Cristo: il Crocifisso
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di Cornelis P. Venema
su Vangelo
Una parte della serie Tabletalk
Traduzione di Elena Pezzato
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Tentare di riassumere la dottrina di salvazione dell’apostolo Paolo nei limiti di un breve saggio potrebbe sembrare una cosa folle. Tuttavia dobbiamo provarci. La dottrina evangelica di Paolo nasce dalla convinzione che Gesù di Nazareth sia il “Messia” promesso e Figlio di Dio, che Dio ha inviato nel mondo “quando il tempo era compiuto” per rispettare la promessa fatta al Suo popolo, Israele (2 Co. 1:18–22; 6:2; Gal. 4:4). Il grande messaggio della dottrina di Paolo è il “mistero” del Vangelo di Gesù Cristo Christ (Col. 1:26; Ro. 16:26; 2 Tim. 1:10). Tale mistero, sebbene inizialmente fosse segreto, fu svelato a lui e agli altri apostoli in qualità di “amministratori dei misteri di Dio" (1 Co. 4:1; Ef. 3:2ff.). Questa convinzione di Paolo aiuta a chiarire la relazione tra la sua dottrina riguardo alla salvezza e l’insegnamento di Gesù Cristo nel Vangelo. Così come Cristo enfatizza la venuta del regno di Dio, introducendo le benedizioni dell’”era ventura” in “questa era”, così Paolo enfatizza la venuta di Gesù Cristo, l’Unico che può dare al Suo popolo la benedizione salvifica di Dio. La dottrina di Gesù nel Vangelo è simile a un’introduzione musicale che annuncia il tema di tutto il Nuovo Testamento: Il regno di Dio è “molto vicino”. La predicazione di Paolo sviluppa questo tema, offrendo ampia spiegazione delle benedizioni di salvezza del Regno. Ma come spiega l’apostolo la salvezza che Cristo ci dona? Che cosa ha ottenuto Cristo con la Sua morte e resurrezione che garantisce la redenzione a chi appartiene a Lui? Paul riassume la sua risposta a questa domanda in 1 Corinzi 15:3-4: “Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture” .Questo riassunto è simile ad altri nelle epistole di Paolo (vedi 1 Co. 2:2; Gal. 6:14). In questi passaggi, Paolo dichiara che il Vangelo che lui predica è incentrato sulla morte e sulla resurrezione espiatoria di Gesù Cristo. Nelle epistole di Paolo sono usati molti temi biblici per designare aspetti diversi della Salvezza che Cristo ha ottenuto per i credenti. I temi principali che Paolo usa per descrivere l’opera di espiazione di Cristo includono: Primo, il “sacrificio” per o l'"espiazione" della colpa del peccato umano; Secondo la "propiziazione" dell'ira divina verso le sue creature peccatrici; Terzo, la "riconciliazione" o la pace con Dio, Quarto, la “redenzione” dalla maledizione e dalla condanna della Legge, e Quinto la “vittoria” sul peccato, sulla morte e su tutti i poteri che si oppongono al regno di Dio. Senza dubbio per Paolo la morte di Cristo è sacrificio per il peccato. Nella prima lettera ai Corinzi 15:3 Paolo afferma che Cristo è morto “per i nostri peccati.” In un altro passaggio, dice che Dio ha mandato Suo Figlio "in carne simile a carne di peccato” (Ro. 8:3). 8:3). Paolo ci insegna inoltre che la morte di Cristo è stata una propiziazione dell’ira di Dio. Nella sua santità, solo Dio può detestare il peccato. Tuttavia, la bellezza del Vangelo sta nel fatto che Dio ha propiziato amorevolmente la Sua ira attraverso la morte del Suo Figlio (Ro. 3:25; 5:9−10; 2 Co. 5:21). L'espiazione di Cristo è anche un'opera di riconciliazione. Con la Sua morte, Cristo ha eliminato ogni ostacolo che il peccatore può incontrare verso la pace con Dio. Questa opera di riconciliazione include aspetti rivolti sia verso Dio sia verso gli uomini. Non solo elimina l'ostacolo dell'ira divina (Ro. 5:9–10), ma prega anche il peccatore di “riconciliarsi” con Dio (2 Co. 5:20). Il tema della redenzione appare con prominenza nel modo in cui Paolo comprende l’espiazione di Cristo. L’idea biblica della redenzione enfatizza il pagamento di un prezzo che assicura che il peccatore si liberi da ogni schiavitù (1 Tim. 2:5–6). In una delle sue affermazioni più chiare dell'espiazione di Cristo come opera di redenzione, l'apostolo Paolo dichiara che “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi “ (Ga. 3:13). Infine, una caratteristica dell’opera di espiazione di Cristo è la vittoria che ottiene su potere del peccato, della morte e su ogni forma di opposizione al regno di Dio (1 Co. 15:54–57). Con la Sua morte e resurrezione, Cristo ha disarmato i poteri che contrastano in regno di Dio (Col. 2:13-15). Senza dubbio, il messaggio centrale della predicazione di Paolo è che Dio è entrato nella storia nella persona di suo Figlio, Gesù Cristo, la cui morte e resurrezione espiatoria hanno portato la salvezza all’uomo, Tuttavia, il Vangelo secondo San Paolo include anche l’applicazione della salvezza in Cristo ai credenti che sono uniti a Cristo dal ministero del Suo Spirito. Sebbene Paolo non esprima esplicitamente un “ordine di salvezza” (ordo salutis), i rudimenti di tale ordine sono evidenti nelle sue lettere (vedi Ro. 8:30; 1 Co. 1:30; 6:11). Il modo più ampio in cui Paolo descrive l’applicazione della salvezza è tramite l’unione dei credenti in Cristo. Quando i credenti sono riuniti in Cristo attraverso il ministero del Suo Spirito, essi ricevono pienamente tutti i vantaggi dell’opera espiatoria di Cristo (Ro. 8:2,11; 1 Co. 6:11; Ef. 4:30). Rispetto all'obiettivo del nostro breve riassunto, ci sono tre benefici dell'unione con Cristo che sono di particolare importanza per comprendere ciò che intende Paolo con l'applicazione della salvezza: la libera giustificazione, la santificazione tramite lo Spirito e la glorificazione. Libera giustificazione. Abbiamo già accennato nell’introduzione che è diventato popolare presso alcuni circoli opporsi all'enfasi che Paolo conferisce all'unione con Cristo nella sua dottrina riguardo alla giustificazione forense. Tuttavia questo è un grande sbaglio. La Riforma stava sicuramente nel giusto nell’affermare che una delle caratteristiche principali della dottrina di Paolo è stata la dottrina della giustificazione per grazia unicamente attraverso la fede. Inoltre, al contrario di ciò che affermano gli autori della “nuova prospettiva” su Paolo, quest’ ultimo chiaramente vede la giustificazione come un tema "soteriologico". La giustificazione non risponde solamente alla domanda se anche i gentili appartengano, come i giudei, al popolo di Dio, come ritengono molti autori della nuova prospettiva. Chiarisce invece fondamentalmente che qualsiasi peccatore, giudeo o gentile, può incontrare l’approvazione di Cristo per il proprio peccato e la propria colpa. Secondo Paolo, la giustificazione è un atto misericordioso di Dio, grazie al quale egli perdona i peccati dei credenti e li dichiara giusti, basandosi sull’imputazione della rettitudine di Cristo (Ro. 4:1–5; 5:15–17; 10:3; 2 Co. 5:21; Fili. 3:9). Nonostante tutti abbiano peccato, Cristo è stato condannato a morte per i peccati del suo popolo ed è resuscitato per la loro giustificazione (Ro. 4:25). Oltre ad ogni “opera” realizzata in obbedienza alla Legge, Dio giustifica anche coloro che ricevono Cristo per fede (Ro. 3:28; Gal. 2:16). Il beneficio della giustificazione è una vera benedizione escatologica di salvazione, che dichiara che “Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Ro. 8:1). Santificazione per mezzo dello Spirito. Tutti coloro che sono uniti in Cristo sono pieni del Suo Spirito che dà loro vita (Ro. 8:4–11). I credenti non solo sono dichiarati giusti nella libera giustificazione, ma vengono anche trasformati secondo l’immagine di Cristo (2 Co. 3:17–18). Il potere e il regno del peccato si spezzano. Attraverso la loro unione con Cristo nella Sua morte e resurrezione, i credenti ora si considerano morti per il peccato e vivi per la rettitudine (Ro. 6:12–14). Il nuovo status di cui godono i credenti (la giustificazione) è sempre accompagnata da una vita rinnovata di rinnovata obbedienza, creata in loro dallo Spirito di Cristo (santificazione). Glorificazione. Sebbene tradizionalmente la glorificazione sia considerata la futura consumazione della salvezza del credente, Paolo parla della glorificazione come di una realtà presente e futura (Ro. 8:18ff., 30). A causa dell’unione intima dei credenti con Cristo, la glorificazione di Cristo nella Sua resurrezione e ascensione è anche la glorificazione dei credenti stessi. Già in questo momento i credenti siedono con Cristo nei cieli (Ef. 2:6). Tuttavia, rimane l’aspettativa di una glorificazione futura (2 Tes. 1:10). Finché vivranno in questo mondo, i credenti aspetteranno con ansia il giorno in cui i loro “corpi di umiliazione” saranno trasformati per diventare come il corpo glorioso di Cristo (Fili. 3:21). Secondo San Paolo il vangelo può essere riassunto come il messaggio glorioso del compimento da parte di Dio delle sue promesse di salvezza per il Suo popolo in Cristo. Il messaggio principale della predicazione di Paolo è la salvezza attraverso Cristo crocifisso e risorto. Cristo ha fornito l’espiazione per i peccati del Suo popolo, che risponde a tutti gli aspetti della loro condizione peccatrice. Attraverso la loro fede e l'unione con Cristo, i credenti godono dei benefici della Sua opera di espiazione. Nelle parole straordinarie della seconda lettera ai Corinzi 5: 17: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.” . Chi è in Cristo gode di un nuovo status di libera accettazione con Dio, passano dall’essere indegni all’essere peccatori. Inoltre sperimentano la grazia di una nuova vita di obbedienza alla “legge di Cristo” per opera dello Spirito Santo. E conoscono tanto la grazia del presente quanto la futura glorificazione, quando si avranno i "primi frutti" della salvezza in Cristo nella maturazione escatologica della partecipazione completa nella vittoria della resurrezione di Cristo.