Il frutto della speranza: perseveranza

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Versione corrente delle 13:29, 29 nov 2013

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Di John Piper su Speranza
Una parte della serie Hope in God!

Traduzione di Porzia Persio

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1 Tessalonicesi 1,2-3

Noi rendiamo del continuo grazie a Dio per tutti voi, facendo di voi menzione nelle nostre preghiere, ricordando continuamente la vostra opera di fede, la fatica del vostro amore e la perseveranza della speranza che voi avete nel Signore nostro Gesù Cristo davanti a Dio, nostro Padre.

In 1 Tessalonicesi 1,3 Paolo rende grazie a Dio per la fede che ha prodotto opere, l'amore che ha prodotto fatica e la speranza che ha prodotto perseveranza. Se prendete queste parole da sole, potreste vedere fede, speranza e amore come forze psicologiche molto generali che hanno un effetto inevitabile sulla nostra produttività e resistenza. Potreste dire, per esempio, che la fede in se stessi produce uno strenuo lavoro, che l'amore per la famiglia produce la fatica di guadagnarsi il pane, che la speranza della vittoria produce la perseveranza per poter completare la corsa e, naturalmente, ciò sarebbe vero. Però non sarebbe cristiano, non avrebbe alcun valore spirituale o eterno, non sarebbe quel di cui Paolo sta parlando qui.

Quando Paolo parla della fede che risulta in opere, dell'amore che risulta in fatica e della speranza che risulta in perseveranza, ha in mente alcune transazioni spirituali cristiane molto ben definite tra noi e Dio, Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo.

Indice

Fede, speranza, amore e Trinità

Notate come Paolo collega la vita cristiana di fede, speranza e anore a ciascun membro della Trinità cristiana:

La relazione con Dio Figlio

Per prima cosa, la relazione con Dio Figlio: alla fine del versetto 3 fede, speranza e amore sono "nel nostro Signore Gesù Cristo". Paolo non sta descrivendo principi psicologici generali, bensì particolari effetti spirituali del trovarsi in relazione con una particolare Persona vivente, Gesù Cristo. La fede, l'amore e la speranza che sono "nel nostro Signore Gesù Cristo" risultano in un particolare tipo di opera, fatica e perseveranza che contano per l'eternità poiché provengono da Cristo e onorano Cristo.

La relazione con Dio Padre

In secondo luogo, notate la relazione di tali cose con Dio Padre. All'inizio del versetto 3 è a Dio Padre che Paolo rende grazie per la fede, l'amore e la speranza che i tessalonicesi posseggono: "Ricordando dinnanzi a Dio nostro Padre...". Perciò è evidente che Dio Padre è stato strumentale nel produrre tali fede, speranza e amore, dal momento che Gli si rende grazie per essi.

Nel versetto 4 tuttavia, la connessione con Dio Padre è persino più specifica. Il versetto 4 insegna che se la fede in Cristo produce opere, l'amore in Cristo produce fatica e la speranza in Lui produce perseveranza, ciò è la prova evidente che i tessalonicesi sono stati eletti da Dio. Il versetto 4 si collega così al 3: "Noi rendiamo grazie per la tua fede, amore e speranza perché (tramite ciò) sappiamo, fratelli amati da Dio, che Egli vi ha scelti". Sappiamo che siete tra gli eletti di Dio per la fecondità della vostra fede, amore e speranza.

La relazione con Dio Spirito Santo

Terzo, notate la relazione con Dio Spirito Santo. I versetti 5 e 6 rendono chiara la connessione. "Perché il nostro evangelo non è giunto fino a voi soltanto a parole, ma anche con potenza e con lo Spirito Santo, e con molta convinzione". Perciò il cambiamento nella vita di queste persone non è soltanto prova che sono stati eletti da Dio Padre, come recita il versetto 4; è inoltre prova che lo Spirito Santo era all'opera in essi con grande potenza.

Il versetto 6 ne dichiara la prova proprio come il versetto 3: "Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuta la parola in mezzo a tanta afflizione con la gioia dello Spirito Santo". Il fatto che l'afflizione non abbia distrutto la gioia della loro fede è prova che il vangelo era giunto con la potenza dello Spirito Santo e non solo a parole.

Dunque il succo di tutto questo è che la fede, la speranza e l'amore del versetto 3 non sono principi psicologici generali che funzionano e rendono le persone più produttive e stabili, ma sono invece profonde realtà teologiche. Derivano dalla relazione con il Signore vivente, Gesù Cristo. Esse sono il risultato e la prova dell'elezione da parte di Dio Padre, e sono opera dello Spirito Santo tramite la predica di un particolare messaggio chiamato vangelo.

Come fate ad andare avanti?

Questa mattina vorrei che ci concentrassimo sulla relazione tra perseveranza e speranza. Il nostro testo di riferimento è il versetto 3, in particolare l'espressione "perseveranza della speranza". Ritengo che essa significhi che la speranza produce perseveranza, o che la perseveranza sia il frutto della speranza. La ragione dietro questa mia interpretazione sta nel fatto che "opera della fede" e "fatica dell'amore" sembrano avere quel significato, ovvero di opera che proviene dalla fede e di fatica che proviene dall'amore. La fede produce l'opera, l'amore produce fatica. In modo simile dunque, la perseveranza proviene dalla speranza e la speranza produce perseveranza.

La domanda che voglio porvi oggi è questa: come fate a proseguire sul sentiero di obbedienza a Cristo, per esempio in una relazione o in un ministero, come andate avanti mese dopo mese per anni o persino decenni, quando ci sono ostacoli emotivi, relazionali, spirituali e finanziari, e quando i normali stimoli umani scompaiono e vi sentite dimenticati?

Che cos'è necessario per tener duro quando la facciata luccicante non c'è più? I riflettori sono estremamente volubili. Si muovono da un ministero all'altro nella chiesa locale. Per un certo periodo sono sulla musica, poi si concentrano specialmente sull'istruzione cristiana, poi arriva la settimana delle missioni e allora essere un cristiano del mondo e viaggiare tra diverse culture è la cosa più ammirevole. Poi è il momento del ministero studentesco internazionale, dei ministeri cittadini, dei piccoli gruppi, della preghiera, con l'emozione di essere una chiesa orante con squadre in preghiera durante ogni rito e per tutte le mattine della settimana.

Mentre i riflettori si spostano e si concentrano su un ministero, questo appare luminoso ed eccitante, e così il ministero attira la gente. Vi è un senso di entusiasmo, gioia, camerateria e potere. Poi però i riflettori si spostano. Poco per volta nessuno sembra più parlare del vostro ministero; non appare più tanto spesso tra le star. Non si fa più appello dal pulpito per reclutare nuovi partecipanti. Adesso altre cose sembrano interessare di più la gente.

La necessità della perseveranza

Dio allora intende forse far prosperare i ministeri soltanto quando si trovano sotto i riflettori dell'attenzione e della fama? Vuole forse i dinamici ministeri di musica, istruzione, missioni, studenti internazionali, problemi cittadini, gruppi di preghiera soltanto se sono sotto le luci della ribalta in chiesa? La risposta chiaramente è NO. Che cos'è necessario, dunque? La risposta è: la perseveranza.

Quel che è assolutamente indispensabile alla vita attuale della chiesa di Dio è il potere di proseguire mese per mese, anno per anno, persino decennio per decennio sul cammino dell'obbedienza. Per molti di noi ciò significa una perseveranza di lungo periodo in un particolare ministero, nonostante ostacoli di natura emotiva, relazionale, spirituale e finanziaria, anche quando gli stimoli dei riflettori, l'attenzione, la fama e l'ammirazione sono ormai passati e ci sembra che le gioie della vita scorrano lontano da noi.

Ci sarà una differenza abissale tra la gioia, l'entusiasmo e l'ammirazione di stanotte quando nomineremo i nostri missionari, e lo stress, la solitudine, le malattie, di qui a sei mesi in Camerun e Guatemala. Che cosa richiede Dio ai missionari? Che cosa richiede a voi nel vostro ministero, nel vostro matrimonio, nel fardello dei vostri malanni o disabilità? Vi richiede perseveranza. E da dove proviene la perseveranza? Proviene dalla speranza. "Rendo grazie a Dio... per le vostre opere di fede, fatica dell'amore e perseveranza della speranza".

Senza la perseveranza della speranza, l'opera della fede e la fatica dell'amore si riveleranno non come vera opera di Dio, ma soltanto come amore dei riflettori. Non viviamo in un'epoca che premia il perseverare in una relazione, o nel lavoro, o nel ministero. E siamo figli del nostro tempo. Se seguiamo le Scritture qui, nuoteremo controcorrente. E sia! Questo è un appello alla perseveranza dei santi! (Rivelazioni 13,10; 14,12)

Una domanda cruciale su perseveranza e salvezza

Mettiamo alla prova il collegamento tra speranza e perseveranza ponendoci una domanda davvero cruciale e pratica: i cristiani dovrebbero perseverare lungo il cammino dell'obbedienza per ottenere le benedizioni celesti, oppure dovrebbero esserlo perché le benedizioni celesti sono certamente e infallibilmente loro?

Poniamo la domanda diversamente: la perseveranza sul cammino dell'obbedienza è forse una condizione che dobbiamo soddisfare per ottenere la salvezza, oppure ottenere la salvezza è già un dono garantito, così che la nostra fiducia in essa è quel che ci aiuta a perseverare?

O ancora in un altro modo: il messaggio del vangelo è: sii perseverante fino alla fine per essere salvato, oppure sii perseverante fino alla fine perché sei salvato?

E l'una e l'altra cosa

La risposta della Bibbia a tutte e sei le domande è uno squillante SÌ! Dovete perseverare fino alla fine per essere salvati e dovete esserlo proprio perché siete salvati. La salvezza è sia il premio della perseveranza, sia il dono gratuito della grazia. Siamo perseveranti per ottenere le benedizioni celesti e perché siamo sicuri che queste sono certamente nostre.

Ora, il motivo per cui tengo a sottolineare questo è che il posto a cui rivolgersi per rinsaldare la vostra speranza sono le Scritture, e quel che troverete quando lo farete sono entrambi questi insegnamenti (il "sii perseverante" e l'"essere salvato"; il "per" nel senso di affinché e il "perché"). Non voglio che facciate confusione con le Scritture o perdiate i preziosi incoraggiamenti di Dio in entrambi i testi. Lasciate che vi illustri i due tipi delle Scritture e che tenti di mostrarvi come entrambi siano davvero intesi a rinsaldare e sostenere la vostra speranza, e a rendere più potente la vostra perseveranza. Per prima cosa, esaminiamo "essere salvato", dopodiché "sii perseverante".

"Quel che sarà"

Ricorderete dalla volta scorsa come le promesse del nuovo patto fossero migliori di quelle del vecchio, in quanto erano accompagnate dalla rassicurazione del potere spirituale di soddisfare tutte le sue condizioni. Per esempio, in Geremia 32,40 Dio promette:

Farò con loro un patto eterno: non mi ritirerò più da loro, facendo loro del bene, e metterò il mio timore nel loro cuore, perché non si allontanino da me.

Lo stesso in Ezechiele 36,27:

Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti.

Ebbene, che cosa ci insegnano questi versetti? Ci insegnano che il popolo di Dio sarà perseverante sul cammino dell'obbedienza. "Metterò il mio timore nel loro cuore, perché non si allontanino da me!". "Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti". La perseveranza è il dono promesso del nuovo patto. È una delle grandi promesse della grazia sovrana di Dio!

E dunque giungiamo al Nuovo Testamento e leggiamo in Filippesi 1,6: "Essendo convinto di questo, che colui che ha cominciato un’opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù". Dio lo farà. E 2 Timoteo 1,12: "So in chi ho creduto e sono persuaso che egli è capace di custodire il mio deposito fino a quel giorno". In altre parole, Dio manterrà Paolo fedele nel ministero che gli è stato dato.

Ai Corinzi (1 Corinzi 1,8-9) Paolo dice: "Cristo vi confermerà fino alla fine, (...) irreprensibili nel giorno del nostro Signore Gesù Cristo. Fedele è Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione del suo Figlio". In altre parole, se Dio vi chiama alla comunione del suo Figlio, vi darà la perseveranza fino alla fine. "Fedele è colui che vi chiama e farà anche questo" (1 Tessalonicesi 5,24). "E quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati, quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati" (Romani 8,30).

Il cammino dalla giustificazione alla glorificazione è un cammino di obbedienza. È la garanzia e il dono di Dio acquisito per il popolo di Dio con il sangue del nuovo patto: "Ora il Dio della pace, che in virtù del sangue del patto eterno ha fatto risalire dai morti il Signor nostro Gesù Cristo, il grande Pastore delle pecore, vi perfezioni in ogni buona opera, per fare la sua volontà, operando in voi ciò che è gradito davanti a lui per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen" (Ebrei 13,20-21). La benedizione comprata col sangue del nuovo patto è l'impegno di Dio Onnipotente di non cessare mai di farci del bene e di operare in noi quel che Gli è gradito e quindi spingerci a perseverare nell'obbedienza fino alla fine. La perseveranza è il dono e la garanzia del nuovo patto sigillato dal sangue di Cristo per tutti coloro che si affidano a Lui.

E così ci rincuoriamo quando ci sentiamo deboli e distogliamo lo sguardo da noi stessi verso la grazia e il potere di Dio e rinfocoliamo la nostra speranza di poter e di voler perseverare sul cammino dell'obbedienza al quale Egli ci ha chiamati.

"Quel che deve essere"

Quello è il tipo di testo che trovate nella Bibbia quando venite a cercarvi forza e incoraggiamento. Ce n'è tuttavia un altro tipo. Il primo dice che la perseveranza è stata comprata dalla morte di Cristo per il suo popolo ed è garantita. Il secondo afferma che la perseveranza è un dovere per il popolo di Dio e che, tramite essa, otterrà il premio della salvezza. Il primo dice: sarai perseverante perché sei salvato. Il secondo afferma: devi essere perseverante per essere salvato. Esaminiamo questo secondo tipo di testo.

Nel descrivere la fine dei tempi, Gesù dice: "Perché l’iniquità sarà moltiplicata, l’amore di molti si raffredderà, ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato" (Matteo 24,13; 10,22; 2 Timoteo 2,12). Dovete perseverare fino alla fine affinché veniate salvati. Paolo dichiara alla chiesa a Roma: "Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere:
la vita eterna a coloro che cercano gloria, onore e immortalità perseverando nelle opere di bene" (Romani 2,6-7). Afferma praticamente la stessa cosa nella grande epistola sulla libertà. Galati 6,8-9: "Perché colui che semina per la sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione, ma chi semina per lo Spirito. dallo Spirito raccoglierà vita eterna. Or non veniamo meno nell’animo facendo il bene [ovvero: rendici perseveranti!]; se infatti non ci stanchiamo, raccoglieremo a suo tempo". Raccogliere la vita eterna è possibile soltanto per quelli che seminano per lo Spirito e non si stancano facendo il bene, quelli che sono perseveranti. Dobbiamo perseverare affinché possiamo ottenere (raccogliere) la vita eterna.

Anche Ebrei 10,35-36 ci insegna la stessa cosa: "Non gettate via dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa.
Avete infatti bisogno di perseveranza affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso". Dovete perseverare così da poter fare la volontà di Dio affinché possiate ottenere quel che è stato promesso. Otterranno soltanto quelli che sono perseveranti e perseverano nell'obbedienza alla volontà di Dio (Ebrei 3,6, 12s.; 6,11; 10,23; 12,1ss.).

Questi sono i due tipi di testi che trovate nella Bibbia riguardo alla perseveranza. Uno ci rassicura che perseverete perché siete salvati. L'altro ci spinge a perseverare così che saremo salvati. La perseveranza è un dono e un dovere e non sono in conflitto. Avendo a che fare con un Dio santo e sovrano queste non sono contraddizioni. DOBBIAMO perseverare fino alla fine perché Egli è santo; SAREMO perseveranti fino alla fine perché Egli è sovrano.

In un senso, vi sono due diversi tipi di Scritture perché hanno due scopi diversi. Eppure, in un altro senso, essi sono perfettamente uno solo. Esaminiamo i loro diversi scopi.

QUEL CHE SARÀ delle Scritture compie tre azioni

  1. Ci tiene lontani dall'autosufficienza e arroganza (1 Corinzi 4,7) e ci dirige verso il potere sovrano di Dio. "Egli ci spingerà a perseverare!"
  2. QUEL CHE SARÀ delle Scritture ci tiene lontani dal legalismo, cioè il pensiero di poterci guadagnare la ricompensa celeste. Questa fu comprata da Cristo. È un dono gratuito e non può essere guadagnato. La perseveranza non è un modo di pagarsi la salvezza, bensì un modo di sperimentare la grazia (1 Pietro 4,10-11: Galati 5,10) e vivere secondo la fede (Galati 2,20).
  3. QUEL CHE SARÀ delle Scritture offre fiducia e pace agli afflitti e ai disperati che si slanciano verso Gesù per aiuto e perdono.

QUEL CHE DEVE ESSERE delle Scritture compie tre azioni

  1. Ci ricorda che il miracolo della conversione non è una finzione legale. Non ci si può convertire a Cristo e lasciare tutto com'era prima. Ci DEVE essere un cambiamento, un cambiamento che persista. Ci devono essere "l'opera della fede, la fatica dell'amore e la perseveranza della speranza". "Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne " (Galati 5,24).
  2. QUEL CHE DEVE ESSERE delle Scritture rivolge la nostra attenzione al valore eccezionalmente alto della ricompensa celeste. Se devo perseverare e se la perseveranza proviene dalla speranza, allora dovrò liberare il mio cuore e volgerlo verso il valore delle cose del cielo, così da accendere la mia speranza in Dio e poter perseverare nell'obbedienza a Cristo.
  3. QUEL CHE DEVE ESSERE delle Scritture ci offre un modo per provare se abbiamo diritto di reclamare QUEL CHE SARÀ per noi stessi. A chi appartiene QUEL CHE SARÀ delle Scritture? Appartiene a quelli che sono sottomessi a QUEL CHE DEVE ESSERE delle Scritture e che volano verso Cristo per aiuto e perdono.

Così QUEL CHE SARÀ delle Scritture dà alla vita cristiana pace, sicurezza e stabilità, mentre QUEL CHE DEVE ESSERE le dà priorità, onestà e missione. QUEL CHE SARÀ fonda la vita cristiana sulla grazia e potere sovrano di Dio. QUEL CHE DEVE ESSERE ci ricorda la necessità di contare su tali grazia e potere.

Infine, sia QUEL CHE SARÀ che QUEL CHE DEVE ESSERE delle Scritture ci indicano lo stesso punto: lontani da noi stessi, verso la grazia e il potere sovrani di Dio. QUEL CHE SARÀ lo fa direttamente con la promessa della grazia. QUEL CHE DEVE ESSERE lo fa indirettamente, ordinandoci di compiere azioni che non possiamo fare senza la grazia.

Quel che deve essere, quel che sarà e la perseveranza della speranza

E così, quando leggete nelle Scritture che Dio vi spingerà a perseverare (Geremia 32,40), lo scopo, in tutta pace e gioia, è quello di rivolgere la vostra speranza verso la grazia sovrana di Dio e che in tale speranza troviate la forza di perseverare. E quando leggete nelle Scritture che dovete perseverare (Luca 21,19), lo scopo è lo stesso: che, in tutta urgenza e onestà, rivolgiate la speranza alla grazia sovrana di Dio e lì troviate la forza di perseverare.

Quel che sarà delle Scritture è un appello soave e rassicurante a riporre la speranza in Dio. Quel che deve essere delle Scrittureè un appello prioritario e onesto a riporre la speranza in Dio.

Quel che deve essere non ci dice di perseverare nella nostra propria forza e quel che sarà non ci dice che non dobbiamo perseverare. Entrambi ci dicono: Spera in Dio! Spera in Dio! Spera in Dio! Poiché questa è la grande sorgente del potere per perseverare nel cammino dell'obbedienza.

Se riporrete la vostra speranza nella grazia e potere sovrani di Dio e non nella vostra propria forza, o nell'approvazione degli altri, o nel denaro, o in piaceri effimeri, o nella vostra condizione, allora, quando i riflettori si sposteranno dal vostro ministero e la vostra vita, le lodi degli uomini saranno ormai passate, il fascino dell'autonegazione svanito e ogni sostegno umano crollato, voi persevererete nella perseveranza della speranza.

Perciò, miei cari fratelli, siate costanti, saldi, sempre ricolmi dell'opera del Signore, sapendo che nel Signore la vostra fatica non è vana.

Dopo 17 settimane di messaggi sulla speranza, mi sento in obbligo di esortare coloro che non ripongono la propria speranza in Cristo a farlo adesso. Umiliatevi dinnanzi alla potente mano di Dio, riconoscete il vostro peccato, lasciate andare le speranze terrene e confidate in Cristo per il perdono dei peccati, la capacità di perseverare e la speranza della vita eterna.

Amen!