Qual è la vostra unica consolazione?
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di Kim Riddlebarger
su Perseveranza dei Santi
Una parte della serie A Pastor's Perspective
Traduzione di Paola Levante
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Di tutti i catechismi dell'epoca della Riforma, forse nessuno è così amato come il Catechismo di Heidelberg. Nella domanda e nella risposta di apertura, il tono personale e distintivo del catechismo diventa evidente: “Qual è la vostra unica consolazione nella vita e nella morte?” Questa non è una questione teorica – “Che cosa sarebbe necessario se Dio consolasse i peccatori?” Piuttosto, si tratta di una questione molto pratica – “Come posso avere la consolazione finché sono in vita e poi quando morirò?” La parola chiave della domanda d’apertura è la consolazione (in tedesco, trost). La parola si riferisce alla nostra sicurezza e fiducia nell’opera completa di Cristo. Questa consolazione si estende a tutta la vita e anche all’ora della morte. Così come uno degli autori del catechismo (Zacharius Ursino) la presenta nel suo commento al catechismo, la consolazione comporta: “la sicurezza della libera remissione del peccato e della riconciliazione con Dio da e per Cristo, e una speranza certa di vita eterna, impressa nel cuore dallo Spirito Santo per mezzo del Vangelo, così che non abbiamo dubbi sul fatto che noi siamo salvati per sempre, secondo la dichiarazione dell’apostolo Paolo: “Chi ci separerà dall'amore di Cristo?” Considerate che il catechismo parla della nostra “unica” consolazione. Non vi sono altre consolazioni e garanzie simili da ritrovare al di fuori di Cristo. Nel rispondere alla domanda di apertura, il Catechismo afferma che “io, con anima e corpo, nella vita e nella morte”, avrò questa consolazione. In questa parafrasi di Romani 14:7-8, ci viene ricordato che la cura di Dio per noi si estende lungo tutto il corso della nostra vita. Cristo ha cancellato la maledizione, vi è certezza di salvezza in questa vita e di risurrezione dei nostri corpi alla fine del mondo (vedi Q e A 57-58). Questa consapevolezza ci consola ora e ci prepara per qualsiasi cosa ci attenda. La nostra consolazione deriva dal fatto che “Non sono mio”. Queste parole sono tratte da 1 Corinzi 6:19-20: “Voi non appartenete a voi stessi, poiché foste comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.” Noi siamo di Cristo, ed Egli farà di noi ciò che Egli vuole. Questa consolazione si basa sul fatto che Dio è sovrano e ha il potere di fare ciò che Egli ha promesso. Questo fatto straordinario è ulteriormente precisato nella parte successiva della risposta. “Ma [io] appartengo al mio fedele Salvatore Gesù Cristo.” Il catechismo ci dirige dalla nostra fede (il soggettivo) all'obbedienza di Cristo – il mio “fedele” Salvatore (l'oggettivo). Cristo ha realizzato ogni giustizia ed è morto per i nostri peccati sulla croce, per me. Le specifiche dell’obbedienza di Cristo sono spiegate in dettaglio nella parte successiva della risposta: “Colui che col suo prezioso sangue.” Queste parole provengono da 1 Pietro 1:18–19: “...sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto e senza macchia.” La morte di Cristo è l'unico mezzo attraverso il quale la colpa del peccato dell’uomo può essere rimossa (espiazione) e l'ira di Dio scongiurata (propiziazione). Il Catechismo ci ricorda che il terreno della nostra salvezza è l'opera che Cristo ha compiuto per noi, non la nostra fede o le nostre opere buone. Quindi, la prima risposta del catechismo ci dice che la morte di Gesù è al centro di questa salvezza promessa perché Egli “ha pagato pienamente per tutti i miei peccati.” La morte di Cristo da sola ripaga la giustizia di Dio santo (Rm 3:21–26). Nessuna opera umana o cerimonia religiosa può fare questo. Non solo, ma la Sua morte “mi ha redento da tutto il potere del diavolo.” Questa è un’eco di Giovanni 3:8: “La ragione per la quale il Figlio di Dio è apparso era distruggere le opere del diavolo.” Satana è stato scacciato dal cielo in modo che egli non possa più accusarci dinanzi alla corte celeste. La vittoria di Cristo su di lui è evidente sulla croce (Col 2:13–15). Il catechismo afferma poi la verità preziosa che anche la nostra certezza di salvezza e la nostra perseveranza nella fede sono opera di Cristo. “[Cristo] mi custodisce in modo che, senza la volontà del Padre mio che è nei cieli, neppure un capello possa cadere dalla mia testa.” Questo è tratto da Matteo 10:29–30: “Due passeri non si vendon essi per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. Ma quant’è a voi, perfino i capelli del vostro capo son tutti contati.” Per avere la consolazione promessa nel Vangelo, ho bisogno di sapere che la cura sovrana di Dio si estende su tutti gli aspetti della mia vita. Non mi accade nulla al di fuori della volontà di Dio. Infatti, “tutte le cose devono cooperare per la mia salvezza” (cfr. Rm 8:28). Dio ha ordinato tutte le cose. Egli ci redime dal peccato. E alla fine, Dio volgerà tutto per il mio bene. Infine, si apprende che questa consolazione diventa mia per opera dello Spirito Santo. “Pertanto, dal suo Santo Spirito, Egli mi assicura anche la vita eterna.” Lo Spirito Santo rende testimonianza alla verità della Parola di Dio e conferma la promessa fatta a me da Dio che è lui che salverà tutti coloro che credono in Cristo. Questo stesso Spirito interiore “mi rende sinceramente volenteroso e pronto da ora in poi a vivere per Lui.” È Dio che vedrà il Suo buon operato fino alla fine. Ciò che mi giustifica inoltre mi santifica. Colui che ha iniziato un’opera buona in me la vedrà fino alla fine. Sapere queste cose, mi dà una consolazione indicibile nella vita e nella morte.