Gesù, le donne e gli uomini

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Versione corrente delle 20:04, 12 lug 2010

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English: Jesus, Women, and Men

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Di John Piper su Virilità e Femminilità
Una parte della serie Biblical Manhood and Womanhood

Traduzione di Chiara DAndrea

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Luca 13:10-17
Allora le impose la mani e, immediatamente, ella si raddrizzò e rese gloria a Dio. Ma il capo della Sinagoga, indignato per il fatto che Gesù avesse operato tale guarigione di sabato, disse alla folla: “Ci sono sei giorni in cui è dovuto lavorare, quindi venite qui in quei giorni a farvi curare, non il giorno di sabato.” Allora il Signore gli rispose: “ Ipocriti! Non scioglie forse di sabato, ciascuno di voi, il bue o l’asino dalla mangiatoia per condurlo fino all’acqua? E non dovrebbe dunque questa donna, figlia di Abramo, che Satana ha tenuto legata per diciotto anni, essere anch’essa sciolta da quel legame nel giorno di sabato?” Nel dire questo, fece vergognare tutti i suoi avversari, mentre la folla esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Gesù si è adoperato più di chiunque altro per portare purezza ed armonia tra gli uomini e le donne. Vorrei illustrare tale verità iniziando con il testo sopra citato, per poi dimostrare lo stesso insegnamento in altre parti del suo operato.

Una donna si trovava nella Sinagoga il giorno di sabato. Era curva e non poteva alzarsi. Era così da ben diciotto anni. Anche Gesù era nella Sinagoga. Era lì ad insegnare, quel giorno. Attenzione, quello che succede in seguito è rimarchevole. Gesù nulla chiede a quella donna sulla sua infermità. Ed ella non chiede a Gesù di guarirla. I versi 12-13 dicono semplicemente: “ E quando Gesù la vide, la chiamò e le disse ‘donna, sei libera dalla tua infermità’. Allora le impose la mani e, immediatamente, ella si raddrizzò e glorificò Dio.”

Quella donna non chiese nulla. Non promise nulla. Non si era avvicinata a Gesù, né gli aveva forzato la mano. Egli avrebbe benissimo potuto finire la sua lezione e andarsene, nessuno l’avrebbe neanche notata. Eppure, egli si fermò. La chiamò. Prese l’iniziativa e fece di lei un esempio.

Gesù è sul piede di guerra qui, ha qualcosa di ben specifico da dire. Vuole parlare del giorno di sabato e di cosa voglia davvero dire santificarlo. Vuole attirare l’attenzione sull’ipocrisia dei capi della Sinagoga, che portano ad abbeverare i loro buoi di sabato, ma si indignano per le opere di guarigione di Gesù. Ma c’è anche qualcosa che vuole dire sugli uomini e le donne.

È proprio quest’ultima cosa ciò di cui vogliamo occuparci in questa sede. Il verso 16 è quello chiave su questo argomento: “E non dovrebbe, dunque, questa donna, figlia di Abramo, che Satana ha tenuto legata per diciotto anni, essere anch’essa sciolta da quel legame nel giorno di sabato?” Se Gesù voleva solo parlare del fatto di fare del bene il giorno di sabato o dell’iposcrisia dei capi, allora avrebbe potuto semplicemente dire: “E non dovrebbe dunque questa donna, che Satana ha tenuto legata per diciotto anni, essere anch’essa sciolta da quel legame nel giorno di sabato?” E invece non fu così. La chiamò “figlia di Abramo”. “E non dovrebbe dunque questa donna, figlia di Abramo ... essere anch’essa sciolta da quel legame nel giorno di sabato?”

Quelle parole, “figlia di Abramo” intendevano convenire un messaggio ai capi della sinagoga. Un messaggio del tipo: oltre a tutte le altre ragioni per cui voi dovreste tenere di più alle persone che soffrono, piuttosto che ad un bue che ha sete, vi è quella che questa donna è una leggittima ereditiera della benedizione promessa ad Abramo. Voi vi vantate nel dire: “Siamo figli di Abramo.” Benissimo, anch’ella è figlia di Abramo. Vi nascondete dagli ammonimenti di Giovanni Battista dicendo: “Abbiamo Abramo come padre!” Ebbene, anche ella ha Abramo come padre.

Quindi, il messaggio di Gesù ai capi della sinagoga èun messaggio che non riguardavo soltanto l’onorare il sabato o la loro ipocrisia, ma anche la relazione tra uomini e donne come comuni eredi delle promesse di Dio. Egli diceva a quegli uomini nella sinagoga, così come dice agli uomini dell’odierna chiesa: “Le donne credenti, che si trovano tra di voi, sono eredi delle promesse di Dio. Anche loro sono tra quei “miti” che erediterrano la terra (Matteo 5:5). Anche loro sono tra quei “giusti” che splenderanno come il sole nel regno del Padre” (Matteo 13:43).

Capite cosa vuol dire ciò per noi uomini e donne di oggi? Mogli e Mariti. Fratelli e sorelle. Ragazzi e ragazze. Tutti noi connessi l’uno con l’altro come uomini e donne. Vuol dire che dovremmo guardarci l’un l’altro attraverso gli occhi di Dio. Ecco quello che vuole dire.

Quella donna nella sinagoga era piegata da 18 anni. Come poteva sentirsi? Malissimo. Ecco come si sentiva. La gente ti guarda. La gente pensa che devi aver commesso azioni terribili. I bambini ridono e ti prendono in giro. Non puoi guardare nessuno negli occhi. La gente non sa cosa dirti. Non puoi avere rapporti sessuali normali con tuo marito. Credi di essere di imbarazzo a tutti quelli che ti circondano.

E allora, cosa vedi quando guardi quella donna? Se fossi suo marito, cosa vedresti? Mariti (diciamoci la verità), cosa vedete quando guardate le vostra mogli? La risposta a questa domanda dipende, ovviamente, da attraverso quali occhi le guardate. Ciò che vedete sarà molto diverso a seconda che voi le guardiate attraverso gli occhi della rivista Playboy o attraverso gli occhi della parola di Dio. Se guardate attraverso la parola di Dio, allora vedrete una figlia di Abramo. Se impariamo a vedere le donne Cristiane nello stesso modo in cui Gesù vide quella donna nella sinagoga, allora le vedremo come eredi del Re della gloria. E questo avrà un effetto profondo sulle nostre relazioni.

Certamente c’è anche l’altra faccia della medaglia. È possibile che anche le donne siano deluse dei loro mariti, tanto quanto gli uomini delle loro mogli. Anche le donne hanno la tendenza a parlar male dei loro mariti e a forzarli ad essere tutto quello che loro avevano sognato potessero essere. Per cui, ci sarebbe bisogno di dire che anche le donne devono imparare a guardare i mariti attraverso la parola di Dio. L’uomo credente è anch’egli un figlio di Abramo. Un giorno egli risplenderà come il sole nel regno del Padre. Nonostante tutti i suoi difetti, egli verrà trasformato in un batter d’occhio: tutti i peccati svaniranno per sempre e lui riceverà un corpo glorioso come quello del Cristo.

Credo che un giorno guarderemo con incredulità il modo in cui ci siamo trattati a vicenda nel cammino verso la gloria. C’è un certo onore, rispetto, e persino riverenza che dobbiamo gli uni agli altri, come uomini e donne. Le nostre case sarebbero molto più felici se fossero riempite dall’espressione di tale onore! Ed esse SARANNO piene di tali sentimenti nel momento in cui impareremo a guardarci l’un l’altro attraverso la parola di Dio: come figli e figlie di Abramo. Come eredi delle promesse di Dio, destinati tutti insieme a una gloria inimmaginabile.

Questo è il genere di cose che Gesù fece per aiutarci a recuperare il senso di essere stati creati da Dio, uomini e donne, a sua immagine e somiglianza. E le fece ripetutamente. Quindi, quello che vorrei fare nel tempo rimasto a disposizione è illustrare altri esempi in cui Gesù ci aiutò a recuperare la purezza e l’armonia nel rapporto tra uomini e donne. Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma non è possibile in questa sede.

1. Nel vangelo secondo Matteo 5:28-29 Gesù dice: “chiunque guardi una donna con desiderio ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti fa peccare, cavatelo e gettalo via; è meglio perdere una parte del tuo corpo che finire all’inferno.”

Con quelle parole Gesù condannò in modo categorico ( la minaccia dell’inferno) tutte le forme di pornografia e l’intera industria che commercializza il corpo della donna per pubblicità e spettacolo. Riuscite ad immaginare quanta ira sia riposta in paradiso contro le imprese da miliardi di dollari che perpetuano esattamente ciò che il figlio di Dio proibisce? – ossia, incoraggiare gli uomini a guardare le donne con desiderio carnale, non come persone, attenzione, ma solo come oggetti di piacere sessuale! E ciò che è chiaro nel passaggio di Matteo 5:28 è che Gesù Cristo vuole salvare le donne da questo affronto alla loro persona. Gli uomini che seguono le parole di Gesù si parano gli occhi per il bene delle donne e per la gloria del Signore. E le donne che seguono Gesù si rifanno a lui per capire come usare il proprio corpo, non al resto del mondo.

2. Nel vangelo secondo Matteo 7:12 Gesù dice: “Tutto ciò che volete gli altri facciano a voi, fatelo a loro, poichè questa è la legge dei Profeti.” Non crederete mica che Gesù volesse escludere da questo la relazione tra uomini e donne, vero? Come se gli uomini e le donne non dovessero trattarsi a vicenda seguendo quella regola d’oro? No. Dobbiamo trattarci a vicenda nel modo in cui desideriamo essere trattati noi stessi.

È difficile trovare parole più radicali di queste. Una relazione viene rivoluzionata quando due persone seguono quella regola. La ragione per cui è rivoluzionata è perché sia tu che io abbiamo un desiderio ardente di essere trattati bene dagli altri. Nessuno qui vuole essere deriso. Nessuno qui vuole essere ignorato e trattato come una persona inutile. Nessuno vuole essere sfruttato e preso in giro. Questo significa che, se tutti coloro che sono in questa stanza vivessero seguendo la regola d’oro di Gesù, nessuno qui deriderebbe gli altri. Nessuno tratterebbe mai gli altri come se fossero persone inutili. Nessuno qui sfrutterebbe gli altri. Misureremmo l’amore per la nostra felicità a seconda di quanto cerchiamo di fare felici gli altri. Sarebbe davvero rivoluzionario, specialmente all’interno di relazioni coniugali e tra uomini e donne in genere. E questo è proprio quanto Gesù ci comanda di fare.

3. La cosa più devastante che Gesù abbia mai detto contro i caratteristici peccati delgi uomini e delle donne è riportata nel vangelo secondo Matteo 18:3: “Se non vi convertite e diventate come i bambini, non entrerete mai nel regno dei cieli. Coloro che si faranno piccoli come bambini, saranno i più grandi nel regno dei cieli.” Gli uomini che fanno i prepotenti e le donne che fanno le civette non sono certo come i bambini. Piuttosto sono puerili. La vera essenza dell’essere bambini e l’umiltà, così come qualsiasi altra cosa che Gesù ci abbia insegnato, sono rivoluzionari per la relazione tra uomini e donne.

Ora, come possiamo rapportare quanto detto oggi alle conclusioni raggiunte la scorsa settimana – ossia che Dio ha affidato primariamente agli uomini l’incarico di guida nelle relazioni con le donne? E che Dio ritiene prima di tutto gli uomini responsabili di prendere l’iniziativa e fare di tutto perché tali relazioni vadano come devono andare?

La risposta è: Gesù purga la funzione di guida Cristiana da qualsiasi cosa che la renda brutta, ma le dona ciò che la rende bella. La purga dall’auto-esaltazione e le dona la realtà della servitù. Egli dice: “Tutti qelli che si fanno grandi verrano umiliati” (Matteo 23:12). Questo marca la fine dell’arroganza e dell’auto-esaltazione della guida Cristiana. E dice anche: “ Chiunque si farà grande tra voi sarà vostro servo” (Matteo 20:26). Questa è la chiave di una guida giusta, che esalti gli altri.

Tuttavia, sarebbe un errore dire che Gesù, avendo esaltato in concetto di servitù, cancellò quello di guida. Sappiamo da quanto egli ha fatto e ha detto che questo non è vero. Ciò che egli disse fu: “Lasciate che chi governa diventi un servo” (Luca 22:26). Ma non disse mai: “Servire rende chi governa meno degno.” Disse semplicemente: “Quando governare è appropriato, lasciate che sia un governare servile”.

E quello che fece, fu di darsi come esempio di quanto egli stesso disse: pur avendo raggiunto il livello più basso di servilismo, mentre lavava i piedi ai suoi discepoli vestito di stracci come uno schiavo, nessuno in quel momento dubitava chi fosse il maestro. Era lui, quello che tutti seguivano. Inginocchiato – se avessero capito si sarebbero inginocchiati loro stessi! La servitù non nullifica né cancella le qualità di guida, bensì le trasforma. Quando Gesù era sulla croce, apparentemente debole e completamente impotente, egli stava conducendo una moltitudine alla gloria.

Quindi quello che Gesù fa per noi è questo: ci dimostra e ci insegna che se un uomo si assume la responsabilità di guidare gli altri, secondo la Genesi 2, questi non deve impossessarsene come un proprio diritto, ma deve accettarla come una responsabilità impartita da Dio. Il linguaggio di chi è un capo deve essere un linguaggio di responsabilità e non di diritto. È una responsabilità di guida servile, non un diritto di maestosa dominazione.

Questo è esattamente quanto Paolo ci dice nella lettera agli Efesini 5, quando parla di mariti che amino e guidino come Cristo. Ed è di questo che ci occuperemo la settimana prossima.