Dio Ha Amato Tanto Il Mondo
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di Thomas Ascol
su l'Amore di Dio
Una parte della serie A Pastor's Perspective
Traduzione di Immacolata Sciplini
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Ogni Cristiano crede nell'espiazione limitata. Ciò potrebbe sembrare ridicolo agli occhi dei nostri amici Armeni, in quanto si è a lungo creduto che soltanto i Calvinisti potessero tenere la tenuta “L” in “TULIPANO”. Ma se la morte di Gesù Cristo è riconosciuta come una vera espiazione (non soltanto una potenziale), allora la questione della limitazione non può certo essere evitata, a meno che non si creda alla menzogna dell'universalismo.
E' il riconoscimento del fatto che la morte di Cristo in realtà funge da fonte di espiazione per tutti i nostri peccati, a dominare la nostra interpretazione di quei magnifici testi che parlano del grande respiro della Sua opera di salvezza. Ad esempio, Giovanni scrive che Gesù è “la propiziazione dei nostri peccati, ma non soltanto quelli, bensì tutti i peccati di tutto il mondo” (1 Giovanni 2:2). Qui, non si tratta di scegliere tra il Calvinismo ed la Chiesa Armena. Ma si tratta di stabilire una scelta tra il Calvinismo e l'universalismo. Se il termine “mondo” significa “ogni singola persona che ha vissuto e vivrà”, dunque ognuno sarà salvato, a causa della natura oggettiva della propiziazione. Nessun peccato resterà impunito – quello dell'incredulità incluso.
Chiunque non prenda seriamente gli insegnamenti della Bibbia in merito all'inferno o al giudizio, affermerebbe dunque l'universalismo, indicando che la parola “mondo” secondo Giovanni, in tal caso non indicherebbe certamente “ogni singola persona che ha vissuto e vivrà” (come sempre dice; vedere Giovanni 14:19; 16:8; 18:20; 1Giovanni 2:15). L'intento di Giovanni è di affermare che Gesù è l'unico Salvatore del mondo. La Sua morte redime le persone, ma non soltanto gli Ebrei o gli Americani, o altre popolazioni specifiche, ma la Sua redenzione opera su tutto il mondo.
Il Calvinismo protegge sia dall'eresia dell'universalismo, sia dall'errore di ridurre l'oggettiva natura dell'espiazione. Il Calvinista riconosce il fatto che la morte di Gesù salva tutti coloro per cui è stato destinato. In breve, l'espiazione è vista come limitata nel proprio scopo e intenzione. Tutti quelli per cui Cristo è morto, saranno salvati.
La Chiesa Armena invece, non riesce a riparare a tali errori. Sostiene che la morte di Gesù è stata programmata per salvare l'intera umanità della storia, senza in realtà fare ciò. In tal modo, l'espiazione non ha salvato l'umanità. In altre parole, secondo il punto di vista armeno, da una parte l'espiazione è illimitata nella sua estensione, dall'altra pone una forzatura nel sostenere che la sua efficacia sia limitata. Ha fallito cioè nel realizzare il proprio progetto universale.
La differenza tra questi due pensieri può essere rappresentata come quella che esiste tra un ponte stretto che attraversa un'intera valle, ed un ponte più largo che ne attraversa soltanto la metà. A chi importa quanto sia largo, se non conduce dall'altra parte?
La differenza è ciò che fece asserire a Charles Spurgeon che la Chiesa Armena, molto più del Calvinismo, limita l'espiazione di Cristo. L'Armeno dice: “Dio è morto per far sì che ogni uomo sia salvato, se”- e poi segue determinate condizioni per la salvezza. Ora, chi è che limita la morte di Cristo? Perché voi. Dite che Cristo non è morto, assicurando infallibilmente la salvezza di tutti. Ti chiediamo scusa, quando dite che limitiamo la morte di Cristo; diciamo, “No, mio caro signore, sei tu che lo fai”. Diciamo che Cristo è morto così che ha assicurato infallibilmente la salvezza ad una moltitudine che non si può definire numericamente, che tramite la morte di Cristo non solo sarà salvata, ma è salva, deve esserlo, e non si potrà rischiare altro che la salvezza. Siate benvenuti alla vostra espiazione; custoditela. Non rinunceremo mai alla nostra per il gusto di farlo” (I Sermoni di Spurgeon, vol. 4, p. 228).
Dunque, qual è la “nostra” considerazione in merito all'espiazione, che Surgeon difendeva con tanta passione? In maniera specifica, è comprendere che Gesù ha redento tutti coloro i quali intendeva redimere con lo spargimento del Suo sangue sulla croce. Proprio come il Sommo Sacerdote durante l'antica alleanza portava i nomi delle dodici tribù d'Israele sulla sua corazza, indossata durante i riti sacrificali, così il nostro Sommo Sacerdote con la nuova alleanza, portava sul suo cuore i nomi del Suo popolo, per il quale offrì Se Stesso, sacrificandosi per i peccati del mondo.
In Giovanni 10, Gesù annuncia chiaramente la propria morte che funge da espiazione. Si definisce come “buon pastore” che “si sacrifica per il suo gregge” (Giovanni 10:11). Poco dopo, afferma che le Sue pecore Gli sono state donate da Suo Padre. Inoltre, dichiara schiettamente ad un gruppo di atei Israeliti: “Voi non credete, perché non fate parte del Mio gregge” (Giovanni 10:26-29 NKJV).
La più grande preghiera sacerdotale a nostro Signore in Giovanni 17, mostra lo stesso tipo di portata limitata. Mentre abbraccia la Propria morte sacrificale per il Suo popolo, prega specificamente -ed esclusivamente- per lui. Essi sono gli unici per i quali il Padre ha mandato Gesù sulla terra (v. 6). Di conseguenza, la Sua intercessione sacerdotale era ad essi limitata: “Sto pregando per loro. Non sto pregando per il mondo, ma per quelli per i quali Mi hai inviato, che sono tuoi” (v. 9). E' inconcepibile che Gesù avrebbe potuto fallire nel pregare per coloro i quali stava per morire, come una sorta di sacrificio sostitutivo. Quelli per cui pregava sono gli stessi per cui è morto.
La dottrina dell'espiazione limitata, o particolare redenzione, non indica una sorta di inadeguatezza nella morte di Cristo. Perché a causa della Sua infinita sofferenza, la Sua morte è di immenso valore. I Canoni di Dort hanno impiegato molto tempo per affermare fermamente che “la morte del Figlio di Dio... è d'immenso valore, abbondantemente sufficiente ad espiare tutti i peccati del mondo” (2.3).
La limitazione nell'espiazione deriva dall'intenzione e proposta di Dio di mandare Gesù sulla croce. L'opera di redenzione di Cristo era destinata per essere una particolare espiazione per il Suo stesso popolo- coloro per i quali, Dio l'aveva mandato sulla terra. La Sua morte doveva salvare gli eletti.
Gesù insegna che il Suo intero ministero serviva a compiere un predisposto piano divino. Questo è quanto intendeva in Giovanni 6:38-39: “Sono giunto dai Cieli, non per fare la Mia volontà, ma quella di chi mi ha mandato. E questa è la volontà di chi mi ha mandato, non perderò nulla di ciò che Egli Mi ha dato, e lo risusciterò l'ultimo giorno”.
I teologi si riferiscono a ciò come l'alleanza della redenzione, in cui ancor prima che la storia iniziasse, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo si riunirono per poter portare la salvezza dei peccatori. Fuori dalla piena misericordia e grazia, il Padre scelse soltanto alcuni individui cui dare la salvezza (Romani 9:11-13; Efesini 1:4; Tessalonicesi 2:13). Si tratta dei prescelti, ai quali ha donato Suo Figlio (Giovanni 6:37, 39; 17:6, 9, 24), che Si sacrificò per la loro salvezza, attraverso la Sua incarnata e redentiva missione (Marco 10:45; Giovanni 10:11). Restando fedele a questo divino impegno, lo Spirito Santo viene mandato sulla terra dal Padre ed il Figlio (Giovanni 15:26; 16:5–15), per applicare l'opera di Cristo in coloro per i quali Egli è stato mandato sulla terra, e per i quali è morto.
Questa considerazione dell'espiazione garantisce il successo dell'evangelizzazione. Dio ha un popolo che sarà salvato attraverso la diffusione della Parola. Dio ha scelto queste persone. Gesù è morto per loro. E lo Spirito le rigenererà attraverso il messaggio di salvezza. Questa verità ha spinto Paolo ad affrontare una Corinto scoraggiata (Atti 18:9-10), e oggi ci farà continuare nei nostri sforzi di evangelizzazione- non solo a livello locale, ma anche a livello globale (Rev. 5:9).