Vedersi Con Chiarezza
Da Libri e Sermoni Biblici.
Di Paul Tripp su Il Ministero Pastorale
Traduzione di Susanna Giubileo
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Nonostante il potere del peccato sia stato spezzato, la presenza del peccato stesso rimane. È quindi vitale tenerne a mente la scaltrezza. Tendiamo a voler credere di poter riuscire ad avere una visione ragionevolmente oggettiva di noi stessi. Ma dal punto di vista evangelico, non sempre ci riusciamo, proprio perché il peccato si cela dietro a travestimenti. Quando davo consulenza ai giovani sacerdoti, sono spesso rimasto colpito dal fatto che la persona seduta di fronte a me non possedesse una piena consapevolezza di sé. Non si può rimpiangere ciò che non si vede, e dunque non si può confessare ciò che non si rimpiange, e non ci si può pentire di ciò che non si confessa.
Non sempre il male appare sotto spoglie sinistre, e spesso il peccato ci appare desiderabile: in parte, è questo che lo rende tanto grave. Il peccato non sarebbe in grado di tentarci se non si presentasse ai nostri occhi sotto forma di atti che paiono ben lontani dall'essere malvagi. Vivere in un mondo decadente equivale a scontrarsi ogni giorno con le maschere. Un impaziente ascesso di urla si traveste da eccesso di zelo verso la scoperta della verità. La lussuria si nasconde dietro la passione per la bellezza. Il pettegolezzo di traveste da sollecitudine e preghiera. La brama per il potere e il controllo si cela dietro la maschera della leadership ecclesiale. La paura nei confronti degli altri viene travestita da portatrice di pace, o da servizio verso la comunità. L'orgoglio di avere sempre ragione si camuffa da amore verso la verità evangelica.
Non riusciremo mai a comprendere a leggerezza di mano del peccato finché non capiremo che l'inganno è parte integrante del suo DNA. In quanto peccatori, siamo molto dotati e persistenti nell'arte dell'autoinganno. Nessuno ha maggiore influenza sulla propria vita di sé stesso, perché parliamo a noi stessi più di chiunque altro. E quello che ci diciamo è di vitale importanza. Le nostre parole possono contribuire all'opera divina di conversione e pentimento quanto l'opera demoniaca di inganno e perdizione. È dunque importante ammettere con umiltà che siamo fin troppo bravi a giustificare i nostri sbagli. Siamo molto più portati a notare le mancanze altrui che a riconoscere le nostre. Siamo molto bravi a mal tollerare negli altri le stesse carenze che siamo disposti a tollerare in noi stessi. Essenzialmente, il peccato ci impedisce di guardare a noi stessi con chiarezza. Non solo tendiamo ad essere ciechi, ma, tanto per aggravare ulteriormente la situazione, siamo anche all'oscuro della nostra cecità.
Cosa significa tutto questo? Anche quando si pratica il sacerdozio, è importante tenere a mente che la grazia è il prodotto di un'analisi accurata di sé stessi. Soltanto tramite lo specchio della Parola di Dio e il discernimento dato dallo Spirito Santo riusciremo ad avere una visione chiara della nostra persona. Può darsi che, in quei dolorosi momenti di auto consapevolezza, ci possa capitare di non sentirci amati; eppure è l'esatto opposto. Dio, che ci ama tanto da sacrificare il suo stesso Figlio per la nostra redenzione, fa in modo che possiamo vederci in una luce oggettiva, così che non cediamo all'illusione di essere nel giusto. Ci fornisce un sentimento di umiltà dei bisogni personali, così che cerchiamo le risorse della Grazia che solo in Lui possono essere trovate.
In questo modo, i nostri dolorosi momenti di osservazione, contrizione, rimpianto e confessione saranno allo stesso tempo i più tristi e i più gioiosi della nostra vita. Tristi, poiché dobbiamo confessare quello che dobbiamo confessare. Allo stesso tempo, vedere con chiarezza e ammettere i nostri peccati è motivo di gioia. Solo Gesù può aprire gli occhi ai ciechi. Ogniqualvolta un peccatore valuta accuratamente i propri peccati, gli angeli in paradiso gioiscono; ed è quel che dovremmo fare anche noi, anche nel caso in cui noi stessi siamo quel peccatore.