 2, ma risulta ancora più chiaro nel Nuovo Testamento dalle parole di Gesù e di Paolo.

Gesù: il matrimonio è il farsi di Dio

Gesù afferma con estrema chiarezza che il matrimonio è il farsi di Dio. Marco 10,6-9: “Al principio della creazione, Dio li fece maschio e femmina [Genesi 1,27]. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diverranno una sola carne [Genesi 2,24]; così non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito”. Nella Bibbia questa è l’affermazione più netta che il matrimonio non è una mera faccenda umana. Le parole “Dio ha unito” significano “Dio opera”.

Paolo: il matrimonio è il mostrarsi di Dio

Paolo afferma con estrema chiarezza che il matrimonio è concepito per essere il mostrarsi di Dio. In Efesini 5,31-32, egli cita Genesi 2,24, e quindi ci illustra il mistero in esso contenuto: “ Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diverranno una sola carne. Tale mistero è profondo, e io affermo che si riferisce a Cristo e alla chiesa”. In altre parole, il patto che comportava lasciare madre e padre e unirsi a una sposa, divenendo una sola carne, è la raffigurazione del patto tra Cristo e la sua chiesa. Il matrimonio esiste essenzialmente per mostrare il patto d’amore tra Cristo e la sua chiesa.

Modello di Cristo e della Chiesa

Ho chiesto a mia moglie Noël se voleva che parlassi di qualcosa in particolare oggi; lei ha risposto: “Non si ripete mai abbastanza che il matrimonio è a modello di Cristo e della chiesa”. Penso sia giusto per almeno tre motivi: 1) ciò innalza il matrimonio dalla trivialità da sitcom televisiva e gli dà quel solenne significato che Dio intendeva avesse; 2) ciò dà al matrimonio una solida base nella grazia, poiché Cristo ottenne e tuttora sostiene la sua sposa per la sola grazia; infine 3), ciò dimostra che la guida del marito e la sottomissione della moglie sono cruciali e inchiodate alla croce. Ovvero, esse sono intrecciate nel vero significato del matrimonio come il mostrarsi di Cristo e della chiesa, ma sono entrambe definite dall’opera di autonegazione di Cristo sulla croce, così da cancellarne orgoglio e schiavitù.

Abbiamo trattato i primi due messaggi del primo motivo: fornire le fondamenta al matrimonio come dispiegamento del patto d’amore di Dio. Il matrimonio è il patto tra un uomo e una donna, secondo il quale essi si promettono di essere un marito e una moglie reciprocamente fedeli, uniti nuovamente in una sola carne, per tutti i giorni della loro vita. Tale patto, sigillato da voti solenni e dall’unione sessuale, è concepito per mostrare il patto di grazia con Dio.

Una solida base nella grazia

Il titolo del sermone odierno è: “Il matrimonio: modello divino del patto di grazia”. E adesso esamineremo il secondo motivo per cui dò ragione a Noël quando afferma che non si ripete mai abbastanza che il matrimonio è a modello di Cristo e della chiesa, propriamente, che ciò offre al matrimonio una solida base nella grazia, poiché Cristo ottenne e tuttora sostiene la sua sposa per la sola grazia.

In altre parole, la questione principale oggi è che, dal momento che il nuovo patto di Cristo con la chiesa è creato e sostenuto dalla grazia riscattata con il sangue, il matrimonio terreno ha lo scopo di mostrare il nuovo patto di grazia. E il modo in cui lo mostra è affidandosi all’esperienza della grazia di Dio, nonché porgendo orizzontalmente ai propri sposo/sposa tale esperienza verticale con Dio. Ovvero, nel matrimonio vivete momento per momento in una felice dipendenza dal perdono, dalla giustificazione e dalla promessa futura grazia di Dio, e la porgete ai vostri sposi momento per momento, come un’estensione del perdono, della giustificazione e del promesso aiuto divini. Ecco il punto che tratteremo oggi.

La centralità della grazia che perdona e giustifica

Sono consapevole che tutti i cristiani sono tenuti a comportarsi in tal modo in ciascuna delle loro relazioni (non soltanto i cristiani sposati): vivere momento per momento secondo la grazia divina che perdona, giustifica e a tutto provvede, e porgerla alle persone che ci sono vicine. Anche Gesù afferma che la vita di noi tutti è un modello della gloria divina (Matteo 5,16). Tuttavia, il matrimonio è concepito per essere una rappresentazione unica del patto di grazia con Dio perché, diversamente da tutte le altre relazioni terrene, marito e moglie sono legati dal patto nella più intima delle relazioni, per tutta la vita. Vi sono ruoli unici di guida e sottomissione, non è però quello di cui voglio parlare oggi; lo farò in seguito. Oggi considererò mariti e mogli in quanto cristiani, non sull’analogia con testa e corpo. Prima che mariti e mogli possano assumersi biblicamente e benevolmente i ruoli unici di guida e sottomissione, devono scoprire che cosa significa edificare la propria vita sull’esperienza verticale del perdono, della giustificazione e dell’aiuto promessi, e quindi porgerla orizzontalmente gli uni agli altri. Questo è il punto di oggi. O, per dirla nei termini del messaggio della settimana scorsa: la chiave per essere nudi e non averne vergogna (Genesi 2,25) - mentre invece mariti e mogli commettono diversi atti di cui dovrebbero vergognarsi - sta nell’esperienza verticale del perdono e della grazia giustificatrice di Dio, che si dà orizzontalmente in modo reciproco, e mostrata al mondo.

L’imminente collera divina

Esaminiamo velocemente il fondamento di questa verità in Colossesi. Cominceremo con i versetti 3,6: “Per queste cose l’ira di Dio viene”. Se dite: “L’ultima cosa di cui ho bisogno nel mio travagliato matrimonio è l’ira di Dio”, siete come un frustrato pescatore della costa occidentale indonesiana il 26 dicembre 2004: “L’ultima cosa di cui ho bisogno nella mia dura vita in mare è l’arrivo dello tsunami”. Una comprensione e un timore profondi dell’ira di Dio sono esattamente ciò di cui molti matrimoni hanno bisogno, perché senza di loro il vangelo si stempera in semplici relazioni terrene, perdendo la sua gloria biblica. E senza di loro, sarete tentati di pensare che la vostra ira, la vostra collera, contro il vostro sposo/sposa è troppo difficile da superare, poiché non avete mai realmente provato che cosa significhi superare un’ira infinitamente maggiore, ovvero l’ira di Dio contro di voi, tramite la grazia.

Dissipare l’ira di Dio

Cominciamo allora con l’ira di Dio e su come dissiparla. Torniamo indietro a Colossesi 2,13-14: “E con lui [Cristo] Dio ha vivificato voi, che eravate morti nei peccati e nell’incirconcisione della carne, perdonandovi tutti i peccati. Egli ha annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci era nemico, e l’ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce”. Queste ultime paroli sono cruciali. Questo documento fatto di ordinamenti che era contro di noi, Dio l’ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Quando avvenne ciò? Duemila anni fa. Non avvenne né dentro di voi, né con la vostra assistenza. Dio compì ciò per voi e al di fuori di voi, prima ancora che voi nasceste. È questa la grande oggettività della nostra salvezza.

Il documento di ordinamenti cancellato presso la Croce

Fate in modo di riuscire a vedere la più meravigliosa e stupefacente di tutte le verità: Dio ha preso l’ordinamento di tutti quei peccati che vi rendevano creditori all’ira (i peccati sono offese contro Dio e ne scatenano l’ira), ma invece di scagliarvelo in faccia e usarlo come prova per gettarvi nell’inferno, lo ha messo nel palmo della mano di suo Figlio e così lo ha inchiodato alla croce. I peccati di chi vennero inchiodati alla croce? I peccati di chi furono puniti sulla croce? La risposta è: i miei peccati. E i peccati di Noël, i peccati miei e di mia moglie, i peccati di tutti coloro che disperano di salvarsi e di affidarsi al solo Cristo. Quali mani furono inchiodate alla croce? Chi fu castigato sulla croce? Gesù. C’è una bellissima parola per definire ciò - sostituzione. Dio ha condannato il mio peccato nella carne di Cristo (Romani 8,3). Mariti, credeteci fortemente. Mogli, credeteci fortemente.

La giustificazione va ben oltre il perdono

Se torniamo indietro e riportiamo qui la nostra comprensione della giustificazione da Romani, possiamo aggiungere che la giustificazione va ben oltre il perdono. Non soltanto siamo perdonati a causa di Cristo, ma Dio ci dichiara anche giusti a causa di Cristo. Dio ci richiede due cose: il castigo per i nostri peccati e la perfezione nella nostra vita. I nostri peccati devono essere puniti e la nostra vita giusta. Noi, tuttavia, non possiamo riscattarci da soli (Salmi 49,7-8), e non possiamo darci giustizia da soli. Non c’è alcun giusto; neppure uno (Romani 3,10).

Dio, perciò, nel suo infinito amore verso di noi, ci ha dato il suo proprio figlio per entrambe le cose. Cristo riscatta il nostro castigo e opera la nostra giustizia. E allorché riceviamo Cristo (Giovanni 1,12), tutto il suo castigo e tutta la sua giustizia vengono considerati nostri (Romani 4,4-6; 5,19; 5,1; 8,1; 10,4; Filippesi 3,8-9; 2 Corinzi 5,21).

La giustificazione volta al di fuori

Questa è la realtà verticale che deve essere volta al di fuori e orizzontalmente verso i nostri sposi/spose, se il matrimonio dovrà mostrare il patto divino di grazia che si fa e si mantiene. Lo vediamo in Colossesi 3,12-13: “Vestitevi dunque come eletti di Dio santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza, sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi, se uno ha qualche lamentela contro l’altro, e come Cristo vi ha perdonati, così fate pure voi”.

“E come Cristo vi ha perdonati, così fate pure voi”, per i vostri sposi. Come il Signore “pazienta” con voi, così voi pazientate con i vostri sposi. Il Signore “pazienta” con voi ogni giorno allorché venite meno alla sua volontà. A ben dire, la distanza tra quel che Cristo si aspetta da voi e quel che riuscite a raggiungere, è infinitamente maggiore della distanza tra quel che vi aspettate dai vostri sposi e quel che loro riescono a raggiungere. Cristo perdona sempre di più e sopporta più di quanto non facciamo noi. Perdonate, poiché siete perdonati. Pazientate come egli pazienta con voi. Questo vale se si è sposati sia con un credente, sia con un non credente. Fate sì che la misura della grazia divina verso di voi nella croce di Cristo sia la misura della vostra grazia verso i vostri sposi.

E se siete sposati con un credente, aggiungeteci anche questo: come Dio vi considera giusti in Cristo, sebbene non lo siate veramente né nei comportamenti, né negli atteggiamenti, così voi considerate i vostri sposi giusti in Cristo, sebbene essi non lo siano. In altre parole, Colossesi 3 dice: prendete la grazia verticale del perdono e della giustificazione, e porgetela orizzontalmente ai vostri sposi. Questo è ciò a cui il matrimonio è preposto in ultima istanza, a mostrare il patto di grazia di Cristo.

La necessità di una sapienza radicata nel Vangelo

A questo punto, emergono centinaia di situazioni complesse che chiedono a gran voce una profonda sapienza spirituale radicata nelle verità del vangelo, nonché in lunghi anni di dolorosa esperienza di fede. Ossia, non potrei in alcun modo adattare questo messaggio alle particolari necessità di ciascuno di voi. Oltre che della predicazione, abbiamo bisogno dello Spirito Santo, abbiamo bisogno della preghiera, abbiamo bisogno di meditare sul Verbo per noi stessi, abbiamo bisogno di ascoltare il giudizio degli altri, abbiamo bisogno della guida di amici saggi che siano maturati nella sofferenza, abbiamo bisogno della chiesa per sostenerci, quando tutto il resto intorno a noi crolla. Perciò non mi illudo di aver detto tutto quel che è necessario per aiutarvi.

Vivere verticalmente, poi volgersi al di fuori

Potrebbe essere utile concludere offrendo le diverse ragioni per cui insisto sul patto d’amore come perdono e considerare giusto l’altro. Non credo forse nel rigioire nell’altra persona? Ebbene, sì. Sia l’esperienza, sia la Bibbia, mi portano a farlo. Di sicuro, Gesù è unito alla sua sposa la chiesa, e chiaramente è cosa insieme possibile e buona piacere al Signore (Colossei 1,10). Ed egli è sicuramente e infinitamente degno del nostro piacere in lui. Questo rappresenta l’ideale del matrimonio: due persone che, in umiltà, cercano di cambiare in modo divino per piacere al proprio sposo/sposa, e soddisfarne le necessità fisiche ed emotive, o compiacerli in ogni buon modo. Sì, la relazione di Cristo con la chiesa racchiude tutto questo.

Tuttavia, le ragioni per cui insisto nel vivere verticalmente dalla grazia divina e quindi volgersi orizzontalmente nel perdono e nella giustificazione verso i propri sposi sono: 1) perché vi saranno conflitti basati sul peccato e su quel che ci appare strano nell’altro, (e non riuscirete nemmeno a concordare l’uno con l’altra che cosa sia semplicemente bizzarro e che cosa peccaminoso); 2) perché il duro, ingrato compito di perdonare e accettare è quel che rende possibile all’affetto di rifiorire quando sembra essersi spento; 3) perché Dio ottiene gloria quando due persone tanto diverse e imperfette forgiano una vita di fedeltà nella fornace dell’afflizione, affidandosi a Cristo.

Dio ha perdonato voi e i vostri sposi in Cristo

La prossima volta riprenderò da qui e vi racconterò che cosa abbiamo scoperto io e Noël. Ho idea che quel sermone finirà per essere noto come “Il sermone del mucchio di concime”. Fino a quel giorno, mariti e mogli, portate nella vostra coscienza queste grandissime verità, più grandi di qualsiasi altro problema nel vostro matrimonio, che Dio “ci ha perdonato tutti i nostri peccati, annientando il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi con le sue pretese legali. Egli lo ha tolto di mezzo, inchiodandolo alla croce”. Credete questo con tutto il vostro cuore e porgetelo ai vostri sposi.