Che differenza fa?

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Versione delle 14:04, 6 lug 2011, autore: Pcain (Discussione | contributi)
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Di R.C. Sproul su Predestinazione e Elezione
Una parte della serie Right Now Counts Forever

Traduzione di Paola Levante

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Poche dottrine, se ne esistono, provocano tanto dibattito e fomentano tanto rancore tra i cristiani quanto la dottrina dell’elezione. È una di quelle dottrine che divide le persone in modo netto e che alcuni, discutendone, definirebbero una moratoria perpetua.

L’elezione è anche una dottrina verso la quale pochi sono indifferenti. Le passioni sono infiammate su entrambi i lati della divisione. Coloro che si oppongono la vedono come se umiliasse il significato della libertà umana e gettasse un'ombra oscura sulla bontà di Dio. Coloro che la abbracciano amano la sicurezza e il comfort che offre e il trionfo della grazia divina che rivela.

Ebbene, se crea una tale divisione, perché dovremmo preoccuparcene? Da appassionato della dottrina, mi sono spesso sentito chiedere: “Che differenza fa?” Sono sicuro che a Martin Lutero sia stata fatta la stessa domanda più volte. Forse per questo ha dichiarato che la dottrina dell'elezione era il “cuore della Chiesa.” È interessante notare che il corpo di Lutero non era ancora diventato freddo nella tomba quando i suoi seguaci hanno modificato radicalmente e hanno ammorbidito la sua visione per le future generazioni di luterani, mettendo così un palo nel cuore della loro chiesa.

L’elezione è importante prima di tutto perché riguarda la questione della verità di Dio. Se la visione agostiniana dell’elezione è la visione biblica e se la Bibbia è vera, allora la dottrina dell’elezione è la verità di Dio e tutti coloro che sono “per la verità” hanno il dovere di abbracciarla e proclamarla. D’altra parte, se la visione agostiniana / riformata dell’elezione non è biblica e/o non vera, allora si distorce la verità di Dio e deve essere ripudiata e abbandonata.

In secondo luogo, la dottrina dell’elezione è legata alla nostra certezza di salvezza e per mezzo di questa alla nostra santificazione. Quando Pietro stabilì le virtù che segnano il nostro progresso nella santificazione, una lista sorprendentemente simile al frutto dello Spirito di Paolo, egli aggiunse:

“Perciò, fratelli, con tutta la buona volontà, vivete in modo che sia chiaro che Dio vi ha chiamati e scelti. Così facendo non cadrete mai, anzi, vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo. Ecco perché mi sta a cuore ricordarvi sempre queste cose, anche se voi già le conoscete e siete ben fermi nella verità che già possedete.” (2 Pietro 1:10-12).

Questo è un appello apostolico forte e lucido alla dovuta diligenza. Si tratta di diligenza riguardo all’elezione. Quando un cristiano capisce l’elezione, abbraccia l’elezione, e acquisisce la sicurezza di essere annoverato tra gli eletti, diventa saldamente radicato nella verità di Dio – così determinato in questa verità da essere liberato dalla propensione a vacillare. La sicurezza e la crescita spirituale nella devozione vanno di pari passo.

Pietro rafforza questo appello più tardi, quando dichiara che Dio non vuole che alcuno perisca (2 Pietro 3:9). “Alcuno” rimanda alla parola “noi” come suo antecedente, e il “noi”, a sua volta, a coloro cui si rivolge Pietro nelle Epistole, cioè agli eletti. Questo versetto, così lontano dallo sconvolgere o confutare l’elezione come i nemici dell’elezione dichiarano, la confermano in realtà.

In terzo luogo, la dottrina dell’elezione afferma la piena sovranità di Dio e mette a tacere qualsiasi nozione pagana o umanistica che la sovranità di Dio sia limitata dalla libertà umana. Una tale visione blasfema capovolge la Bibbia e rende invece l’uomo di Dio sovrano. Il punto di vista biblico è che la libertà umana è reale fino in fondo, ma è sempre limitata dalla sovranità di Dio.

In quarto luogo, la dottrina dell’elezione fa a pezzi qualsiasi fondamento di orgoglio umano e di merito. In questa dottrina, la benevolenza della grazia si manifesta pienamente quando la creatura si rende conto che non ha nulla di cui vantarsi, perché la sua salvezza è solo un dono di grazia, senza mescolanza di merito umano o azione determinante.

Infine, per i motivi sopra esposti e altri non esaminati qui, la maestà e l’eccellenza di Dio sono così elevati che la creatura, per mezzo dello Spirito Santo, è resa consapevole della vera adorazione. Ora onoriamo Dio come Dio e dichiariamo a Lui la nostra massima gratitudine.