Essere uomini e donne di fronte al peccato

Da Libri e Sermoni Biblici.

Versione delle 14:33, 26 feb 2011, autore: Steffmahr (Discussione | contributi)
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English: Manhood and Womanhood Before Sin

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Di John Piper su Virilità e Femminilità
Una parte della serie Biblical Manhood and Womanhood

Traduzione di Porzia Persio

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Genesi 2,18-25

Poi il Signore Dio disse: “Non è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un aiuto conveniente”. E il Signore Dio formò dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli dei cieli e li condusse dall’uomo per vedere come li avrebbe chiamati; e in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ogni essere vivente, quello doveva essere il suo nome.
 E l’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e a ogni animale dei campi; ma per l’uomo non si trovò alcun aiuto conveniente per lui. Allora il Signore Dio fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; prese una delle sue costole, e richiuse la carne al suo posto.
 Poi il Signore Dio, con la costola che aveva tolta all’uomo, ne formò una donna e la condusse all’uomo.
 E l’uomo disse: “Questa finalmente è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Lei sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo”.
 Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne.
 E l’uomo e sua moglie erano ambedue nudi e non ne avevano vergogna.

La volta scorsa abbiamo esaminato la confusione in cui uomini e donne si ritrovano a causa del peccato. Abbiamo visto come uomini peccatori usino i propri esclusivi poteri onde sfruttare le donne a scopi malvagi. E abbiamo visto come donne peccatrici usino i propri esclusivi poteri per sfruttare gli uomini a scopi malvagi. C'è almeno un muscolo che è ugualmente forte sia negli uomini che nelle donne, ed è la lingua. E potete udire piccole sacche di derisione di peccatori e peccatrici, che brandiscono quest'arma per distruggersi gli uni con le altre.

Tuttavia, un paio di settimane fa, abbiamo visto che non è così che Dio ha creato il mondo. E quindi ci siamo chiesti: come avrebbe dovuto essere la relazione tra uomo e donna prima che il peccato rovinasse tutto? Come apparivano mascolinità e femminilità prima che il peccato le distorcesse in quel che vediamo oggi?

Parte della nostra risposta affermava che uomo e donna erano stati creati a immagine di Dio come maschio e femmina. E abbiamo sottolineato come questo significhi almeno che debbano godere di parità come persone, parità nella dignità, rispetto reciproco, armonia, complementarità e un destino unificato. Abbiamo però anche sottolineato che questa è soltanto una parte della risposta.

Resta aperta questa domanda: nei limiti della parità come persone e della parità nella dignità, non dovrebbero esistere delle speciali responsabilità che l'uomo ha in quanto uomo, e la donna ha in quanto donna? Nel mostrarsi attenzioni e rispetto reciproci, non dovrebbero esistere dei modi speciali in cui l'uomo deve rispettare la donna e viceversa? Parità come persone e parità nella dignità esigono le stesse responsabilità o persino l'accesso egualitario a tutte le responsabilità? Oppure Dio intendeva fin dall'inizio che la nostra uguaglianza venisse espressa diversamente nel modo in cui interagiamo in quanto uomini e donne?

Oggi prenderemo in considerazione proprio questa domanda. E ne discuteremo per diverse settimane, mentre cerchiamo di scoprire che cosa insegni la Bibbia riguardo a diversità e complementarità. Oggi esamineremo la descrizione biblica di mascolinità e femminilità come Dio intendeva che fossero, prima che il peccato rovinasse ogni cosa.

Penso che questa sia una buona domanda da porsi per due ragioni. Una è che il capitolo 2 del Genesi stimola questo tipo di domanda. In Genesi 1, Mosè ci narra come Dio creò sovranamente tutte le cose dal nulla e le mise insieme in modo ordinato affinché tutto servisse l'uomo. Quindi Dio creò l'uomo come maschio e femmina a Propria immagine, e dichiarò che ciò era buono.

Tuttavia, in Genesi 2, Mosè monta lo zoom sulla sua videocamera e inquadra in primo piano il sesto giorno della creazione. E verso la fine del capitolo, capirete che una delle ragioni per cui lo ha fatto, è per dire qualcosa di estremamente importante sulla relazione tra uomo e donna. In Genesi 1, aveva detto qualcosa di molto importante: entrambi sono stati creati a immagine di Dio. Ora, nel secondo capitolo, entra vieppiù nello specifico. Perciò il capitolo 2 pone la domanda: in che cosa differiscono mascolinità e femminilità?

L'altra ragione per cui penso che questa sia una buona domanda (ovvero, quale fosse l'intenzione di Dio per uomini e donne prima del peccato) è che, nel Nuovo Testamento, Gesù e Paolo, quando usano l'Antico Testamento per rispondere alle domande su come uomini e donne debbano interagire gli uni con le altre, tornano indietro a come le cose avrebbero dovute essere prima della caduta. Non prendono come esempio la relazione ormai guastatasi in Genesi 3 per farne la norma. Tornano indietro a Genesi 2 e parlano di quel che avrebbe dovuto essere sin dal principio.

Quel che dunque mi propongo è esprimere quattro osservazioni che comincino a rispondere alla domanda se si presume che uomo e donna, nella parità come persone, debbano avere diverse responsabilità. Il Genesi afferma forse che esistano speciali responsabilità derivanti dall'essere maschio e dall'essere femmina?

1. La prima cosa messa in chiaro nel capitolo 2 è che l'uomo fu creato per primo e in seguito, dopo alcuni eventi intermedi, fu creata la donna. Versetto 7: “Allora il Signore Dio formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l'uomo divenne un essere vivente”. Versetto 21f: “Allora il Signore Dio fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; prese una delle sue costole, e richiuse la carne al suo posto.
 Poi il Signore Dio, con la costola che aveva tolta all’uomo, ne formò una donna e la condusse all’uomo”.


In 1 Timoteo 2,13 l'apostolo Paolo dice semplicemente: “È stato formato per primo Adamo, e poi Eva”.

Ora, perché Dio ha creato uomo e donna in tal modo? Perché non li ha creati simultaneamente dalla stessa zolla di terra? Non ne sarebbe stata più chiara la loro parità come persone? La risposta è che egli lo aveva già stabilito al di là di ogni dubbio in Genesi 1,27, dove si dice che entrambi erano stati creati a Sua immagine.

Ora Dio vuol dirci qualcosa di più sulla relazione tra uomo e donna. E quello che vuole dire è che, quando si tratta delle loro diverse responsabilità, c'è una “priorità” di responsabilità che ricade sull'uomo. Non è una questione di valore superiore. Tale questione è stata risolta in Genesi 1,27. È una questione di uomo senza peccato, dipendente da Dio come un bambino, a cui viene dato uno speciale ruolo di responsabilità. Dio lo rende la parte iniziale della coppia per dire qualcosa sulla sua responsabilità nell'inizio. Dio gli fa aprire la strada nel dire qualcosa sulla sua responsabilità come guida.

Alcuni insegnanti hanno detto che l'ordine della creazione non significa nulla, perché in Genesi 1, per esempio, sono stati creati prima gli animali e poi l'uomo. Così, se l'ordine di creazione implica la responsabilità di leader, sarebbero gli animali a dover guidare l'uomo.

Si possono dare due risposte a quell'obiezione. Una è: quando il popolo ebraico conferiva una speciale responsabilità al “primogenito” nella famiglia, a nessuno passava per la testa che tale responsabilità sarebbe stata resa nulla qualora il padre avesse per caso posseduto del bestiame prima di generare figli maschi. In altre parole, quando Mosè scriveva di questo, sapeva che i suoi primi lettori non avrebbero messo indistintamente insieme uomini e animali come candidati di pari livello per le responsabilità del “primogenito”. E nemmeno dovremmo farlo noi.

L'altra risposta all'obiezione è che l'apostolo Paolo, che era ispirato dallo Spirito Santo nella sua interpretazione delle Scritture, vide il grande significato della creazione dell'uomo come primo (1 Timoteo 2,13). Ne parleremo più avanti. Faremmo dunque bene a non negare qualcosa in cui un apostolo ispirato trovò un significato particolare.

Dunque, la prima osservazione è molto significativa: prima fu creato l'uomo, in seguito la donna. E questo indica la responsabilità in quanto guida dell'uomo, soprattutto in vista delle altre osservazioni che ne susseguono.

2. La seconda osservazione da farsi è questa: una delle prime responsabilità derivate dal fatto di essere primi, era la primaria responsabilità (non la sola, bensì quella primaria) di ricevere e insegnare e rispondere del modello morale di vita nel giardino dell'Eden.

Prima che la donna venisse creata, Dio si recò dall'uomo nel versetto 16 e disse: “Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino; ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, di certo morrai”.

Dopo che la donna fu creata, non è riportato che questo modello di vita morale per il giardino le fosse ripetuto da Dio. Penso che Mosè, scrivendo, si aspetta che noi concludiamo che ad Adamo fossero stati affidati il modello morale del giardino dell'Eden e la primaria responsabilità di condividerlo con Eva ed esserne chiamato a risponderne.

Siamo sulla pista giusta o leggiamo fin troppe cose nel fatto che Adamo avesse ricevuto le istruzioni morali? La terza osservazione mi fa ritenere fermamente che siamo sulla pista giusta.

3. Dopo che il modello morale era stato infranto da Adamo ed Eva, Dio li chiamò a risponderne nel capitolo 3. E anche se la donna aveva mangiato il frutto proibito per prima, Dio si rivolse prima ad Adamo, non a Eva, ritenendolo responsabile per aver mancato di vivere secondo il modello che Egli gli aveva fornito.

Versetto 9: “Allora il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: ‘Dove sei?’”. Adamo, dove sei? Versetto 11 (ancora interrogando Adamo per primo): “Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero del quale io ti avevo comandato di non mangiare?”.

Perché Dio si rivolse prima all'uomo e lo chiamò a dar conto, invece di chiedere prima alla donna, che per prima infatti aveva mangiato il frutto? La risposta più naturale è che Dio aveva dato all'uomo la responsabilità primaria per la vita morale nel giardino dell'Eden e perciò l'uomo ha la colpa primaria per aver mancato di vivere secondo quei dettami.

Non fate però l'errore di credere che Dio non ritenga la donna colpevole della sua azione. Essa è una persona moralmente responsabile in quanto vera immagine di Dio. E ciò che l'uomo fa o manca di fare non la esime dalla responsabilità personale e individuale di conoscere e obbedire a Dio. Tuttavia, nella loro relazione reciproca, Dio si rivolge all'uomo e chiede: “Sei stato la guida morale e spirituale che avresti dovuto essere?”.

James Dobson (fondatore di “Obiettivo sulla famiglia”) vide con estrema chiarezza l'enorme importanza di questa verità , nonché i terribili effetti di quando un uomo, marito e padre, abdica alla propria responsabilità. Ecco che cosa ci racconta: Un cristiano è tenuto a guidare la propria famiglia al meglio delle proprie capacità... Se la famiglia ha acquistato troppi oggetti a credito, il conseguente crollo finanziario è soprattutto colpa sua. Se la famiglia non legge mai la Bibbia o va raramente in chiesa alla domenica, Dio ne biasima l'uomo. Se i figli non sono rispettosi o ubbidienti, la responsabilità primaria ricade sul padre... non sulla madre... Secondo il mio parere (scrive Dobson), la maggior necessità dell'America risiede in mariti che inizino a guidare la propria famiglia, invece di riversare ogni risorsa fisica ed emotiva nella mera acquisizione di denaro (Straight Talk to Men and their Wives [Un discorso franco agli uomini e alle loro mogli], Word Books, 1980, pp.64 e seguenti).

Sono d'accordo con Dobson perché penso che questo sia lo stesso principio insegnato nei capitoli del Genesi. Dio mise l'uomo in scena per primo in quanto guida. Affidò a lui per primo il modello morale del giardino dell'Eden. Ed Egli lo chiamò a render conto per primo del fallimento della sua obbedienza. Perciò, anche se uomo e donna sono investiti di pari responsabilità individuale della propria obbedienza dinnanzi a Dio (che è quel che significa essere creati a Sua immagine), nondimeno, in relazione l'uno con l'altra, l'uomo è investito di una responsabilità maggiore come guida di quanto non lo sia la donna.

Questo è ciò che Dio intendeva che fosse prima che il peccato giungesse nel mondo: un uomo senza peccato, colmo d'amore, come guida tenera, forte e morale in relazione alla donna; e una donna senza peccato, colma d'amore, che sostiene la guida dell'uomo con gioia e prontezza. L'uomo non sminuisce, la donna non si umilia. Due esseri intelligenti, umili, che si dilettano in Dio e vivono in splendida armonia le proprie uniche e differenti responsabilità.

Satana sa bene che questa è una condizione meravigliosa. Sa che il modello di vita di Dio è stato creato per il bene dell'uomo. Ma Satana odia Dio e odia l'uomo. È bugiardo e assassino fin dall'inizio. E dunque che cosa fa? Ecco la quarta osservazione.

4. Satana dà l'assalto al modello di Dio, attaccando la donna invece dell'uomo. Se Dio ha inteso che sia l'uomo a portare una responsabilità speciale come guida nel giardino, allora Satana farà tutto quel che potrà per distruggere quel modello.

Perché avvicina la donna in Genesi 3,1? Perché la induce alla conversazione prima e ne fa la portavoce della coppia? Perché la induce a essere la custode morale del giardino? Forse perché è una preda più facile? La donna è forse più ingenua dell'uomo? O forse la risposta è: Satana tenta la donna per prima e ne fa il portavoce e custode morale, perché questo è esattamente ciò che non dovrebbe essere fatto?

In altre parole, Satana respinge l'ordine che Dio ha stabilito e ignora semplicemente l'uomo, preparandosi a una sottile battaglia con la donna. E con questo, egli rende l'uomo esattamente come vuole che sia: un codardo silenzioso, timoroso, debole, pauroso, passivo. E un codardo è un uomo molto pericoloso. Un momento è passivo e segue la donna, e il momento dopo è furioso e la incolpa per tutti i suoi problemi.

Satana intanto se la ride e dice: “Adesso ho portato un tale scompiglio di ruoli che non riusciranno mai a venirne a capo. Vedranno l'uomo prepotente e gli diranno di essere più passivo con le donne. Vedranno la donna maltrattata e le diranno di essere più aggressiva con gli uomini. E non giungeranno mai alla radice del problema”.

Tuttavia, in Genesi 3,17 Dio va dritto alla radice del problema. Egli dice all'uomo: “Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero circa il quale io ti avevo comandato dicendo ‘Non ne mangiare’, il suolo sarà maledetto per causa tua”. In altre parole: “Adamo, hai ascoltato, quando invece avresti dovuto guidare”. Dio non è confuso da ciò che Satana ha compiuto.

E non vuole neanche che noi ne siamo confusi. Egli creò l'uomo per primo; Egli affidò a lui per primo il modello morale del giardino dell'Eden; Egli lo ritenne responsabile per primo di aver mancato; ed Egli lo punì per essere caduto dritto nelle trame dell'arcinemico di Dio, allorché Satana tentò uomo e donna al fatale scambio di ruoli nella caduta.

E noi, quindi, che dovremmo fare? Ebbene, uomini, noi dovremmo farci umili innanzi a Dio per le nostre fallacie. Tutti noi. Non è un incoraggiamento a esaltare voi stessi sopra ogni altra donna. Non è un'esortazione a dominare, sminuire o tenere la donna al suo posto. Essa è, dopo tutto, una pari erede di Dio e destinata a una gloria che un giorno ci abbacinerà. Questa è un'esortazione a chinarsi e prendersi la responsabilità di essere guida – una guida che serve nei diversi modi appropriati a ogni diversa relazione con le donne.

È un'esortazione affinché noi uomini

• corriamo il rischio di prenderci uova in faccia; • preghiamo con inusitata intensità per ottenere aiuto in questa formidabile responsabilità; • viviamo nella Sua parola più che mai per sapere che cosa Dio si aspetta da noi; • pianifichiamo le cose più di quanto non facciamo adesso, e affinché possiamo essere più determinati e riflessivi, facendoci trasportare meno dall'umore del momento; • diventiamo più disciplinati e ordinati nelle nostre vite; • siamo di buon cuore e sensibili; • prendiamo l'iniziativa per assicurarci che ci sia un tempo e un luogo per parlare con lei su ciò di cui è necessario parlare - “lei” può essere un'amica, una compagna, una collega, una moglie, una sorella; • siamo pronti a sacrificare la nostra vita per adempiere alla nostra responsabilità di essere le guide che Dio ci ha chiamati a essere.

Possa Dio continuare a insegnarci e renderci umili e guarirci in ogni nostra relazione per la Sua grande gloria e per la nostra gioia.