Perché e come celebriamo la Cena del Signore
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di John Piper su Cena del Signore
Traduzione di Valeria Mandolei
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1 Corinzi 11: 17-34
17E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. 18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. 19E' necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. 20Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. 21Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. 22Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». 26Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. 30E' per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. 31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.
33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. 34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.
Prima di tornare ai Romani la prossima settimana (se Dio vorrà), ho ritenuto giusto parlare della Cena del Signore, inserendola in un contesto biblico, spiegando perché e come manteniamo questa ordinanza. Oggi, quindi, parleremo innanzitutto del messaggio e poi, con il sermone, ci avvicineremo alla Cena del Signore. Dopo la Bibbia, fondamento infallibile delle nostre vite e della nostra Chiesa, uno dei documenti più importanti per la vita della Chiesa è la Confessione di Fede degli Anziani della Chiesa Battista di Betlemme. Vi esorto a leggerla: la potete trovare nella pagina internet della Chiesa o sul sito “DesiringGod”. Il paragrafo 12.4 contiene il riassunto dottrinale di ciò in cui noi crediamo -e che insegniamo- riguardo la Cena del Signore:
Noi crediamo che la Cena del Signore sia un'ordinanza del Signore in cui i fedeli, riunti, mangiano il pane, simbolo del corpo di Cristo dato in dono al Suo popolo, e bevono dal calice del Signore, simbolo della Nuova Alleanza nel sangue di Cristo. Lo facciamo in memoria del Signore, quindi annunciamo la sua morte fino a che Lui venga. Coloro che mangiano e bevono in maniera degna partecipano del corpo e del sangue di Cristo, non fisicamente ma spiritualmente, poiché, con la fede, ricevono il nutrimento e i benefici che Lui ha pagato con la Sua morte, e quindi crescono nella grazia.
Vorrei quindi spiegarvi qual'è fondamento biblico della Cena del Signore, seguendo sei punti: le origini storiche della Cena del Signore, i credenti che vi partecipano, l'azione fisica della Cena del Signore, l'azione mentale, l'azione spirituale e la sua sacra serietà.
1. L'origine storica della Cena del Signore Nei loro Vangeli Matteo (26: 2 segg.), Marco (14: 22 segg.) e Luca (22: 14 segg.) narrano la Cena del Signore, celebrata da Gesù con i suoi discepoli la sera prima di morire. Tutti descrivono Gesù che rende grazie o benedice il pane e il calice, li dà ai suoi discepoli e afferma che il pane è il suo corpo e il calice è il sangue dell'Alleanza, o la Nuova Alleanza nel suo sangue. In Luca 22: 19 Gesù dice: “Fate questo in memoria di me”. Nel Vangelo di Giovanni non si parla del bere e del mangiare, ma piuttosto degli insegnamenti e delle azioni che hanno caratterizzato la serata. Secondo le testimonianze più antiche, la Chiesa ha fatto ciò che Gesù aveva detto: ha ricreato quella cena per ricordare Gesù e la sua morte. Le prime testimonianze a questo riguardo si trovano nelle lettere di Paolo: in 1 Corinzi 11:20 egli fa riferimento ad un evento della vita della Chiesa chiamato “Cena del Signore”, che probabilmente ha questo nome perché è stato istituito o ordinato dal Signore Gesù e perché il suo significato più profondo è quello di celebrare la memoria della morte del Signore. In 1 Corinzi 11:20, Paolo dice: “Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me»”. L'espressione “ho ricevuto dal Signore” probabilmente sta a significare che il Signore stesso ha confermato a Paolo (che a differenza degli altri apostoli non era presente all'ultima cena) che ciò che gli altri avevano raccontato riguardo all'Ultima cena era realmente accaduto. L'origine storica della Cena del Signore, quindi, risale all'ultima cena celebrata dal Signore assieme ai suoi discepoli, la notte prima di essere crocifisso. Le azioni e il significato della Cena del Signore riprendono quello che Gesù ha detto e fatto nel corso di quell'ultima notte. L'origine della Cena del Signore è Gesù stesso. Lui ha ordinato che continuasse e lui ne è fulcro e contenuto.
2. I fedeli che partecipano alla Cena del Signore La Cena del Signore è un atto in cui la famiglia formata da coloro che credono in Gesù (la chiesa) si riunisce. Non è un atto per i non credenti. I non credenti possono prendervi parte, anzi sarebbero i benvenuti qualora volessero partecipare: non c'è nulla di segreto riguardo la Cena del Signore. Si svolge in pubblico ed ha un significato pubblico. Non è un rituale segreto di una setta, con poteri magici. È un atto pubblico fatto dalla chiesa che si riunisce. In 1 Corinzi 11:26, Paolo dice “Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga”. Nella Cena del Signore è quindi presente una annunciazione: è questo l'aspetto da sottolineare, non la segretezza. Non è proibito portare la Cena del Signore a chi si trova in una casa di cura o in ospedale, ma si tratta di un'eccezione e non corrisponde alla norma biblica. In 1 Corinzi 11, Paolo per cinque volte parla della chiesa che “si raduna” per celebrare la Cena del Signore. Versetto 17: “Le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio”. Versetto 18: “Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi”. Versetto 20: “Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore”. Versetto 33: “Quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri”. Versetto 34: “E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna”. In altre parole, la Cena del Signore veniva sminuita perché collocata sullo stesso piano di una normale cena e perché alcuni avevano più da mangiare ed altri meno. Quindi qui si dice: mangiate la vostra cena a casa e radunatevi per celebrare la Cena del Signore. Notate anche l'utilizzo della parola “assemblea” nel versetto 18: “quando vi radunate in assemblea”. Questo è il corpo di Cristo: l'assemblea dei seguaci di Gesù, coloro che si sono allontanati dagli idoli e hanno confidato in Lui per il perdono dei peccati, per la speranza della vita eterna e per la salvezza della propria anima. Questi sono i Cristiani. Partecipano quindi alla Cena del Signore coloro i quali credono in Gesù, radunati in assemblea.
3. L'azione fisica della Cena del Signore L'azione fisica della Cena del Signore non consiste nella consumazione di un pasto di sette portate, ma piuttosto nel mangiare il pane e nel bere dal calice. Dai versetti 23-25: “prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».” Non viene specificato di quale tipo di pane si tratti o di come questo venga spezzato. L'unico riferimento al contenuto del calice, invece, si trova in un Versetto presente nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca: “Ed io vi dico, che da ora in poi io non berrò più di questo frutto della vigna fino a quel giorno in cui io lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio” (Matteo 26:29, Marco 14:25, Luca 22:18). Si parla quindi di “frutto della vigna”: non ritengo opportuno aprire una discussione per stabilire se si tratti di semplice succo d'uva o di vino. Nel testo non c'è nulla che indichi uno o proibisca l'altro. Ciò di cui dovremmo invece preoccuparci sono le forme alternative fatte “per gioco”, per esempio quelle in cui ci si riunisce intorno a un falò con ciambelle e Coca Cola. La Cena del Signore non è un gioco: anzi, dovremmo celebrarla con serietà (e tra poco parleremo proprio di questo). Vorrei anche accennare al fatto che il Nuovo Testamento non dà indicazioni riguardo alla frequenza con cui celebrare la Cena del Singore. Alcuni credono che sarebbe bene celebrarla ogni settimana, altri lo fanno ogni tre mesi: noi ci collochiamo a metà, e la celebriamo la prima domenica di ogni mese. Credo che, in questo senso, siamo liberi e che sia necessario valutare 1) quale frequenza è adeguata all'importanza che la Cena riveste in relazione al ministero della Parola di Dio e 2) quale frequenza ci aiuta a capire il vero valore della Cena e a non avere un atteggiamento indifferente. Sono valutazioni difficili da fare, ogni Chiesa giudica e decide in maniera diversa.
4. L'azione mentale della Cena del Signore L'azione mentale dei partecipanti alla Cena del Signore consiste nel focalizzarsi su Gesù e, in particolare, sul valore storico della sua morte per i nostri peccati. Dai Versetti 24 e 25: “Fate questo in memoria di me”. All'atto fisico del bere e del mangiare dobbiamo unire anche quello mentale del ricordare. Ciò significa ricordare, consapevolmente, la persona di Gesù, morto e risorto, e ciò che la sua opera ha significato per il perdono dei nostri peccati. La Cena del Signore ci ricorda duramente, ogni volta, che la Cristianità non è una spiritualità new-age. Non consiste nell'entrare in contatto con il nostro essere interiore. Non è misticismo. È radicata in fatti storici. Gesù ha vissuto. Aveva un corpo, un cuore che pompava sangue e una pelle che sanguinava. È morto pubblicamente su una croce romana, nel luogo destinato ai peccatori, in modo che chiunque creda in Lui possa salvarsi dall'ira del Signore. Questo è successo una volta per tutte nella storia. L'azione mentale della Cena del Signore è quindi quella di ricordare. Non di immaginare. Non di sognare. Non di fungere da medium. Non di ascoltare. Non di mantenere una posizione neutrale. Si tratta di proiettare coscientemente la nostra mente verso il passato, ripercorrendo la storia di Gesù e di quello che, tramite la Bibbia, sappiamo su di Lui. Ogni volta la Cena del Signore ci radica alla sostanza della storia. Pane e calice. Corpo e sangue. Esecuzione e morte.
5. L'azione spirituale della Cena del Signore Questo punto è molto importante. Infatti, i non credenti sono in grado di fare tutto quello di cui abbiamo parlato finora: anzi, se avesse sembianze umane potrebbe farlo anche il diavolo. Mangiare, bere e ricordare: non c'è nulla di prettamente spirituale in questo. Quindi, per fare in modo che la Cena del Signore sia ciò che Gesù voleva che fosse, oltre al bere, mangiare e ricordare deve esserci altro. Qualcosa che i non credenti e il diavolo non possono fare. Vorrei leggervi nuovamente uno dei passi fondamentali della Confessione di Fede degli Anziani, per illustrarvi poi da quale parte della Bibbia proviene: “Coloro che mangiano e bevono in maniera degna partecipano del corpo e del sangue di Cristo, non fisicamente ma spiritualmente, poiché, con la fede, ricevono il nutrimento e i benefici che Lui ha pagato con la Sua morte, e quindi crescono nella grazia.” Da dove proviene l'idea del “partecipare del corpo e del sangue di Cristo […] spiritualmente […] con la fede”? Il testo che meglio esemplifica questa idea è contenuto nel capitolo precedente: 1 Corinzi 10: 16-18. Nel leggerlo mi chiedo “Cosa significa 'comunione'?” 16Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo (koinōnia estin tou haimatos tou Christou)? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo (ouchi koinōnia tou sōmatos tou Christou estin)? 17Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane. 18Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare (koinōnia tou thusiastēriou)? Qui entra in gioco qualcosa più profondo del semplice ricordare. Qui ci sono i credenti -coloro che si fidano di Gesù Cristo e lo rispettano- e Paolo ci dice che questi partecipano al corpo e al sangue di Cristo. Stanno letteralmente sperimentando una condivisione (koinōnia) nel suo corpo e nel suo sangue. Stanno partecipando alla sua morte. Consumare il corpo e il sangue di Cristo spiritualmente e con la fede Quindi, cosa significa questa condivisione/partecipazione/comunione? Credo che un indizio importante si possa trovare nel Versetto 18, dove viene usata di nuovo la stessa espressione per fare un paragone con quello che succede durante i sacrifici degli Ebrei: “Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiarono le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare?“ Cosa significa quindi partecipare/condividere/essere in comunione con l'altare? Vuol dire condividere ciò che avviene sull'altare e beneficiarne. Godere, per esempio, del perdono e della ritrovata vicinanza con Dio. Quindi, secondo me, i Versetti 16 e 17 stanno a significare che i credenti, che fisicamente mangiano il pane e bevono dal calice, stanno compiendo anche un'azione spirituale. Mangiamo e beviamo (quindi introduciamo nella nostra vita) ciò che è successo sulla croce. Con la fede (confidando in ciò che Dio rappresenta per noi in Gesù) ci nutriamo dei doni che Gesù ha ottenuto per noi con il suo sangue e con la sua morte sulla croce. Questo è il motivo per cui, ogni mese, vi guidiamo verso la Mensa del Signore concentrandoci su diversi temi (pace con Dio, gioia in Cristo, speranza per il futuro, libertà dalla paura, tranquillità nelle avversità, guida nelle perplessità, guarigione dalla malattia, vittoria sulle tentazioni, etc). Quando Gesù è morto, offrendo per noi il suo sangue versato e il suo corpo martoriato, proprio con la sua morte ha pagato e rispettato tutte le promesse di Dio. Paolo ci dice “E in realtà, tutte le promesse di Dio in lui sono divenute 'sì'” (2 Corinzi 1:20). Ogni regalo di Dio, così come la nostra gioiosa vicinanza a lui, sono stati ottenuti con il sangue di Gesù. Quando Paolo dice: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?” intende: alla Mensa del Signore, non celebriamo forse, spiritualmente e con la fede, ogni benedizione spirituale pagata con il corpo e il sangue di Cristo? Un non credente non potrebbe farlo. Il diavolo non potrebbe farlo. È un regalo per la famiglia. Quando celebriamo la Cena del Signore, festeggiamo spiritualmente e con la fede tutte le promesse di Dio che Gesù ha pagato con il suo sangue.
6. La serietà sacra della Cena del Signore Vorrei concludere come fa Paolo in 1 Corinzi 11. Egli ci avvisa che, se andiamo alla Cena del Signore con uno spirito noncurante, insensibile e superbo (che non sottolinea quindi la serietà di ciò che è avvenuto sulla croce), in quanto credenti potremmo perdere la vita. Non per colpa dell'ira di Dio, ma per un suo atto di disciplina paterna. Nell'avvicinarci con gioia e serietà alla Mensa del Signore, vorrei leggere lentamente 1 Corinzi 11: 27-32. 27Perciò chiunque in modo indegno [ovvero senza credere e dare valore al prezioso dono di Cristo] mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28Ciascuno, pertanto, esamini se stesso [non per vedere se si è abbastanza bravi, ma per valutare se si è disposti ad allontanarsi da se stessi e confidare in Dio per le proprie necessità] e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore [ovvero senza essere consapevoli che questo pane non va trattato come se avessimo davanti un panino al tonno, come succedeva invece a Corinto], mangia e beve la propria condanna. 30[qui è spiegato ciò che lui intende] E' per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti [e non per essere mandati all'inferno, come spiega il prossimo versetto]. 31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32quando poi siamo giudicati dal Signore [ovvero, quando alcuni sono malati, infermi o in procinto di morire], veniamo ammoniti per non esser condannati [ovvero, andare all'inferno] insieme con questo mondo. Non prendete alla leggera la Cena del Signore. È uno dei regali più preziosi che Cristo ha dato alla sua chiesa. Mangiamola insieme.