Come Rispondere alle Sconvolgenti Parole di Gesù
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di John Piper
su Testi Difficile
Una parte della serie Taste & See
Traduzione di Manuela Casiello
Lettere da Cambridge n. 1
Una delle attività a cui mi sto dedicando ora nel mio anno sabbatico qui a Cambridge, Inghilterra, è la lettura dei quattro Vangeli e la raccolta di tutti i comandamenti impliciti ed espliciti di Gesù nella varie categorie. Sono incoraggiato in questo tentativo da Matteo 28:18-20. Gesù disse, “Ogni autorità in cielo e in terra è nelle mie mani. Perciò andate e . . . [insegnate ai popoli] ad osservare tutti i miei comandamenti.” Quindi è importante che siamo in grado di farlo. Dovremmo insegnare ed obbedire a “tutto ciò che ci ha comandato” perché lui ha “l’autorità assoluta” nell’universo. Nessun altro ha il diritto, la saggezza o l’amore per indicarci come vivere. Solo Gesù ha l’autorità di farlo.
Ma quando leggi i Vangeli t’imbatti in realtà sconvolgenti. Se non le percepisci come sconvolgenti, non sei sveglio. Penso che esse siano state previste per svegliarci dalla nostra domesticazione di Cristo e del suo libro. Esso mi ha conquistato perché fa diretto riferimento all’autorità di Gesù. All’inizio della parabola delle mine (o dei talenti) in Luca 19:14, Gesù descrive la relazione tra i cittadini ed i nobili in questo modo: “Ma i suoi concittadini l’odiavano, e gli mandaron dietro un’ambasciata per dire: Non vogliamo che costui regni su di noi.” Poi alla fine della parabola Gesù dice in Luca 19:27, “Quanto poi a quei miei nemici che non volevano che io regnassi su loro, menateli qua e scannateli in mia presenza.”
Ciò è sconvolgente. Gesù dice che la gente che non accetta la sua autorità assoluta su di loro sarà massacrata davanti a lui. Che cosa dovrebbero fare i nostri cuori e le nostre menti davanti a questo genere di propositi emanati dalla bocca e dal cuore del nostro Signore?
1)Innanzitutto, vediamo ciò che realmente è lì: un linguaggio sconvolgente sulla condizione e il destino di alcune persone. Essi sono nemici. Non accettano l’autorità di Gesù sulle loro vite. Essi verranno massacrati. Gesù non vorrà che ciò accada in un luogo nascosto ma davanti ai suoi occhi.
2)C’inchiniamo davanti al giudizio del Signore e comprendiamo la sua saggezza, la sua giustizia ed anche il suo amore nei confronti di coloro che tremano alle sue parole e si pentono.
3)Rabbrividiamo per il tremendo futuro al quale molta gente è destinata.
4)Siamo stati creati per comprendere fino a che punto un oltraggio morale e spirituale rappresenta una ribellione contro Gesù – d’altronde, essere massacrati per questo sarebbe una reazione eccessiva ed ingiusta.
5)Ci sentiamo vulnerabili sapendo di conservare i residui della ribellione nei nostri cuori.
6)Fuggiamo dall’ira dell’Agnello (Rivelazione 6:16) fino alla croce dove lui è fuggito dalla propria ira (“Gesù che ci libera dall’ira avvenire,” Tessalonicesi 1 1:10).
7)Percepiamo la stupefacente, umiliante ed incredibile verità che è solo per grazia e non per la nostra giustizia che noi fuggiamo dalla tortura che deriva da Cristo nell’estasi di cui godremo con Cristo (come disse Gesù, “Così ancora voi, quando avrete fatte tutte le cose che vi son comandate, dite: noi siam servi disutili; poichè abbiam fatto ciò ch’eravamo obbligati a fare,” Luca 17:10).
8)Ci sentiamo feriti nella coscienza poiché troppo spesso facciamo crescere nei nostri cuori un disprezzo moralista nei confronti dei ribelli – e questo peccato va ad aggiungersi a tutti gli altri contribuendo, così, a renderci buoni candidati per essere massacrati insieme ai ribelli.
9)Ci pentiamo della nostra ribellione e delle sue molte forme sottili e, per grazia, riusciamo a far crescere nei nostri cuori l’amore per i ribelli che, diversamente dal fratello maggiore nella Parabola del figlio prodigo, si tramuta in gioia nel caso in cui uno di loro, dopo essersi ribellato all’autorità di Gesù, venga salvato e si unisca alla celebrazione di grazia – come Saddam Hussein, per esempio.
10)Siamo emozionati, con tutte le nostre imperfezioni, in quanto peccatori perdonati, di doverci trasferire nelle vite dei ribelli per metterli in guardia della loro condizione, e lodare il lavoro di Cristo, e tollerare la loro derisione se, in qualche modo, possiamo salvarne qualcuno.
Ciò non è semplice, né facile. E non sostengo di farlo bene. Ma è il tentativo che compio per reagire alle parole sconvolgenti della Bibbia.
Nell’attesa di essere plasmato dalla Scrittura e non dal mondo,
Pastore John