Come posso cambiare?/Uniti con Cristo

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Versione delle 16:47, 17 ago 2009

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English: How Can I Change?/United With Christ

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Di Robin Boisvert su Santificazione e Crescita
Capitolo 5 del libro Come posso cambiare?

Traduzione di Tania Ricci

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Quando mi sono convertito nel 1972, all'alba dei movimenti carismatici e dei movimenti di Gesù, argomenti ragionati a proposito di Dio o della vita cristiana non mi impressionavano affatto. La mia generazione era irriverente, ambiziosa, spinta dal motto “raggiungi la cima e rimanici”. Probabilmente avrei canzonato qualsiasi conversazione seria sul tema della religione invece di porci attenzione.
Quello di cui avevo bisogno era di un'esperienza con Dio. E fu esattamente ciò che ottenni.
Incontrai una famiglia cristiana le cui vite allegre mi fecero una grande impressione. Parlavano di Gesù come se fosse presente, e agivano come se la sua vita facesse per loro tutta la differenza. All'inizio pensai che il loro comportamento fosse bizzarro. Poi però, divenni curioso. Ero attratto dalla qualità delle loro vite. E quando spiegarono che non avevano sempre vissuto in quel modo, ma che era stato Gesù a cambiare le loro vite, cominciai a sperare che la stessa cosa potesse capitare anche a me.
Medita su 2 Timoteo 3, 16-17. Se siete sicuri di voler cambiare, ecco la chiave per farlo.

Quando dico “vita cambiata”, mi riferisco alla differenza che Gesù Cristo opera nell'atteggiamento, nelle abitudini e nella visione che una persona ha della vita; sono cambiamenti che avvengono nel più profondo della sua natura. Questa famiglia era una prova concreta che Dio poteva effettivamente fare la differenza. E quando rinacqui di nuovo, quando la mia vita cominciò a cambiare, arrivai anch'io alla conclusione che Gesù è vivo.
Ma capii anche che il cambiamento implica molto più di un'esperienza isolata. Dobbiamo capire come opera il cambiamento, perché avviene e chi lo innesta. La Scrittura affronta poco questi problemi. Ecco dove dovete andare se desiderate crescere.

Sommario

1 Una lettera diretta a Roma

2 Tu c'eri?
3 Il Significato dell'Unione
4 Continueremo nel peccato?
5 Cosa ci vuole per cambiare
6 Domande da discutere
7 Letture Raccomandate
8 Note Bibliografiche


Una lettera diretta a Roma
Come possiamo sormontare il peccato e vivere vittoriosi in Cristo? Ovunque i cristiani cercano le risposte a questa
1 Dopo essere nato di nuovo, qual'è stata la prima cosa nella tua vita che sapevi di dover cambiare?
domanda... e molti di loro nei posti sbagliati. Come forse immaginate, Dio ha dato la risposta nella sua Parola. Il sesto capitolo della lettera a Paolo alla chiesa di Roma è stato a lungo riconosciuto per la sua contribuzione essenziale alla dottrina di santificazione. In esso troviamo Paolo che sta lottando per ottenere la vera spiegazione di cosa significa vivere come un cristiano. Sarebbe però sbagliato tentare di scoprire l'intenzione di Paolo in Romani 6 senza capire l'ambiente che lo circondava, per cui un breve riassunto della lettera sembra indicato.
La Lettera ai Romani, più di qualsiasi altra lettera di Paolo, spiega la dottrina della salvezza. Dopo alcune note introduttive, Paolo scatena un'accusa pungente a tutta la razza umana, dimostrando che tutti gli uomini sono colpevoli di fronte a Dio in quanto peccatori. Spiega dunque come Dio giustifichi quei peccatori attraverso la fede in Gesù Cristo. Questa è la sostanza dei primi quattro capitoli.
Nel capitolo 5, Paolo inizia a parlare della pace e della sicurezza che ci vengono offerte come ricompensa per il lavoro di
Come approfondimento : Gli avversari di Paolo convinsero la chiesa in Galazia che il suo messaggio banalizzava la Legge. Vedi la forte risposta di Paolo in Galazi 1, 6-9 e 3, 1-14.
espiazione di Cristo sulla croce. Siamo ora in pace con Dio e possiamo rallegrarci nella speranza di una gloria divina. Possiamo addirittura contemplare con gioia i tormenti che ci vengono incontro perché fanno sviluppare la nostra personalità e producono speranza. L'amore di Dio è stato versato sopra di noi attraverso lo Spirito Santo. E queste grandi cose essendo state effettuate per noi quando eravamo suoi nemici, possiamo essere ancor più assicurati della grazia continua di Dio ora che contiamo fra i suoi amici.
Nell'ultima parte del capitolo 5, Paolo abbozza un paragone e un contrasto tra Gesù ed Adamo, mostrando in tal modo che il sacrificio di Cristo compensa largamente per la miseria provocata dal peccato di Adamo. Il capitolo termina con questi due versetti :
“La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.” (Rom 5, 20-21, accentuazione aggiunta)
Paolo vorrebbe continuare a descrivere le benedizioni della giustificazione, ma si ferma, realizzando che la sua ultima affermazione potrebbe essere facilmente fraintesa. Perciò, inizia il capitolo 6 con un'aggressione frontale nei confronti di coloro che cercherebbero di distorcere il senso delle sue parole: “Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? E' assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato?” (Rom 6, 2).
“Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? E' assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato?”
-L'apostolo Paolo (Romani 6, 1-2)

Il vangelo della grazia, se viene predicato in maniera corretta, sarà sempre accusato di voler promuovere l'illegalità. Ovunque si recasse Paolo, era costantemente perseguitato da opponenti che lo accusavano di insegnare alla gente che non importava il modo in cui vivevano, dato che erano perdonati. Ecco come deformavano i suoi propositi: “Se Dio ci perdona gratuitamente attraverso la grazia (il che è vero) e se è vero che la grazia di Dio è amplificata nel perdono del peccato (sempre vero), allora perché non continuare a peccare sempre più, cosicché ci sia più grazia, quindi più gloria per Dio?”
“Non così in fretta”, dice Paolo. “Avete omesso qualcosa di fondamentale. Attraverso questo vangelo, siamo morti per via del peccato. E se questo è vero, come possiamo continuare a viverci dentro?”
Per tutto il resto del Capitolo 6, Paolo cerca di opporsi alle accuse di illegalità, o di antinomismo. Così facendo, non solo risponde alle critiche, ma ci fornisce uno degli insegnamenti più completi del Nuovo Testamento. Perché qui scopriamo il significato dell'essere uniti con Cristo, uno stato che altera radicalmente la nostra relazione con il peccato.

Tu c'eri?
Tutti possiamo guardare indietro ed osservare persone che hanno influenzato le nostre vite : i nostri genitori, un amico
Come approfondimento : Il versetto di Colossesi 3, 3 dice “la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!” Questo porta una sicurezza tremenda – una verità che Davide trascrive in modo bellissimo nel Salmo 91.
speciale, o forse un insegnante della scuola elementare che ci ha colpito particolarmente. Ma Gesù Cristo è diverso da tutti gli altri. E' certamente vero che molti tra coloro che non sono mai nati di nuovo sono stati influenzati dall'esempio e dall'insegnamento di Nostro Signore, ma il Nuovo Testamento ha sempre mantenuto che la fede vera in Gesù Cristo porta ad una relazione molto più penetrante ed infinitamente più significativa di una semplice influenza morale. Paolo parla del nostro essere “in Cristo” e del Cristo “in noi”. Le implicazioni di quest'unione misteriosa sono, senza alcuna esagerazione, stupefacenti.
John R.W.Stott ha scritto:
'Il grande tema del capitolo 6 della Lettera ai Romani, e in particolare dei versetti 1 a 11, è che la morte e risurrezione di Gesù Cristo non sono solo fatti storici e dottrine significative, ma esperienze personali del credente cristiano. Sono avvenimenti che siamo arrivati a condividere anche noi. Tutti i cristiani sono stati uniti a Cristo nella sua morte e risurrezione. Inoltre, se ciò è vero, se siamo morti con Cristo e siamo risorti con Cristo, è inconcepibile che continuiamo a vivere nel peccato.
2 Se tu potessi condividere il talento di uno di questi personaggi famosi, quale sceglieresti?

-Martin Luther King, Jr.
Leader per i diritti civili
-Winston Churchill
Uomo politico britannico
-Thomas Edison
Inventore prolifico
-Beverly Sills
Cantatrice lirica
-Michael Jordan
Leggenda di pallacanestro
-Madame Curie
Prima persona ad aver vinto due Premi Nobel
-Gesù Cristo

Creatore, Salvatore e Signore
Ecco i versetti del Capitolo 6 di Romani che mettono in rilievo la nostra unione con Cristo: “O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifissocon lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato”. (Rom 6, 3-6, accentuazione aggiunta).
E' una verità travolgente il fatto che il nostro Signore abbia conquistato la morte. Eppure, per sorprendente che possa apparire, è forse ancor più notevole il fatto che noi veniamo considerati come uniti a lui nella sua morte, sepoltura, e risurrezione. Paolo accenna di nuovo a questa verità in un'altra lettera:
“Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.” (Gal 2, 20, accentuazione aggiunta)
Notate le frasi “con Cristo” e “in me” in questo versetto. Si rivolgono alla nostra unione con Gesù Cristo. Paolo usa l'atto di battesimo per ricordarci queste verità. Ma quello che è desideroso di mostrare, però, non è il battesimo, ma la fede che conduce al battesimo. La nostra unione presente con Cristo è costruita su questa fede.
Quali sono allora le implicazioni di una tale relazione? In qualche modo siamo collegati a Gesù Cristo in persona. Si tratta di uno di quei casi in cui le persone che conosci hanno molta più importanza delle cose che conosci – una lezione che imparai in un negozio di alimentari del Connecticut.
Come approfondimento : Notate in Giovanni 17 dove Gesù riferisce di essere “nei” suoi discepoli e vice versa. (Vs. 21, 23 e 26).

Nel 1974 la mia sorellina Joyce ed io facemmo visita alla nostra anziana nonna a Bridgeport, nel Connecticut. Un giorno, Joyce propose di recarci al piccolo supermercato di fronte alla casa di mia nonna per comprarci un paio di panini. Il quartiere dove abitava la nonna era cambiato, era diventato poco sicuro e capii non appena entrammo nel negozio che avevamo commesso un grosso sbaglio. Il posto era pieno di adolescenti induriti dallo sguardo minaccioso. Ci fu un attimo di silenzio quando tutti si voltarono per guardarci – e nessuno sorrideva.
Una varietà di pensieri si succedevano nella mia testa. Forse pensano che stiamo invadendo il loro territorio? Chissà se sono abbastanza vecchi da capire che si può finire nei guai per un omicidio?
“Come può una persona che è vissuta quasi duemila anni fa cambiare radicalmente una vita umana qui e adesso?... Il Gesù del passato diventa in effetti il Gesù del presente? Per l'Apostolo Paolo succede proprio così. Ed è questa la differenza tra la sua influenza e quella di qualsiasi altra persona influente. Ci tocca qui e adesso, non semplicemente attraverso le conseguenze delle correnti storiche che mise in moto una volta, ma entrando a far parte personalmente di un'unione con noi (accentuazione aggiunta).
-Lewis Smedes
Ancora oggi, ripensando a quell'episodio, mi irrigidisco. Joyce, invece, era calmissima. Benché fosse attraente e molto femminile, aveva trascorso un paio d'anni come direttrice di un centro di formazione per giovani nel Montana, dove aveva acquisito una grande esperienza presso i giovani criminali. Negli anni successivi, lavorò come infermiera in Alaska, aveva percorso una buona parte dell'Appalachian Trail e aveva curato persone traumatizzate (sono solo i punti salienti della sua vita). Credo di poter dire che non avesse paura.
Invece per me era tutt'altro. Mentre osservavo tutto, circondato da un pericolo imminente, Joyce sentì la mia apprensione. Disse con una voce che mi sembrò troppo forte “Che succede? Hai paura?” Non avevo voglia di rispondere, almeno non in quel momento. In qualche modo riuscimmo ad ottenere i nostri panini e uscimmo qualche minuto più tardi senza il minimo incidente. Fuori, al sicuro, le dissi, “Joyce, è una parte pericolosa della città. Sono felice che tu sia con me. Ho bisogno di protezione.” Ciò che conta, non è quello che conosci, ma le persone conosci.
Il Significato dell'Unione
Tutti i cristiani – non solo l'élite spirituale – sono uniti con Gesù Cristo. Se qualcuno non è unito con Gesù Cristo, allora non è un cristiano.
Medita su Efesi 4, 7-8. Non c'è miglior prigionia che essere ostaggi del Cristo Gesù.

La nostra unione con Cristo è una relazione vivente che ci fornisce la grazia di cui abbiamo bisogno per sormontare il peccato
3 Medita sui seguenti fatti biblici. Quale ti incoraggia di più?

-“Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai” (Gen 28, 15)
-“Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mat 28, 20)
-“Né morte né vita, né angeli né principati, ...potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rom 8, 38-39)

-“Non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Ebr 13, 5)
e vivere vite vittoriose. Gesù pone inizio e fine alla nostra fede, è il capitano della nostra salvezza. E' il pioniere che ci ha preceduto e che ha conquistato anche la morte. Sinclair Ferguson lo descrive come lo scalatore di testa di una squadra che si sta arrampicando sul sacro monte Sion. Siamo legati a lui con una fune. E così come è sicuro che ha trionfato, cosi trionferemo.
Medita su Filippesi 2, 1. Benché la nostra unione con Cristo sia un fatto, la consapevolezza di tale fatto dovrebbe generare moltissimo sentimento.

Questa relazione può essere vista anche attraverso il simbolismo usato dal Signore stesso quando dice : “Io sono la vite, voi i tralci” (Gio 15, 5). Ci viene chiesto di rimanere in lui, non possiamo fare nulla lontano da lui. La Versione biblica King James lo esprime bene: “Se infatti siamo stati piantati insieme a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione...”(Rom 6, 5 accentuazione aggiunta). La nostra unione con Cristo è dinamica, non statica. Ci ha inseriti in una relazione in espansione.
Che ci sentiamo uniti a Cristo oppure no è di un'importanza secondaria; il fatto è che lo siamo. E' il nostro statuto in quanto credenti. Un matrimonio ha forse fine perché un marito ed una moglie si sentono distanti l'uno dall'altra? Certo che no. Rimangono legalmente uniti seppure il loro affetto viene meno per qualche tempo. I sentimenti – o la loro mancanza – non mettono in pericolo in nessun modo il fatto della nostra unione con Gesù.
Il matrimonio offre una bella analogia del nostro legame a Cristo. Nel matrimonio, due persone stanno insieme per formare una nuova entità, un'unione. Mantengono le loro identità individuali pur fondendosi in un modo unico e misterioso. La donna prende il nome del marito, mostrandogli così la sua sottomissione. Il marito assume la responsabilità del mantenimento e protezione della moglie. Hanno dei beni e delle responsabilità in comune e indossano un anello come prova simbolica della loro relazione speciale.
Quando ci sposiamo con Gesù Cristo succede esattamente allo stesso modo. Pur mantenendo le nostre personalità, le nostre nature sono cambiate in modo spettacolare quando vengono a far parte della natura divina. Non siamo più le stesse persone di prima. Apparteniamo a Cristo, abbiamo preso il suo nome. Ci siamo identificati a lui, abbiamo desiderato di essere riconosciuti come suoi, a tutti i costi. Portiamo nella relazione i nostri beni e le nostre responsabilità, e così ha fatto anche lui. (A prima vista, è un cattivo affare per il Signore – riceve i nostri peccati e noi la sua giustizia!). Infine, il battesimo è la “fede nuziale” che informa il mondo che ci osserva che apparteniamo a lui.
Come approfondimento : Leggi Giovanni 14, 19. "Perché io vivo", dice Gesù, "voi vivrete."Che promessa!

La nostra unione con Cristo è un'unione duratura ed eterna. Gesù ha rassicurato i suoi discepoli con la promessa : “perché siate anche voi dove sono io” (Gio 14, 3). Il significato evidente è che un giorno goderemo della presenza fisica del Signore, proprio come ora godiamo della sua presenza spirituale.
Che il cristiano sia unito con Gesù Cristo è un fatto chiaro. Ma il modo in cui siamo uniti a lui rimane una questione di grande mistero. Sappiamo che lo Spirito Santo ha un ruolo in tutto questo. Citiamo Lewis Smedes :
'Lo Spirito è il legame vivente tra lui e noi. Prende quello che è di Cristo e lo fa “scendere” fino a noi. Lo Spirito viene sempre descritto come una persona. Non è un tubo dal quale la sostanza chiamata vita viene buttata a noi che siamo dall'altra parte. E' sempre un creatore di vita vivo e dinamico; ci apre ai nostri sensi spirituali, ci apre gli occhi alla realtà di Cristo, nutre la nostra fede, ci impone disciplina e, soprattutto, ci infonde nel Cristo vivente.'
Non siamo stati eliminati in quest'unione, ma Cristo vi è stato aggiunto. Non siamo stati eliminati, ma siamo stati cambiati dallo Spirito che ha preso residenza in noi. Inoltre, non ci è stata data una mappa e non ci è stato chiesto di trovare la via verso il paradiso. Invece, una Guida è arrivata fino a noi per scortarci personalmente.
Continueremo nel peccato?
Come abbiamo notato sopra, Paolo risponde alla domanda in maniera strepitosamente negativa. Non possiamo continuare nel peccato, sostiene, perché “siamo morti per via del peccato”. Sfortunatamente, questa frase è stata mal interpretata, a volte con risultati catastrofici.
Un famoso insegnante di religione attribuisce come significato all'affermazione di Paolo che il peccato non ha più nessuna presa sul cristiano. Pone questo quesito: se prendessimo un uomo morto e lo lanciassimo contro un muro, e se poi facessimo sfilare davanti a lui donne svestite, che effetto avrebbe tutto questo su di lui? Nessun effetto. Perché è morto. Il peccato non può più attirarlo.
Benché sia certamente invitante, quest'interpretazione è in opposizione con l'esperienza umana e rende incomprensibili la moltitudine di avvertimenti biblici per evitare il peccato. Paolo ci esorta a non far cedere al peccato i nostri corpi (Rom 6, 12-14), un'ammonizione “interamente gratuita se fossimo così morti nel peccato da esserne ora indifferenti.” Coloro che pensano essere in qualche modo aldilà della tentazione ignorano l'ammonizione dell'apostolo ai Corinzi: “Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere!” (1Co 10,12).
Medita su Ebrei 4, 14-16. Visto che il Cristo stesso è stato tentato in tutti i modi, come lo siamo noi, non sarebbe follia pretendere che non lo siamo?

Alcuni hanno tentato di intendere la frase di Paolo “siamo morti nel peccato” come un imperativo, un ordine, un qualcosa che il cristiano deve compiere. La mossa successiva è insistere perché ogni cristiano faccia l'esperimento della “morte per il peccato” o “morte per se stesso”: “Il sé deve morire. E se non è avvenuto, bisogna considerare che lo sia, finché non arrivi la morte.”
“Se considerate che siete morti nella sua morte, e risorti ad un nuovo modo di vita nella sua risurrezione, il peccato non vi dominerà più. Vivete ora sotto un regime di grazia e la grazia non stimola il peccato, come fa la legge; la grazia libera dal peccato e vi permette di trionfarne.”
-F.F.Bruce
Se consideriamo il “morire per il peccato” come un qualcosa che dobbiamo compiere, siamo diretti ad un serio scoraggiamento... o peggio. Penso che questa sia la ragione per la quale molti sembrano cadere così improvvisamente (ricordate il mio amico Greg?). Lottano per mantenere un'apparenza esterna vittoriosa mentre internamente le loro vite sono un ammasso di frustrazioni. Quindi, quando alla fine non hanno più carburante, non possiedono più la speranza di riprovare. Avendo già dato il meglio di se stessi, non riescono a capire come potrebbero farcela.
Penso che l'interpretazione di Sinclair Ferguson sulla morte nel peccato sia la più precisa. Scrive : “Paolo non ci sta dicendo di fare qualcosa; sta analizzando un fatto che è avvenuto.” Nonostante la nostra costante vulnerabilità all'incentivo del peccato, due cose si possono dire con sicurezza per coloro che sono stati uniti con il Cristo :
Medita su Romani 6, 18. Imparate questo versetto a memoria e il vostro “carburante” spirituale aumenterà immediatamente.

Siamo stati condannati a morte (perché colpevoli) per via del peccato. La Scrittura spiega chiaramente che “il salario del peccato è la morte”; (Rom 6, 23). La morte è la condanna per il peccato. Eppure la morte del nostro Signore ha eliminato la pena del peccato. E perché siamo “in lui”, siamo morti anche noi per colpa del peccato. Per dirlo diversamente : “Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.” (Rom 8, 1).
Siamo morti per colpa del regno del peccato. Conseguentemente alla nostra unione con Cristo nella sua morte, non siamo più obbligati a peccare. E' eccitante! Il fatto non è che non siamo più capaci di peccare, ma che siamo capaci di non peccare. Paolo dice : “Il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia.” (Rom 6, 14).
4 Indica quale delle seguenti affermazioni sono vere e quali sono false.

(Le risposte sono stampate alla fine di questa pagina)
-Ogni cristiano deve provare un'esperienza di 'morte di sé'. V F
-Un cristiano veramente maturo non è più attratto dal peccato V F
-Il cristiano santificato non lotta con grandi tentazioni V F

-Visto che sono morto 'in Cristo', la sanzione del peccato non può nuocermi V F
La schiavitù è un tema prominente nel capitolo 6 di Romani, nel quale ne vengono presentati due tipi diversi. Prima di diventare cristiani, eravamo schiavi del peccato. Non avevamo altra scelta, se non quella di peccare. Ora che siamo in Cristo, siamo schiavi di Dio. La relazione schiavo/padrone che avevamo con il peccato è ora finita. Dio è ora il nostro padrone. E' dunque corretto di dire : “Non devo servire il peccato oggi. Sono stato liberato.” L'unica persona però che può pronunciare queste parole è quella che è legata a Dio e ne è diventata schiava.
Benché siamo morti con Cristo, la Scrittura ci esorta a “far morire le opere del corpo” per poter vivere (Rom 8, 13). Speriamo che l'Appendice B, che inizia a pagina 96, porterà delle spiegazioni su questo tema potenzialmente confuso.
Cosa ci vuole per cambiare
Ecco per le fondamenta della vittoria. Ma come funziona in pratica?
Ho avuto diverse opportunità di appoggiarmi a queste verità nella mia vita e nel mio sacerdozio. In più di un'occasione, uomini che lottavano contro fantasie sessuali si sono rivolti a me perché li aiutassi a rinnovare la loro mente. La lussuria è un problema fortemente opposto alla nozione di santità. Coloro che la frequentano cercano disperatamente una liberazione. Raramente però si ottiene un aiuto duraturo e immediato.
Ricordo un uomo sulla trentina che aveva adottato l'atteggiamento giusto di fronte a questo problema. La sua coscienza si era risvegliata e vedeva il suo peccato alla luce della santità divina. Siccome aspirava ad essere libero per glorificare Dio, era molto motivato e desideroso di effettuare il lavoro necessario per crescere nella santità. Ecco i pensieri che condivisi con lui dal capitolo 6 di Romani :
Conosci la verità.Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato” (Rom 6, 6)
Come approfondimento : Leggi Efesi 4, 22-24. Quali misure pratiche puoi prendere per mettere in atto questo comando?

Dobbiamo prima sapere per poter credere. La conoscenza spirituale precede la fede. Suggerii a quell'uomo di iniziare a memorizzare il sesto capitolo di Romani. Paolo spiega più avanti che “i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace” (Rom 8, 6). Esiste forse un modo migliore di avere desideri spirituali che di riempire la propria mente con la Scrittura?
'Non esiste nulla, forse, nella varietà delle dottrine che, se afferrato e capito correttamente, dà maggior sicurezza, maggior conforto e speranza di questa dottrina della nostra unione con Cristo'.
-D.Martyn Lloyd-Jones

Risposte : F, F, F, V

E' molto più facile seguire l'esempio di Gesù, che lotta contro la tentazione con la Parola di Dio, quando tale Parola è stata serbata nel cuore. “Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato.” (Sal 119, 11). Dobbiamo avere la verità in serbo nei nostri cuori e sull'orlo delle nostre lingue. Mentre memorizziamo e meditiamo sulla Scrittura, subiamo una trasformazione che da avversari facili che soccombono alla più piccola tentazione ci fa diventare guerrieri spirituali che affermano : “Siamo morti per colpa del peccato; come possiamo viverci più a lungo?”
Aspettati che sia vero. “Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.” (Rom 6, 10-11, accentuazione aggiunta).

5 Lottare contro il peccato inizia nella propria mente. Traccia una linea che collega i pensieri negativi qui sotto con il versetto che li confuta nel modo più efficace.


“Sono solo stasera... e se qualcuno mi entrasse in casa?”                                Fil 4, 13
“Sono così brutto e grasso – non serve a nulla fare questa dieta.”                    1Co 10, 13
“Non ho proprio il coraggio di parlare di Gesù al mio capo”.                               2Ti 1, 7
“Non sarò mai capace di mantenere la mia verginità”                                       Mat 19, 26
“Come potrò mai perdonarlo per quello che ha fatto?”                                      Sal 139, 14

“Non è un gioco nel quale si finge,” scrive il teologo F.F.Bruce. “I credenti devono considerarsi come Dio li ha fatti in realtà.” Siccome siamo morti per via del peccato, la condanna e la colpevolezza del peccato non è più un problema. Per questo, dobbiamo ringraziare Gesù. Ma oltre a questo, non siamo più costretti a peccare, perché il peccato non è più il nostro padrone. Il suo dominio è finito. E non siamo solo morti per via del peccato, siamo anche vivi nel Cristo Gesù! Quest'affermazione ci riporta di nuovo indietro alla nostra unione con il Cristo e a tutte le benedizioni associate a quell'allegro principio. “Contatevi tra i morti”; quest'espressione usa un termine contabile che potrebbe anche essere tradotto “stimare” o “calcolare”. Se fossi una persona di fiducia e se vi dicessi che ho depositato del denaro sul vostro conto bancario, vi aspettereste di trovarlo. Quello che sta dicendo Paolo, in sostanza, è “Non agire da perdente, non sei un perdente. Agisci come il figlio di Dio, perché è quello che sei.”
Offritevi a Dio. “Non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio.” (Rom 6, 13 accentuazione aggiunta).
Dobbiamo fare una scelta – molte scelte – tutti i giorni. Possiamo offrire le nostre membra a Dio affinché vengano usate nella virtù, o possiamo offrirle per un uso malvagio. Le nostre menti, le nostre lingue, i nostri occhi ed altre parti del corpo sono moralmente neutre. E' il modo in cui scegliamo di usarle che determina se onoriamo o offendiamo Dio.
Le abitudini peccaminose non si sviluppano in un giorno, e raramente si cambiano in un giorno. Possono essere sopraffatte solo attraverso l'applicazione persistente della verità di Dio. Ma come fa notare Jay Adams, ci vuole perseveranza :
Come approfondimento : Nota i termini intimi usati da Paolo in 1Corinzi 6, 15-17 per descrivere la nostra unione con Cristo. Questo ti motiva ad onorare Dio con il tuo corpo?

'Troppi cristiani abbandonano. Vogliono cambiare troppo in fretta. Ciò che vogliono veramente è cambiare senza la lotta quotidiana. A volte rinunciano quando solo sulla soglia della vittoria. Si fermano prima di ricevere. Di solito ci vogliono almeno tre settimane di sforzo quotidiano effettivo per sentirsi a suo agio nella messa in pratica di un nuovo atteggiamento. E ci vogliono altre tre settimane perché questo atteggiamento diventi parte integrante di se stessi. Eppure, molti cristiani non vanno avanti, neppure per tre giorni. Se il successo non arriva immediatamente, si scoraggiano. Vogliono ottenere tutto nell'istante e se non lo ottengono, mollano tutto.
Una signora di mia conoscenza si tormentava con pensieri di timore e depressione che derivavano da una serie di peccati di cui era stata la vittima negli anni passati. I suoi pensieri negativi la tenevano in una prigione spirituale. Se ripensava a quelle esperienze passate o se doveva affrontare una difficoltà, si metteva in moto nella sua testa un antico giradischi che iniziava a suonare una vecchia melodia triste. Uno schema mentale che negli anni ha creato dei solchi mentali profondi che ripetevano continuamente le stesse canzoni deprimenti.
'Ci sono solo questi due modi di vivere : una vita peccaminosa diretta dai sentimenti e orientata alla propria persona e una vita di santità guidata da comandamenti e orientata verso Dio. Vivere secondo il sentimento piuttosto che secondo il comandamento di Dio è un ostacolo fondamentale alla santità... Si tratta di un'abile astuzia di Satana di far credere agli uomini che sono incapaci di fare ciò che Dio comanda perché non sentono di voler farlo o che devono fare quello che sentono di fare senza poter fare altrimenti.'
-Jay Adams
Poi imparò che non era necessario che lei seguisse la melodia. Il Cristo Gesù è morto in croce per frantumare questi archivi. Più aumentava questa consapevolezza, più lei iniziò a riconoscere le vecchie melodie melancoliche quando iniziavano e le rimpiazzò presto con canzoni nuove, prese dalla Parola di Dio.
Quando la gente sente la verità liberatrice secondo la quale le esperienze del passato non dettano più le azioni presenti, la speranza sorge nei loro cuori. Non è più il nostro passato, il passato di Cristo che è ora il fattore decisivo delle nostre vite, perché siamo uniti a lui nella sua morte e nella sua nuova vita. Ho dovuto imparare che quando i ricordi di peccati passati si ammucchiano nella mia mente, devo immediatamente rivolgermi alla mia unione con Gesù Cristo. Ora, invece di essere paralizzato dalla condanna, sono capace di trasformare tali ricordi in un'opportunità di ringraziare Dio per il perdono dei miei peccati... compreso questo qui.
A Lancaster, in Pennsylvania, esiste un rifugio parrocchiale per donne non sposate. Il centro The House of His Creation è stato tenuto per molti anni da Jim e Anne Pierson. Una volta, Anne mi raccontò di una difficoltà ricorrente che dovevano affrontare le giovani donne. Molte di loro si erano ritrovate incinte in seguito ad un peccato sessuale, ma erano arrivate a credere in Gesù e a ricevere il suo perdono. Eppure, una volta arrivate a cinque mesi di gravidanza, quando iniziavano a sentir muoversi il bambino in grembo, il ricordo dei loro peccati passati si faceva molto vivido. Ogni nuovo colpo o sussulto interno moltiplicava il loro senso di colpa e il loro scoraggiamento.
“Credi alla Parola ed alla potenza di Dio più che ai tuoi sentimenti ed esperienze. Cristo è il tuo Scoglio, e non è lo Scoglio che rifluisce e fluttua, ma il tuo mare.”
-Samuel Rutherford

Ma i Piersons riuscirono a battere l'accusatore con le sue stesse armi. Anne insegnò alle ragazze a lasciare che i movimenti del bambino siano un ricordo del fatto che Dio le aveva effettivamente perdonate e che avrebbe fatto in modo che tutto si risolva per il meglio per loro. Che maniera saggia e creativa di affrontare la condanna!
Attraverso la nostra unione con Cristo, siamo morti per la colpa del peccato e del suo potere. Il corpo crocifisso di Gesù ha espiato le nostre colpe, così come il suo corpo resuscitato è la nostra promessa di vittoria. La nostra unione con Cristo è la base della nostra liberazione dal legame del peccato. E' tanto irremovibile quanto immeritata; è tanto sufficiente quanto certa. Se cercheremo di conoscere la verità, di considerare che sia tale, e poi di offrire noi stessi in un'ubbidienza consistente a Dio, andremo avanti da fede in fede e da gloria in gloria.
Domande da discutere
1.Ti sei mai identificato così tanto all'esperienza di qualcun altro che sembrava che l'avessi sperimentata tu stesso?
2.Prova a spiegare con le tue parole il mistero dell'essere uniti a Cristo.
3.Come possiamo considerarci “morti per colpa del peccato”, quando siamo ancora così sensibili alla tentazione?
4.Alla luce di questo capitolo, come spiegheresti 1Gi 2, 1?
5.“Non è che non siamo capaci di peccare”, scrive l'autore, “ma è che siamo capaci di non peccare” (pagina 32). Che cosa intende?
6.Come cambierà questo capitolo il modo in cui resisterai al peccato?

Letture raccomandate
Uomini Fatti Nuovi [Men Made New] di John R.W. Stott (Grand Rapids, MI: Baker Book House, 1966, 1984)
Romani Capitolo Sei : L'Uomo Nuovo [Romans Chapter Six: The New Man] di D. Martyn Lloyd-Jones (Grand Rapids, MI: Zondervan Publishing House, 1972)
Note Bibliografiche
1.↑ D. Martyn Lloyd-Jones, Romani Capitolo Sei : L'Uomo Nuovo [Romans Chapter Six: The New Man] (Grand Rapids, MI: Zondervan Publishing House, 1972), pp. 4-6.
2.↑ John R.W. Stott, Uomini Fatti Nuovi [Men Made New](Grand Rapids, MI: Baker Book House, 1966, 1984), p. 30.
3.↑ Lewis Smedes, Unione con Cristo [Union with Christ] (Grand Rapids, MI: Eerdmans Publishing Co., 1970; revised edition, 1983), p. xi.
4.↑ D. Martyn Lloyd-Jones,Romani Capitolo Sei [Romans Chapter Six],p. 39.
5.↑ Sinclair Ferguson, Spiritualità Cristiana : Cinque Visioni della Santificazione [Christian Spirituality: Five Views of Sanctification], Donald L. Alexander, ed. (Downers Grove, IL: InterVarsity Press, 1988), p. 49.
6.↑ Lewis Smedes,Unione con Cristo [Union with Christ], p. 32.
7.↑ John R.W. Stott,Uomini Fatti Nuovi [Men Made New], p. 40.
8.↑ F.F. Bruce, La Lettera di Paolo ai Romani : Un'Introduzione e Commento [The Letter of Paul to the Romans: An Introduction and Commentary] (Grand Rapids, MI: Eerdmans Publishing Co., 1985), pp. 129-130.
9.↑ Sinclair Ferguson, Spiritualità Cristiana [Christian Spirituality], p. 55.
10.↑ D. Martyn Lloyd-Jones, Romlani Capitolo Sei [Romans Chapter Six], p. 30.
11.↑ F.F. Bruce,La Lettera di Paolo ai Romani [The Letter of Paul to the Romans], p. 132.
12.↑ D. Martyn Lloyd-Jones, Romani Capitolo Sei [Romans Chapter Six], pp. 106-148 for a full discussion of these verses.
13.↑ Jay E. Adams, Il Manuale del Consigliere Cristiano [The Christian Counselor’s Manual] (Grand Rapids, MI: Zondervan Publishing House, 1973), p. 185.
14.↑ Ibid., p. 118
15.↑ Citato in Sinclair Ferguson, La Vita Cristiana [The Christian Life], pp. 25-26.