Non puoi compiacere sia Dio che i tuoi simili

Da Libri e Sermoni Biblici.

Versione delle 21:05, 2 giu 2022, autore: Pcain (Discussione | contributi)
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Di Marshall Segal su Santificazione e Crescita

Traduzione di Cecilia Lolli

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Indice

Cinque rimedi per la paura del giudizio altrui

Compiacere gli altri è un atteggiamento abusato, nonché una trappola di Satana. Credendo che la compiacenza sia iniziata con gli esercizi per l’autostima, i movimenti in favore della tolleranza o i social media, stiamo in realtà sottovalutando quanto questa tentazione sia profondamente radicata negli esseri umani. Il peccato di compiacenza risale alla notte dei tempi. Fin dalla caduta, siamo stati portati a vivere in funzione della lode e approvazione dei nostri simili. L'uomo ha sempre subito la paura del giudizio altrui.

Il nostro irriducibile, spesso sottile, vizio di piacere agli altri, ha radici che si estendono in profondità – nella società, nella storia e troppo spesso in noi. Le persone compiacenti sono invise a Dio. L'apostolo ci mette in guardia: «Infatti, cerco io ora di cattivarmi l'approvazione degli uomini o quella di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Infatti, se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo». (Galati 1:10). Nessuno può, in definitiva, servire sia Dio che gli uomini. E Dio sa chi è che veramente cerchiamo di servire (1 Tessalonicesi 2:4), chi desideriamo veramente compiacere.

Gesù mise il dito dentro questa nostra antica paura quando si rivolse agli orgogliosi compiacenti del suo tempo: «Come potete voi credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo?» (Giovanni 5:44). La compiacenza li aveva accecati. Se non sapremo gestirla, colpirà anche i nostri occhi. «Perché amavano la gloria degli uomini», così Giovanni 12:43, «più della gloria di Dio». Questa preferenza rappresenta sia l'essenza sia il rischio della compiacenza.

Come sradicare la compiacenza

Quindi, come possiamo disvelare questa nostra propensione alla compiacenza e iniziare a sradicarla? Paolo affronta di petto questa tentazione in due passi straordinariamente simili, Efesini 6:5–9 e Colossesi 3:22–25, entrambi rivolti in particolare ai servitori:

«Servi, obbedite ai vostri padroni… non servendo per essere visti, per piacere agli uomini» (Efesini 6:5–6)
«Servi, obbedite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne, non servendo solo quando vi vedono, come per piacere agli uomini». (Colossesi 3:22)

L'apostolo invita i servi a relazionarsi con i loro padroni nei modi tipici di una controcultura, nonostante ciò che possono soffrire e sopportare. I suoi ammonimenti, tuttavia, non valgono solo per i padroni e i servi, ma anche per i padroni e i dipendenti, i mariti e le mogli, i genitori e i figli, gli amici e i vicini. I due passaggi sono un manuale guida su come resistere alla compiacenza in qualsiasi relazione, comprese almeno cinque lezioni importanti.

1. Ama con timore e tremore.

«Servi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore». (Efesini 6:5)

L'antidoto alla paura dei nostri simili non è la temerarietà, ma una paura migliore, più sana, più vivificante: il timore di Dio. Per evitare la compiacenza dobbiamo amare le persone con timore e tremore verso Dio. Gran parte della nostra schiavitù dai sentimenti e desideri degli altri deriva da una certa relativa indifferenza verso gli occhi e il cuore del cielo. Abbiamo sviluppato un'allergia devastante al tremore – i tremiti che ci tengono in vita e che ogni anima sana sente davanti alla sublime meraviglia di Dio (Salmo 96:9).

San Paolo afferma la stessa cosa in Colossesi 3:22: «Servi, obbedite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne, non servendo solo quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con semplicità di cuore, temendo Dio». Quanti di noi temono di suscitare delusione o disapprovazione negli altri molto più di un dispiacere in Dio? Ridimensionare la nostra paura degli altri entro un superiore timore di Dio, chiarirà e purificherà, nel tempo, ciò che davvero ci motiva nelle relazioni. Invece di preoccuparci costantemente di ciò che gli altri potrebbero pensare o di come potrebbero rispondere, dobbiamo dedicare più tempo a meditare sulla santità, la giustizia e la misericordia di Dio.

2. Fai sempre ciò che Dio dice di fare.

[Obbedite] non per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, facendo la volontà di Dio di buon animo. (Efesini 6:6)

Questo insegnamento, nonché esortazione, potrebbe risultare troppo semplicistico per essere davvero utile: decidete di fare ciò che Dio dice di fare. «Fate la volontà di Dio». Colui che compiace insegue disperatamente la volontà altrui; il timorato di Dio si concentra sul riconoscimento e sul rispetto della volontà di Dio. D’accordo, ma come possiamo conoscere la volontà di Dio in una data situazione?

Paolo risponde a questa domanda con sorprendente chiarezza e semplicità: «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Tessalonicesi 4:3). Ciò che Dio vuole per voi è che siate santificati, che diventiate, con costanza e a ogni passo, sempre più simili a Lui. Di fronte a una decisione, una buona domanda da porsi è: quale scelta mi renderà più simile a Gesù? Che cosa mi aiuta a confidare in Dio? (2 Corinzi 1:9; 12:9). Che cosa potrebbe avvicinare altri a lui? (1 Pietro 3:18). Che cosa gli donerebbe la massima gloria? (Giovanni 17:4; 12:27–28)

Molte decisioni, tuttavia, non sono così immediate come vorremmo. In genere, non esiste un percorso apertamente affine a Gesù e un percorso apertamente affine al peccato. Così, al di là della semplicità della nostra santificazione (santità), Paolo dice anche: «e non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio». (Romani 12:2). I timorati di Dio ascoltano il più attentamente possibile la legge di Dio, meditando sulla sua legge giorno e notte (Salmo 1:2), e poi si impegnano all’obbedienza al meglio delle loro conoscenze e capacità.

Nessuno di noi può sapere ciò che Dio vuole e comanda in ogni momento, ma possiamo impegnarci a fare, in ogni momento, ciò che sappiamo lui ci invita a fare.

3. Rinuncia alla sicurezza tipica della superficialità.

Obbedite in ogni cosa … non solo quando vi vedono, per piacere alle persone, ma con sincerità di cuore. (Colossesi 3:22; Efesini 6:5)

Il peccato di compiacenza, per sua stessa definizione, ci impone un comportamento ambiguo. Se ci mettiamo sempre nella prospettiva di fare ciò che piace agli altri, è quasi impossibile rimanere coerenti o preservare la nostra integrità (specialmente se stiamo cercando di compiacere più persone contemporaneamente). Ciò significa che un modo per contrastare la compiacenza è favorire e proteggere la sincerità.

Dissimuliamo ciò che siamo davanti a certe persone per renderle felici o mantenerle felici? Agiamo o parliamo in un certo modo per adattarci a una folla, e poi di nuovo cambiamo per adattarci a qualcun altro (forse non essendo in nessun caso onesti su chi siamo veramente)? L'insincerità cela le debolezze e impreziosisce i punti di forza. Nasconde peccati e sfoggia virtù. È un meccanismo di autodifesa, autocelebrazione e proiezione.

L’appello alla sincerità è l’invito a rimandare e abbandonare ogni superficialità. Nessuno, credente o meno, vuole essere conosciuto come superficiale; quindi, perché così tanti cadono ancora nella sua trappola? In parte, perché la superficialità ci fa sentire sicuri, importanti, di successo. Crediamo che se siamo in grado di proiettare l'immagine ad altri che amiamo e ammiriamo, allora saremo amati e ammirati. Il problema, ovviamente, è che noi (e Dio) sappiamo chi siamo dietro tutti i costumi e le esibizioni elaborate. E così, chiunque la gente ami, non siamo veramente noi.

La sincerità, non la superficialità, è la via più sicura verso la pace, l'amore, lo scopo e la libertà.

4. Obbedisci a Dio in pubblico e in privato.

Obbedite... con un cuore sincero, come fareste con Cristo, non solo quando gli altri vi vedono. (Efesini 6:5–6; Colossesi 3:22)

Questa prova può illuminarci all’istante: "non in piena vista". Oppure, non solo quando gli altri ti vedono. Soprattutto quelle persone specifiche di cui bramiamo l'approvazione o la lode. Questo passaggio ricalca il precedente, ma insiste sulle differenze tra il nostro io pubblico e il nostro io privato: chi siamo quando siamo completamente soli. Uno dei modi più sicuri per perdere la nostra anima è usare Dio semplicemente per attirare l'attenzione e guadagnare consensi.

«Guardatevi dal fare la vostra elemosina davanti agli uomini, per essere da loro ammirati», avverte Gesù, «altrimenti voi non ne avrete ricompensa presso il Padre vostro, che è nei cieli.» (Matteo 6:1). Gli ipocriti, dice, si rivelano quando danno ai bisognosi, o pregano, o digiunano «per essere lodati dagli altri». Sentiamo la severità che fa riflettere nelle sue parole successive: «in verità vi dico: essi hanno già ricevuto il loro premio» (Matteo 6:2). I compiacenti possono godere del calore della lode terrena per un certo periodo, ma se è solo questo tutto ciò per cui vivono, questo è tutto ciò che avranno. Qualche altro premio al lavoro, qualche complimento in più da parte degli amici, qualche like in più sui social media, qualche sorriso in più e pacche sulle spalle – e poi perdono tutto.

Per arrivare ad averne abbastanza di questo atteggiamento compiacente, è prima necessario vedere le ricompense superficiali, miopi, in definitiva vuote, che otteniamo dalle persone. E dobbiamo renderci conto dell'enorme, infinito, sempre crescente vantaggio che si trova nel compiacere Dio indipendentemente dal fatto che qualcun altro veda o meno.

5. Cerca la tua ricompensa da Dio.

Qualunque cosa facciate, fatelo di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete la ricompensa dell'eredità. (Colossesi 3:23–24; Efesini 6:8)

I compiacenti possono godere del calore della lode terrena, ma solo rinunciando a una ricompensa celeste. Ogni volta che preferiamo la gloria dell'uomo alla gloria di Dio, crediamo all’illusione secondo cui le singole briciole della lode umana ci ripaghino di più del banchetto di nozze che ci attende (Apocalisse 19:9). Gesù ci incoraggia a opporci alla tragica ipocrisia della compiacenza,

Quando fate la vostra elemosina [o pregate o digiunate o amatevi l'un l'altro], non fate sapere alla vostra mano sinistra cosa sta facendo la destra, affinché la vostra elemosina si faccia in segreto. E il Padre vostro che vede nel segreto vi ricompenserà. (Matteo 6:3–4)

Il valore di questa ricompensa è incommensurabile. Per coloro che vivono per compiacerlo, Dio non negherà alcun dono o piacere. «Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui?» (Romani 8:32). Qualunque cosa riceviamo e sperimentiamo nel nuovo mondo che Dio ci dà, nessuna ricompensa, realizzazione o approvazione avrebbe mai potuto renderci più felici (Salmo 16:11). Annientiamo il bisogno di lode e approvazione delle persone dedicandoci esclusivamente a ciò che possiamo ottenere solo da Dio.

Compiaci Dio, ama le persone

Ora, piacere a Dio non significa disprezzare le persone. Il Figlio di Dio stesso «Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti». (Marco 10:45). Egli stimava gli altri più di sé stesso (Filippesi 2:3–5) – potete immaginarvelo? Egli disse: «da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri». (Giovanni 13:35). Piacere a Dio non ci libera dalle persone che amano con costanza e dedizione. Ci libera dalla schiavitù del bisogno della loro lode o di temere il loro rifiuto.

Quindi, compiaci Dio e ama le persone, come Cristo. «Nessuno che presta servizio come soldato s'immischia nelle faccende della vita», preoccupandosi di quanto bene sarà accolto o ricordato dagli uomini, «se vuol piacere a colui che lo ha arruolato.» (2 Timoteo 2:4). Fate tutto ciò che fate davanti ai suoi occhi amorevoli, vigili e spaventosi. Se impariamo a gioire e a tremare davanti a lui (Salmo 2:11), la seduzione del compiacere gli altri appassirà e diminuirà.