Il Signore, Dio misericordioso e pietoso

Da Libri e Sermoni Biblici.

Versione delle 16:43, 5 giu 2012, autore: Pcain (Discussione | contributi)
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English: The Lord, a God Merciful and Gracious

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Di John Piper su La Grazia di Dio
Una parte della serie Hallowed be Thy Name: Eight Sermons on the Names of God

Traduzione di Marzia Nicole Bucca

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Esodo 34:1-10

Poi il Signore disse a Mosè: "Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzate. Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte. Nessuno salga con te, nessuno si trovi sulla cima del monte e lungo tutto il monte; neppure armenti o greggi vengano a pascolare davanti a questo monte." Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui proclamando: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione." Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità." Il Signore disse: "Ecco io stabilisco un'alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessun paese e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l'opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te."

Indice

Esodo 34 è la prova della misericordia di Dio

Il semplice fatto che esista un brano come Esodo 34 è la prova che Dio è un Dio di misericordia. Per la seconda volta Dio chiama Mosè sul monte per stabilire un’alleanza con il popolo d’Israele. Quando scese dal monte la prima volta, Mosè trovò che il suo popolo si era fabbricato un vitello d’oro al quale offriva sacrifici, rallegrandosi per quest’opera frutto delle proprie mani.

L’alleanza che Dio aveva stipulato con il popolo d’Israele sul monte diceva così: "Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa." (Esodo 19:5–6). Ma invece di affidarsi a Dio il popolo divenne irrequieto e chiese insistentemente che gli venisse fabbricato un idolo da adorare e barattarono così la gloria del Dio invisibile per un’immagine che rappresentava il frutto della propria gloria: un vitello d’oro.

Il popolo d’Israele non aveva avuto fede in Dio durante la traversata del Mar Rosso, nel deserto si era lamentato di lui e adesso quest’atto di ribellione del vitello d’oro avrebbe dovuto far perdere definitivamente la pazienza a Dio: basta con questo popolo dalla dura cervice!

E invece eccoci di nuovo sul monte ad attendere la rivelazione divina. Il popolo non è stato distrutto ed il semplice fatto che avvenga questo incontro è la prova della misericordia di Dio.

Dio proclama il suo nome a Mosè

Tuttavia c’è qualcosa di ancor più stupefacente del semplice fatto che Dio sia disposto ad incontrare di nuovo Mosè e rinnovare la sua alleanza, ovvero il contenuto di ciò che Egli rivela. Esodo 34:5: "Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore."

Al versetto 6 Dio proclama il suo nome: "Yahweh! Yahweh!" e spiega poi il significato di quel nome usando parole di una tale insuperabile dolcezza che non trova eguali neanche nel Nuovo Testamento: "un Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato."

Due problemi nella descrizione che Dio fa di se stesso

Dio è YAHWEH—il Dio che è, il Dio che è libero, il Dio che è onnipotente e il Dio che è misericordioso. C`è un collegamento tra il carattere assoluto della sua esistenza e libertà sovrana e la sua onnipotenza e sovrabbondante misericordia ma prima di concentrarci su tale collegamento dobbiamo affrontare due problemi che questo brano ci presenta:

1. Chi verrà perdonato da Dio e chi non lo sarà

Dopo aver proclamato che Dio "perdona la colpa, la trasgressione e il peccato" (v. 7) il testo continua dicendo "ma non lascia senza punizione." Dunque il problema è: come può Dio perdonare la colpa pur non lasciando senza punizione? E ancora: chi sono i peccatori che Dio perdona e chi sono i peccatori ai quali rifiuta il perdono?

Il metodo più efficace che ho trovato per dare risposta a queste domande è capire come altri scrittori dell’Antico Testamento, ad esempio i profeti Gioele e Giona, si siano serviti di questo brano.

Interpretazione di Gioele del brano dell’Esodo

Nel Libro di Gioele al punto 2:12–13 Dio dice al suo popolo ribelle: "Or dunque, ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti." Gioele continua rassicurando le genti: "Ritornate al Signore vostro Dio, perché Egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza, e s’impietosisce riguardo alla sventura."

In altre parole Gioele si serve del passo dell’ Esodo 34:6 per rassicurare le genti che, se ritorneranno al Signore, Egli abbandonerà il proposito di nuocere al suo popolo. Dunque il presupposto è che sono gli impenitenti, coloro i quali non ritornano a Dio con tutto il cuore, quelli che non saranno perdonati dal Signore. Questo è il modo in cui Gioele ha interpretato il brano dell’ Esodo 34:5–7: il perdono è per chi si pente; il rifiuto del perdono è per l’impenitente.

Interpretazione di Giona del brano dell’Esodo

Il punto di vista del profeta Giona è simile a quello di Gioele. Giona era andato a predicare presso i niniviti e questi, dopo averlo ascoltato, si erano pentiti. Dio decise dunque di rispamiarli e questo atto scatenò l’ira di Giona contro Dio, reo di essersi mostrato così misericordioso. Nel Libro di Giona al passo 3:10–4:2 si legge:

Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti della loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu indispettito. Pregò il Signore: "Signore, non era forse questo che dicevo quand'ero nel mio paese? Per ciò mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato."

In questo brano Giona cita il brano dell’ Esodo 34:6 per spiegare il motivo per cui Dio decide di non abbattere la sua ira su questo popolo di peccatori che ha abbandonato la propria condotta malvagia. Questa è la natura di Dio, questo è il Suo nome. Eppure notate come Giona si trovi d’accordo con Gioele nell’affermare che la decisione di Dio se perdonare o meno i niniviti dipende dal loro pentimento e dall’abbandono della loro condotta malvagia.

Dio perdona i peccatori che si pentono

Torniamo adesso alle parole pronunciate da Dio sul Monte Sinai in Esodo 34:6–7. Da un lato il Signore dice che "perdona la colpa, la trasgressione e il peccato"; dall’altro dice che "non lascerà senza punizione." Ma se tutti i peccatori sono colpevoli, chi sono dunque i peccatori che saranno perdonati? Quali i peccatori che non riceveranno il suo perdono?

Sia Gioele che Giona rispondono dicendo che Dio perdonerà i peccatori che abbandonano la propria condotta malvagia e ritornano a Dio con tutto il cuore e punirà i peccatori che rifiutano con sdegno l’offerta misericordiosa di Dio.

Ecco la soluzione di Giona e Gioele al nostro primo problema.

2. Le colpe dei padri e le colpe dei figli

Il secondo problema postoci dal testo nasce dalle parole pronunciate al versetto 7 ove si legge che Dio "castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione." Tuttavia nel Libro di Ezechiele, versetto 18:20, si legge: "L’anima che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità." Dunque, in che modo questi due testi evitano di entrare in contraddizione l’uno con l’altro?

Il punto di vista di Ezechiele

La cosa più importante da notare è che nel suo brano Ezechiele ha in mente la figura di un figlio che non segue le orme del padre nella colpa, mentre l’Esodo si riferisce a tutti quei figli che, invece, proseguono nella scia di peccato tracciata dai loro padri.

Nel Libro di Ezechiele al punto 18:19 viene detto: "Perché il figlio ha agito secondo giustizia e rettitudine, ha osservato tutti i miei comandamenti e li ha messi in pratica, perciò egli vivrà." In altre parole, il figlio non morirà a causa dei peccati commessi dal padre perché non ne sta seguendo le orme.

Il punto di vista dell’autore dell’Esodo

Parallelamente a quanto espresso in Esodo 34:7, al punto 20:5 si legge che Dio "punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano." In altre parole i figli, poichè hanno condiviso il peccato dei loro padri, ne condivideranno anche la punizione.

Dunque Ezechiele ci insegna che tutti quei figli che rinnegano il peccato dei loro padri e ubbidiscono a Dio non saranno puniti per i peccati commessi dai loro genitori. L’ Esodo ci insegna che quel figlio che continua nel peccato, come suo padre prima di lui, subirà la stessa punizione riservata al proprio genitore.

Quando Dio fa ricadere le colpe dei padri sui figli, Egli non punisce i figli senza colpa per i peccati compiuti dai loro padri ma lascia semplicemente che l’effetto delle colpe dei padri segua il suo corso naturale, infettando e corrompendo i cuori dei figli. Tra tutti i passi biblici questo è quello che più deve far riflettere tutti quei genitori che amano i propri figli.

Tanto più lasciamo che il peccato abbia la meglio sulle nostre vite, tanto più i nostri figli soffriranno per causa sua. Il peccato è come una malattia infettiva: la sofferenza dei miei figli non nasce dal fatto che io sia infetto ma dal fatto che possa contagiarli e, di conseguenza, essi soffriranno perché diventeranno infetti.

Speranza per gli afflitti nella descrizione che Dio da di se stesso

Ora che ci siamo lasciati alle spalle questi due problemi, spero riusciremo ad ascoltare con rinnovata comprensione il messaggio della divina misericordia. Torniamo dunque al versetto 6 e alla proclamazione del nome di Dio. Il Signore scese e proclamò il Suo nome: "Yahweh! Yahweh! Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato."

Nel servizio di pastoral counseling s’incontrano due tipi di persone difficili da aiutare. Il primo tipo pensa di essersi spinto troppo oltre per poter ricevere il perdono divino; il secondo tipo invece crede che il perdono si ottenga con uno schiocco di dita. L’uno pensa di essere assolutamente immeritevole del regno di Dio; l’altro crede di esserci già co un piede dentro. Il primo tipo pensa che questo sia un Dio dalla granitica collera; l’altro lo considera un credulone. L’uno è cieco di fronte alla magnificenza della misericordia divina; l’altro è accecato dalla vastità della propria miseria.

So che tutte le domeniche incontrerò persone appartenenti ad entrambi i gruppi e la sfida della mia predicazione consiste proprio nel riuscire ad infondere speranza al primo gruppo senza che il secondo pensi di potersi crogiolare nella propria condotta. Quando ci si rivolge ad una comunità di fedeli grande e composita, bisogna parlare di collera e misericordia, di minaccia e di promessa, di avvertimento e di conforto. E non devono mancare la preghiera e l’opera dello Spirito Santo per fare in modo che la Parola di Dio arrivi a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.

Voglio che sia chiaro che quanto sto per dire adesso vale per gli afflitti, per gli umiliati, per gli affranti, per i disperati e per gli scoraggiati— per tutti coloro i quali non credono di poter essere raggiunti dal perdono di Dio.

Cinque affermazioni sulla natura di Dio

Se volessi spiegare ai miei figli che era nelle mie intenzioni essere loro padre, prendermi cura di loro e trattarli con misericordia, ricorrerei a due o tre espressioni e forse le ripeterei più volte per ribadire che quanto dico corrisponde a verità. Dio, allora, per chiarire completamente in cosa consiste la sua misericordia, si abbassa al nostro livello e al nostro modo di comunicare e, frase dopo frase, mette a nudo il suo cuore pieno d’amore.

Tali frasi possono essere raggruppate in cinque espressioni:

  1. un Dio misericordioso e pietoso
  2. lento all’ira,
  3. ricco di amore e di fedeltà,
  4. che conserva il suo favore per mille generazioni,
  5. che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato.

Tanto più rifletto sulla relazione tra queste cinque descrizioni di Dio, tanto più esse mi appaiono intrecciarsi le une alle altre.

Il triangolo della misericordia di Dio

Lasciate che vi mostri un modo che ci permette di vedere come queste cinque espressioni siano legate tra loro.

Immaginatevi un triangolo: alla base, alle due estremità, collocheremo la prima e l’ultima affermazione su Dio, cioè che è misericordioso e pietoso (all’estremità sinistra) e che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato (all’estremità destra).

A metà triangolo, sui due lati, immaginate di porre la seconda e la quarta affermazione, ovvero che Dio è lento all’ira (sul lato sinistro) e che conserva il suo favore per mille generazioni (sul lato destro del triangolo).

Infine, sulla punta del triangolo, al centro, immaginate sia collocata la terza affermazione: Dio è ricco di amore e fedeltà.

Ora il vertice di questa figura geometrica serve a suggerirci che la prima e l’ultima affermazione vanno insieme, così come la seconda e la quarta, mentre la terza è fondamentale per tutte e cinque. Iniziamo dal centro, che corrisponde anche al vertice del triangolo.

Ricco di amore e di fedeltà

Dio è ricco di amore e fedeltà. Quest’ espressione mi riporta alla mente due immagini: il cuore di Dio è come una fonte pura e perenne d’acqua che sgorga dalla vetta di un monte e che trabocca di amore e fedeltà; il cuore di Dio è come un vulcano che brucia di un amore così ardente da esplodere, come lava, dalla vetta del monte e scorrere anno dopo anno come un torrente di fuoco d’amore e fedeltà. Ricorrendo all’uso del termine "ricco" Dio vuole farci comprendere che le risorse del suo amore sono inesauribili. In un certo senso, possiamo paragonarlo al Governo federale [degli Stati Uniti d’America, ndt] che, ogni qualvolta ci sia la necessità di coprire un fabbisogno finanziario, provvede a stampare moneta. La differenza è che Dio possiede un tesoro infinito di amore puro come l’oro capace di colmare qualsiasi mancanza. Il governo americano vive nel mondo dei sogni Dio invece, molto più realisticamente, può contare sulle infinite risorse della sua divinità.

Come accennavo prima, esiste un legame tra i primi tre sermoni di questa serie e quest’ultimo. Abbiamo detto che Dio è colui che è, Dio è libero, Dio è l’Onnipotente e adesso aggiungiamo che Dio è misericordioso. Il collegamento è che il carattere assoluto della sua esistenza, la libertà sovrana e l’onnipotenza di Dio sono come la pienezza di un vulcano in esplosione, straripante d’amore.

La pura magnificenza di Dio vuol dire che Egli non ha bisogno di noi per poter colmare una qualche sua mancanza. Al contrario, la sua infinita autosufficienza si riversa su di noi, che non possiamo fare a meno di Lui, sotto forma di amore. Possiamo contare sul suo amore proprio perché crediamo nel carattere assoluto della sua esistenza, nella sua libertà sovrana e nel suo infinito potere.

Dunque al vertice del triangolo si trova l’infinita pienezza dell’amore di Dio che scorre da ogni parte per il bene di chi si pente.

Egli è lento all’ira e conserva il suo favore

A metà di ciascun lato del triangolo troviamo la seconda e la quarta affermazione su Dio, come descritto in Esodo 34:6–7: Egli è lento all’ira e conserva il suo favore per mille generazioni. Quando Dio dice che conserva il suo favore, l’attenzione viene posta sulla durata del suo amore. Un amore che dura, che perservera e che continua a scorrere.

E noto qui un collegamento tra la perseveranza dell’amore divino e l’affermazione che Dio è lento all’ira. L’amore non può durare se si è facilmente irascibile, come chi possiede una pistola ed ha il grilletto facile. Se l’ira divina fosse una pistola e Dio avesse il grilletto facile, l’amore che nutre per me non durerebbe più di un giorno nella mia vita. Se ogni volta che commetto un peccato Dio mandasse fiamme di fuoco dagli occhi, sarei disintegrato prima ancora di alzarmi dal letto la mattina.

Ma sul Monte Sinai Dio proclama: "Io sono lento all’ira!". Egli trattiene la sua ira con le redini del suo amore. Egli è paziente ed incredibilmente tollerante. E così conserva il suo favore, lo custodisce e lo preserva con l’essere lento all’ira.

Misericordioso e pietoso

Quest’espressione ci porta all’ultima coppia di definizioni su Dio che formano la base del nostro triangolo. Se Dio è lento all’ira nonostante gli diamo ampio motivo per essere in collera con noi a causa dei nostri peccati, allora dev’essere anche molto misericordioso e pietoso —"misericordioso e pietoso— che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato." Dio è lento all’ira non perché non si accorge dei nostri peccati ma perché li perdona.

E non perdona solo alcune categorie di peccato. Se c’è qualcuno tra voi che crede che ci siano alcune tipologie di peccato che vanno oltre la capacità di perdono divino, vi esorto a rimettere questo vostro pensiero e modo di sentire alla Parola di Dio. La ragione per cui Dio, nel descrivere il peccato, impieghi tutte e tre le definizioni utilizzate nella lingua ebraica è per dimostrarci che qualsiasi tipo di peccato può essere perdonato. Dio perdona la colpa, la trasgressione e il peccato e li elenca uno per uno affinché sia chiaro il significato delle sue parole: non esiste peccatore che non possa essere perdonato. L’unico peccatore imperdonabile è l’impenitente. Ma se vi pentirete e abbandonerete la vostra condotta malvagia, sarete perdonati.

Gesù Cristo conferma la natura misericordiosa di Dio

Vorrei concludere lasciandovi un invito ed un’esortazione. Gesù Cristo è venuto sulla terra per confermarci che il suo Dio è lo stesso Dio che si è rivelato sul Monte Sinai—"Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato. Rinunciate al peccato oggi stesso, fate la vostra professione di fede in Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore e scoprirete che la misericordia di Dio è vasta come il mare.

Se qualcuno vi chiedesse (o se foste voi stessi a porvi questa domanda): "Come facciamo a sapere che questa è la vera natura di Dio? " Rispondete: "Perché Gesù Cristo ce ne ha dato testimonianza con la sua vita e l’ha sigillata con il suo sangue."